Weekly Recap #11

Non mi sembra vero riuscire a pubblicare nel giorno giusto. Le serie cominciano a ridursi causa finali di stagione, ma fra qualche settimana ricominceranno altre serie, quindi dovremmo tornare in carreggiata. Se avete serie di cui volete che io parli, fatemelo sapere. Sono sempre pronta a provare cose nuove. Senza perdere altro tempo, vi lascio al Recap!

Heartland 8×18
Non ho parole per descrivere questo episodio. Mi sembra che un cerchio si sia chiuso e, in contemporanea, se ne sia aperto un altro. La puntata è tutta incentrata sul matrimonio di Amy e Ty che, se ricordate, la scorsa settimana erano scappati per sposarsi senza dire niente a nessuno. Alla fine si rendono conto di aver preso una decisione affrettata, non si sposano e tornano a casa per celebrare il matrimonio con amici e parenti. Penso sia stato uno dei matrimonio televisivi per cui mi sono commossa di più. È stato tutto perfetto e mi ha ricordato molto il matrimonio nella vita reale (se volete vederlo si trovano i video in rete) dell’attrice che interpreta Amy, Amber Marshall. La ragazza nella puntata indossa l’abito con cui ha sposato il marito un paio di anni fa e l’ho trovata una bellissima cosa, senza contare che il vestito è una meraviglia. Per la cerimonia tornano un sacco di personaggi che non vedevamo da anni e si accenna anche a Mallory, che non veniva nominata da secoli e che mi manca un sacco. Mi è scesa una lacrima quando Jack ha dato ufficialmente il benvenuto nella famiglia a Ty, chiedendogli di scegliere una pietra del camino (ogni componente della famiglia ne ha una). Come sottotrama abbiamo Georgie che deve capire che cosa desidera nella sua vita e se valga la pena rimanere in una famiglia che lei considera un po’ “danneggiata” da quando Lou e Peter si sono separati. Suo fratello sicuramente le ha aperto un po’ gli occhi e spero che capisca presto che tutti la amano e continueranno a farlo sempre. Bellissime le scene con Trouble, che mi hanno ricordato terribilmente la prima puntata in assoluto di Heartland, con protagonisti Amy e Spartan. I parallelismi sono evidenti e chissà, magari Georgie sarà la prossima Miracle Girl. Finisce quindi l’ottava stagione di Heartland, una serie che in pochi conoscono, soprattutto qui in Italia, ma che considero davvero un gioiellino. Per fortuna la nona stagione è stata confermata, quindi non ci resta altro che attendere settembre, che, ovviamente, arriva fra un paio di settimane, vero?!

 

Scorpion 1×20
Io sono convinta di essere pessima nel scegliere le coppie da shippare in ogni serie tv che guardo. Ho parlato con tante persone che mi hanno chiesto che senso abbia shippare qualcuno, che ci si fa solo del male se la nostra coppia preferita si lascia o, come mi è capitato con alcuni show, la coppia è altamente improbabile. La verità è che persone come me, che vivono di libri romantici e film a lieto fine, sentono il bisogno ti tifare per qualcuno anche in una serie. La cosa succede, ovviamente, anche con Scorpion e, giustamente, gli autori ci faranno morire prima di darci un bacio tra Walter e Paige. Sono certa che sia un modo per mantenere gli ascolti, perché, ammettiamolo, tutti non aspettiamo altro che vederli insieme. Cambiando argomento, puntata carina, anche se non spettacolare. Parecchio improbabile (giuro, questi hanno nove vite come i gatti), ma tutto sommato gradevole. Mi è dispiaciuto un sacco per la relazione tra Toby e Happy, anche se spero riescano a risolvere, sempre che la ragazza smetta di tirargli dietro ogni cosa le capiti tra le mani. Quando nelle prime scene l’ho vista entrare al ristorante con vestito e tacchi ho dovuto bloccare il video, assicurarmi che fosse davvero lei e ripartire. Era bellissima.
La prima stagione sta per finire e io andrò in crisi di astinenza. Per quanto assurda e improbabile, questa serie mi ha conquistata. Azione mista gente geniale è la combinazione perfetta, almeno per me.

