Teaser tuesday

Teaser Tuesday #181

Buongiorno lettori! È martedi e quindi tempo di teaser. Purtroppo io sono ancora alle prese con Big Apple, romanzo che mi sta piacendo ma che davvero non trovo il tempo di leggere. Spero di riuscire a finirlo a breve. Voi lo avete letto?

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Alle parole di George si irrigidisce, come un ragazzino colto in fallo a fumare. Sospiro rassegnata: che fosse un uomo complicato lo avevo intuito da tempo, che avesse una famiglia complicata lo so con certezza da sempre.
Si allontana da me e, con gesti rabbiosi, inizia ad aprire cassetti alla ricerca degli indumenti. Dopo pochi minuti, con una perizia notevole, è vestito di tutto punto e ha una luce negli occhi che non mi piace per niente.
«La calma è la virtù dei forti» recito quasi a me stessa.
«La statura di un uomo è misurata dalla statura delle cose che lo fanno arrabbiare» ribatte sarcastico.
Sparisce oltre la porta, lasciandomi con una sensazione di amaro in bocca. Qualche minuto dopo odo la voce sommessa del pinguino.
«La signorina è presentabile?»
«Solo un momento» grido in risposta.
Recupero la valigia che il solerte maggiordomo aveva già portato nella stanza. Mi infilo l’intimo, un paio di jeans e una camicia.
«Avanti!» dico, tentando di lisciarmi i capelli che devono essere un disastro.
George entra con un vassoio in mano.
«Ho pensato che fosse affamata e le ho preparato qualcosa» sentenzia appoggiando il tutto sul tavolino del piccolo salotto. Lex ha un salotto anche in camera da letto. Parliamone.
«Grazie.» È un gesto inaspettato e per questo ancora più gradito. Mi siedo e lui con eleganza ed efficienza appronta il mio pasto.
Inizia a parlare mentre mi versa il caffè.
«Sa, prima di venire a lavorare per Mr. Stenton, ero al servizio di suo nonno, quello con il numero uno per intenderci. Un uomo duro, tutto d’un pezzo, persino spietato talvolta, ma che aveva un suo codice d’onore. Sono rimasto con lui vent’anni, fino a quando è morto. Ha lasciato tutto al nipote, me compreso, diseredando il figlio. Se mai le dovesse capitare di entrare nella stireria e ascoltare la conversazione tra padre e figlio, del tutto accidentalmente s’intende, capirebbe perché il vecchio lo ha fatto.»
Sorrido. «Vecchio pettegolo. Cosa ti fa credere che io sia interessata alla cosa?»
Sorride anche lui. «Be’, pensavo che le fosse venuta un po’ di curiosità e volesse conoscere meglio il suo… fidanzato.»
Ci fissiamo per qualche secondo e scoppiamo a ridere di gusto. Chi lo avrebbe mai detto? La vecchia mummia è dotata di senso dell’umorismo.
Torno seria e gli chiedo a bruciapelo: «Perché lo ha detto secondo te? Capirai che è la più grande bugia che il mondo occidentale abbia mai conosciuto subito dopo la tesi dell’unico cecchino nell’attentato a Kennedy.»
«Azzardo l’ipotesi che il mostro verde lo abbia colto quando il baldo e giovine pompiere ha manifestato un certo qual interesse nei suoi confronti. La mente umana è misteriosa, spesso non ci accorgiamo di volere davvero qualcosa fino a quando non rischiamo di perderla, e ancora più spesso la perdiamo perché non abbiamo il coraggio di dirci che la volevamo. Parlo in via generica e ipotetica, ovviamente.»
Vecchia volpe! Non so che messaggio stia tentando di mandarmi, o meglio lo so e voglio ignorarlo. Non ce lo vedo proprio in perizoma bianco, parrucca bionda, arco e frecce.
«Ora le lascio finire la colazione in tranquillità.»

