teaser tuesday

Teaser Tuesday #69

Buongiorno a tutti.
Il libro da cui traggo il teaser oggi, La Danese di David Ebershoff, l’ho appena iniziato, quindi, per evitare spoiler vi lascio l’incipit. È un libro che mi incuriosisce da tempo, da quando l’ho sentito nominare in collegamento al film The Danish Girl tratto da questo romanzo. Non l’avevo mai iniziato ma il l’estrazione per la Book Jar Challenge di ‘un libro da cui è stato tratto un film’ ha spinto me e la Mon a prenderlo finalmente in mano. Vedremo se mi piacerà. Qualcuno di voi l’ha già letto o ha visto il film? Fatemi sapere che ne pensate.

teaser tuesday

Fu sua moglie la prima a saperlo. «Mi faresti un piccolo favore?» chiese Greta dalla camera da letto quel pomeriggio. «Dovresti aiutarmi un attimo con una cosa. Non ci vorrà molto.»
«Certo» disse Einar tenendo gli occhi fissi sulla tela. «Quello che vuoi.»
Il vento del Baltico rinfrescava la giornata di primavera. Erano nel loro appartamento nella Casa delle Vedove, ed Einar, un uomo minuto e quasi trentacinquenne, stava dipingendo a memoria un paesaggio invernale del Kattegat. Sull’acqua nera e crudele, tomba di centinaia di pescatori che ritornavano a Copenaghen con le loro prede sotto sale, era stesa una cappa bianca. Il vicino del piano di sotto era un marinaio con la testa piccola e tonda che insultava la moglie. Quando Einar dipingeva l’increspatura grigia di ogni onda, immaginava il marinaio che annegava, con una mano sollevata a chiedere aiuto, e sentiva la sua voce che sapeva di vodka di patate dare ancora della puttana da porto alla moglie. In questo modo Einar capiva che sfumatura dare ai suoi colori: abbastanza grigia da inghiottire un uomo del genere e richiudersi come pastella sul suo ringhio che affondava.
«Arrivo fra un attimo» disse Greta, più giovane del marito e bella, col viso largo e piatto. «Poi possiamo cominciare.»
Anche in questo Einar era diverso da sua moglie. Lui dipingeva la terra e il mare: piccoli rettangoli illuminati dalla luce obliqua di giugno, o offuscati dal pallido sole di gennaio. Greta dipingeva ritratti, spesso a dimensioni naturali, di personaggi di una certa importanza, con le labbra rosa e i capelli luminosi. Il signor I. Glückstadt, il finanziere del porto franco di Copenaghen. Christian Dahlgaard, pellicciaio del re. Ivar Knudsen, socio dei cantieri navali Burmeister e Wain. Quel giorno doveva dipingere il ritratto di Anna Fonsmark, mezzosoprano dell’Opera reale danese. Direttori e magnati dell’industria commissionavano a Greta ritratti da appendere in ufficio, sopra uno schedario, o alla parete di un corridoio per nascondere i segni lasciati dal carrello di un operaio.
Greta apparve sulla soglia della camera. Si era raccolta i capelli: «Sei sicuro che non ti dispiace interrompere per darmi una mano?» gli chiese. «Non te l’avrei chiesto se non fosse importante; il fatto è che Anna ha di nuovo rimandato la seduta di posa. Perciò… ti dispiacerebbe provarti le sue calze?» chiese Greta «…e le scarpe?»
Alle sue spalle, il sole di aprile filtrava attraverso la seta che le pendeva floscia dalla mano. Dalla finestra, Einar vedeva il Rundetårn come un’enorme ciminiera di mattoni, e sopra il Deutscher Aero-Lloyd che volava piano piano verso Berlino come ogni giorno.
«Greta» disse Einar «cosa vuoi dire?» Una goccia di colore a olio gli cadde dal pennello sullo stivale. Edvard IV cominciò ad abbaiare muovendo il capo in direzione prima dell’uno e poi dell’altra.
«Anna è ancora in teatro per le prove della Carmen. Ho bisogno di un paio di gambe per finire il suo ritratto, se no non ce la farò mai. E poi ho pensato che le tue potrebbero andare bene.»
Gli si avvicinò tenendo in una mano le scarpe giallo senape con la fibbia di peltro. Indossava il suo grembiule abbottonato sul davanti, con le tasche esterne nelle quali metteva le cose che voleva nascondere a Einar.
«Ma non posso mettermi le scarpe di Anna» disse lui. Poi, guardandole, pensò che in effetti potevano andar bene per i suoi piedi piccoli e arcuati, dai talloni morbidi. Aveva le dita snelle, con pochi peli neri sottili. Immaginò il rotolino sgualcito delle calze che gli scivolava sulla caviglia bianca. Sul cuscinetto del polpaccio. Che si chiudeva con uno scatto nel gancio di una giarrettiera. Dovette chiudere gli occhi.
Le scarpe erano come quelle che avevano visto la settimana prima su un manichino ai grandi magazzini Fonnesbech, abbinate a un vestito blu notte. Si erano fermati ad ammirare la vetrina decorata con una ghirlanda di giunchiglie e Greta aveva detto: «Carine, no?». Poi, siccome lui non aveva risposto ed era rimasto immobile nel riflesso del cristallo con gli occhi sbarrati, lei aveva dovuto strapparlo via dalla vetrina. Lo aveva trascinato giù per la Bremerholm, passando davanti al negozio di pipe, e poi gli aveva chiesto: «Einar, ti senti bene?».

