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Recensione: Quando l’amore nasce in libreria di Veronica Henry

Buongiorno! Quello di cui vi parlo oggi è un libro che mi è capitato tra le mani per caso e si è fatto leggere al volo. L’ho iniziato senza nemmeno leggere la trama – tanto per cambiare – copertina e titolo sono stati sufficienti a farmi catturare; ed è stato amore.
Si tratta di Quando l’amore nasce in libreria di Veronica Henry.
quando l'amore nasce in libreria cover
Titolo: Quando l’amore nasce in libreria
Titolo originale: How to Find Love in a Bookshop
Autore: Veronica Henry
Editore: Garzanti
Disponibile in italiano:
Goodreads

In un paesino vicino a Oxford si nasconde un posto speciale. È una piccola libreria dove gli scaffali arrivano fino al soffitto e pile di libri occupano ogni angolo disponibile. Emilia è cresciuta qui, e tra le pagine di Madame Bovarye una prima edizione di Emma ha imparato che i libri possono anche curare l’anima. È proprio questo che suo padre ha fatto per tutta la sua vita, e ora è compito di Emilia: aiutare i suoi clienti grazie ai libri. Ma adesso la libreria è in pericolo. I conti non tornano, e un uomo d’affari senza scrupoli vorrebbe costruire qui degli appartamenti di lusso. La tentazione di vendere è enorme, ma Emilia deve tenere fede alla promessa che ha fatto al padre. Grazie alle parole di Camus, Salinger, Burgess e Kerouac, forse riuscirà a trovare la chiave per risolvere i suoi problemi. Manca solo quella per aprire il suo cuore…

 

La storia parte in maniera non del tutto felice, anzi. Emilia, la protagonista, si ritrova a 32 anni a dover fare i conti con la morte del padre, che l’ha cresciuta circondata di libri e amore. Fin dalle prime pagine ci troviamo a fare i conti con la sofferenza di Emilia, catapultati nel suo dolore.

Perché per ogni dolore, per ogni dubbio, per ogni momento difficile esiste il libro giusto. Un libro che ti può salvare.

Ho apprezzato come l’autrice, tra i primi capitoli del libro ne inserisca anche uno in cui ci racconta qualcosa della nascita di Emilia, raccontata come ricordo. Ci aiuta così a capire come è nata la Nightingale Books, la libreria che la fa da protagonista in questo libro, e tutta l’aura d’amore che sembra circondarla magicamente.

Emilia è la protagonista ideale. L’ “eroina” per cui tutti faremmo il tifo. È reale, una ragazza con tutte le sue debolezze ma anche tutto quanto di bello una persona possa avere. È gentile, simpatica, empatica, paziente, intelligente. La troviamo in un momento in cui ha più che mai bisogno di aiuto, bisogno di qualcuno che le stia accanto e che le dia una mano a superare un momento difficile.
Deve fare i conti infatti con la morte del padre e con la promessa che gli ha fatto di non chiudere la libreria, la cui situazione non è delle più rosee.

È grazie all’aiuto degli amici – suoi e del padre – che riesce a ritrovare la fiducia in sè stessa e, soprattutto, l’amore.

Quindi era per quel motivo che la gente leggeva. Perché i libri spiegavano le cose – come pensavi, come ti comportavi – e ti facevano capire che non eri l’unico a fare quello che facevi o a provare quello che provavi.

Ho apprezzato molto lo stile dell’autrice, scorrevole e accattivante. È riuscita ad inserire nel libro un sacco di personaggi, le cui storie si intrecciano, nel bene e nel male, a quella di Emilia. E a tutti ha dato una propria personalità, ognuno ha fatto un suo percorso di crescita e di cambiamento. Trovo che questo libro, pur essendo superficialmente un romanticissima storia d’amore, lasci molto di più. Ci fa rendere conto che è importante avere fiducia nelle nostre idee e nelle nostre capacità, tanto quanto è importante avere a fianco persone che ti supportano e ti vogliono bene.