Capitolo 12- Big Apple di Marion Seals

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Dora e Lex. Assistente personale e grande capo. Giovane e ambiziosa, lei, miliardario e casanova, lui.
Sì, avete ragione, gli stereotipi ci sono tutti, e… no, non è un romance come quelli che avete letto finora.

“Mi chiamo Dora Monroe, ho venticinque anni e vivo a New York. Che culo, direte voi.
Vivo nella parte brutta di New York: il Bronx.”

Fedora Monroe, per gli amici Dora, originaria del Connecticut, lavora in una famosa casa editrice della Grande Mela, come assistente personale del proprietario, in attesa della grande occasione.

“Speravo di farmi notare abbastanza in fretta, ma dopo ben 743 giorni – sì, avete letto bene, SETTE-CENTO-QUARANTA-TRE, li ho contati – ancora nessuno si è inginocchiato ai miei piedi per supplicarmi di correggere le bozze di chicchessia. Chi dovrebbe promuovermi? Il mio capo, ovviamente. Chi è il mio capo?”

Alexander Maximilian Stenton III, rampollo di una delle famiglie più ricche e in vista degli Stati Uniti, tanto bello e intelligente, quanto presuntuoso e dispotico.
“Il mio nome è Alexander Maximilian Stenton III, ma gli amici mi chiamano Lex e la ragione non me la ricordo più. Nasco in una famiglia alto-borghese, con infiltrazioni nobili da parte di madre. La mia bisnonna sposò un conte e questo fa di noi i privilegiati tra i privilegiati. Ovvio che non conterebbe un cazzo se non fossimo anche schifosamente ricchi.”

Ecco che, quando il romanzo di un’autrice di punta della casa editrice rischia di non essere pubblicato nei tempi previsti, Dora ha la possibilità di fare ciò per cui è nata: l’editor.

Da qui, complice un segreto professionale che se rivelato farebbe perdere milioni di dollari, le vicende di Dora e Lex si intrecceranno in un incastro (im)perfetto di emozioni: litigate, sesso sfrenato e un’antipatia reciproca saranno gli elementi costanti del loro rapporto.
A tutto questo si aggiungeranno le vicende dei loro amici e conoscenti che, tra situazioni pericolose e imprevisti comici, faranno da sfondo a un legame che andrà crescendo di giorno in giorno a dispetto dei due protagonisti.

Riusciranno Dora e Lex, così in apparenza inconciliabili, a trovare un punto di incontro? O il loro orgoglio e la diffidenza reciproca li allontaneranno per sempre?


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Teaser Tuesday #180

Buonasera lettori!
Arrivo un po’ più tardi del solito, ma oggi è stata una giornata super intensa a lavoro. Sto purtroppo leggendo davvero poco, ma sto continuando il primo libro di Luigi Nunziante, Everland, che parla di favole. Non potevo non leggerlo. Spero di parlarvene presto sul blog. Intanto ecco un piccolo assaggio…

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«Chi sei?» chiedo rivolta a me stessa. Anche questa volta ho parlato ad alta voce proprio mentre mio padre entra in camera: sono fregata, sta per iniziare quella che mi piace definire la “seduta di psicoanalisi familiare”.

Inizia a farmi domande ma io sono così stanca che decido di rispondere con ironia, con quel tipo di risposte che più odia in assoluto. Magari così la smette di farmi il terzo grado.

Stavolta però, a differenza del suo solito approccio con- trastante, mi asseconda e tenta un approccio diverso al fine di ottenere lo stesso risultato.

Non ci casco paparino! All’ennesima domanda vengo miracolosamente salvata dalla nonna che ci chiede di scendere al piano inferiore per salutare la signora Pine, la nostra vicina storica nonché migliore amica dei miei nonni.

Mio padre corre giù per le scale, per poi ritornare all’i- stante: «Sembra che abbia portato anche suo nipote» esclama facendomi l’occhiolino e un sorriso sornione: si sta chiaramente divertendo tantissimo. «Potresti aver trovato un nuovo amico!»

