Buongiorno, oggi vi lascio l’estratto di una nuova uscita tutta italiana: L’alba dell’inferno di Ink Sunrise. Lo conoscevate? Vi ispira? 🙂

l'alba dell'inferno cover
Titolo: L’alba dell’inferno
Autore: Ink Sunrise
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Entriamo in una storia con un prologo carico di domande. Nascono da pensieri e da esperienze che anelano ad una felicità che sembra sfuggirci sempre per un soffio. Così conosciamo Alice, quando ha diciassette anni ed un rapporto ” cordialmente pessimo” con i suoi genitori. Ma sta per compiere un passo molto importante ed il suo futuro le si spalanca davanti in tutta la sua incertezza. Quello che ancora non sa è che la sua vita prenderà strade totalmente inimmaginabili. Conoscerà l’amore, declinato in forme che non avrebbe mai pensato di sperimentare, l’amicizia, le gioie più grandi… ma anche abissi di dolore in cui sprofondare, dai quali sembrerà non esistere via d’uscita. In una lenta danza tra la luce della vita e il buio della morte, in un misto tra passato, presente e molte domande… chi è Margot? E perchè Alice non riesce a ricordarla?

Estratto

Abbasso il finestrino della macchina e lascio che il caldo afoso di Luglio mi sfiori i capelli, i miei genitori non si voltano nemmeno, saranno stanchi di discutere per l’ennesima volta sulla loro decisione.
Mia madre si volta verso di me e sbuffa, la infastidisce vedere la mia espressione scontenta, come se potessi fingere di stare bene solo per renderla felice.

“Non fare quella faccia signorina, ti divertirai” ed eccolo di nuovo, il mantra che mio padre ripete da giorni, la cosa che più infastidisce è che ne sembra sul serio convinto.
“Io volevo restare con i miei amici” commento stanca, abbiamo veramente avuto questa conversazione per settimane, da quando mia madre ha deciso di spedirmi in un college di Londra chiamato Grossman, per un mese intero.

I miei amici non capiscono la mia rabbia, poter vedere una città così bella è un’opportunità unica per loro.
E lo sarebbe anche per me, se non fossi così timida e spaventata all’idea di conoscere persone nuove.

È quasi una fobia, passo le giornate con gli stessi amici da quando avevo quattro anni, e quando si tratta di presentarsi o cercare di fare colpo su uno sconosciuto, la mia lingua si secca all’interno della mia bocca, e riesco solo a balbettare parole sconnesse come una matta.
Avrei voluto che i miei genitori non se ne fossero mai accorti, che continuassero a disinteressarsi della mia vita come avevano sempre fatto, almeno adesso non mi ritroverei diretta all’aeroporto di Roma Fiumicino.

“Andiamo Alice, hai diciassette anni e stai per passare il tuo primo mese fuori casa, dovresti essere emozionata!”
“Sto per esplodere dalla gioia” credo fermamente che il sarcasmo possa compiere più cambiamenti della verità, la ritengo la mia unica arma a disposizione in questa vita.

I miei genitori odiano le mie battute, come ho la sensazione che odino anche me certi giorni, sono la polvere sul quadro di famiglia immacolato, e a volte noto negli occhi di mia madre come vorrebbe spazzarmi via.
La verità è che sono molto diversa da loro, illustri e rispettati medici, che camminano sempre con un portamento elegante e la testa alta, come a voler sfidare il mondo o divorarlo tra i denti ben curati.
Io sono goffa e i miei occhi adorano osservare i dettagli delle mie scarpe, mi imbarazza guardare qualcuno negli occhi e se il panico mi congela mi mangio le unghie fino alle ossa per calmarmi, insomma, non il ritratto dell’eleganza.
Sono fatta di parole, di quelle che ascolto costantemente nelle mie grandi cuffie nere, che sono vecchie e rovinate ma non cambierei con nessun modello nuovo, perché ormai sono cresciute con me.

Sono fatta di libri vecchi che profumano di un odore meraviglioso, tutti divorati dal tempo e segnati da mille sottolineature, ma che hanno nutrito il mio cuore in tutti questi anni.
Sono fatta di Dante e di un po’ del suo inferno, di Petrarca con la sua perfezione, di Tasso con la sua Gerusalemme.

Porto sulla mia pelle milioni di vite, e sento l’inchiostro che sostituito al sangue mi pompa il cuore e il cervello, e la penna che fa rinascere la mia mano, come se il mio corpo fosse morto finché non comincia a leggere, finché l’inchiostro non comincia a scorrere.

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