That moment when tanti is meglio che one: Un giorno solo, tutta la vita #4

E siamo arrivate alla fine di questa avventura. È con gli occhi a cuoricino che vi dico che sono super felice per come è andata. Il tempo a nostra disposizione era poco, eppure l’unico ‘problema’ è stato quello di aver mandato le domande alle ragazze non proprio con troppo anticipo. Abbiamo comunque sempre concesso loro almeno 24 ore. 😉

Devo dire che è stato davvero emozionante condurre questa avventura, vedendo la voglia delle ragazze di partecipare, il loro entusiasmo nel prendere parte ad ogni nostra follia mettendoci un sacco di impegno e buona volontà nonostante, me ne rendo, gli impegni di ognuna.

Quando abbiamo chiesto alle ragazze se avevano voglia di una lettura di gruppo e Karen subito ha proposto il libro, eravamo spaventate ed emozionate allo stesso tempo. Nonostante avessimo appena finito un’esperienza simile leggendo ‘La ragazza del treno’, questa si è mostrata da subito più impegnativa. Prima di tutto più lunga. Gestire 4 settimane di lettura, mantenendo viva la condivisione e coinvolgendo sia le partecipanti che qualche esterno è tutt’altro che semplice. Eppure, se anche con qualche mancanza, credo proprio di poter considerare riuscita quest’impresa. Ci sono delle cose da migliorare, senza dubbio, ma mi ritengo assolutamente soddisfatta. Le idee che mi sembravano folli e senza speranza sono molto piaciute.

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Qui potete trovare quello che ci siamo inventate nelle settimane precedenti:
Settimana 1 (domande alle partecipanti + trama)
Settimana 2 (citazioni preferite + Terezin)
Settimana 3 (intervista a coppie – grazie Chiara per l’idea)

Posso solo aggiungere che non vedo l’ora di replicare. Con nuove idee e magari con qualche partecipante in più.

Prima di passare alla ‘puntata’ di oggi volevo ringraziare davvero di cuore Cristina, Karen, Rachele e Veronica, e naturalmente la mia Mon, per la loro entusiastica partecipazione e per avermi fatto compagnia in queste 4 settimane. Spero parteciperete anche alla prossima avventura. 

Per questa ultima settimana, avendo finito il libro, abbiamo chiesto alle ragazze di scrivere un piccolo pensiero sul libro e/o su questa lettura di gruppo, quello che passava loro per la testa e avevano voglia di condividere con il mondo. Ovviamente, in fondo trovate anche i nostri pensieri. Buona lettura!

Cristina
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“Un giorno solo, tutta la vita” è un libro di una delicatezza assurda. Incontri Lenka e la sua famiglia quando è ancora piccola. Scopri che è circondata d’amore, quello dei genitori, quello della sorella, della tata e delle amiche. Ed è grazie ad una delle sue due migliori amiche che lei, e noi, incontriamo Josef. E, come spesso accade, si innamorano. Vivono il loro primo amore in una Praga tormentata, divisa tra bellezza e paura del futuro. Entrambi ebrei e con la guerra ormai alle porte decidono di ufficializzare la loro storia. Sfortunatamente il matrimonio dura poco, Lenka e Josef sono costretti a separarsi. Ma con la promessa di ritrovarsi un giorno. La lontananza, e una burocrazia un pochino imprecisa, cercano di non far avverare il sogno dei due sposi. il destino invece tifa per loro.
Ho definito questo libro delicato per come tratta le scene più crude, più angoscianti e deprimenti. C’è sempre una sorta di poesia di fondo, una forza, che fa commuovere ma che spinge a sperare, a credere. Non ho pianto, lo ammetto, ma mi sono commossa innumerevoli volte. È uno di quei libri da leggere a casa, mentre fuori piove. Consigliatissimo.
Però adesso lasciatemi dire due cose:
1. Sono sicurissima che le informazioni fossero difficilmente reperibili, ma, poretti che sfiga! Si credono morti a vicenda! Non solo uno, tutti e due!
2. Si incontrano al matrimonio dei nipoti. Questo è proprio il destino che li vuole riunire, è evidente! Quante probabilità c’erano?!