 

Grey’s Anatomy 11×18
Episodio palesemente filler, ma decisamente gradevole. Meredith era quasi diabetica e finalmente non ha rotto le scatole a nessuno, anche se temo che a questo punto la scenata ad Amelia arriverà nella prossima puntata. Derek è tornato ufficialmente e, stranamente, non ha preteso di rientrare come capo e deve quindi lavorare per la sorella. Non c’è un effettivo protagonista in questo episodio, ma vediamo tutti i personaggi dedicarsi alla cosa che amano di più, la medicina. Ognuno deve presentare la propria specializzazione ad una classe di bambini e cercare di rendere la vita all’ospedale serena. Il tutto crolla quando i bambini sono in pronto soccorso ed arrivano due poliziotti feriti durante un rapina. Ovviamente Grey’s Anatomy non sarebbe Grey’s Anatomy se non ci fossero drammi, quindi, nonostante l’impegno dei medici, i due poliziotti muoiono. Mi ha colpita particolarmente una delle bambine, che invece di scappare inorridita alla vista del sangue o della violenza che i due poliziotti hanno subito, resta calma e, anzi, si preoccupa delle loro condizioni. Complimenti al coraggio e al sangue freddo della bambina, perché io, al suo posto, sarei svenuta all’istante. Bellissima la scena finale tra i due fratelli Sheperd. Hanno parlato con il cuore in mano e finalmente senza combattersi. Hanno parlato dei loro problemi, dei loro dubbi, come una vera famiglia e forse, solo forse, Derek aiuterà la moglie a superare la notizia di Owen e Amy insieme. Sono curiosa di vedere la sua reazione, che immagino non sarà per niente buona, ma temo dovrà farsene una ragione, come ho fatto io. Cristina non tornerà e Amelia è una donna meravigliosa che può rendere felice Owen. Forse una possibilità se la merita.

 

Once Upon A Time 4×16
Ho pianto. Era un sacco che non piangevo con Once Upon a Time, ma questa puntata mi ha devastata. Non so se era l’intenzione degli autori, ma ho odiato i Charming per tutta la durata dell’episodio e non penso riuscirò a perdonare le loro azioni molto in fretta. Si sono dimostrati egoisti, incapaci di pensare al prossimo e di sperare che le cose vadano per il meglio. Hanno piegato gli eventi come nessuno dovrebbe mai fare e devo ammettere che ci ho un po’ goduto a vederli stare male quando hanno rivelato tutto ad Emma. L’unica cosa che mi fa sperare che migliorino è il fatto che, sia nel passato che nel presente, i due si siano pentiti per le loro azioni. Emma mi ha fatto un sacco di pena, ma sono certa che troverà il modo di superare anche questa delusione. Spero solo che facendolo non allontani tutti quelli che la amano, come Hook o Henry. Se intendono veramente farla diventare cattiva, ormai dovremmo esserci, perché mancano pochi episodi e vi giuro, non vedo l’ora. È una delle storyline che attendo con più ansia, perché vedere un’eroina come Emma diventare malvagia deve essere uno spettacolo.
L’Autore è arrivato a Storybrooke e, diciamolo, non è che sia proprio un tipino simpatico. Prevedo un sacco di guai e sono curiosissima di vedere come lo useranno per creare scompiglio.
Il mio piccolo cuoricino si è spezzato nella scena in cui scopriamo cosa è successo alla figlia di Malefica. Il momento in cui supplica Snow di avere pietà e l’eroina non reagisce, se non dicendo “Mi dispiace”, mi ha lasciata spiazzata. La piccola Lily, così si chiama la figlia di Maleficent, non è più tanto piccola e sembra che presto arriverà a Storybrooke. Emma si ritroverà a combattere contro l’amica di infanzia o riusciranno tutti ad ottenere il loro lieto fine?
Questa serie solleva una quantità indecente di domande ogni volta che va in onda una puntata, ma è impossibile non amarla.

