Teaser tuesday

Teaser Tuesday #59

Buongiorno!
Finalmente questa settimana un Teaser che cade il giorno giusto.
Visto che ci sono, state seguendo e partecipando a #ikigaimaggiodeilibri sulle nostre pagine Facebook e Instagram??
Tornando al teaser, oggi vi lascio un passaggio del terzo libro della serie di Alice Allevi di Alessia Gazzola: ‘Le ossa della Principessa’. Qualcuno l’ha letto?
Ah, tanto per cambiare io sto aspettando la serie tv tratta da questi libri, se qualcuno ha informazioni mi faccia sapere 🙂
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In Istituto, mentre fingo di ascoltare uno studente che ripete alcuni argomenti di medicina legale prima di sostenere l’esame, penso a tutto fuorché alle ferite d’arma da sparo, che questo giovane virgulto conosce a memoria e proclama come un pappagallino ammaestrato.
Alla Wally piace pensare di gestire un dipartimento illuminato e confortevole, in cui lo studente è messo in condizioni di dare il meglio. Naturalmente non è lei a occuparsene: il fardello ricade sugli specializzandi come me.
Questo coso ventitreenne con un taglio di capelli alla Ivan Drago in Rocky IV ha l’esame tra due ore e non vedo come potrebbe essere più preparato. È tutto agitato, sotto le ascelle una larga chiazza di sudore.
«Dottoressa, mi sta ascoltando?»
«Certo» ribatto prontamente. In realtà stavo pensando a quegli stivali scamosciati avion che somigliano tanto a quelli di Valentino. Li ho visti ieri pomeriggio ma non li ho presi perché li ho giudicati troppo cari e mi sono ripromessa di diventare meno spendacciona. La notte però ha portato consiglio e ho deciso di comprarli oggi, senza perdere altro tempo perché qualcuno potrebbe notarli e soffiarmeli sotto il naso.
«Ho dato la definizione corretta? Perché sa… quest’argomento è difficile…»
«Sì, stai tranquillo, sei una bomba» rispondo allegramente e mi dico che prestarmi a questo supplizio con indosso quegli stivali sarebbe di certo più tollerabile. Sul suo viso terrorizzato dagli occhi ovini si dipinge un sorriso pieno di speranza. «Ci tengo molto… vorrei chiedere l’internato, dopo l’esame. Vorrei fare il medico legale.»
Annuisco piena di empatia e mi astengo dal dirgli ripensaci finché sei in tempo!
Con una solidale pacca sulla spalla gli dico: «In bocca al lupo».

Nevermind, I’ll find someone like you – LE OSSA DELLA PRINCIPESSA (Alice Allevi #3) di Alessia Gazzola

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le ossa della principessaBenvenuti nel grande Santuario delle Umiliazioni. Ossia l’istituto di medicina legale dove Alice Allevi fa di tutto per rovinare la propria carriera di specializzanda. Se è vero che gli amori non corrisposti sono i più strazianti, quello di Alice per la medicina legale li batte tutti.
Sembrava quasi che la sua tormentata esistenza in Istituto le avesse concesso una tregua, quanto bastava per provare a mettere ordine nella sua sempre più disastrata vita amorosa, ma ovviamente non era così. Ambra Negri della Valle, la bellissima, brillante, insopportabile e perfetta Ape Regina, è scomparsa. Difficile immaginare una collega più carogna di lei, sempre pronta a mettere Alice in cattiva luce con i superiori, come se non ci pensasse lei stessa a infilarsi nei guai, con tutti i pasticci che riesce a combinare. Per non parlare della storia di Ambra con Claudio Conforti, medico legale affermato e tanto splendido quanto perfido, il sogno proibito di ogni specializzanda… E forse anche di Alice.
Ma per quanto detesti Ambra, Alice non arriverebbe mai ad augurarle la morte. Così, quando dalla procura chiamano lei e Claudio chiedendo di andare a identificare un cadavere appena ritrovato in un campo, Alice teme il peggio. Non appena giunta sulla scena del ritrovamento, però, mille domande le si affollano in mente: a chi appartengono quelle povere ossa? E cosa ci fa una coroncina da principessa accanto al corpo?