Karen
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The lost wife è un inno all’amore, alla speranza, alla vita. A Lenka e Josef è sufficiente un incontro, uno scambio di sguardi per capire di aver trovato quello che non sapevano ancora di star cercando.
“You hear in the person you’re destined to love the sound of those yet to be born.”
Lo scenario in cui sono costretti a vivere, però, va frantumandosi giorno dopo giorno, fino a quando sono posti di fronte ad una scelta straziante che segnerà il corso della loro vita.
E’ impossibile non sentirsi travolti dalla loro storia e dalle emozioni che emergono fin dalle prime pagine. Il tema è particolarmente delicato, la maggior parte degli eventi si svolgono durante la Seconda Guerra Mondiale, ma le parole diventano pura poesia nelle mani della Richman. Ci sono molti autori che hanno il talento di saper raccontare una storia, ma si contano quelli che riescono a comporre un’opera di così tanta bellezza.
“In my old age, I have come to believe that love is not a noun but a verb. An action. Like water, it flows to its own current, If you were to corner it in a dam, true love is so bountiful it would flow over. Even in separation, in death, it moves and changes. It lives within memory, in the haunting of a touch, the transience of a smell, or the nuance of a sigh. It seeks to leave a trace like a fossil in the sand, a leaf burned into baking asphalt.”

Rachele
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Quando Kia e Mon mi hanno chiesto di unirmi a loro nella lettura non sapevo se ce l’avrei mai fatta. I miei impegni sono tanti e il tempo poco, ma ho accettato. La lettura di gruppo mi piace molto e non volevo rinunciarci.
Il libro alla fine l’ho divorato, forse la seconda settimana è quella che mi è piaciuta di meno perché più descrittiva, di racconto. Invece a me piacciono i fatti, l’azione, l’ansia.
Comunque, i personaggi, sia principali che non, sono tutti fantastici, secondo me tutti rimangono nel cuore. Adoro Lenka, un po’ meno Josef, adoro la tata di Lenka, Rita e tutti quelli che sono comparsi nel libro. Anzi no, tutti no, i cattivoni delle SS non mi piacciono per nulla, mi chiedo sempre come cavolo facevano ad andare dormire tranquilli, o come facevano ad avere la coscienza pulita.
La storia è scorrevole e gli ultimi 15 capitoli ho pianto, non dico tutto il tempo, ma quasi. Questi libri a me piacciono, mi segnano e mi insegnano un sacco di cose, e sempre di più il rispetto per gli altri, l’essere gentili, avere un cuore grande. Il mondo è così difficile e duro che non dovrebbe esserci la malvagità, ma purtroppo mi rendo che c’è sempre stata e va solo a peggiorare.
Quindi quando leggo questi libri mi prometto sempre di leggerne di altri altrettanto belli, di consigliarli a tutti e sopratutto di non riempire la mia mente e cuore con cattiverie gratuite, malignità, ma essere sempre amorevole con tutti per riequilibrare un po’ il mondo e, almeno io, sentirmi in pace e serena con me stessa.
Il mio consiglio? Leggete questo libro!

Veronica
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Quando ho letto la trama del libro, credevo di leggere della storia d’amore di Lenka e Josef e del suo sopravvivere al tempo e gli orrori dell’Olocausto. Invece non è stato così, o almeno non solo. Quello che mi rimarrà a mente di questo libro sono due cose:la prima in assoluto è la voce che l’autrice ha dato ai milioni di ebrei imprigionati nel campo di Terezin con le loro storie drammatiche e strazianti; però allo stesso tempo non ha impedito loro di trovare un po’ di gioia grazie alla musica e al disegno. E proprio grazie al disegno, i prigionieri sono riusciti a documentare a costo della vita le ingiustizie e le misere condizioni umane degli abitanti di Terezin.
La seconda cosa è Lenka, che vive l’esperienza delle segregazione e della deportazione senza mai pentirsi della scelta che ha fatto, ma anzi cercando il calore e il conforto della sua famiglia fino alla fine.
Aggiungo solo una cosa: ma secondo voi, non era meglio lasciare il titolo originale? Spiega meglio tutto il libro no? Un giorno solo, tutta la vita che significa? The lost wife invece rende tutta la disperazione di Josef.

