Recensione: The DUFF di Kody Keplinger

Avrei voluto scrivere una recensione doppia, paragonando il libro e il film uscito da poco in America, ma purtroppo non sono ancora riuscita a vedere il film, quindi mi limiterò alla recensione del libro.
Ho scoperto il romanzo dopo aver visto il trailer del film, che mi aveva incuriosita parecchio, spingendomi a leggere la storia da cui era tratto.

the duff
Titolo: The DUFF: Designated Ugly Fat Friend
Autore: Kody Keplinger
Editore: Little Brown/Poppy
Disponibile in italiano:
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Seventeen-year-old Bianca Piper is cynical and loyal, and she doesn’t think she’s the prettiest of her friends by a long shot. She’s also way too smart to fall for the charms of man-slut and slimy school hottie Wesley Rush. In fact, Bianca hates him. And when he nicknames her “the Duff,” she throws her Coke in his face.

But things aren’t so great at home right now, and Bianca is desperate for a distraction. She ends up kissing Wesley. Worse, she likes it. Eager for escape, Bianca throws herself into a closeted enemies-with-benefits relationship with him.
Until it all goes horribly awry. It turns out Wesley isn’t such a bad listener, and his life is pretty screwed up, too. Suddenly Bianca realizes with absolute horror that she’s falling for the guy she thought she hated more than anyone.

La vita di ognuno è piena di etichette. In ogni momento e in ogni luogo, ognuno di noi verrà sempre etichettato in qualche modo.
Il liceo, in America soprattutto (almeno stando a quello che raccontano film, libri e serie tv), è il luogo in cui la nostra etichetta conta di più. State certi che se il primo giorno vi è stato affibbiato un soprannome imbarazzante per qualcosa che avete combinato, non riuscirete a scrollarvelo di dosso fino al giorno della maturità. È proprio di queste etichette che parla The DUFF, un libro che inizialmente non sapevo bene come inquadrare.
Avevo visto il trailer del film e mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. Mi aspettavo una protagonista tranquilla, timida, spinta dal desiderio di cambiare il modo in cui gli altri la vedono e di togliersi il soprannome di DUFF (Designated Ugly Fat Friend). La DUFF non è necessariamente brutta o grassa, ma è quella, all’interno di un gruppo, che risalta meno, quella con cui è facile parlare e rapportarsi perché il suo unico scopo è aiutarvi a fare colpo sulle sue amiche. Pensavo di incontrare una protagonista insicura circa il proprio aspetto e la propria vita sentimentale, invece mi sono ritrovata a leggere di una ragazza forte, sarcastica, acida come poche e parecchio determinata ad evitare Wesley Rush a tutti i costi.

I was the Duff. And that was a good thing. Because anyone who didn’t feel like the Duff must not have friends. Every girl feels unattractive sometimes. Why had it taken me so long to figure that out? Why had I been stressing over that dumb word for so long when it was so simple? I should be proud to be the Duff. Proud to have great friends who, in their minds, were my Duffs.

Ho adorato Bianca fin dalle prime righe, con il atteggiamento scostante e le battutine sarcastiche sempre pronte. Ha una situazione complicata a casa, non crede nell’amore al liceo, convinta che per l’amore vero serva tempo e tanto lavoro. Ha due carissime amiche, Casey e Jessica, con cui però non riesce a confidarsi del tutto. La storia arriva ad un punto di svolta quando un’insegnante la mette in coppia con Wesley per scrivere un saggio.

Anche qui, il personaggio di Wesley mi ha stupita. Mi aspettavo il tipico ragazzo ricco, star di qualche sport a caso, circondato da amici e da ragazze, ma non è così. Certo, è bellissimo, ricco e con una ragazza diversa nel letto ogni notte, ma ha anche una situazione familiare non ideale, pochissimi amici di cui si fida davvero e usa il sesso come distrazione dai suoi problemi.
Quando i due vengono messi insieme per il progetto scolastico, iniziano un rapporto di amicizia che passa dalle ore tra le lenzuola a discorsi pieni di battute e frecciatine sarcastiche. Entrambi iniziano piano piano ad aprirsi e imparare a conoscersi, senza rendersi conto da subito che quella che c’è tra di loro non è più solo un’amicizia.

