Buongiorno a voi! Questa settimana sarà un po’ piena perché tutte e tre seguiremo un corso intensivo di grafica e in più ci sarà un avvenimento un po’ speciale per me ma anche per la Mon e la Kia (tranquilli non sto per sposarmi). Nell’attesa condivido con voi un’altra delle mie recensioni che spero possano farvi conoscere nuovi film o confrontare i nostri punti di vista. Sabato sera ero sul letto in cerca, nell’hard disk, di un film da guardare e mi è capitato sott’occhio questo che, effettivamente, era da un po’ che dovevo vedere.

Il curioso caso di Benjamin Button
Titolo: Il curioso caso di Benjamin Button
Titolo originale: The curious case of Benjamin Button
Regia: David Fincher
Anno: 2008
Durata: 166 min
IMDB

Nel 1919 nasce Benjamin, la madre muore di parto e il padre rimane scioccato alla vista di un neonato dall’apparente età di 75 anni. Abbandonato dal padre, il bambino-vecchietto viene allevato da una signora nera che non può avere figli propri. Destino vuole che la porta di fronte alla quale il padre lo ha lasciato è proprio quello di un ospizio per vecchi.

La trama è tanto assurda quanto intrigante: vediamo infatti il protagonista che nasce vecchio e, col passare del tempo, ringiovanisce pian piano. È un processo impossibile nella realtà ma penso che sarebbe figo poter essere giovani avendo la saggezza e l’esperienza dei vecchietti. Qualcosa del genere accade in questa storia. Inizialmente proviamo pena per questo neonato che, per il suo aspetto poco gradevole, viene abbandonato dalla famiglia e poi viene trattato come un vecchietto decrepito. Per fortuna la sua madre adottiva gli vuole un bene incondizionato e lo tratta come se fosse un bambino normale e le scene risultano visivamente strane ma allo stesso tempo divertenti. Soprattutto perché vive in una specie di casa di riposo e non si sente diverso dagli altri quindi la sua condizione obsoleta gli sembra una cosa normale.

Ma la storia inizia veramente quando Benjamin fa l’incontro che cambierà la sua vita per sempre, ovvero incontra questa bellissima bambina dagli occhi azzurri: Daisy. I due diventano subito amici e lei capisce che lui in fondo è un bambino nonostante da fuori sembri un vecchio. Il loro rapporto pian piano si trasforma da conoscenza ad amicizia, fino ad arrivare ad un sentimento più profondo; purtroppo però il tempismo di entrambi fa un po’ pena e per molti anni non riescono a conciliarsi. Ognuno vive la sua vita cercando di inseguire le proprie aspirazioni ma alla fine, quando più o meno si trovano ad avere un’età molto vicina,riescono a realizzare il loro amore e per un paio di anni vivono una vita piena di gioie e momenti di felicità, tra cui la nascita della loro figlia. Ovviamente il fatto che mentre lei invecchia lui ringiovanisca è un problema inevitabile, che si riflette soprattutto nel crescere la figlia, in quanto Daisy si ritroverebbe a crescere due ragazzini. Di conseguenza decidono di lasciarsi per il bene della piccola. Successivamente si incontreranno solo un paio di volte ma i loro incontri saranno brevi e sempre più fugaci.

Nonostante la notevole durata del film (due ore e quaranta) devo dire che in realtà il tempo è passato tranquillamente. La cosa che secondo me ha reso leggero e scorrevole il film è il fatto che gli avvenimenti vengono raccontati attraverso il diario che Benjamin teneva e sua figlia legge alla madre in ospedale. Ed è proprio leggendo le pagine di questo diario che per la prima volta lei conosce chi è il suo vero padre e noi con lei. Sembra quasi che la sua voglia di capire chi sia si unisca alla voglia che travolge lo spettatore di conoscere come siano andati gli eventi.

Le interpretazioni di Brad Pitt e Cate Blanchett nei ruoli di Benjamin e Daisy sono davvero intense e così reali che sembra di assistere ad una storia vera. Molto spesso ci sono dei primi piani sugli sguardi dei protagonisti che riescono ad esprimere molto più le emozioni ed i contrasti interni che i personaggi stanno vivendo. C’è da riconoscere inoltre che tutto il trucco usato per far invecchiare e ringiovanire Benjamin e Daisy è davvero straordinario e decisamente realistico (non per nulla ha vinto l’Oscar come miglior trucco oltre a quello per la scenografia e per gli effetti speciali).

La storia è decisamente ben strutturata e raccontata in modo che lo spettatore venga gradualmente catapultato all’interno della vita di questi personaggi, condividendo gioie e dolori. Pur non avendo mai amato troppo Brad Pitt, dopo aver visto una serie di film con lui dentro il cast, devo ammettere che le sue capacità recitative sono davvero eccezionali.

rating 4.5
anna firma

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