Mon
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Sono mesi che non riesco a scrivere nulla di concreto su un libro, ma questa settimana tocca ai commenti e quindi ci provo.
Non sono un amante dei romanzi/libri/film ambientati durante il periodo nazista, un po’ perché è un argomento che mi turba tantissimo a livello emotivo e un po’ perché proprio non mi piace come periodo, ma quando Karen ha proposto questo romanzo, non ho saputo dire di no.
Sapevo che il romanzo avrebbe avuto una fine più o meno positiva, se non da “e vissero per sempre felici e contenti” e quindi mi sono buttata nella lettura con in mente l’idea di un lieto fine.
Sono contentissima di averlo letto perché un tema delicato come quello dei campi di concentramento e della guerra è stato trattato con una delicatezza sconcertante, pur non risparmiando descrizioni crude e avvenimenti poco felici. Mi ha fatto scoprire cose che non sapevo, come l’esistenza di disegni e poesie scritte dai bambini all’interno del campo o di cori veri e propri che cantavano opere per intrattenere un minimo le persone o semplicemente per provare a ribellarsi un po’.
I personaggi mi sono piaciuti tutti e ognuno di loro viveva nella mia mente mentre leggevo. Vedevo Lenka e Josef innamorarsi lentamente, vedevo la loro felicità il giorno del matrimonio e la paura nel momento in cui si sono dovuti separare. Ho vissuto con Lenka e la sua famiglia ogni passo verso il campo e ogni cosa sopportata all’interno di esso.
Sto cercando di non spoilerare nulla, ma è complicato perché ci sarebbe così tanto da dire su quello che accade ai protagonisti. La storia di Lenka è quella che turba di più forse, ma è Josef quello che fa riflettere di più. Il racconto della sua vita, la sua capacità di stare accanto ad una donna che, come lui, ha perso tutto nella vita, il suo amore incondizionato per figli e nipoti mi ha dato la sensazione di voler far riflettere il lettore sulla vita a tutti i costi. Ad un certo punto, mentre leggevo di Lenka, mi chiedevo come potessi io, a volte, lamentarmi della mia vita, quando ci sono persone che hanno vissuto orrori simili e sono riuscite, seppur con i fantasmi a tormentarli, ad andare avanti.
Insomma, una storia meravigliosa, ambientata in un periodo terribile che riesce però a regalare emozioni fortissime. Un libro decisamente da leggere e ricordare.

Kia
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Siamo arrivati in fondo, ed è ora che anche io esprima il mio pensiero su questo libro visto che finora vi ho detto solo cosa penso di questa fantastica esperienza di lettura di gruppo.
Che dire del libro? L’argomento, quello dello sterminio nazista e dei campi di concentramento, lo si vede ormai un po’ in tutte le salse. Questo può essere visto sia come un bene che come un male. Nel primo caso perché anche i romanzi aiutano a non dimenticare quello che è stato, perché se anche i fatti vengono romanzati i fatti storici rimangono quelli, qualcosa di vero c’è e sicuramente ci rimmarrà in testa. Il lato negativo è semplicemente che qualcuno si potrebbe anche stufare di sentire sempre la ‘stessa storia’, vedendo quello che è successo come qualcosa in un certo senso meno importante di quello che è realmente. Una specie di inflazione per intenderci. Per questo di solito tendo a selezionare con cura quali romanzi ambientati in questo periodo storico voglio leggere. Quando Karen ha proposto questo libro, già solamente leggendo la trama mi sono commossa. E quindi è stato un ‘Sì’ senza nessuna esitazione.
Fin dai primi capitoli ho amato un po’ tutti i personaggi, nel bene e nel male. Nella prima parte del libro ho trovato che Josef fosse meglio caratterizzato, probabilmente perché la sua storia, nei salti temporali del doppio POV, lo vede già più adulto, più maturo e con più vita sulle spalle. Le sue riflessioni mi hanno fatta pensare fin dalle prime pagine e ci sono stati del passaggi che ho davvero amato. Non a caso le citazioni un po’ di tutte vengono da sue riflessioni. Lenka all’inizio è più ragazzina, e la sua leggerezza viene forse resa maggiormente da questa differenza rispetto al marito. Lei ha vissuto meno, in un certo senso ha meno da trasmettere e raccontare, e per questo il suo personaggio non è così profondo. Verso la metà del libro, per ovvi motivi, cresce anche lei, diventando, soprattutto negli ultimi capitoli – almeno secondo me – molto simile a Josef ed Amalia.
Devo dire la verità, i personaggi mi sono piaciuti un po’ tutti. La mamma di Lenka per la sua forza fino in fondo, per l’affetto che dimostra non solo alla sua famiglia ma anche a Lucie e a sua figlia. La sorella di Lenka, che per quasi tutto il libro resta piuttosto in secondo piano, si riscatta dando esempio della sua tenacia verso la fine del libro. E ovviamente Josef e Lenka, il primo per il suo amore sconfinato. Non solo per Lenka ma per la vita. Per la sua forza, per il suo voler bene ad Amalia nonostante tutto, per il suo cercare di farla stare bene, per il suo amore per figli e nipoti. Lenka per la sua forza di volontà, che riesce a trasmettere a chi le sta intorno, per il suo amore per la famiglia che sormonta qualsiasi cosa. Per la sua fiducia nella vita, quella che la tiene in piedi fino all’ultimo, fino alla liberazione. Quella stessa fiducia che prova a trasmettere agli altri, aiutandoli fino al limite del possibile, mettendo in gioco tutta sè stessa.
Non ho pianto durante la lettura, ma più di una volta mi sono trovata con gli occhi lucidi. Il libro è tanto profondo quanto bello, duro e triste allo stesso tempo. L’ho adorato, così come ho adorato leggerlo con questo fantastico gruppo di ragazze potendolo commentare in ogni momento. E ve lo consiglio davvero.

