Teaser tuesday

Teaser Tuesday #177

Buongiorno lettori!
Il teaser di oggi è tratto da Big Apple di Marion Seals, uno dei libri che ho attualmente in lettura. Mi era stato consigliato già parecchio tempo fa, ma ne avevo sempre rimandato la lettura. Per il momento mi sta piacendo, è leggero e divertente e Lex e Dora sono fantastici.

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Indossa uno dei suoi spezzati strappamutande – a chi piace il genere – con giacca grigia, pantaloni neri, camicia nera e cravatta abbinata. Sembra Richard Gere e quasi me lo immagino a testa in giù mentre scolpisce i suoi addominali e…
«Non riesco più a trovare l’ultima versione del manoscritto della Ferbes. L’avevo archiviato nella cartella comune perché volevo che se ne occupasse lei, Fedora. Stamattina però sono entrato e non ce n’era traccia.»
Di tutta la conversazione l’unica cosa che mi rimane è “perché volevo che se ne occupasse lei, Fedora”. In più di due anni, mai era capitato che mi domandasse una cosa del genere.
«Lei voleva chiedermi di occuparmi del manoscritto inedito della Ferbes? Lo stesso manoscritto che milioni di persone stanno aspettando da mesi come manna dal cielo? Quel manoscritto su cui abbiamo l’esclusiva e che ci frutterà una vagonata di milioni di dollari in introiti? L’unico manoscritto che mi abbia mai chiesto di visionare e lei se lo è perso?» rispondo, e di certo l’ultima parte potevo risparmiarmela.
Mi guarda come se mi fossero spuntati serpenti nei capelli.
«Fedora, io l’ho archiviato ieri e lei è l’unica che condivide la cartella con me. Quindi la logica conclusione è che lo smarrimento sia un problema suo. Lo trovi!»
Detto questo mi fa il solito cenno di congedo e si siede alla scrivania.
Porca paletta!
«Mr. Stenton?»
«Sì?» risponde infastidito.
«Se… quando lo trovo posso ancora darci un’occhiata?» chiedo timida, per la prima volta nella mia vita. Mi dispiace di averlo giudicato male, mi dispiace di aver pensato che fosse uno stronzo del paleolitico. In realtà è un uomo sensibile e prudente, aveva semplicemente bisogno di conoscermi meglio prima di fidarsi. Certo, mai neanche nei miei sogni più sfrenati avrei pensato che mi affidasse un lavoro tanto importante.
«Certo, ho bisogno di quelle fotocopie per questo pomeriggio e vorrei che le facesse di persona.»
Sapete quando si dice che ti è arrivata una doccia gelata? Bugie, solo bugie. Non senti freddo. Quando ti tirano un cazzotto del genere, hai come una contrazione alla bocca dello stomaco. E senti caldo, molto caldo. Credo che sia qualcosa legato al picco di adrenalina.
«Fo… tocopie?» riesco ad articolare a fatica.
Mi guarda attento e poi chiede severo: «Fedora, ha per caso bevuto ieri sera?»
La consueta rabbia inizia a montare. Lo stesso atteggiamento aggressivo che ha sempre accompagnato i peggiori disastri della mia vita. Non ci posso fare niente. La terapeuta dalla quale sono andata una volta, allo scopo di conoscermi meglio e impedirmi di uccidere il mio ultimo ragazzo, ha detto che io lavoro troppo di pancia e di certo non alludeva a qualche virus intestinale.
Iperventilare in questi casi aiuta sempre, per cui inizio un “inspira ed espira” che di certo mi fa sembrare un po’ inquietante.
«Se sta per vomitare, lo faccia da qualche altra parte per cortesia» dice all’improvviso allarmato.
Lo fulmino con lo sguardo e questo lo spiazza. Troppi anni di servizievoli slinguate perché possa intuire quello che sta per succedere.
«Mr. Stenton,» pronuncio con voce chiara «prenda quelle fotocopie e se le ficchi dritte su per il culo.»
Ecco, l’ho detto. Semplice. Lineare. Chiaro.
Poi mi giro con naturalezza ed esco dall’ufficio, senza lasciargli il tempo di ribattere nulla. Me ne vado io, prima che quell’arrogante esemplare di homo sapiens possa licenziarmi.

Capitolo 2- Big Apple di Marion Seals

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big apple cover
Dora e Lex. Assistente personale e grande capo. Giovane e ambiziosa, lei, miliardario e casanova, lui.
Sì, avete ragione, gli stereotipi ci sono tutti, e… no, non è un romance come quelli che avete letto finora.