kiafirma

Teaser T-T-Wednesday #58

Buondì!
Teaser di mercoledì anche questa settimana, ma spero possiate perdonarmi. Aprile si sta rivelando un mese di riletture per me e questa volta tocca ad un libro che ho scelto di rileggere in occasione dell’uscita del film da esso tratto prevista per giugno. Lo avete letto? Vi è piaciuto?
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Trovai i rasoi e la schiuma da barba nel mobiletto del bagno, ben nascosti dietro i pacchetti di salviettine rinfrescanti e il cotone idrofilo, come se non fossero stati usati da tempo. Feci entrare Will nel bagno, riempii il lavabo di acqua tiepida, gli feci inclinare leggermente indietro il poggiatesta e poi gli sistemai una salvietta calda sotto il mento.
«Cos’è? Siamo dal barbiere? A cosa serve questa salvietta?»
«Non so» confessai. «Nei film fanno così. È come l’acqua calda e gli asciugamani quando una donna sta per partorire.»
Non riuscivo a vedere la sua bocca, ma nei suoi occhi apparve una leggera nota di allegria. Volevo che restassero così. Volevo che fosse felice, che dal suo viso sparisse quell’espressione tormentata e diffidente. Chiacchierai a vanvera. Raccontai barzellette. Iniziai a canticchiare a bocca chiusa. Qualsiasi cosa, pur di prolungare quel momento prima che Will si incupisse di nuovo.
Mi rimboccai le maniche e cominciai a insaponargli il mento con la crema da barba, distribuendola fino alle orecchie. Poi ebbi un attimo di esitazione, con la lama sospesa sul mento. «È questo il momento giusto per dirti che finora non mi sono mai spinta oltre la depilazione delle gambe?»
Chiuse gli occhi e appoggiò indietro il capo. Iniziai a grattargli dolcemente la pelle con la lametta, il silenzio rotto soltanto dal rumore dell’acqua che schizzava quando vi immergevo il rasoio per sciacquarlo. Lavoravo senza parlare, studiando il viso di Will Traynor mentre procedevo, le rughe che solcavano gli angoli della bocca, rughe che sembravano troppo profonde per la sua giovane età. Gli scostai i capelli e notai le inequivocabili tracce dei punti, forse del suo incidente. Vidi le occhiaie violacee che parlavano di tante notti insonni, e il solco fra le sopracciglia che tradiva una silenziosa sofferenza. Dalla sua pelle si sprigionava una calda dolcezza, il profumo della schiuma da barba e qualcosa che era caratteristico di Will, discreto e raffinato. Il suo volto cominciò ad apparire e capii quanto dovesse essere stato facile per lui attrarre una donna come Alicia.
Proseguii lentamente e con cautela, incoraggiata dal fatto che in quel momento Will sembrava tranquillo. Mi balenò il pensiero che gli unici contatti fisici che aveva erano legati a qualche intervento medico o terapeutico, e così lasciai che le mie dita si posassero delicatamente sulla sua pelle e cercai di rendere i miei movimenti quanto più possibile diversi da quelli efficienti e disumanizzati che caratterizzavano le interazioni di Nathan e dei medici con il loro paziente.
Radere Will era un’esperienza curiosamente intima. Man mano che continuavo, mi rendevo conto che avevo dato per scontato che la sua sedia a rotelle avrebbe costituito una barriera, che la sua disabilità avrebbe impedito l’insinuarsi di qualsiasi tipo di implicazione sessuale. Stranamente non stava andando così. Era impossibile restare così vicino a qualcuno, sentire la sua pelle tendersi sotto i tuoi polpastrelli, respirare il suo respiro e avere il suo viso a pochi centimetri dal tuo senza sentirsi un po’ destabilizzati. Quando arrivai all’altro orecchio, avevo già cominciato a sentirmi a disagio, come se avessi oltrepassato una barriera invisibile.
Forse Will era in grado di interpretare i sottili cambiamenti della mia pressione sulla sua pelle, o forse era semplicemente più pronto a recepire gli umori delle persone intorno a sé. Fatto sta che aprì gli occhi, e scoprii che mi stava fissando.
Vi fu una breve pausa, poi disse in tono impassibile: «Ti prego, non dirmi che mi hai rasato le sopracciglia».
«Soltanto una» replicai. Sciacquai il rasoio, sperando che il rossore sulle mie guance fosse già scemato quando mi voltai.