«Cos’è? Un incontro combinato questo?»

«Chi lo sa. Quando c’è di mezzo la nonna tutto è possibile» risponde scoppiando a ridere.
«E tu saresti lo stimato psicologo?» rispondo scuotendo la testa come il più navigato degli espertoni.

Scendendo noto all’istante quello che deve essere il ni- pote della signora Pine, un adolescente magrolino dalla zazzera rossa scompigliata, chino sui due scatoloni con- tenenti i miei libri. A quanto pare il mio “nuovo amico” è un ragazzino delle medie a cui sembrano piacere i libri. Spero almeno che li legga.

Tossisco per attirare la sua attenzione e quando alza lo sguardo dai libri lo riconosco all’istante: il tipo della finestra! Il mio ipotetico “nuovo amico” a quanto pare è un bimbetto ed anche un guardone!

«Ehi» esclamo anche stavolta, facendolo sussultare. «Non provare a scappare anche stavolta.» Non lo fa, ma abbassa nuovamente lo sguardo, arrossendo.

«Vedo che hai già conosciuto Damian» esclama la non- na spuntando dalla cucina con un vassoio di muffin.

«Eccome» rispondo sarcastica io, lanciando un’occhia- taccia al ragazzino…che è magicamente scomparso, rin- tanandosi dietro le spalle di sua nonna, senza però smet- tere di levarmi gli occhi di dosso.

Il suo però non è “quel genere di interesse” ma sembra più una semplice curiosità. Qualcosa in me lo intriga, ma non saprei certo dire cosa e certo non vale la pena stare troppo a pensarci.

Saluto la signora Pine che è rimasta sempre uguale, immutata, proprio come la casa dei nonni. Lei e suo marito, ormai deceduto da anni, mi hanno sempre ricordato due personaggi delle fiabe: lei una vecchia e saggia fata, lui un lord combattente. Anche ora ho la stessa impressione e anzi, con l’età e la vecchiaia, sembra essere diventata ancora più forte e potente.

Lara torna in te, mi dico. Come mi è saltato in testa questo paragone? Forse mi sarò fatta semplicemente impressionare dai libri di favole, quelli che mi leggeva sempre la mamma, che prima stava sbirciando Damian. Sono una delle sue poche cose che ho deciso di conservare, insieme allo specchio che ho messo in camera.

Capitolo 1 – Everland – Attraverso lo Specchio
(Cronache delle Storie #1)
di Luigi Nunziante

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il cielo è tutto nostro cover
“Tutte le storie iniziano da qualche parte”.
Quella di Lara inizia esattamente con un trasloco, il trasferimento a Wichita voluto dal padre, al fine di superare il lutto per la perdita della madre. Costretta a dover ricominciare “tutto da capo” Lara non immagina che l’incontro con Damian, il giovanissimo vicino di casa, è solo l’inizio di una folle e stravagante avventura che porterà entrambi in un altro mondo: Everland.
Tra amori e incantesimi, e tanti personaggi noti, Lara e Damian dovranno far ritorno a casa grazie ad un incantesimo… in un mondo dove però la magia non esiste.

Teaser Tuesday #179

Buongiorno lettori!
È martedì ed io, come vi dicevo nel post di questa mattina, sono rientrata dalle ferie e sono quindi carica a molla – seeee, come no – per i prossimi mesi. Cosa significa? Che non potevo lasciarvi senza Teaser Tuesday. Questa volta si tratta di un incipit, tratto da Arabesque, attualmente ultimo libro della serie di Alice Allevi, in attesa de Il ladro gentiluomo. L’abbiamo iniziato ieri per la #allevireadathon ed io sono proprio contenta di questa rilettura!