shakespeare

E poi ragazzi, che luogo da sogno può essere la Nightingale Books? Me la sono immaginata in mille modi e penso che la loro parte l’abbiano fatta le immagini che tutti conosciamo di Shakespeare & Co a Parigi e della Libreria Acqua Alta a Venezia. Con due spunti così diciamo che possono uscire solo cose bellissime dall’immaginazione.

kiafirma

Recensione: Three Dark Crowns di Kendare Blake

Buongiorno!
Come ben sapete non dico mai di no ad un bel fantasy e soprattutto non mi sarei mai lasciata sfuggire un libro con queste premesse. Se non lo conoscete leggetevi la trama che vi lascio qui sotto e ditemi che non vi sembra un’idea intrigante.

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Titolo: Thre Dark Crowns (Three Dark Crowns #1)
Autore:
Editore: HarperTeen (HarperCollins)
Disponibile in italiano: Prossimamente
Goodreads

When kingdom come, there will be one.

In every generation on the island of Fennbirn, a set of triplets is born—three queens, all equal heirs to the crown and each possessor of a coveted magic. Mirabella is a fierce elemental, able to spark hungry flames or vicious storms at the snap of her fingers. Katharine is a poisoner, one who can ingest the deadliest poisons without so much as a stomachache. Arsinoe, a naturalist, is said to have the ability to bloom the reddest rose and control the fiercest of lions.

But becoming the Queen Crowned isn’t solely a matter of royal birth. Each sister has to fight for it. And it’s not just a game of win or lose…it’s life or death. The night the sisters turn sixteen, the battle begins.

The last queen standing gets the crown.


Three Dark Crowns è un libro che attira da subito, con la sua copertina misteriosa e la trama particolare. Appena iniziato veniamo subito gettati in un mondo che non riusciamo a comprendere del tutto, ma piano piano qualcosa si chiarisce.

“Three dark queens
Are born in a glen,
Sweet little triplets
Will never be friends

Three dark sisters
All fair to be seen,
Two to devour
And one to be Queen”

Ci viene presentato un mondo diviso in tre “fazioni” che cercano di guadagnare potere allevando ognuna una di tre gemelle in modo da farla diventare Regina. Da subito ci viene detto che le tre ragazze non si considerano sorelle, sanno che il loro destino è quello di combattersi e uccidere le altre in modo da diventare sovrane. Ognuna ha poteri particolari e viene allenata dal gruppo di persone che condivide quel potere.
Abbiamo Katharina, destinata ad essere una poisoner (giuro ci ho provato a tradurlo in italiano ma mi venivano cose come velenista quindi ho evitato), Arsinoe è una naturalista e ha quindi un potere sugli animali e Mirabella, una elementale con il controllo sugli elementi.

Idea geniale, ma il problema principale per me è stata la caratterizzazione dei personaggi, pressocché nulla, e la deviazione dallo scopo finale. Dovrebbe essere un addestramento continuo, invece abbiamo le paranoie delle persone che dovrebbero aiutare le tre ragazze e mi è sembrato che le sorelle non siano effettivamente spinte a odiarsi. Hanno troppi dubbi e se non sono convinte di potersi salvare tutte, sono comunque spinte da una rassegnazione piuttosto che dall’odio. Non so bene come spiegarmi perché se da una parte mi aspettavo un cambio di opinione su questa cosa della lotta all’ultimo sangue, non pensavo sarebbe stata una cosa già presentata all’inizio. Mi aspettavo un odio incredibile all’inizio e uno sviluppo verso la tolleranza e al miglioramento. Così è tutto un po’ più noioso.

Trovo che la storia avrebbe tranquillamente potuto essere raccolta in un libro unico, soprattutto perché si ha la sensazione che l’autrice abbia allungato un po’ il brodo giusto per pubblicare un libro in più. Spero però di sbagliarmi e che il secondo volume ci regali tantissimi sviluppi e colpi di scena.