Vorrei dire qualcosa sui personaggi secondari, ma ammettiamolo, qui i veri protagonisti sono Bianca e Wesley. Sono loro a crescere, imparare nuove cose e a lottare per avere qualcosa in più dalla vita. Jessica e Casey sono dei bei personaggi di sfondo, delle vere amiche che sostengono Bianca anche quando vengono messe da parte e ho apprezzato parecchio il padre della ragazza. Nonostante i suoi problemi, i momenti padre-figlia sono stati dolcissimi e, alla fine, è costretto a fare una scelta per sé stesso e per Bianca.

No matter where you go or what you do to distract yourself, reality catches up with you eventually.

The DUFF riesce a stupire perché non è solo una storia d’amore tra due ragazzi, ma una storia d’amicizia e di famiglia, una dimostrazione che nella vita serve coraggio e sicuramente un po’ di autoironia. Mostra che nella vita, almeno una volta, tutti noi siamo stati o saremo delle DUFF e che la cosa non deve essere per forza negativa. Fa capire a noi, come a Bianca, che le apparenze ingannano e che l’amore non è mai facile. Come nelle fiabe migliori, al cuore non si comanda e quel ragazzo su cui non avremmo scommesso due soldi, si dimostra l’incastro perfetto per noi.

rating 4

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Intervista a Chiara Parenti + Giweaway

Buongiorno a tutti!
Eccoci qui a festeggiare definitivamente i nostri primi sei mesi sul web! Dopo un mese di recensioni – countdown, oggi arriviamo alla sorpresa finale che abbiamo pensato per voi: un’intervista a Chiara Parenti che si è dimostrata disponibilissima fin dalla nostra prima timidissima mail. A questo proposito vorremmo ringraziarla di cuore per la gentilezza e il tempo che ci ha dedicato.

Prima di passare all’intervista, vi lascio un paio di informazioni tecniche. Il Giveaway è ancora attivo e lo resterà per un’altra settimana, fino alla mezzanotte tra il 29 e il 30 aprile. Il 30 pubblicheremo un post in cui annunceremo il vincitore. Vi ricordo anche che le entries relative alle condivisioni sono accumulabili ogni 24h, quindi – se ne avete voglia – potete sbizzarrirvi.

Ma adesso la smetto di tediarvi e passo all’intervista. Buona lettura!

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Ciao Chiara! Prima di tutto benvenuta nel nostro blog e grazie mille per la disponibilità nel rispondere alle nostre folli domande. Prima di scoprire le sue risposte, vediamo come si descrive lei.

Sono arrivata sul vostro pianeta 34 anni fa e ci sto molto volentieri. Sono giornalista e addetta stampa, ma lavoro anche con i libri che mi piacciono tantissimo. Abito a Carraia-County, una spolverata di casine tra i campi e l’A11, in provincia di Lucca. Sono brava a fare la raccolta differenziata e odio i cetrioli e le pulizie di primavera. La settimana in cui ho lavorato come rappresentante di aspirapolvere è stata la più terrificante della mia vita.

Dotata di almeno 45 personalità diverse che albergano allegramente nella mia testa, adoro scrivere storie, per poter dar voce a ognuna di esse. Sono pigra e fermamente convinta che se una cosa è troppo lontana per essere presa senza alzarmi dal divano, allora è una cosa che non mi serve. Il mio motto è: non fare oggi quello che puoi tranquillamente fare domani.

Ho un Topino Adorato, una Lady Gaga come gatto, e scrivo cose buffe su un blogghino che si chiama Il Giardino d’estate, che aggiorno con una cadenza giornaliera. Cioè settimanale. No, forse quindicinale. Insomma, ogni volta che me lo dicono le vocine nella mia testa.

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Cominciamo! Scrivi a mano o a computer?

Al computer, ma prendo appunti qua e là dove capita: quaderni, fogli, tovaglioli o sulle mani…

Considerando la tendenza dell’editoria italiana ad essere, in un certo senso, restia ai libri in formato digitale, come mai, per i tuoi, è stata presa la scelta di pubblicare solo in digitale?

I miei romanzi fanno parte di “Youfeel” (Rizzoli), la collana di ebook romance pensata appositamente per il pubblico femminile. Sono romanzi volutamente brevi e solo digitali per smartphone, tablet ed ereader.

Preferisci leggere libri cartacei o in formato ebook?

Sarò sincera: sia come autrice che come lettrice, preferisco il cartaceo, anche se spesso finisce che leggo in ebook per una questione di praticità. Come autrice, inutile negare che preferirei il cartaceo e che ogni notte nei miei sogni – ma anche di giorno, a dir la verità ̶ immagini di approdare un giorno in libreria.

Nei tuoi libri, qual è il tuo personaggio preferito e quale quello più simile a te?