“Mi chiamo Dora Monroe, ho venticinque anni e vivo a New York. Che culo, direte voi.
Vivo nella parte brutta di New York: il Bronx.”

Fedora Monroe, per gli amici Dora, originaria del Connecticut, lavora in una famosa casa editrice della Grande Mela, come assistente personale del proprietario, in attesa della grande occasione.

“Speravo di farmi notare abbastanza in fretta, ma dopo ben 743 giorni – sì, avete letto bene, SETTE-CENTO-QUARANTA-TRE, li ho contati – ancora nessuno si è inginocchiato ai miei piedi per supplicarmi di correggere le bozze di chicchessia. Chi dovrebbe promuovermi? Il mio capo, ovviamente. Chi è il mio capo?”

Alexander Maximilian Stenton III, rampollo di una delle famiglie più ricche e in vista degli Stati Uniti, tanto bello e intelligente, quanto presuntuoso e dispotico.
“Il mio nome è Alexander Maximilian Stenton III, ma gli amici mi chiamano Lex e la ragione non me la ricordo più. Nasco in una famiglia alto-borghese, con infiltrazioni nobili da parte di madre. La mia bisnonna sposò un conte e questo fa di noi i privilegiati tra i privilegiati. Ovvio che non conterebbe un cazzo se non fossimo anche schifosamente ricchi.”

Ecco che, quando il romanzo di un’autrice di punta della casa editrice rischia di non essere pubblicato nei tempi previsti, Dora ha la possibilità di fare ciò per cui è nata: l’editor.

Da qui, complice un segreto professionale che se rivelato farebbe perdere milioni di dollari, le vicende di Dora e Lex si intrecceranno in un incastro (im)perfetto di emozioni: litigate, sesso sfrenato e un’antipatia reciproca saranno gli elementi costanti del loro rapporto.
A tutto questo si aggiungeranno le vicende dei loro amici e conoscenti che, tra situazioni pericolose e imprevisti comici, faranno da sfondo a un legame che andrà crescendo di giorno in giorno a dispetto dei due protagonisti.

Riusciranno Dora e Lex, così in apparenza inconciliabili, a trovare un punto di incontro? O il loro orgoglio e la diffidenza reciproca li allontaneranno per sempre?

Teaser Tuesday #176

Buon pomeriggio!
Per il Teaser Tuesday di oggi vi lascio una piccola anteprima di un libro che uscirà a breve per Longanesi. Non ho mai letto nulla di quest’autrice, ma avevo già in conto di leggere qualcosa di suo, quindi sono molto contenta di aver iniziato Isola di Neve. Vi ispira? Lo leggerete?

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21 luglio 1966, Isola di Novembre