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Va tutto bene. Ho la situazione sotto controllo.
Più o meno.
Ho aspettato questo giorno per cinque anni e finalmente da un mese sono una specialista in medicina legale a tutti gli effetti di legge.
Nei primi giorni tutti mi dicevano che bello, sei in vacanza, ma col cavolo che è bello, perché la vacanza è tale se alla fine hai un posto in cui tornare. E io questo posto non ce l’ho più. Ho solo un appartamento in affitto che necessiterebbe di una bella rimodernata, una scrivania che è un vecchio tavolo da cucina, un armadio troppo piccolo per tutta la mia roba, e un conto in banca che grida vendetta. Così, nell’attesa di sostenere il concorso per un posto di dottorato e far ritorno nell’Istituto in cui sono nata e cresciuta – professionalmente parlando –, mi sono sbrigata a formalizzare l’iscrizione all’albo dei periti aspettandomi mesi di elemosina agli scranni dei giudici. Stamattina, mentre compivo metodicamente tutti i gesti della mia nuova routine di persona senza una fissa occupazione, il mio cellulare ha squillato e una voce mi ha avvisato che il pm, tale dottoressa Valentina Montechiaro, ha conferito l’incarico scorrendo l’elenco in ordine alfabetico. E poiché io mi “chiamo Alice Allevi, è facile essere la prima dell’elenco. E non è sempre un vantaggio. Da quel momento sono entrata in confusione. Mi sento come quando, dopo una lunga dormita, anziché essere rigenerati si galleggia nel torpore. Ma soprattutto, come se non fossi ancora pronta ad affrontare un caso in completa solitudine.
In genere, le cose non vanno così. In genere, i giudici hanno dei consulenti di fiducia che reputano molto esperti e finiscono con il chiamare sempre gli stessi professionisti. La pm, senza saperlo, ha scelto il consulente meno esperto e più imbranato del secolo. Non lo può sapere e nessuno ovviamente poteva avvisarla, dato che sono una perfetta sconosciuta.
Subito dopo aver appreso che entro un’ora ero attesa presso l’ufficio del pm per il mio primo giuramento, ho chiamato una persona che non vedevo né sentivo da un mese esatto. Un mese i cui giorni non erano mai arrivati al tramonto senza pensare a lui, una, due, tre, anche quattro volte all’ora.
Ognuno di quei pensieri si concludeva con il cilicio autoinflitto e un imperativo inascoltato.
Chiamalo. Chiamalo.

Capitolo 1 – Arabesque (Alice Allevi #6) di Alessia Gazzola

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Tutto è cambiato, per Alice Allevi: è un mondo nuovo quello che la attende fuori dall’Istituto di Medicina Legale in cui ha trascorso anni complicati ma, a loro modo, felici. Alice infatti non è più una specializzanda, ma è a pieno titolo una Specialista in Medicina Legale. E la luminosa (forse) e accidentata (quasi sicuramente) avventura della libera professione la attende. Ma la libertà tanto desiderata ha un sapore dolce amaro: di nuovo single dopo una lunga storia d’amore, Alice teme di perdere i suoi punti di riferimento. Tutti tranne uno: l’affascinante e intrattabile Claudio Conforti, detto CC, medico legale di comprovata professionalità e rinomata spietatezza. Quando le capita il suo primo incarico di consulenza per un magistrato, Alice si rimbocca le maniche e sfodera il meglio di sé. Al centro del caso c’è una donna di 45 anni, un tempo étoile della Scala e oggi proprietaria di una scuola di danza. In apparenza è deceduta per cause naturali. Eppure, Alice ha i suoi sospetti e per quanto vorrebbe che le cose, per una volta almeno, fossero semplici, la realtà è sempre pronta a disattenderla. Perché, grazie alla sua sensibilità e al suo intuito, Alice inizia a scoprire inquietanti segreti nel passato della donna, legati all’universo – tanto affascinante quanto spietato e competitivo – del balletto classico…

Teaser Tuesday #178

Buonasera lettori!
Nuovo Teaser Tuesday, ma siamo sempre in compagnia di un libro edito Longanesi. Ho iniziato oggi “Il cielo è tutto nostro” di Luke Allnutt e ho grandi aspettative. Vi farò sapere presto, ma intanto vi lascio un piccolo estratto dal primo capitolo.