Le tre sorelle sono davvero molto diverse e spero vengano caratterizzate meglio perché non le conosciamo per niente. Sappiamo pochissimo di ognuna di loro ed è difficile capire le loro scelte se non si conosce la psicologia del personaggio. Per una di loro c’è un grande colpo di scena alla fine del libro e non vedo l’ora di vedere come la cosa verrà sfruttata.

Ci sono due personaggi maschili nella storia e se uno l’ho trovato ridicolo, l’altro non l’ho proprio capito. Non si capisce dove voglia andare a parare e cosa lo abbia spinto a comportarsi in determinati modi e spero venga tutto spiegato nel prossimo volume.

Il finale è un po’ confusionario, ma lo si può accettare considerando che la storia andrà avanti. Come avrete capito ripongo ancora grandi sperande nel seguito e spero di non rimanere delusa. Three Dark Crowns non è stato un libro entusiasmante, ma ha gettato le basi, un po’ tremolanti, per un bel seguito. Spero che questo potenziale venga sfruttato al meglio.

Se avete dimistichezza con l’inglese ve lo consiglio per leggere qualcosa di diverso e vi invito ad attendere settembre con me che avremo il seguito.

mon firma

Recensione: Lion. La strada verso casa di Saroo Brierley

Buoongiorno! Eccomi qui, forse forse ho ripreso il ritmo. O forse mi ci sono costretta. Staremo a vedere se stavolta dura. Il libro di cui vi parlo oggi è un libro entrato da poco in TBR ma che mi guardava ogni volta che aprivo Goodreads. E allora ho deciso di dargli una possibilità senza farlo stagionare come fanno puntualmente i libri che marchio come ‘Da leggere’ su quel sito malefico. Si tratta di Lion, la strada verso casa di Saroo Brierley.

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Titolo: Lion. La strada verso casa
Autore: Saroo Brierley
Editore: Rizzoli
Disponibile in italiano:
Goodreads

mmagina di avere cinque anni, di vivere in India, di conoscere a malapena il tuo nome e di non aver mai oltrepassato i confini del piccolo villaggio in cui vivi. Immagina di salire per sbaglio su un treno e che all’improvviso le porte si chiudano. Immagina di viaggiare per un tempo che sembra infinito e, alla fine del viaggio, di ritrovarti catapultato nella più povera, caotica e pericolosa metropoli del mondo, Calcutta. Questa è la vera storia di Saroo, resa ancora più straordinaria da ciò che accade venticinque anni più tardi, quando, cresciuto in Australia da una famiglia adottiva, decide di provare a rintracciare sua madre e i suoi fratelli. Nonostante non ricordi il nome del suo villaggio, con pazienza e determinazione infinite, trascorre il suo tempo a esaminare attraverso Google Earth ogni linea ferroviaria indiana, fino a trovare un luogo familiare. Ma per scoprire se quell’immagine sfocata è veramente casa sua c’è un solo modo. Andarci di persona.
Lion. La strada verso casa è una storia commovente e intensa che ha conquistato il mondo e ora è diventata un grande film prodotto dalla Weinstein Company e diretto da Garth Davis con Nicole Kidman, Rooney Mara, David Wenham e Dev Patel nei panni di Saroo Brierley.

Qualche tempo fa ho sentito parlare del film, e pure molto bene. Avevo sentito raccontare di fiumi di lacrime, di una storia molto bella e quindi l’avevo annotato nei film da vedere – a stagionare più o meno come i libri, per capirci -. Ma poi ho scoperto che era stato tratto da un libro, che quindi è da leggere prima della visione, per forza di cose. Il libro, come vi dicevo, se l’è vista meglio del film.

Si tratta di un’autobiografia di Saroo, un ragazzo indiano persosi a 5 anni e poi adottato da una famiglia australiana. Anni dopo decide, con l’aiuto di internet, di tentare l’impresa quasi impossibile di ritrovare la sua famiglia, o almeno il luogo in cui è nato.
Il racconto si Saroo ci permette di vedere e conoscere grazie a informazioni di prima mano la situazione in India alla fine degli anni ‘80. Sono aspetti visti dagli occhi di un bimbo di 5 anni, quindi con le paure magari ingigantite, ma raccontati con semplicità. E soprattutto con tutta la forza che possono avere i ricordi di qualcosa che ha cambiato la vita di questo bimbo per sempre.