Capitolo 7 – IO PRIMA DI TE di Jojo Moyes

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io prima di te
A ventisei anni, Louisa Clark sa tante cose.
Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell’autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione.
A trentacinque anni, Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un’esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti.
E nessuno dei due sa che sta per cambiare l’altro per sempre.
Io prima di te è la storia di un incontro. L’incontro fra una ragazza che ha scelto di vivere in un mondo piccolo, sicuro, senza sorprese e senza rischi, e un uomo che ha conosciuto il successo, la ricchezza e la felicità, e all’improvviso li ha visti dissolversi, ritrovandosi inchiodato su una sedia a rotelle. Due persone profondamente diverse, che imparano a conoscersi senza però rinunciare a se stesse, insegnando l’una all’altra a mettersi in gioco.
Jojo Moyes ha scritto un romanzo con un incantevole sapore di verità e una leggerezza piena di sentimento, che tratta un tema difficile e doloroso con grande sensibilità e senza alcuna retorica. Profondo e divertente, commovente e sincero, Io prima di te conquista i lettori pagina dopo pagina portandoli a guardare la vita con gli occhi di Lou e Will, due personaggi tanto credibili quanto indimenticabili.

mon firma

Teaser T-T-Wednesday #57

Buongiorno!
Vi chiedo scusa, ma ieri ero senza connessione e non ho potuto pubblicare. Quindi sono qui oggi, con un Teaser T-T-Wednesday a sostituire il Teaser di ieri. Mi faccio perdonare lasciandovi un passaggio dell’ultimo libro che ho letto e adorato alla follia: Il giardino d’estate di Paullina Simons, l’ultimo volume della trilogia de Il Cavaliere d’Inverno. Nei prossimi giorni arriverà anche una recensione 🙂teaser tuesday

Ogni sera, quando Alexander rientrava, la casa profumava di cibo e pane fresco, e Tania era elegante e sorridente. Lo accoglieva sulla soglia e lo baciava, i magnifici capelli sciolti sulle spalle. Alexander annunciava: “Tania, sono tornato!” e lei rideva, proprio come aveva riso quando aveva diciassette anni a Leningrado, nel Quinto Soviet. Si prendeva cura di lui, dei suoi figli, della sua casa, della sua vita, come aveva fatto a Coconut Grove, come aveva fatto a Bethel Island.
Vissero mentre il loro primogenito era tra il fango dei monti di Dakto. Vissero mentre era in Cambogia, nel Khammouan e mentre era impegnato a cacciare i
Vietcong da Khe Sahn. Vissero mentre combatteva sul fiume Perfume a Hué. Vissero e si sentirono in colpa, inviarono pacchi di sopravvivenza e si sentirono meglio, ricevettero sue notizie e si sentirono ancora meglio. In quegli anni Anthony non tornò mai in America, ma telefonava a Natale e parlava con sua madre, dicendo, alla fine:
“Salutami papà”. Alexander ascoltava dall’altro apparecchio e diceva: “Sono qui, figliolo”. E chiacchieravano per qualche istante.
“Come va laggiù?”
“Oh, bene, bene. Per lo più aspettiamo gli ordini e ci affanniamo a eseguirli quando arrivano.”
“Già, talvolta succede.”
“Lo detesto.”
“Sì. Lo detestavo anch’io.”
“Niente campi di Verdun qui, niente battaglia di mezzi corazzati a Kursk. Siamo sempre nella giungla. Ed è maledettamente umido. Dev’essere com’è stata per te Santa Croce, Swietokrzyst.”
“Swietokrzyskie era gelida”, osserva Alexander. “Be’, guardati le spalle.”
“Sempre, papà, sempre.”
Gordon Pasha aveva quasi undici anni, Harry nove, Janie quasi sei, Tatiana
quarantacinque. Alexander ne aveva cinquanta.
La sera di sabato 20 luglio 1969 sedevano tutti con gli occhi incollati al televisore.
Tatiana avrebbe voluto che Anthony fosse lì con loro, e Pasha osservò, come se le avesse letto nel pensiero: “Ad Anthony piacerebbe questa roba”. Tatiana domandò al marito: “Che ora è a Kontum?” E Alexander rispose: “A Kontum è già domani”
mentre Neil Armstrong faceva un piccolo passo per l’uomo ma un balzo gigantesco per l’umanità, e metteva piede sulla Luna.
Il telefono squillò.
Tatiana e Alexander si voltarono l’una verso l’altro. I loro sguardi si rabbuiarono.
Non poteva essere nessuno dagli Stati Uniti, perché negli Stati Uniti tutti stavano guardando Neil Armstrong.
Tatiana non riuscì a rispondere; ci pensò Alexander.
Quando riapparve, era terreo.
Cos’avrebbero ricordato i bimbi della loro madre quel 20 luglio 1969?
Alzandosi a fatica, Tatiana raggiunse Alexander sotto l’arco dello studio. Aprì la bocca per parlare, ma non emise alcun suono. Cosa c’è? avrebbe voluto dire. Cosa c’è?
Anthony è scomparso, spiegò Alexander con voce impercettibile. Tatiana doveva nascondere la faccia ai suoi figli, doveva nascondere la faccia soprattutto al marito.
Non voleva che la vedesse così. Sapeva che la sua debolezza l’avrebbe spaventato.