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Nell’ultimo periodo leggeva tantissimo. Sull’amata poltrona a schienale rigido, oppure a letto, con una pila di cuscini dietro la schiena. Sul comodino non c’era più posto per i libri, che si accatastavano sul pavimento. In particolare amava i gialli stranieri, che divorava con concentrazione, il volto teso e immobile.
A volte la notte mi capitava di aprire gli occhi e trovare l’abat-jour ancora acceso: una sagoma tutta spigoli, Anna sedeva con la schiena dritta, nella postura che le avevano insegnato. Del mio risveglio non si accorgeva affatto, nemmeno se mi giravo verso di lei, ma continuava invece a fissare le pagine e a sfogliarle con la frenesia di chi tenta un ripasso all’ultimo minuto prima dell’esame.
Aveva cominciato dai soliti noti della Scandinavia – Henning Mankell, Stieg Larsson –, ma poi era andata oltre: noir tedeschi degli anni Quaranta, una saga thailandese ambientata negli anni Sessanta a Phuket. Se dapprima sulle copertine riconoscevo i titoli e le grafiche dell’editoria generalista, ben presto caratteri e rilegature mi erano parsi sempre più eccentrici.
Poi un giorno se n’era andata. Non so che fine abbiano fatto tutti quei libri. Qualche volta li ho cercati sugli scaffali, ma invano. Immagino che se li sia portati via con sé, chiusi dentro uno dei suoi sacchetti di plastica divisi per colore.
Quel periodo è avvolto nella foschia. La mia memoria è anestetizzata. Vodka liscia e tende chiuse. Una calma strana, come il silenzio degli uccelli prima di un’eclisse. Mi ricordo che una volta ero seduto in soggiorno e, a forza di guardare un bicchiere di cristallo, mi sono chiesto se la vodka si misurasse in dita orizzontali o verticali.
In casa c’erano spifferi. Filtravano da sotto le porte, dalle crepe dei muri. Credo che già allora sapessi da dove veniva tutta quell’aria, ma lì non potevo arrivare. Non potevo salire al primo piano, perché non era più casa nostra. Le stanze oltre le scale avevano smesso di esistere, come se adulti dai segreti terribili me ne avessero proibito l’accesso. Perciò mi accontentavo di rimanere seduto al piano terra, in quella vecchia casa fatiscente, con il vento che mi artigliava il collo. Se n’erano andati per sempre e ovunque ormai incombeva il silenzio.

Capitolo 1 – Il cielo è tutto nostro di Luke Allnutt

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il cielo è tutto nostro cover
Rob Coates ha tutto ciò che avrebbe potuto desiderare: Anna, una moglie fantastica, la loro bella casa a Londra e, soprattutto, suo figlio Jack, che rende ogni giorno una straordinaria avventura.
Ma tutto cambia quando una terribile malattia irrompe nelle loro vite.
Ritrovatosi improvvisamente solo, Rob si abbandona a una spirale di disperazione e alcolismo, anche se nei momenti di lucidità cerca conforto fotografando i grattacieli e le scogliere che aveva visto con Jack. Ed è proprio da quelle foto che si dipana un filo di speranza, seguendo il quale Rob intraprende un viaggio straordinario all’interno di se stesso, alla ricerca del perdono e di un nuovo inizio.Il cielo è tutto nostro è una storia di amore e sofferenza, ma soprattutto una storia piena di vita che entrerà nel cuore dei lettori che hanno affrontato gli ostacoli dell’esistenza. Un esordio travolgente e una testimonianza indimenticabile sul potere della speranza.