Capitolo 1 – LA DANESE di David Ebershoff

divisore dx

la daneseCopenaghen, anni Venti. Greta è una giovane americana iscritta all’Accademia delle Belle Arti. Lì conosce Einar, il suo timido e taciturno insegnante, di cui si invaghisce. I due giovani si sposano e dedicano la loro vita comune alla pittura. Greta si specializza nei ritratti e quando una sua amica non può posare per gli ultimi ritocchi, Einar si presta come modello. Indossati gli abiti femminili, il pittore finisce per immedesimarsi a tal punto da assumere un’altra identità e il nome di Lili. Da quel giorno Lili compare sempre più spesso nella vita privata e sociale della coppia fino alla decisione definitiva di Einar di affrontare un’operazione chirurgica per diventare donna.

kiafirma

Teaser Tuesday #68

Buongiorno, posto il Teaser nel mezzo dell’esame che sto facendo per lavoro, quindi scusate se mancano pezzi o se mi dilungo poco. Il libro da cui è tratto è stupendo, l’ho amato alla follia e sarà sicuro uno dei libri che rileggerò presto. Se ancora non lo avete letto, ve lo consiglio caldamente!
teaser tuesday

– Papà, ma perché la mamma va sempre a Milano per lavorare?
– Ma non ci va mica sempre, Ginevra. Andrà una volta al mese.
– E perché tu invece sei sempre qua?
– Be’, perché io faccio i disegni da casa e poi li spedisco in redazione, non ho bisogno di andare fino a Milano per cose di lavoro. E poi cosí posso stare con voi, no?
Mi fissa con insistenza.
– A te non ti vuole vedere nessuno, vero, papà?
– Già.
– Stasera prendiamo la pizza?
– Va bene, Ginevra. Fra un pochino telefono.
– Speriamo che ti rispondano.

Perché la mamma – NOTTI IN BIANCO, BACI A COLAZIONE di Matteo Bussola

divisore dx

notti in bianco, baci a colazione– Papà, – ha detto, – quando hai incontrato
la mamma, come hai fatto a sapere che era
la mamma?
– L’ho capito dopo circa dieci minuti.
– E da cosa?
– Quando ci siamo incontrati la prima volta,
si è sollevata i capelli dietro la nuca, sopra
la testa, e si è fatta uno chignon senza
neanche un elastico, solo annodandoli.
– E allora?
– E allora lí ho capito che lei aveva
disperatamente bisogno di un elastico.
E io dei suoi capelli.Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i «lecconi», i baci a tutte le ore. Sono questi gli istanti di irripetibile normalità che Matteo Bussola cattura con felicità ed esattezza. Perché a volte, proprio guardando ciò che sembra scontato, troviamo inaspettatamente il senso di ogni cosa. Padre di tre figlie piccole, Matteo sa restituirne lo sguardo stupito, lo stesso con cui, da quando sono nate, anche lui prova a osservare il mondo. Dialoghi strampalati, buffe scene domestiche, riflessioni sottovoce che dopo la lettura continuano a risuonare in testa. Nell’«abitudine di restare» si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.

mon firma

Teaser Tuesday #67

Buondì!
Come dicevo ieri sera alla Mon, io odio fare i teaser doppi. È proprio la dimostrazione che non sto leggendo nulla. Ma per stavolta vi tocca: così come due settimane fa, il teaser di oggi è tratto da La teoria del tutto di Jane Hawking. Vi dirò la verità, mi sta piacendo molto, ma il libro in sè non è leggerissimo e quindi procede un po’ a rilento.
teaser tuesday