Ed eccoci arrivati proprio in fondo a questa esperienza, sperando di aver coinvolto, nel limite del possibile, anche voi lettori occasionali. E magari di avervi invogliati a partecipare alla prossima.

Teaser Tuesday #34

Buongiorno a tutti.
Il Teaser di oggi l’ho tratto da un libro appena iniziato stamattina e di cui, quindi, non so dirvi ancora nulla. L’ho iniziato perché riesco a inserirlo nella Reading Challenge 2015 ed è uno di quei libri che aspettano da tempo di essere letti. Si tratta de ‘L’allieva’ di Alessia Gazzola. Vi saprò dire se mi è piaciuto.

teaser tuesday

Arthur mi sembra così diverso da me. Veniamo da due mondi così distanti da sembrare paralleli e non appartenenti a un universo comune. Non guardavamo nemmeno gli stessi cartoni animati da bambini. Non parliamo la stessa lingua madre. Non abbiamo gli stessi interessi e forse nemmeno gli stessi obiettivi. Eppure, tra di noi si sta creando qualcosa di simile a un incanto.
Da un’autoradio si sente provenire la musica di Severi Seas of Rhye dei Queen. È quasi mezzanotte, l’aria di questa notte fredda pizzica le mie guance, la mia mano finisce col cercare quella di Arthur. Lui la stringe; la sua mano è calda, lievemente screpolata come spesso accade alle mani degli uomini in inverno.
Arthur esercita su di me un’attrazione incontrollabile e non so quanto dipenda dalla sua bellezza e dal suo fascino cosmopolita, e quanto dalla sua personalità un po’ eccentrica. In sua presenza molti sono i pensieri che mi sfuggono e le sensazioni che si mischiano e mi confondono. Rischio seriamente di innamorarmene.

Primo appuntamento – L’ALLIEVA di Alessia Gazzola

divisore dx

l'allieva
Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po’ distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l’istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall’affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all’omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un’aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima.

kia firma

Recensione: American Sniper di Clint Eastwood

Buongiorno a tutti! Venerdì scorso ho finito tirocinio quindi da oggi posso dedicarmi full-time alla tesi visto che il tempo stringe. Ieri sera come al solito non sapevo che genere di film avessi voglia di guardare e alla fine ho scelto ‘American Sniper’, un filmetto giusto leggero per concludere la settimana. Nuovo lunedì, un anno in più per me oggi (eh già, la vecchiaia colpisce anche me) e mille cose ancora da fare. Ma basta parlare di me e concentriamoci sul film.

american sniper
Titolo: American Sniper
Titolo originale: American Sniper
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2014
Durata: 133 min
IMDB

Il film racconta la storia del Navy SEAL Chris Kyle (Cooper), che registrò il più alto numero di uccisioni come cecchino americano. Fu così temuto dagli insurrezionalisti iracheni da ricevere il soprannome al-Shaitan (“il diavolo”). Nel 2013 Kyle è stato ucciso in un poligono di tiro, da un altro veterano. Il film è tratto dal libro “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History”.