 

Belle puntate questa settimana, peccato che per molte serie si stia avvicinando il finale di stagione. Ci sono show che dovrebbero essere trasmessi tutto l’anno senza interruzione. Per fortuna in estate iniziano serie nuove e ne ricominciano di vecchie, quindi qualcosa da guardare c’è sempre.
Buona settimana a tutti <3

Recensione: Tutta colpa del mare di Chiara Parenti

Hola!
Prima di lasciarvi la recensione di oggi, riempio un po’ la pagina raccontandovi cosa ci siamo inventate per festeggiare il sesto mese del nostro piccolo blog – così nel frattempo si riempie un po’ la pagina e mi passa il panico.
Sono stati sei mesi bellissimi, pieni di impegni tra i quali siamo – più o meno – riuscite a incastrare post, collaborazioni e challenges.

Quindi una piccola ‘festa’ ci sembra d’obbligo. In un periodo pieno di studio e di provette, in cui io e la Mon riusciamo leggere fino a un certo punto, i libri più leggeri e divertenti hanno la meglio. Per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro sesto mese a un’autrice italiana i cui libri, fino all’altro ieri, si trovavano nelle nostre TBR.

Stiamo parlando di Chiara Parenti, che tra il resto si è resa disponibilissima di fronte al nostro titubante approccio via mail. Grazie alla sua pazienza il 23 aprile – giorno del complimese – ci sarà una sorpresa proprio qui sul blog.

Ma, prima del 23, ci sono altri tre giovedì – compreso oggi – in cui posteremo le recensioni dei suoi tre libri della collana YouFeel.

Non ho ancora finito. Già, c’è un’altra sorpresa. Un giveaway: il nostro primo giveaway.
Abbiamo deciso di mettere in palio un e-book di Chiara Parenti a scelta del vincitore e una giftcard Amazon da 5€. Dopo un po’ di giri su internet, tra il resto, siamo anche riuscite a scoprire che possiamo inserire anche noi i form Rafflecopter. Il giveaway apre oggi e terminerà una settimana dopo il CompliMese, ovvero il 30 aprile.

Credo di avervi detto tutto, quindi torniamo a noi e alla recensione di oggi. “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” è il primo libro scritto da Chiara Parenti. Era un po’ che ne sentivo parlare e lo avevo infilato nella TBR. Settimana scorsa, vuoi la stanchezza e l’ansia pre-esami, vuoi la geniale – pffff – idea per festeggiare questi sei mesi, l’ho preso in mano. L’ho letteralmente divorato in una serata; lo so, avrei dovuto dormire, altrimenti poi divento nervosa, ma ne è valsa la pena.

 

tutta colpa del mare
Titolo: Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
Goodreads

Il mare, il ritorno del primo amore e troppi mojito: gli ingredienti perfetti per sconvolgerti la vita.

Mood: Ironico

Lettura consigliata agli astemi – perché cambino idea! La vita di Maia Marini procede a vele spiegate verso la felicità: un fidanzato appartenente a una prestigiosa famiglia, un lavoro presso una delle più rinomate agenzie di comunicazione di Milano, tre amiche splendide con cui trascorrere il weekend per festeggiare l’addio al nubilato di Diana, la futura cognata! Peccato che la meta prescelta sia la Versilia, dove Maia ha passato le vacanze fino all’estate dei 16 anni. Ritornare nei luoghi in cui ha lasciato il cuore e rivedere Marco, il primo amore, la manda in tilt. Così decide che qualche mojito non potrà farle male… e anzi l’aiuterà. Il mattino dopo, però, Maia non ricorda niente. Non ha idea di cosa abbia combinato durante quel folle venerdì notte. In compenso, però, lo sanno i suoi 768 amici di Facebook. Cercando di ricucire una situazione compromettente e compromessa in ogni settore della sua vita, Maia si troverà a porsi una domanda fondamentale: e se invece che la fine di tutto, fosse solo un nuovo inizio? Perché se è vero che l’alcol fa fare pazzie, è altrettanto vero che a volte aiuta a fare la cosa giusta!