Nel 1973 gli astronomi stavano affluendo in massa in Polonia per celebrare il cinquecentesimo anniversario dalla nascita di Niccolò Copernico, l’astronomo polacco che insoddisfatto dei complicati calcoli matematici necessari per spiegare i movimenti dei pianeti nell’universo geocentrico della teoria tolemaica sviluppò una nuova teoria dell’universo nel 1514. Poiché mi consideravo ancora una sorta di medievalista, ma una medievalista con un interesse più che passeggero per la cosmologia, ero affascinata dall’effetto iconoclastico della teoria copernicana che postulava che la Terra e altri pianeti ruotassero intorno al Sole, soppiantando così la teoria tolemaica che era diventata quasi un articolo di fede, sia scientifica che religiosa, pur avendo di fatto scarsa attinenza col concetto biblico di una Terra piatta con sopra il paradiso e sotto l’inferno. La mia prima visita oltre la Cortina di Ferro – se si esclude un viaggio di un giorno in Jugoslavia da Trieste nel 1971 – mi impartì anche una lezione sulla natura della tragedia: la tragedia della storia in un paese, la Polonia, che portava i segni dell’oppressione e della divisione; la tragedia filosofica per l’umanità dello scisma tra scienza e religione che derivava dalla teoria di Copernico; e la tragedia del genio.
Anche se Copernico non visse abbastanza per vedere la sua teoria sviluppata da Galileo nel diciassettesimo secolo, doveva essere ben conscio della sua natura pericolosamente controversa. Lo si può considerare il primo scienziato che aprì il vaso di Pandora della scienza, con la sua doppia potenzialità di far progredire la conoscenza umana e allo stesso tempo di porre scomodi dilemmi che avrebbero messo alla prova il sistema di valori dell’uomo. La sua teoria ha ben meritato l’espressione con cui è diventata famosa: la “rivoluzione copernicana”. Dato che, secondo Copernico, la Terra non era più al centro dell’universo, l’uomo non era al centro del creato. Dunque non si poteva più affermare che l’uomo avesse un rapporto speciale col Creatore. Questo fondamentale mutamento di prospettiva avrebbe liberato l’uomo dall’opprimente ossessione medievale per l’immagine divina, consentendogli di espandere le sue capacità intellettuali e di valorizzare i suoi attributi fisici, e fu uno dei motori della filosofia del Rinascimento europeo, quando gli architetti costruirono palazzi invece che cattedrali, e artisti e scultori sostituirono l’immagine religiosa con la forma umana, ritratta per il gusto di farlo, per la sua bellezza e la sua forza. In termini scientifici, la teoria copernicana aprì la strada alle scoperte di Newton nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, dove un puritanesimo per altri versi fanatico ebbe come effetto positivo la liberazione del pensiero razionale dalla morsa della superstizione religiosa. All’interno del cattolicesimo, tuttavia, la teoria copernicana avrebbe prodotto una reazione violenta e antiscientifica le cui ripercussioni si avvertono ancora oggi in tutta la società.

Capitolo 8, Intelletto e ignoranza – LA TEORIA DEL TUTTO di Jane Hawking

divisore dx

È il 1962 e Jane e Stephen frequentano l’università inglese di Cambridge. Lei è una ragazza vivace che palpita per i versi dei poeti spagnoli, lui un promettente studente di cosmologia, sempre perso nei suoi pensieri, alla ricerca di una spiegazione semplice e unica dell’universo. Eccentrico e bizzarro, così lo definisce Jane quando lo conosce. E le piace molto. Le loro vite scorrono separate, fino a che qualcosa non le avvicina indissolubilmente. Stephen ha solo ventun anni, l’età in cui l’immortalità è ancora l’unica ipotesi contemplata, quando riceve una diagnosi sconvolgente: una malattia degenerativa che gli lascia solo due anni di vita. È allora, con il destino alle calcagna, che i due si innamorano perdutamente e decidono di sposarsi. Con Jane al fianco, Stephen combatte instancabilmente contro la malattia e intanto si butta a capofitto a studiare ciò che a lui più manca: il tempo. Grazie all’amore e alla caparbietà, i due giovani strappano giorni all’eternità, uno dopo l’altro. Mentre il corpo di Stephen è imprigionato in limiti sempre più stringenti, la sua mente continua a espandersi, fino a forzare le frontiere della fisica. Insieme, si spingono più lontano di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Forse, la formula che tiene insieme l’universo ha un solo elemento comune: l’amore.

