Buongiorno lettori! Il teaser di oggi è tratto dal terzo giallo dell’iniziativa #igiallicondestinodicarta. Dopo Alaska di Brenda Novak e Assassinio sull’Orient Express, ora stiamo leggendo La città del terrore di Alafair Burke. Lo conoscete? Io sono indietro rispetto alla tabella di marcia ma mi sta prendendo, vi lascio l’inizio per incuriosirvi.
L’uomo si scostò sullo sgabello per fare spazio a una ragazza robusta, rossa di capelli, che si stava allungando per prendere i due bicchieri di pinot grigio che aveva ordinato. Quando il barista gli passò davanti, chiese un’altra Heineken, pensando che avrebbe fatto in tempo a gustarsi una seconda birra prima che qualcuno, in quel ristorante, si accorgesse di lui.
Era bravo a mimetizzarsi anche nelle situazioni più comuni, ma in questo caso non c’era rischio che qualcuno lo notasse, vista la confusione al lato opposto del bancone. Quattro uomini in giacca e cravatta allentata stavano buttando giù dei bicchierini di limoncello; erano già al secondo giro in compagnia del gruppo di ragazze che lo aveva spinto a entrare nel ristorante. A dire il vero, non era interessato a tutte e tre; solo a quella alta e bionda.
Di solito le selezioni richiedevano più tempo, ma questa notte doveva trovare una ragazza a tutti i costi. Era la prima volta che seguiva una tabella di marcia, per di più a ritmi forzati. NoLita gli era sembrato un punto di partenza buono come un altro: tantissimi bar; un fiume di cocktail; una folla di bellissima gente giovane troppo impegnata a cercare di divertirsi per prestare attenzione a uno come lui.
Stava vagabondando per il quartiere da circa mezz’ora quando intravide il trio che attraversava Prince Street – la bionda era evidentemente la leader del gruppo. Le altre due non erano niente di speciale: una era una mora normale vestita in modo normale; l’altra era una ragazza minuta un po’ più interessante, con un vestito giallo sgargiante e i capelli neri tagliati corti.
Ma quella davvero mozzafiato era la bionda, e lei lo sapeva benissimo. Indossava un paio di pantaloni attillati neri e una camicetta scollata di raso rosso dalla quale si intravedeva un push-up a prova di forza di gravità. A completare il quadro, un girocollo a forma di V posizionato ad arte: come una freccia segnaletica appesa alle clavicole che dicesse: “guardare qui”. E i suoi capelli, lunghe onde lucenti color biondo cenere, erano perfetti. Quando gli erano passate accanto, aveva abbassato lo sguardo sulla vetrina di Lord Willy’s in Mott Street, e aveva fatto finta di guardare le camicie; poi aveva ripreso a seguirle, tenendosi a una decina di metri di distanza, fino a quando si erano fermate al bar del ristorante Luna. Fortunatamente le ragazze dovevano aspettare il loro tavolo prenotato per le otto, per cui lui aveva avuto tutto il tempo per studiare da vicino la bionda prima di prendere la decisione definitiva.
Quello che vedeva gli piaceva. Aveva perfino avuto l’occasione di scambiare con lei qualche parola quando si era separata dalle amiche per andare alla toilette. Era stato rischioso da parte sua. Ma le sue due amichette erano talmente prese dai ragazzi del limoncello che non si erano accorte di nulla.
Quando la caposala informò le ragazze che il tavolo era pronto, provò una fitta di delusione. Poi udì una voce maschile: «Prendete un altro bicchierino!». A quanto pareva, gli uomini in giacca e cravatta erano convinti che continuando a offrire da bere alle ragazze avrebbero ottenuto qualcosa.
E invece la piccoletta vestita di giallo allungò a uno di loro il cellulare chiedendogli di scattare una foto alle tre amiche. Conclusa la missione, le morettine seguirono la caposala verso il loro tavolo ringraziando a malapena i loro generosi dispensatori di liquore. Solo la bionda li abbracciò uno per uno prima di accodarsi alle amiche.Capitolo 1 – La città del terrore di Alafair Burke
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