Stamattina ho preso la barca e sono andata a Santa Brigida.
Non ci mettevo piede da più di dieci anni. Mi sono svegliata che era ancora notte, ho preparato la colazione e l’ho lasciata sul tavolo in cucina, poi sono tornata in camera per vestirmi.
Mentre attraversavo il corridoio ho sentito il suo respiro pesante e allora mi sono arrischiata ad aprire la porta del soggiorno, a gettare un’occhiata dentro.
Dormiva profondamente sulla sua brandina, il corpo sudato avviluppato nelle lenzuola, i capelli sparsi sul cuscino.
Ha appena compiuto tredici anni, si sta sbozzando e formando, ha gambe troppo lunghe, fianchi stretti, uno sguardo acu-minato che non so da dove viene. E sta diventando troppo grande per quel lettino.
Detesta quest’isola, detesta la nostra casa e il fatto di non avere una cameretta tutta per se´, detesta noi.
Dicono che sia normale, la sua  un’età terribile, non sai chi sei, non puoi chiedere aiuto a nessuno e nessuno comunque potrebbe aiutarti, devi farcela da solo.
Ho richiuso la porta, sono tornata nella mia camera matrimoniale, ho infilato un paio di pantaloni e ho preso una camicia dal cassetto. Non credo di aver fatto molto rumore, ma lui si è svegliato lo stesso.
Si è girato nel letto e mi ha fissato, anche se era buio.
« Dove vai? »
« A prendere un po’ d’aria. Ho caldo. »
Non ha fatto domande, è rimasto zitto a lungo. Quasi riuscivo a sentire i suoi pensieri.
« Stai attenta » ha detto piano, dopo un po’. « Cerca di non farti vedere. »
Adesso, la luce dell’alba rischiara Santa Brigida e il silenzio è cosı` denso da sembrare artificiale.
Non c’è più nessuno su quest’isola. È disabitata da troppi anni, l’assenza dell’uomo l’ha resa ancor più inospitale di com’era prima. Il vecchio blocco della prigione è solo un casermone senza vita, lo scheletro di un mostro marino che prima o poi qualcuno porterà via.
Ci sono solo finestre buie e scricchiolii di assestamento.
È pietra vuota e morta eppure continua ad assestarsi.
La prigione sembra ancora inaccessibile, ma per me non ha segreti. Potrei violarla anche adesso, se volessi, ma non lo farò.
Da quando ho saputo che sei morto, non ho piuàvuto il coraggio di entrare.
Il sole si affaccia all’orizzonte, chiudo gli occhi.
Per un momento mi sembra di sentire una melodia che conosco. Sento il petto che si allarga, il mio corpo torna a essere elastico, quasi adolescente, e adesso ho le ginocchia sbucciate, il naso rotto e le costole incrinate. Ho uno sfregio su una guancia, e ho paura, ma cerco di essere forte e coraggiosa.
Non voglio farti vedere quanto sto male, non voglio che tu ti preoccupi per me.
La musica si fa più intensa, sei tu a suonare. Sei il mio ricordo più vivo, il solo a cui abbia mai voluto aggrapparmi.
Tutto il resto, perfino il mio nome, l’ho lasciato andare.
L’unica cosa che mi consola è che sei morto lontano. E spero che tu abbia visto qualcosa di bello prima di chiudere gli occhi per sempre.
Oggi è il mio compleanno. Compio trentadue anni. Ti ho raggiunto e superato. Sto invecchiando senza di te.
Mi chiedo sempre dove sei. Mi chiedo sempre se da qualche parte ci sei ancora.
Se qualcuno, prima o poi, si ricorderà di noi e verrà a cercarci.

Prologo – Isola di neve di Valentina D’Urbano

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isola di neve cover
Un amore indimenticabile sepolto dal tempo. /em 2004. A ventotto anni, Manuel si sente già al capolinea: un errore imperdonabile ha di­strutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. L’unico suo rifugio è Novembre, l’isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida – l’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo ine­stimabile violino. L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di quella donna: Tempesta. 1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. La sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata su cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei. Sullo sfondo suggestivo e feroce di un’isola tanto bella quanto selvaggia, una storia indimenticabile.

Teaser Tuesday #175

Buongiorno lettori!
Il libro da cui ho tratto il teaser di oggi è Non siamo amici di Emanuela Valle, uno YA italiano uscito a fine luglio. L’ho iniziato solamente ieri, quindi non posso dirvi molto, ma per il momento mi sembra davvero carino.