 

La prima cosa che ho pensato appena sono iniziatii titoli di coda è stata: “Hey man, this was tough!” perdonatemi l’espressione inglese ma dopo due ore in cui i protagonisti continuano a riferirsi tra di loro usando ‘man’, sono stata anch’io contagiata. Il film si basa sull’autobiografia di Chris Kyle, ovvero uno dei migliori cecchini dell’esercito americano e sulle sue missioni in Iraq. Di conseguenza non si tratta di un film facile da guardare ma soprattutto da recensire: il rischio è quello di iniziare un lungo dibattito sulla guerra. Siamo tutti sensibili a questo tema e di conseguenza un film che parla di un qualcuno che ha partecipato attivamente ad una guerra che dura tutt’ora, ci vuole ricordare che non si tratta di storia ma del presente e ovviamente questo non è facile da digerire.

Diretto da Clint Eastwood che a mio parere si conferma sempre un ottimo regista qualsiasi storia diriga, il film racconta in maniera viva le scene di guerra. Quello che più secondo me cattura l’attenzione e la partecipazione dello spettatore l’alternarsi di inquadrature di villaggi iracheni provati dalla guerriglia e scene in cui si vede attraverso il mirino di Chris gli obiettivi da abbattere. Soprattutto nelle seconde, la tensione sale esponenzialmente in quanto hai gli occhi fissi sull’obiettivo del cecchino e non senti nessun rumore se non il fruscio dell’aria e quello del respiro di chi sta sparando.

Il film comunque vuole cercare non solo di riportare i fatti ma anche dimostrare le due facce di chi va in guerra ovvero il senso di dovere verso la causa e verso i compagni e la voglia di stare con la propria famiglia. Diciamo che il film trasmette bene questo conflitto personale che ogni soldato chiamato in guerra affronta. L’unica cosa che secondo me si poteva modificare sarebbe stato dare un po’ più di spazio raccontando degli anni successivi al suo ritiro definitivo dal campo di battaglia e di come sia stato difficile reinserirsi nella società.

Un’interpretazione da parte d Bradley Cooper davvero intensa e capace di arrivare allo spettatore (ultimamente ha fatto dei film in cui ricopre dei ruoli di spessore in cui possiamo sperimentare la sua bravura). Nonostante abbia avuto molte nomination per gli Oscar, ha vinto solo quello per miglior montaggio sonoro, anche se Bradley secondo me se lo meritava tutto a mio modesto parere. Un film davvero interessante e raccontato attraverso l’esperienza diretta di persone che erano in prima linea e che offre un’occasione per riflettere su quello che accade intorno a noi.

rating 4
anna firma

Weekly Recap #28

Buonasera!
Questa settimana c’è un commento in meno, ma non è colpa mia. Ci ho messo un paio di ore per capire che la puntata di Grey’s Anatomy non era andata in onda e che la stavo cercando per niente in mille siti.
A parte questo piccolo dettaglio, le puntate di questa settimana mi sono piaciute davvero un sacco e sono curiosissima di vedere come andrà avanti la cosa. Già che ci sono faccio un piccolo annuncio riguardante il Weekly Recap della prossima settimana.
Vado in vacanza questa settimana, quindi non riuscirò a vedere le puntate e tanto meno a scrivere il post, che verrà quindi unito a quello della settimana dopo, un po’ come era successo un paio di settimane fa. Mi spiace, ma mi risulta davvero impossibile vederle mentre sono via.

Ora la pianto di blaterare e vi lascio alla lettura!

