Eccomi qui, con il Teaser di questa settimana. La scorsa Anna mi ha rubato il posto, ma sto giro tocca davvero a me. Il libro che sto leggendo mi è stato consigliato da un sacco di persone e devo dire che mi sta piacendo davvero moltissimo. Stranamente, pescando a caso tra le pagine, ho trovato un pezzetto davvero bello, ma piuttosto lungo. Spero non vi dispiaccia 😉

teaser tuesday

Il vento le scompigliò i capelli. Li fermò con una mano mentre con la lingua descriveva dei cerchi intorno alla liscia palla di gelato. Accavallava e separava le gambe, dondolando il capo all’indietro.

Lasciò che il gelato le si sciogliesse in gola mentre canticchiava la canzone che, in quel periodo, era sulla bocca di tutti: “Un giorno ci incontreremo a Lvov, io e il mio amore”.
Era un giorno perfetto. Per cinque minuti non ci fu nessuna guerra, in quella magnifica domenica di giugno a Leningrado.
Alzando gli occhi dal gelato, vide un soldato che la fissava dall’altra parte della strada.
Non era una presenza insolita a Leningrado, dove era di stanza una guarnigione. La città era piena di soldati. Vederli per strada era come vedere anziane signore con le borse della spesa, o gente che faceva la fila, o birrerie. Normalmente Tatiana si sarebbe limitata a dargli una rapida occhiata, ma quel soldato la fissava con un’espressione che non aveva mai visto prima. Smise per un attimo di mangiare il gelato.
Il suo lato della strada era già immerso nell’ombra, mentre quello dove si trovava lui galleggiava nella luce del pomeriggio.
Lei lo fissò, e, nell’attimo in cui guardò il suo viso, sentì qualcosa muoversi dentro di lei; muoversi, le sarebbe piaciuto dire, impercettibilmente, ma non era vero. Era come se il cuore pompasse sangue il doppio del normale, inondando tutto il corpo.
Batté le palpebre e il respiro si accelerò. L’immagine del soldato si sciolse sul marciapiede sotto il sole giallo pallido.
L’autobus arrivò e le coprì la visuale. Si alzò, ma non aveva intenzione di prenderlo, bensì di attraversare di corsa la strada, per non perdere di vista il soldato. Le porte si aprirono e il conducente le rivolse uno sguardo impaziente. Tatiana, composta e tranquilla, per poco non gli gridò di andarsene.
“Sale, signorina? Non posso aspettare tutto il giorno.”
Salire? “No, no, non salgo.”
“Allora cosa diavolo ci fa alla fermata?” Le porte si chiusero.
Tatiana indietreggiò verso la panchina e vide il soldato aggirare l’autobus di corsa.
Si fermarono entrambi.
Le porte si aprirono di nuovo. “Prende l’autobus?”
Il soldato guardò prima Tatiana, poi il conducente.
“Per Lenin e Stalin!” gridò l’autista, chiudendo le porte per la seconda volta.
Tatiana rimase in piedi davanti alla panchina. Indietreggiò, inciampò e cadde a sedere.
Con disinvoltura il soldato alzò le spalle e si guardò intorno.
“Pensavo proprio che fosse il mio autobus.”
“Sì, anch’io”, mormorò Tatiana.
“Il gelato si sta sciogliendo”, le fece notare lui sollecito.
E infatti stava colando lungo il cono per gocciolare poi sul vestito.
“Oh, no!”
“Andrà via.”
Tatiana cercò di porvi rimedio, ma la macchia si allargò.
“Fantastico”, borbottò. Si accorse che la mano le tremava mentre puliva il vestito.
“È da molto che aspetti?” chiese il soldato. La sua voce, grave e profonda, aveva un che di… non riusciva a dire cosa. Non è di queste parti, pensò, con gli occhi bassi.
“Non troppo”, rispose a voce bassa. Alzò gli occhi per guardarlo in faccia. Era molto alto.
Indossava l’uniforme, e sul berretto c’era una stella rossa smaltata, proprio sopra la fronte. Rimase colpita dalle mostrine, di cui però ignorava il significato. Era un soldato semplice? Aveva il fucile. I soldati semplici avevano il fucile? Sul cuore portava una medaglia d’argento contornata d’oro.
Sotto il berretto color terra i capelli erano scuri. Sembrava giovane. Gli occhi timidi di Tatiana incontrarono quelli di lui color caramello, di una sfumatura più scura del gelato che stava mangiando. Erano gli occhi di un soldato? Gli occhi di un uomo? La guardavano calmi e sorridenti.
Rimasero a guardarsi per un attimo, ma un attimo di troppo che parve un’eternità. Di solito gli estranei non si guardano mai per più di un breve istante. Tatiana ebbe come l’impressione di aprire la bocca e pronunciare il suo nome. Si voltò di scatto, eccitata, smarrita.

Capitolo 2 – IL CAVALIERE D’INVERNO di Paullina Simons

divisore dx

il cavaliere d'inverno

Leningrado, 1941. In una tranquilla sera d’estate Tatiana e Dasha, sorelle ma soprattutto grandi amiche, si stanno confidando i segreti del cuore, quando alla radio il generale Molotov annuncia che la Germania ha invaso la Russia. Uscita per fare scorta di cibo, Tatiana incontra Alexander, un giovane ufficiale dell’Armata Rossa che parla russo con un lieve accento. Tra loro scatta subito un’attrazione reciproca e irresistibile. Ma è un amore impossibile, che potrebbe distruggerli entrambi. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa, riducendola allo stremo,Tatiana e Alexander trarranno la forza per affrontare mille avversità e sacrifici proprio dal legame segreto che li unisce.

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