Il mio preferito è Marco, il protagonista maschile di “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)”. È dolce, romantico e nelle sue vene scorre il mare. Come si può resistere a Re Tonno Dei Sette Mari?
Quello più simile a me, invece, è Katie Baker, la protagonista di “Con un poco di zucchero”. Vive sulla sua nuvoletta, pratica yoga e ama in egual misura gli animali e contare gli scalini. Praticamente il mio alter ego!

Puoi dirci qualcosa dei tuoi progetti futuri?

Al momento sto lavorando su una nuova storia che però è qualcosa di molto, molto diverso rispetto alle altre. Non dico niente per ora, un po’ per scaramanzia e un po’ perché non ne ho idea di cosa verrà fuori. Però spero tanto che vi piacerà!

Abbiamo poi pensato ad una domanda per ogni libro. Cominciamo con “Tutta colpa del mare”: hai preso spunto da avvenimenti reali o hai inventato tutto?

Ho preso più che altro spunto dal film “Una notte da leoni”. Certo, poi se dici mare, io dico Versilia. Abitando a Lucca e quindi a soli pochi chilometri di distanza, è lì che ho passato la maggior parte delle estati da quando ero piccolissima. Perciò ambientarci la storia di Marco e Maia è stato naturale per me, e i ricordi che ho di questo “mare”, sono quelli di una vita. Anche i personaggi hanno il loro “alter ego” nella realtà. Io non ho fatto altro che unire tutto questo in un cocktail “esplosivo”.

“L’importanza di chiamarsi Cristian Grei” è nato già collegato al fenomeno “50Shades” o hai unito le due idee dopo?

Dunque l’idea ha preso vita pian piano. A dire il vero non ricordo un momento in particolare, ma di sicuro pensavo a una specie di “Anti-Christian Grey” ogni mattina l’estate scorsa quando andavo in treno da Lucca (dove vivo) a Firenze (dove lavoro). Prato è una delle fermate e un bel giorno qualcosa dev’essere scattato…

A proposito, hai visto il film “Cinquanta sfumature di grigio”?

Sì, ero troppo curiosa. Avevo letto il libro perché dopo che mi era venuta l’idea per il romanzo, dovevo saperne di più per trovare particolari interessanti da ribaltare con il mio Mr Grei. Be’, ho preferito di gran lunga il film!

“Con un poco di zucchero”, invece, richiama molto il personaggio di Mary Poppins e abbiamo notato che viene nominata anche in altri tuoi lavori. Come è nata questa passione?

Non saprei, forse perché sono cresciuta a pizza e cartoni e film Disney, quindi i personaggi che hanno segnato la mia infanzia ormai sono impressi nel mio DNA. E alla mitica Mary Poppins spetta un posto speciale nel mio cuore. “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù!”: questo è anche il mio motto!

Per rimanere in tema con il nostro blog, guardi serie tv?

Of course! Le mie preferite sono “Glee” e “Grey’s Anatomy”. Sto cercando di appassionarmi a “Outlander” visto che tutti ne parlano, ma non ci riesco. È tanto grave?

Ehm, è decisamente grave! Ma possiamo chiudere un occhio.
Qual è il libro che dovrebbero leggere tutti e quale il film che tutti dovrebbero vedere?

Secondo me, il libro che tutti dovrebbero leggere è “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons. Il mio film del cuore, invece, è e resterà sempre “Titanic”!

Per concludere, una domanda random: Cioccolata bianca, al latte o fondente?

Al latte tutta la vita!

Ecco qui! A costo di diventare monotona, ringrazio ancora Chiara per averci dedicato del tempo e spero che abbiate apprezzato questa nostra sorpresa e le domande.

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Recensione: Il circo della notte di Erin Morgenstern

Eccoci qui finalmente con la recensione di questo capolavoro. In realtà è un po’ che è lì scritta che aspetta, ma non ero ancora convinta e in calendario dei post di aprile era abbastanza pienotto. Ma è giunto il suo momento. Spero che lo abbiate adorato o lo adoriate tanto quanto me.
il circo della notte
Titolo: Il circo della notte
Titolo originale: The Night Circus
Autore: Erin Morgenstern
Editore: Rizzoli
Disponibile in italiano:
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Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l’insegna in bianco e nero che dice: “Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all’aurora”. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l’umana fantasia dispiega l’infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l’uno dall’altra: l’amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

 

Dubito che sarò in grado di scrivere qualcosa che renda onore alla bellezza e alla magia di questo libro. Nel momento in cui ho girato l’ultima pagina, tra una lacrima e un sorriso, ho deciso che avrei subito cominciato a consigliarlo al mondo intero. Direi che è ufficialmente entrato a far parte dei miei libri preferiti.
Sono dell’idea che si possa riassumere tutto il libro dicendo che è il racconto di un sogno. Un sogno non sempre felice, anzi, ma da cui non vorresti mai svegliarti. Che vorresti ricominciare da capo appena finito, o raccontarlo a tutti.