doctor who

Doctor Who 9×06
È stato un episodio un po’ strano, senza la presenza di Clara se non alla fine. Il Dottore sta viaggiando alla ricerca di un oggetto alieno particolarmente potente che si trova nelle mani di un uomo che lo considera solo un gioiello prezioso. Durante la sua ricerca, però, si imbatte in Ashildr, anni e anni dopo averla salutata nel villaggio vichingo. La ragazza appare fredda, distaccata da ogni cosa, quasi priva di emozioni. Il Dottore non si spiega questo cambiamento, ma solo una volta entrato in casa sua e dopo aver letto alcune delle cose che le sono accadute in quegli anni, inizia a capire. La ragazza ha vissuto mille vite, vedendo ogni persona morire intorno a lei, inclusi i suoi figli. Dopo aver provato tale dolore, ha deciso che stare da sola e non legarsi più a nessuno è la cosa migliore per tutti.
Per anni ha sperato che il Dottore ritornasse per poter andare con lui a vivere avventure. Spiega che questa vita inizia a starle stretta e un po’ la capisco. Costretta a vivere attraverso ogni epoca, senza poter davvero vivere perché la sua situazione verrebbe notata. Una ragazza che non invecchia mai e non cambia con il passare del tempo salterebbe all’occhio.
Ashildr vorrebbe fuggire e cerca l’aiuto di un alieno che vorrebbe usare la pietra che il Dottore sta cercando per aprire un portale su altri mondi. Il Dottore ovviamente lo scopre e cerca di fermarla, ma la ragazza è irremovibile e pronta a sacrificare tutto per andarsene, finché il Dottore non le ricorda di avere un cuore e delle emozioni che vale la pena di vivere.
Mi è piaciuto che lei abbia deciso di spendere la sua vita immortale a difendere il mondo dal Dottore e da ciò che lascia quando se ne va. Non ci si pensa mai molto a quello che succede quando una companion viene lasciata indietro e “sostituita”. Il periodo di Clara dovrebbe essere quasi giunto al termine ma, a meno che non muoia, verrà lasciata a vivere la sua vita, con i ricordi di ciò che ha visto e vissuto come unico legame all’uomo che le ha cambiato la vita. Sono curiosa di vedere chi prenderà il suo posto e aiuterà il Dottore ad andare avanti, ma a chi rimane indietro chi ci pensa? Forse, avere un personaggio coem Ashildr che si prende cura di queste persone non è così male. Mi piacerebbe rivederla prima o poi, ma ci toccherà aspettare e vedere cosa gli autori hanno in serbo per noi.

 

how to get away with murder

How To Get Away With Murder 2×06
Ogni settimana cerco di convincermi che questa serie non potrà sconvolgermi più di così, ma a quanto pare mi sbaglio puntualmente. Il caso della settimana non mi ha coinvolto poi così tanto perché la mia concentrazione è tutta sul caso degli Hapstall e sulla notte in cui Annalise viene attaccata. A inizio puntata vediamo un Frank agitatissimo (fin troppo) che corre dietro ad Annalise in ospedale e supplica i medici di non lasciarla morire. Allontanato, si dirige verso la sua macchina dove, riacquistato un comportamento composto (segno che pochi istanti prima stava fingendo) si mette alla guida. In macchina con lui, però, c’è il corpo di Catherine Hapstall. Torniamo indietro a qualche settimana prima e vediamo Asher preoccupato per la sua sorte e quella del padre, mentre Annalise gli promette di avere tutto sotto controllo. I ragazzi cercano un sospettato per l’omicidio dei genitori Hapstall, ma nel suggerire persone ai fratelli, riescono solo a farli arrabbiare e a rendersi ancora meno degni di fiducia. Alla fine, però, Oliver li aiuta a trovare una pista. Pare che la zia dei fratelli Hapstall (quella morta in una delle prime puntate) abbia avuto un figlio e lo abbia dato in adozione. Questo figlio, che nessuno sa dove si trovi, potrebbe essere il sospettato ideale, in quanto erediterebbe una fortuna se i due fratelli sparissero. In un’inquietantissima scena, vediamo Ollie che rivela a Connor di aver trovato il sospettato e di essere entrato nel suo computer. Non si è accorto però, che l’altro ha fatto lo stesso e li sta osservando dalla webcam del pc.
Spero vivamente che Oliver non si metta nei guai perché non so come la prenderei se gli succedesse qualcosa.
Per quanto riguarda il caso Rebecca, Nate si è tirato indietro dopo aver perso la moglie e aver fatto una scenata a Annalise. Wes non riesce a darsi pace e insieme a Laurel vanno a chiedere spiegazioni a Frank che però continua a mentire sulla cosa con molta nonchalance. Non so quando verrà fuori il tutto, ma prima o poi è destinata a venire fuori la verità e sono curiosa di vedere come si svolgerà la cosa. Mi spiace un po’ per Frank e Laurel perché stanno costruendo qualcosa di bello, ma che non penso possa durare una volta che la ragazza scoprirà di cosa è capace il suo bell’uomo.