kiafirma

Teaser Tuesday #66

Buongiorno!
Se devo essere sincera volevo lasciarvi il Teaser di un libro che ho finito qualche settimana fa, ma ho avuto qualche problema, quindi ho ripiegato su questo libro che mi è piaciuto un sacco. L’autrice la conoscevo già perché ho letto due o tre libri suoi, tra cui il primo volume di questa serie: Off-Campus. Indovinate un po’?  College, ragazzi fighissimi che giocano ad hockey (mi sono appena resa conto che in tutti i libri della Kennedy giocano ad hockey, quindi deduco che sia una fan) e feste ovunque. Insomma..una gioia per le nostre voglie di romance.
Spero di incuriosirvi 😉
teaser tuesday

I sink down on the edge of one of the beds—the one that’s perfectly made—and try to remember the number for the cab service in Hastings, the town where most of the off-campus housing is, including my townhouse. But I’m drawing a blank, so I sigh and endure some more elevator music. My gaze drifts to the open laptop on the other side of the bed, and when I notice what’s on the screen, I look at Grace in surprise.
“Are you watching Die Hard?”
“Die Hard Two, actually.” She looks embarrassed. “I’m having a Die Hard night. I just finished the first one.”
“Do you have a thing for Bruce Willis or something?”
That makes her laugh. “Nope. I just like old action movies. Last weekend I watched the Lethal Weapon franchise.”
The music in my ear stops again, then starts over, bringing a curse to my lips. I hang up and turn to Grace. “Do you mind if I use your computer to get the number for the taxi service in Hastings? Maybe I’ll have better luck there.”
“Sure.” After a beat of hesitation, she sits next to me and reaches for the laptop. “Let me pull up a browser for you.”
When she goes to minimize the video, the movie unpauses, and sound blasts out of the speakers. As the opening fight scene in the airport fills the computer screen, I immediately lean closer to watch it. “Oh shit, this is such a great fight sequence.”
“I know, right?” Grace exclaims. “I love it. Actually, I love this whole movie. I don’t care what anyone says—it’s awesome. Obviously not as good as the first one, but it’s really not as bad as people think.”
She’s about to pause the movie, but I intercept her hand. “Can we finish watching this scene first?”
Her expression fills with surprise. “Um…yeah, okay.” She visibly swallows, adding, “If you want, you can stay and watch the whole movie.” Her cheeks flush the moment she voices the invitation. “Unless you have somewhere you need to be.”
I think it over for a second before shaking my head. “Naah, I have nowhere else to be. I can hang out for a while.”
Really, what’s the alternative? Go home to watch Hannah and Garrett hand-feed pizza to each other and sneak kisses during the movie?
“Oh. Okay,” Grace says warily. “Uh…cool.”
I chuckle. “Were you expecting me to say no?”
“Kind of,” she admits.
“Why would I? Seriously, what guy turns down Die Hard? The only thing that could sweeten this deal is if you offered me some booze.”
“I don’t have any.” She stops to think. “But I’ve got a whole bag of gummy bears hidden in my desk drawer.”
“Marry me,” I say instantly.
Laughing, she wanders over to the desk, opens the bottom drawer, and, sure enough, pulls out a huge bag of candy. As I slide up the bed and lean back on the stack of pillows at the head of it, Grace kneels in front of the mini-fridge next to the desk and asks, “Water or Pepsi?”
“Pepsi, please.”
She hands me the massive bag of gummy bears and a can of soda, then settles on the bed beside me and positions the laptop on the mattress between us.
I shove a gummy bear in my mouth and focus my gaze on the screen. Okay, then. This definitely wasn’t the way I expected this evening to go, but hell, might as well roll with it.

Chapter 2 – THE MISTAKE (OFF-CAMPUS #2) by Elle Kennedy

divisore dx

the mistakeHe’s a player in more ways than one…

College junior John Logan can get any girl he wants. For this hockey star, life is a parade of parties and hook-ups, but behind his killer grins and easygoing charm, he hides growing despair about the dead-end road he’ll be forced to walk after graduation. A sexy encounter with freshman Grace Ivers is just the distraction he needs, but when a thoughtless mistake pushes her away, Logan plans to spend his final year proving to her that he’s worth a second chance.

Now he’s going to need to up his game…

After a less than stellar freshman year, Grace is back at Briar University, older, wiser, and so over the arrogant hockey player she nearly handed her V-card to. She’s not a charity case, and she’s not the quiet butterfly she was when they first hooked up. If Logan expects her to roll over and beg like all his other puck bunnies, he can think again. He wants her back? He’ll have towork for it. This time around, she’ll be the one in the driver’s seat…and she plans on driving him wild.

mon firma