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«Cerchi questa?»
Dopo una settimana ad aver cercato di evitarlo come la peste bubbonica manzoniana, ecco che spunta fuori Marelli con la mia giacca nella sua mano destra. Senza anello.
«Dammela.»
Non ho voglia di perder tempo con lui.
«Che caratteraccio, LenTesoro.»
«Mi chiamo Elena. Elena Mantegazza.»
«E io Matteo Marelli, per gli amici Mat» dice porgendomi la mano. Scherza, vero?
«Marelli, noi non siamo amici e non lo saremo mai.»
«E tutto quel discorsone che hai fatto il primo giorno? Su come sei andata avanti, su quanto sei cresciuta?»
«Ok, erano tutte balle. Lo ammetto. Non si supera una cosa del genere, anni di bullismo, risate sottobanco, scherni di ogni tipo. Hai presente? No. Tu non hai idea di cosa voglia dire alzarsi ogni mattina con la paura, guardarsi allo specchio, doversi ripetere che non ha importanza, che tu vali e nessuno farà caso a come sei perché… nonostante quello che ripete tuo padre, la tua migliore amica, persino la commessa nel negozio, quella che vedi riflessa non è la bella ragazza di cui parlano. Non esiste, quello che loro dicono sono solo belle parole per farti stare bene ma non sono vere. Non hai davvero idea del male che mi hai fatto, mi avete fatto, tu e quel decerebrato del tuo amico. Dov’è finito quell’avanzo di galera? Frequenta anche lui questa scuola? È appostato in qualche angolo pronto a saltar fuori con un nuovo insulto o per esser ancora più originale sta riprendendo tutto e tra poco posterà il video della diretta su Facebook o WhatsApp?»
Non so come mi siano uscite queste parole di bocca, sono un fiume in piena. Sento gli occhi umidi e ho paura di scoppiare a piangere, proprio qui, davanti a Marelli. Ma questa soddisfazione non gliela devo dare, non posso dargliela.
«Len…»
«Elena. Solo gli amici mi chiamano Len.»
«Elena, io… sono cambiato. Non sono più il bambino viziato di un tempo. Si cambia, anche tu credo sia cambiata o sbaglio? Ci sono fatti che ti costringono a crescere e quando succede guardi il tuo passato e allora…»
«Non mi interessa. Non mi importa sapere che hai avuto un’illuminazione nel bel mezzo della tua vita, una crisi di coscienza che ti ha aperto gli occhi. Quello che hai fatto è sbagliato e non si può tornare indietro e far sparire tutto come per magia. Io non posso cancellare anni di terrore e di insicurezze che mi avete creato. Non hai idea di cosa si provi, che pena sia andare ogni giorno a scuola e sapere che ricomincerà il tuo inferno con i tuoi compagni di classe che ripetono quel ridicolo soprannome come fosse un mantra. E poi questa storia ridicola del silenzio, scommetto che ci sei tu dietro. Tu e Rizzetto.»
«Rizzetto non è nemmeno in questa scuola. Non ho idea di che fine abbia fatto. Ma posso assicurarti che non è uno studente di questa scuola, tantomeno parte dei Cavalieri. Per quanto riguarda il silenzio, be’ a voler esser onesti non è stata colpa mia ma tua.»
«Mia? Scusa?»
In che senso? L’idiota sta cercando di attribuirmi la colpa? Che coraggio.
«Be’ sei sparita per una settimana. Se solo ti avessi vista in giro, ti avrei parlato. Avrei messo fine al ban e tutto si sarebbe sistemato, invece sono dovuto ricorrere a Tia e credimi era l’ultima cosa che avrei voluto fare.»
«Ma mi hai parlato, davanti a tutta la scuola, il primo giorno. Ricordi?»
Stupido idiota. Io lo ricordo benissimo.
«Ecco, c’è una piccola tecnicità, formalità, una regola arcaica che Regina mi ha ricordato esser ancora vigente. Non era ancora suonata la campanella di inizio anno quando ti ho parlato, quindi non valeva.»
Non posso crederci. Questi sono tutti pazzi.
«Sono perdonato?»
«Ok, su questo punto puoi anche essere perdonato. Non posso fartene una colpa per il grado di idiozia che vige nelle vostre piccole società segrete, anche se fosse per la vecchia Len, ti darei anche la colpa del surriscaldamento globale. Ma per quanto riguarda tutto il resto…»
«Sono cambiato Len, Elena. Davvero.»
«Una parte di me vorrebbe e potrebbe anche crederci ma perdonarti? Andiamo, è impossibile, Marelli. Non posso, non posso proprio.»
Lo so che forse dovrei lasciarmi andare, mollare la presa e lasciare il passato alle spalle per davvero. Non per fare contenti gli altri ma per dare una possibilità a me stessa. Non dico perdonarlo o dimenticare, sarebbe impossibile, ma voltare pagina in qualche modo. Solo che devo capire come farlo. Come aprire una finestra, non il famoso portone, alla vita e anche a
Marelli.

Capitolo 5- Non siamo amici di Emanuela Valle

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non siamo amici cover
«Noi non siamo amici e non lo saremo mai.»

Dopo aver trascorso molti anni a Roma, Elena Mantegazza, per gli amici Len, non è più la bambina insicura e presa di mira dal ragazzo che ha trasformato i suoi anni più spensierati in un piccolo inferno.
Ora è una nuova Len, più forte e sicura di sé, e niente la spaventa. Neanche tornare a Como, il posto dove proprio non vorrebbe restare.
Ma, quando il primo giorno nella nuova scuola rivede Matteo Marelli, principe del Regina Margherita, qualcosa dentro di lei vacilla. È per questo che è ben decisa a stargli alla larga: è meglio non mettere troppo alla prova la corazza che è riuscita a costruire con tanta fatica e che la protegge da tutto.
Non importa che lui non sembri più il supponente viziato di una volta e voglia dimostrarglielo: per Len, non saranno mai amici. Quello che lei non sa è che Matteo è totalmente d’accordo con lei. Lui non vuole esserle amico, vuole di più…
Riuscirà il ragazzo d’oro a far cadere uno ad uno i mattoni che circondano il cuore di Len?