Anche se i ricordi di Saroo a volte sono ‘bucati’ o un po’ confusi, la sua storia è in grado di prenderti, di portarti a fare il tifo per questo bimbo che, a 5 anni, si ritrova a Calcutta, una metropoli sovraffollata in cui ci sono più pericoli che angoli. Riesce ad evitare trafficanti di bambini, avvelenamenti e pericoli di ogni sorta, sopravvivendo col cibo caduto per strada e dormendo nei luoghi religiosi sperando nella protezione di qualcuno di più grande. Che fin da piccolo si ritrova a sbattere la testa contro la cattiveria della gente e allo stesso tempo scopre che esistono anche bontà e altruismo. Anche se spesso, purtroppo, non si riesce a riconoscerli da subito.

E poi entra in scena la famiglia Brierley, una famiglia australiana che, seppur cosciente che il loro non sia che un piccolissimo contributo alla situazione infantile disastrosa dell’India, decide di adottare un orfano. E quell’orfano è proprio Saroo. Nel libro viene raccontato il processo di adozione, molto differente rispetto a quello vigente oggi. Meno controllato, molto più rapido e forse in certi casi più utile e usabile, pur con tutti i problemi del caso.

E per finire la vita in Australia, la vita di questo ragazzo che cresce sentendosi completamente australiano, ma provando comunque nostalgia delle sue radici, del fatto di non sapere nemmeno da dove arriva. Ci racconta la sua vita, le sue difficoltà, la sua forza e quella che gli viene data da chi gli sta intorno, da chi gli vuole bene e lo sostiene ogni giorno. Ci racconta dell’importanza di avere una famiglia, anche se non di sangue, che ti sta accanto e ti aiuta e rispetta ogni tua scelta anche se non è completamente d’accordo.
Ci racconta la sua fatica ad integrarsi con i ragazzi indiani all’Università, dovuta alla sua non-conoscenza dell’hindi, ma anche la sua gioia nel momento in cui riesce a farsi accettare nel gruppo e piano piano scopre qualcosa di più sulle sue orgini.
E la sua ricerca, sostenuta da tante voci – ognuna che dice la sua – e dai ricordi alterati dalla paura di quando si è perso.

Mi fermo altrimenti presa dall’entusiasmo vi racconto troppo.
Entusiasmo sì, perché ogni tanto ho bisogno di una storia vera, anche se spesso sono impegnative, e questa mi ha emozionata e mi lasciato un senso di completezza. Mi piace leggere di culture e situazioni lontanissime dalla mia vita. E poi cercare e informarmi e scoprire di più del mondo. I libri servono anche a questo no? Spesso vediamo la lettura come fuga dalla vita reale, dal presente e da ciò che ci circonda. A volte però serve anche per avvicinarci a qualcosa che crediamo più lontano di quanto non sia.

Quindi, leggete il libro. Del film ancora non vi so dire nulla di personale, ma ne ho sentito parlare bene. Vedete voi. Resta il fatto che la storia di Saroo merita. È un racconto commovente, un racconto che ha del surreale ma che ti fa credere nel potere del destino, dei sogni e delle coincidenze.

kiafirma

Recensione: La Specialista di Stephenie Meyer

Holaaa! Finalmente sono tornata con una recensione. Sto facendo davvero fatica ultimamente a trovare il tempo di stare dietro a tutto. Dopo il boom di recensioni di dicembte gennaio, per gli ultimi libri non ce l’ho davvero fatta, non chiedetemi come mai ma è più forte di me. Mi metto al pc e niente, le parole non vogliono saperne di uscire, quindi mollo tutto e mi metto a fare dell’altro. Comunque, di questo libro ci tenevo a farvi sapere qualcosa in più. In realtà sono ancora combattuta anche io, non riesco a dare un voto. Ne vorrei dare due, uno per la prima parte e uno per la seconda, ma non si può. Il libro che ho preso di mira è The Chemist. La specialista di Stephenie Meyer.