 

blindspot

Blindspot 1×06
Episodio davvero carino, anche se a tratti un po’ inquietante. Jane fa il suo primo sogno e sogna un uomo, con un tatuaggio sul braccio. Ne parla con il suo psicologo e lui fa tutta un’interpretazione sul significato del tatuaggio e sul desiderio di stabilità di Jane, mentre io ero fermamente convinta si trattasse di Weller e del desiderio represso della puntata prima. Il bacio, tra i due, non ce lo vogliono ancora regalare e a noi shippatori incalliti la cosa non piace. Salto direttamente alla fine ignorando il caso della settimana, per ora, perché negli ultimi secondi della puntata scopriamo che il misterioso uomo con cui Jane si è data da fare in sogno non è Weller, ma un altro manzo che la sta osservando dalla strada. Giusto un pelo inquietante, ma vabbè.
Il caso della settimana mi è piaciuto un sacco. Una ragazza di 17 anni, nota hacker, viene portata in FBI perché ha creato un software in grado di tracciare i GPS installati nelle macchine del governo. La ragazza credeva di lavorare per una divisione del governo, ma purtroppo non era vero e scopre di aver sempre aiutato i “cattivi”. Jane si sente particolarmente vicina alla situazione della ragazza, che vive da sola e non ha nessuno a cui appoggiarsi. Fino ad ora non era stato mostrato, ma Jane sta avendo dei problemi a trovare il suo posto nel mondo al di fuori della squadra. Quando tutti tornano a casa da qualcuno o hanno persone da chiamare nel momento del bisogno, Jane si rende conto di essere sola. Weller, accusato di avere poca obiettività nel caso di Jane, cerca di mantenere le distanze dalla donna, forse esagerando.
Grazie alla hacker scopriamo anche che ogni tatuaggio potrebbe avere altri significati e la squadra si ritrova a dover riguardare tutti i tatuaggi già “usati” per vedere se nascondono altri indizi.
Sono davvero curiosa di vedere se l’uomo misterioso sarà un amico o un nemico e se c’è una nuova coppia da shippare in arrivo.

 

quantico

Quantico 1×05
Bella bella bella! La storia riprende da dove era stata interrotta la scorsa settimana. Alex è a casa di Shelby e la tiene in ostaggio. La bionda non sembra volerle credere e cerca di convincerla a consegnarsi alle autorità, ma Alex non vuole arrendersi. Ryan e Simon non possono fare granché da lontano e iniziano a preoccuparsi quando viene dato l’ordine di non prendere in custodia Alex, ma di ucciderla se qualcuno dovesse vederla.
I vari giornali e telegiornali, intanto, iniziano a parlare della cosa e vengono divulgate storie sulla ragazza per convincere la gente che si tratta di una terrorista (usando una foto di lei in costume in cui sembra una modella, non si sa bene come la cosa dovrebbe convincere la popolazione di avere davanti una persona pericolosa, ma vabbè). Alex, a questo punto, decide di provare a dire la sua sulla faccenda, con l’aiuto di un gruppo di hacker, conosciuto come The Unknown.
L’FBI riesce a rintracciare il luogo da cui viene trasmesso il messaggio di Alex e si ritrovano davanti ad una moschea piena di gente in preghiera. Alex a quanto pare aveva pensato proprio a tutto e riesce a fuggire sotto gli occhi di tutti vestita da una delle donne presente nella moschea. Nessuna la vede e la ragazza riesce ad andarsene e raggiungere una stanza d’albergo in cui The Unknown le consegna documenti nuovi per potersene andare.
Shelby, lasciata sotto la moschea, viene recuperata dagli agenti dell’FBI, ma non rivela niente che possa compromettere Alex, Ryan o Simon. Si è convinta dell’innocenza dell’amica. I tre, insieme, recuperano una lista degli agenti presenti sulla scena al momento dell’attentato per capire chi, della loro classe, si trovava lì e scoprono che Caleb era lì. Nuovo sospettato?
Piccola menzione per quello che succede durante il training, perché un pochino merita! La classe viene allenata per andare sotto copertura e la maggior parte se la cava piuttosto bene. Lasciati soli, Alex e Ryan si danno alla pazza gioia per somma soddisfazione di chi li shippa senza via di ritorno. Altra coppia che ci spingono a volere dalla prima puntata e che ci regala un bel po’ di movimento è quella formata da Shelby e Caleb. In questo episodio i due continuano a punzecchiarsi e alla fine la cosa si trasforma in un bel po’ di sana azione. Sono davvero curiosa di vedere come andrà avanti la cosa!

 

mon firma