 

Le prime pagine mi hanno fatto venire un po’ d’ansia, in quanto ci si ritrova subito catapultati in mezzo alla storia e la prima impressione è la stessa di quando si è ad una festa in cui tutti si conoscono, tranne te. Ma sono tutti molto “amichevoli”, quindi ci si trova molto presto a proprio agio. Le particolarità dei vari personaggi, ciò che li caratterizzerà durante la storia, vengono definite da subito. Per tornare alla metafora della festa, avete presente quando stringete la mano a diverse persone di fila? Farete sicuramente fatica a ricordare i nomi, ma qualcosa di ognuno vi resterà impresso.

Tancredi De Bernardinis è il nome del mio capo, anche se ai più è noto come “Ciccio Cianuro”. Sono centodieci chili di malvagità concentrati in un metro e settanta centimetri di prepotenza.

La trama in sé non ha grandi pretese, ma scorre leggera e lineare per quelle 130 pagine che, arrivati in fondo, vi sembreranno sicuramente troppo poche. In quasi ogni pagina mi sono ritrovata il sorriso sulle labbra e alla fine è quasi arrivata anche la lacrimuccia – ma io non faccio testo, sono un caso umano -.
Resta comunque il fatto che è impossibile non innamorarsi di Maia e Marco. La loro è una storia d’amore in un certo senso scontata, ma non per questo meno bella, romantica e densa di emozioni. È Maia stessa a raccontarla, alternando immagini passate e presenti. Nelle prime troviamo una Maia giovane, piena di voglia di vivere e di scoprire il mondo e sè stessa. Nel presente conosciamo una protagonista completamente diversa, che si costringe ad accettare quella vita che era convinta di volere e che si autoconvince di continuo di essere felice. Una ragazza che rinnega silenziosamente ogni giorno il suo amore per il mare, per le uova fritte e per il ping pong. La Maia – presente non ha più nulla di quello che era una volta, non è più ‘Apetta’ e si nasconde dietro al lavoro che le occupa ogni momento della giornata.

Marco, invece, è rimasto lo stesso sognatore di quando aveva 17 anni. Sembra quasi che non sia cresciuto, che non abbia ambizioni per il futuro. In quindici anni, non è cambiato per niente, rimanendo sempre gentile e disposto a qualunque cosa per aiutare un amico. È ironico, divertente ed estremamente dolce e, soprattutto, follemente innamorato di Maia.
È lui ad avere successo dove tutte le amiche della ragazza avevano fallito: farle capire che quella che sta vivendo non è vita e che, a volte, quello che hai desiderato per anni può non renderti felice come avresti pensato.

Il resto dei personaggi è meno descritto e sicuramente meno sviluppato, ma comunque ben distinti. Ho adorato la Madre, futura suocera di Maia, che più o meno è la reincarnazione di Hitler vestita di verde acido. Non risulta più simpatico il fidanzato della ragazza, Lapo (no, spiegatemi che nome è, vi prego), che vive per compiacere sua madre. Tutto è fatto in funzione della Madre, quindi Maia si ritrova a doversi nutrire solo di riso e suoi derivati – rigorosamente provenienti dalla fabbrica di famiglia – e a lavorare per un uomo che non sopporta solo perché amico della Madre.

Con Lapo non usiamo certo tutta questa attrezzatura quando facciamo sesso. Anzi, non usiamo alcun tipo di attrezzatura. O meglio non facciamo sesso. No, scherzo, quello lo facciamo. Gli ho anche dato un nomignolo per i momenti di intimità: The Flash. Ma questo lo so solo io.