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Titolo: The Chemist. La Specialista
Autore: Stephenie Meyer
Editore: Rizzoli
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lei lavorava per il governo degli Stati Uniti, per un’agenzia così segreta che non ha neanche un nome. È un’esperta nel suo campo, ma adesso sa qualcosa che non dovrebbe sapere, e i suoi ex capi la vogliono morta. Subito. Non può restare a lungo nello stesso posto, né mantenere la medesima identità per troppo tempo, e l’unica persona di cui si fidava è stata uccisa. Quando le viene offerta la possibilità di mettersi in salvo, in cambio di un ultimo lavoro, lei accetta, ma nel momento in cui si prepara ad affrontare la sfida più dura, si innamora di un uomo. E sarà una passione che può soltanto diminuire le sue possibilità di sopravvivenza. Mentre tutto si complica, la Specialista sarà costretta a mettere in pratica il suo “talento” come mai prima. In un mondo in cui i rapporti di fiducia mutano di continuo, dovrà muoversi con ingegno e astuzia per proteggere se stessa e l’uomo che ama.

 

Ho letto un po’ di pareri in giro e tutto sommato mi sembra che siamo un po’ tutti d’accordo circa il discorso dei due voti. Ma andiamo con ordine.
Non è un libro che consiglierei a tutti, a cuor leggero e con gli occhioni a cuoricino. Mi sentirei di consigliarlo solamente a gente che ama leggere, che non si fa spaventare da qualche pagina di troppo, dai capitoli macigno, dagli inizi lenti e pesanti.

Questo perché altrimenti il malcapitato lettore si spaventerebbe e non andrebbe avanti e, sinceramente, si perderebbe un mezzo libro davvero bello.

Dopo Twilight non ho più letto nulla delle Meyer, prima di questo, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Il genere era decisamente diverso quindi non avevo idea di come si sarebbe approcciata l’autrice al thriller. Il commento finale è ‘uhm’.

La prima metà, sinceramente e purtroppo, è davvero pesante. E sto ancora cercando di capire se secondo me vale la pena soffrire quelle 200 pagine per poi andare avanti.
Cioè, la seconda metà è molto bella, prende un buon ritmo, ti invoglia a continuare e ti inserisce nella storia.
E da qui il voto basso, che comunque si è alzato grazie alla seconda parte, sennò sarebbe stata una carneficina.

Ma che è successo nella prima parte da renderla così?
Beh, secondo me avrebbe potuto riassumere il tutto in 50-60 pagine al massimo.
Sono successe due, DUE, cose necessarie alla storia. Il resto sono dettagli su dettagli su dettagli. Di quelli che ti dimentichi nel tempo in cui giri la pagina, che non danno spessore e movimento alla storia e che anzi rischiano di farti perdere quelli importanti.

I personaggi, ovviamente, sono ben caratterizzati. Forse, come dicevo, pure troppo. Non quel troppo che ti sembra di conoscerli, proprio quel troppo che non li sopporti più.

Praticamente nella seconda metà del libro abbiamo lo svolgimento della storia, l’azione, Alex che si mostra per la Specialista che è veramente. Abbiamo addirittura una storia d’amore che prende la nostra emotività e la fa lentamente a pezzettini, fino a distruggerci. Insomma abbiamo un bel libro, davvero. Una storia che è in grado di prendere il lettore e di portarlo con sè pagina dopo pagina. Una storia che ti fa chiedere se magari non eri dell’umore sbagliato nella prima parte. Poi ci ripensi e no, sei convinto che la prima parte non sembra nemmeno far parte dello stesso libro.

Detto questo, se non vi ho smontati troppo, ma anche se avete un po’ di coraggio o vi piacciono le descrizioni minuziose, buttatevi, in fondo non posso dire che non ne valga la pena.

kiafirma