Buon pomeriggio!
Per il Teaser Tuesday di oggi vi lascio una piccola anteprima di un libro che uscirà a breve per Longanesi. Non ho mai letto nulla di quest’autrice, ma avevo già in conto di leggere qualcosa di suo, quindi sono molto contenta di aver iniziato Isola di Neve. Vi ispira? Lo leggerete?
21 luglio 1966, Isola di Novembre
Stamattina ho preso la barca e sono andata a Santa Brigida.
Non ci mettevo piede da più di dieci anni. Mi sono svegliata che era ancora notte, ho preparato la colazione e l’ho lasciata sul tavolo in cucina, poi sono tornata in camera per vestirmi.
Mentre attraversavo il corridoio ho sentito il suo respiro pesante e allora mi sono arrischiata ad aprire la porta del soggiorno, a gettare un’occhiata dentro.
Dormiva profondamente sulla sua brandina, il corpo sudato avviluppato nelle lenzuola, i capelli sparsi sul cuscino.
Ha appena compiuto tredici anni, si sta sbozzando e formando, ha gambe troppo lunghe, fianchi stretti, uno sguardo acu-minato che non so da dove viene. E sta diventando troppo grande per quel lettino.
Detesta quest’isola, detesta la nostra casa e il fatto di non avere una cameretta tutta per se´, detesta noi.
Dicono che sia normale, la sua un’età terribile, non sai chi sei, non puoi chiedere aiuto a nessuno e nessuno comunque potrebbe aiutarti, devi farcela da solo.
Ho richiuso la porta, sono tornata nella mia camera matrimoniale, ho infilato un paio di pantaloni e ho preso una camicia dal cassetto. Non credo di aver fatto molto rumore, ma lui si è svegliato lo stesso.
Si è girato nel letto e mi ha fissato, anche se era buio.
« Dove vai? »
« A prendere un po’ d’aria. Ho caldo. »
Non ha fatto domande, è rimasto zitto a lungo. Quasi riuscivo a sentire i suoi pensieri.
« Stai attenta » ha detto piano, dopo un po’. « Cerca di non farti vedere. »
Adesso, la luce dell’alba rischiara Santa Brigida e il silenzio è cosı` denso da sembrare artificiale.
Non c’è più nessuno su quest’isola. È disabitata da troppi anni, l’assenza dell’uomo l’ha resa ancor più inospitale di com’era prima. Il vecchio blocco della prigione è solo un casermone senza vita, lo scheletro di un mostro marino che prima o poi qualcuno porterà via.
Ci sono solo finestre buie e scricchiolii di assestamento.
È pietra vuota e morta eppure continua ad assestarsi.
La prigione sembra ancora inaccessibile, ma per me non ha segreti. Potrei violarla anche adesso, se volessi, ma non lo farò.
Da quando ho saputo che sei morto, non ho piuàvuto il coraggio di entrare.
Il sole si affaccia all’orizzonte, chiudo gli occhi.
Per un momento mi sembra di sentire una melodia che conosco. Sento il petto che si allarga, il mio corpo torna a essere elastico, quasi adolescente, e adesso ho le ginocchia sbucciate, il naso rotto e le costole incrinate. Ho uno sfregio su una guancia, e ho paura, ma cerco di essere forte e coraggiosa.
Non voglio farti vedere quanto sto male, non voglio che tu ti preoccupi per me.
La musica si fa più intensa, sei tu a suonare. Sei il mio ricordo più vivo, il solo a cui abbia mai voluto aggrapparmi.
Tutto il resto, perfino il mio nome, l’ho lasciato andare.
L’unica cosa che mi consola è che sei morto lontano. E spero che tu abbia visto qualcosa di bello prima di chiudere gli occhi per sempre.
Oggi è il mio compleanno. Compio trentadue anni. Ti ho raggiunto e superato. Sto invecchiando senza di te.
Mi chiedo sempre dove sei. Mi chiedo sempre se da qualche parte ci sei ancora.
Se qualcuno, prima o poi, si ricorderà di noi e verrà a cercarci.Prologo – Isola di neve di Valentina D’Urbano