La lunga linea grigia – IL GIARDINO D’ESTATE di Paullina Simons

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il giardino d'estate
Si erano incontrati alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, a Leningrado. Si erano amati fra gli stenti, la desolazione e le bombe di un assedio terribile, con la speranza di poter vivere un giorno altrove, in pace. Ora, 20 anni più tardi, davanti a un incerto futuro, quell’amore è messo alla prova. Tatiana e Alexander si sono miracolosamente riuniti in America, la terra dove tutto è possibile, e contano di ricostruirsi una vita insieme. Ma si devono confrontare con le ferite, il dolore, le fatiche che si portano dietro. Nonostante abbiano un figlio meraviglioso, Anthony, si sentono estranei l’uno all’altra. Ex capitano dell’Armata Rossa, Alexander vive con disagio il clima di paura e di sospetto della Guerra Fredda e Tatiana non riesce a ritrovare con il suo Shura l’intimità di un tempo. E quando pensano di essersi definitivamente lasciati alle spalle gli incubi della guerra, ecco che i fantasmi del passato tornano a minacciarli: Anthony, in conflitto con i genitori, si arruola volontario in Vietnam e scompare.

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Teaser Tuesday #56

Buon pomeriggio!
Oggi teaser tuesday tratto da una seria che ho deciso di ricominciare a leggere anche grazie all’uscita della prima stagione della serie tv: Shadowhunters. DI seguito troverete un estratto del primo libro, Città di Ossa.
teaser tuesday