Il circo arriva inaspettato.
Nessun annuncio lo precede, niente volantini né affissioni o cartelloni, nessuna menzione sui giornali. Spunta così, semplicemente, dove ieri non c’era.
I tendoni svettano a strisce bianche e nere, niente oro né cremisi. Nessun colore, eccetto quello degli alberi e dell’erba dei campi intorno. Strisce bianche e nere contro il cielo grigio. Innumerevoli tende di varie forme e dimensioni incastonate in un mondo incolore e circondate da una recinzione di ferro battuto. Perfino i lembi di terra visibili tra i tendoni sono in bianco e nero, di polvere o pittura, o altre astuzie da circo.
Ma non è aperto al pubblico. Non ancora. Bastano poche ore perché si sparga la voce. Nel pomeriggio la notizia ha già fatto il giro delle città vicine. Il passaparola è più efficace della parola fatta di inchiostro, o dei punti esclamativi su manifesti e locandine. È una notizia insolita e d’effetto, la brusca apparizione di un circo misterioso. La gente resta di stucco alla vista dei tendoni più alti. Osserva rapita l’orologio appena al di là dell’inferriata, che nessuno sa descrivere con precisione. Sull’insegna nera e bianca appesa all’entrata si legge:

Apre al Crepuscolo
Chiude all’Aurora

La narrazione scorre su più piani temporali, spesso incrociati tra loro senza un filo logico troppo evidente. In più ci sono dei capitoli ‘senza tempo’ che descrivono le varie parti del circo. Sono forse quelle le più magiche, quelle che lasciano più spazio all’immaginazione. In quei capitoli mi sono ritrovata a chiudere gli occhi e provare ad immaginare di essere lì, in questo o in quel tendone, circondata dalla magia che permea tutto ‘le Cirque des Reves’, il Circo dei Sogni.
D’altronde, chi non desidererebbe visitare il Dedalo della Nube, un tendone pieno di nuvole eteree e luminescenti sulle quali tuffarsi, o avere un Albero dei Desideri, per alimentare il proprio desiderio con la forza di quelli degli altri. E il Giardino di Ghiaccio, pieno allo stesso tempo di amore e tristezza. In ogni sua descrizione, in ogni suo aspetto, il circo sembra davvero un grande sogno, pieno di profumi e gioia. L’unica cosa che manca sono i colori, qui è tutto bianco, nero e grigio. Tranne i tocchi di rosso portati dai reveurs, i sognatori, i veri amanti del circo.

In tutta questa bellezza, il circo nasconde però un grande segreto. Qualcosa che lo tiene in piedi e gli permette di sopravvivere, ma che allo stesso tempo lo mette sempre più in pericolo, minacciando tutti coloro che vi lavorano e che, in qualsiasi modo, vi sono legati.

Nessun personaggio viene descritto completamente, di tutti conosciamo qualche particolare che ci rimane impresso. Su ognuno, comunque, rimane un’aura di mistero. Vediamo i personaggi come attraverso un vetro appannato, o come se li avessimo incontrati in sogno e, al risveglio, non ci rimanessero che ricordi frammentati e confusi. Di qualcuno ci vengono descritti gli abiti, di altri il comportamento, o il carattere o qualche caratteristica fisica, ma nessuno viene descritto con precisione. Anche questo particolare contribuisce a dare un’aura magica al libro e a tutto il racconto.

E poi, vogliamo parlare dell’immensa bellezza della storia d’amore racchiusa nel libro e nel circo? Una di quelle storie che fanno venire i lucciconi, di quelle che non dovrebbero esistere e per questo sono ancora più forti e continuano a crescere. Come se per i protagonisti non esistesse null’altro, quando invece dovrebbero prendere le distanze, perché sanno che non potrebbero, che si faranno del male.

Non è mai semplice. L’altra persona diventa lo specchio della tua vita, la definizione di te stesso. Si fa necessaria come l’aria. Poi si aspettano che il vincitore riesca ad andare avanti facendone a meno.