Teaser Tuesday #174

Buongiorno lettori!
Sono purtroppo rientrata dal mare, ma sono tornata giusto in tempo per lasciarvi questo piccolo estratto tratto dal secondo libro in lettura per la #allevireadathon. State partecipando? Se volete potete ancora aggiungervi, trovare il post di presentazione qui. Alice ci sta conquistando sempre di più.

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La stanza di Konrad Azais è la più nascosta della casa. Selina ci precede verso la porta, che prova ad aprire abbassando la maniglia.
Ma la porta non si apre.
I lineamenti soavi di Selina si alterano. «Clara!» chiama ad alta voce.
La ragazzina fa capolino dalla sua stanza. «Che c’è?» Selina la pietrifica con lo sguardo. «Sei stata tu? Fuori la chiave.» Clara fa spallucce. Il suo volto si colora di rosa acceso e trovo che sia una ragazzina di rara impudenza. «Io non ho nessuna chiave» risponde avvicinandosi. Si abbassa all’altezza della toppa.
«Guarda, è chiuso da dentro. Si è chiuso lui. Hai visto, che non è pazzo? Ha capito tutto.» «O forse tu gli hai detto tutto» commenta Selina, non del tutto scontenta.
«Ti sbagli. Non l’avrei mai fatto.» Ma scommetto che è l’esatto contrario.
Niccolò perde la calma. «Quindi, signora Azais? Cosa facciamo?» «Vuole forse che chiami i pompieri per forzare la serratura?» risponde Selina con sarcasmo. Clara ridacchia e Anceschi le strizza l’occhio facendole capire che è dalla sua parte.
«E se semplicemente gli chiedesse di aprire la porta? Dato che, come dite voi, non è pazzo, che problemi ha a farsi visitare?» Il tono di Niccolò è irritante e se io fossi Selina Azais lo butterei fuori di casa con un calcio nel didietro.
«Apa? Apa? Nyílem az ajtó.» «Le spiace parlare in italiano?» si azzarda Niccolò, e giuro che trattengo a stento un pestone.
Selina, piena di dignità, obbedisce. «Papà… apri la porta.» «Non intendo farlo» ribatte Azais in italiano con una voce roca e molto determinata.
«Perché no? Non ti chiudi mai a chiave. Terézia deve cambiarti. Apri la porta, su!» «Mi ha già cambiato, quella vacca.» «Se Terézia ti sentisse, le dispiacerebbe molto essere definita così.» «Non capisce l’italiano, quella vacca. Solo l’ungherese. Io ti avevo chiesto una domestica ungherese, è vero. Ma anche bella.» «Perché ti sei chiuso dentro, papà?» «Non voglio essere visitato da quegli hülyék.» «Sono stato insultato in ungherese, forse?» chiede Niccolò con tono altezzoso.
«Oh, no!» esclama Selina.
«Vi ha detto idioti» si inserisce Clara, le braccia conserte, un sorriso che esprime vivo accordo con l’opinione del nonno.

HAI MAI CONOSCIUTO QUALCUNO CHE FOSSE FELICE? E CHE FOSSE ANCORA SANO DI MENTE, INTENDO… – Un segreto non è per sempre di Alessia Gazzola

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un segreto non è per sempre cover
Dura la vita per Alice Allevi, che ha appena superato la delusione per non aver vinto un micro seminario di Scienze Forensi. Non che le interessasse tantissimo l’argomento: il fatto è che il seminario si sarebbe tenuto a Parigi, e a Parigi vive Arthur. Ma tant’è, si sa che per lei l’Istituto di Medicina Legale «è un amante malfidato che prende senza dare»… Ma la vita lavorativa ha in serbo per lei altre sorprese, e nello specifico una causa d’interdizione. Lui è Konrad Azais, un famosissimo scrittore, best seller in tutto il mondo, grande esperto di enigmistica. A richiedere l’interdizione sono i figli, che ritengono il padre ormai vittima della demenza senile visto che ha dichiarato di voler lasciare tutti i suoi beni a una sconosciuta. Quando poi Azais muore in circostanze misteriose, che nemmeno l’autopsia riesce a chiarire, Alice inizia un’indagine combinando le sue conoscenze di medicina legale, l’intuito e la ricerca tra librerie e le opere di Azais…