La pelle di Clary venne sferzata da una doccia fredda di ricordi. Si ricordò di quando era sul marciapiede caldo accanto a Simon cercando di ripor-tare alla mente qualcosa che sembrava sfuggirle… Hai visto qualcosa?
Sembri distratta. No, niente. Era solo il gatto di Dorothea.
Ma Dorothea non aveva un gatto. «Tu eri lì, quel giorno» disse Clary.
«Ti ho visto uscire dall’appartamento di Dorothea. Mi ricordo i tuoi occhi.»
Magnus sembrava sul punto di fare le fusa. «Sono un tipo memorabile, è vero» si vantò. Poi scosse il capo. «Ma tu non dovresti ricordartelo. Appena ti ho visto, ho eretto un incantesimo duro come un muro. Avresti dovuto sbatterci il muso contro… psichicamente parlando.»
Se vai a sbattere il muso contro un muro psichico ti ritrovi dei lividi psi-chici o un naso rotto psichico? , si chiese Clary. «Se mi levi di dosso quell’incantesimo» disse «sarò in grado di ricordare tutte le cose che ho dimenticato? Tutta la mia vita? Tutta la memoria che mi hai rubato?»
«Non posso farlo.» Magnus sembrava a disagio.
«Cosa?» chiese Jace furente. «Perché no? Il Conclave ti impone di…»
Magnus lo guardò gelido. «Non mi piace che mi si dica cosa fare, piccolo Cacciatore…»
Clary vide quanto a Jace non piacesse essere chiamato “piccolo”, ma Alec parlò prima che potesse rispondere. La sua voce era morbida, ragionevole. «Non sai come invertirlo?» chiese. «L’incantesimo, dico.»
Magnus sospirò. «Dissolvere un incantesimo è molto più difficile che crearlo» spiegò. «La complessità di questo incantesimo, la cura che ho messo nel tesserlo… Se facessi anche solo il minimo errore nel disfarlo, la mente di Clary potrebbe restare danneggiata per sempre. E poi» aggiunse
«ha già iniziato a svanire. Gli effetti si dissolveranno da soli con il passare del tempo.»
Clary lo guardò. «E a quel punto riavrò tutti i miei ricordi? Tutto quello che è stato portato via dalla mia testa?»
«Non lo so. Potrebbero tornare tutti insieme, oppure un po’ alla volta.
Oppure potresti non ricordare mai quello che hai dimenticato nel corso degli anni. Ciò che mi chiese di fare tua madre è stata una cosa unica, per quanto mi riguarda. Non ho idea di cosa succederà.»
«Ma io non voglio aspettare.» Clary si strinse forte le mani in grembo, le dita così strettamente intrecciate che le punte divennero bianche. «Per tutta la vita ho sentito che c’era qualcosa che non andava in me. Qualcosa che mancava, qualcosa di danneggiato. Adesso so…»
«Io non ti ho danneggiata. » Questa volta era stato Magnus a interrom-perla, le labbra ritratte rabbiosamente a mostrare denti bianchi e affilati.
«Ogni adolescente del cavolo di questo mondo sente quello che sentivi tu: si sente rotto, fuori posto, diverso, come un principe nato per sbaglio in una famiglia di contadini. La differenza è che nel tuo caso è vero. Tu sei diversa. Forse non migliore… ma diversa. Ed essere diversi non è una passeggiata. Vuoi sapere com’è quando i tuoi genitori sono delle brave persone che vanno in chiesa e tu nasci con addosso il marchio del Diavolo?» Si indicò gli occhi con le dita contratte. «Quando tuo padre rabbrividisce solo a vederti e tua madre si impicca nel fienile, impazzita alla vista di suo figlio? Quando avevo dieci anni mio padre cercò di affogarmi in un torrente.
Io lo colpii con tutta la forza della mia mente. Lo carbonizzai dove si trovava. Alla fine andai a rifugiarmi dai sacerdoti della chiesa. Mi nascosero.
Dicono che la compassione è un cibo amaro, ma è sempre meglio dell’odio. Quando scoprii cos’ero in realtà, un essere solo per metà umano, mi odiai. E qualsiasi cosa è meglio di questo.»
Quando Magnus finì di parlare calò un silenzio assoluto. Con grande sorpresa di Clary, fu Alec a romperlo. «Non è stata colpa tua» disse. «Non si può decidere come nascere.»
L’espressione di Magnus era impenetrabile. «L’ho superato» disse.
«Credo tu abbia capito cosa volevo dire. Essere diversi non è necessariamente un bene, Clarissa. Tua madre stava cercando di proteggerti. Non fargliene una colpa.»
Le mani di Clary si rilassarono un po’. «Non mi importa se sono diversa» disse. «Voglio solo essere quello che sono.»

Capitolo 13: La persistenza della memoria – CITTÀ DI OSSA di Cassandra Clare

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città di ossaLa sera in cui la quindicenne Clary e il suo migliore amico Simon decidono di andare al Pandemonium, il locale più trasgressivo di New York, sanno che passeranno una nottata particolare ma certo non fino a questo punto. I due assistono a un efferato assassinio a opera di un gruppo di ragazzi completamente tatuati e armati fino ai denti. Quella sera Clary, senza saperlo, ha visto per la prima volta gli Shadowhunters, guerrieri, invisibili ai più, che combattono per liberare la Terra dai demoni. In meno di ventiquattro ore da quell’incontro la sua vita cambia radicalmente. Sua madre scompare nel nulla, lei viene attaccata da un demone e il suo destino sembra fatalmente intrecciato a quello dei giovani guerrieri. Per Clary inizia un’affannosa ricerca, un’avventura dalle tinte dark che la costringerà a mettere in discussione la sua grande amicizia con Simon, ma che le farà conoscere l’amore.

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