Perchè Marco e Celia sono addestrati per una sfida che dovrebbe dimostrare l’inferiorità di uno dei due in maniera definitiva. E invece si innamorano, come se fossero gli unici al mondo ed è la forza del loro amore che mette in serio pericolo il difficile equilibrio del circo.

Ho pianto per loro? Sì, perché sono una parte bellissima di questo sogno, la punta di romanticismo che era necessaria per far fare le scintille a questo libro.

E poi ci sono i gemelli che, sinceramente, ho adorato. Loro che nascono insieme al circo e crescono conoscendo praticamente solo quello. Non si capisce, in realtà, se siano più loro a influenzare il circo o il circo a influenzare loro.

E Bailey, che vediamo crescere nel corso del libro, così come cresce il suo amore per il circo e per la magia che questo è in grado di trasmettergli.

Ma in generale tutti i personaggi hanno un ruolo fondamentale, anche chi sembra meno importante si scopre avere un ruolo che è invece necessario per il presente o il futuro del circo.

Non meno importante è il fatto che quando dico che questo libro mi ha presa ed emozionata come pochi riescono a fare, non parlo solo della storia in sè, ma anche del modo in cui è scritto. È magico anche quello. E se la traduzione è così – e di solito ci perde – posso solo immaginare la magia dell’originale.

Si domanda se il poema del circo potrebbe mai essere imbottigliato. Beve un sorso, posa il bicchiere. Si appoggia allo schienale della sedia e ricambia con fermezza lo sguardo dell’uomo in grigio. Prendendo tempo come se disponesse di tutto il tempo del mondo e dell’universo dal giorno in cui le favole significavano più di oggi, ma forse meno di quanto significheranno in futuro, fa un lungo respiro, e sciogliendo il nodo di parole che ha nel cuore le lascia scivolare giù dalle labbra senza sforzo. “Il circo arriva inaspettato.”

rating 5

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Teaser Tuesday #6

Buongiorno a tutti. Mi sono trovata leggermente in difficoltà col teaser di oggi perchè non trovavo nulla che redesse onore ai due libri che sto leggendo, quindi mi sono buttata sull’ultimo letto: Il Messaggero di Lois Lowry, ovvero il terzo libro della serie di The Giver. Devo ammettere che questi librini mi stanno piacendo un sacco e a breve leggerò anche l’ultimo della serie. Senza aggiungere altro, vi lascio al teaser.
teaser tuesday

Matty si voltò a guardare il Mentore, l’insegnante così importante per lui. Il Mentore stava riflettendo, Matty era abituato a vederlo immerso nei suoi pensieri, faceva parte del contegno che teneva in classe. Rifletteva sempre attentamente su ogni domanda, persino la più assurda da parte del più piccolo fra gli allievi.
Strano, pensò Matty. La voglia sulla guancia del Mentore sembrava essersi attenuata. Di solito era di un rosso intenso. Ora sembrava semplicemente rosa, come se stesse sbiadendo. Ma era tarda estate. Probabilmente, concluse Matty, la pelle del Mentore si era abbronzata col sole, come la sua, e questo faceva sì che la voglia risultasse meno visibile.
Eppure Matty era inquieto. Quel giorno c’era qualcos’altro di diverso nel Mentore. Non avrebbe saputo dire in cosa consistesse la differenza.

Capitolo 6 – IL MESSAGGERO di Lois Lowry

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il messaggeroIn una realtà futura segnata da “forme di governo spietate, punizioni atroci, inguaribile povertà o falso benessere”, i difetti fisici sono puniti con la pena di morte. Ma nel Villaggio in cui Matty abita anche gli ultimi della scala sociale sono accolti e tenuti in grande considerazione. La comunità è gestita dal Capo, una versione adulta del Jonas di The Giver – Il Donatore. Matty lavora per il Veggente, un vecchio cieco che lo ha aiutato a maturare. Ma adesso qualcosa sta cambiando, i rifugiati improvvisamente non sono più i benvenuti al Villaggio e gli abitanti stanno diventando vanesi e ottusi. A Matty, uno dei pochi capaci di districarsi nella fitta Foresta che circonda il Villaggio, viene affidato il compito di portare il messaggio del drammatico cambiamento ai paesi vicini. Purtroppo la Foresta, animata ora da una forza oscura, si rivolta contro di lui e Matty
si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere, che ancora non riesce completamente a comprendere.
Un’allegoria spietata dell’animo umano e della nostra società, che conclude la trilogia profonda e provocatoria di Lois Lowry.

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