Libri come questo, per quanto semplici, elevano le aspettative di una ragazza alle stelle per cui, ogni possibile candidato come moroso, si ritroverà a dover competere con ragazzi di carta, come Marco. È il dilemma di chi legge romance: si tenderà sempre a paragonare i ragazzi di carne con quelli di carta. Però, alla fine, chi non desidererebbe un Marco tutto per sè? Un ragazzo che nelle conchiglie sente la voce del mare, che crede nel lieto fine e che, per questo, dopo anni attende ancora la sua principessa di cui è follemente innamorato?

rating 4

giveaway

a Rafflecopter giveaway

kiafirma

Teaser Tuesday #3

Devo ancora abituarmi al Teaser Tuesday e soprattutto al fatto di non poter scegliere il pezzo da condividere, ma di doverlo pescare a caso. Quasi sempre, leggendo un libro, mi segno i passaggi che mi piacciono di più e mi dico che starebbero benissimo come Teaser, per poi ricordarmi che no, non li posso inserire. È successa la stessa cosa con il libro dal quale viene questo estratto piccino piccino, ma alla fine mi sono dovuta rassegnare ad aprire una pagina a caso. Vi lascio quindi al Teaser tratto da “L’importanza di chiamarsi Cristian Grei” di Chiara Parenti.

teaser tuesday

«Molto piacere» risponde lei, gentile. «Cristian mi ha parlato di te» aggiunge, posandogli una mano sul braccio. Un gesto all’apparenza banale, ma che invece racchiude un significato determinante. Insomma, se fosse un cane avrebbe appena fatto la pipì sulle sue scarpe per marcare il territorio.
Perciò capisco subito che la nostra non è una stretta di mano, è una tacita dichiarazione di guerra. È inutile, le donne lo sanno, lo sentono. A Bo è bastato un solo sguardo per intuire che io vorrei essere molto di più che un’amica per Cristian, come a me è bastato vedere la sua mano sul suo braccio per capire che non ha alcuna intenzione di cedermelo.

Capitolo 10 – L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI CRISTIAN GREI di Chiara Parenti

divisore dx

l'importanza di chiamarsi cristian greiCristian Grei ha trentadue anni e una sola, acerrima nemica: E.L. James, che con le sue “50 Sfumature” gli ha rovinato la vita. Tutte le donne, infatti, appena sentono il suo nome, vedono in lui un dominatore in 3D e l’incarnazione delle più proibite fantasie erotiche. Ma se vivi a Prato, fai il becchino nell’agenzia di onoranze funebri di famiglia e sei ipocondriaco, avere il nome “uguale” a quello del più grande amatore di tutti i tempi, che si sposta in elicottero ed è a capo di un’azienda leader mondiale,può creare una costante e fastidiosissima ansia da prestazione.

Solo Antonella, l’amica di sempre, è in grado di divertirsi giocando con lui e tenere a bada le sue mille ansie, ma soprattutto è disposta ad amarlo per quello che è realmente.

Cristian Grei riuscirà finalmente a capire che è lei la donna giusta? E soprattutto sarà “pronto a riceverla”?

mon firma

Recensione: Colazione da Tiffany di Blake Edwards

Ciao a tutti! È stato un intenso weekend tra pranzi e cene vari e stamattina, invece di scendere dal letto, sono rotolata giù xD. Come ogni lunedì, iniziamo con il nostro appuntamento con il cinema e il film che vi propongo oggi è un grande classico che probabilmente molti di voi hanno visto: Colazione da Tiffany.

colazione da tiffany
Titolo: Colazione da Tiffany
Titolo originale: Breakfast at Tiffany’s
Regia: Blake Edwards
Anno: 1961
Durata: 115 min
IMDB

Holly è una provinciale – ma molto sofisticata – che vive a New York. Paul è un giovane scrittore protetto da un’amante più anziana di lui. Holly e Paul abitano nello stesso palazzo. Si conoscono, diventano amici. La ragazza, che mira a sposare un miliardario, passa da una festa all’altra, rincorre il tempo, è fragile, passa da depressioni profonde a esaltazioni sfrenate. Ma non manca mai, la mattina, rientrando da una festa, di far colazione davanti alle vetrine di Tiffany, la leggendaria gioielleria. Sposare un ricchissimo messicano cancellerà i fantasmi del suo passato ma il magnate che frequenta si tira indietro. A Holly rimane Paul, che l’ama davvero, e forse anche lei contraccambia.

La prima cosa che ho pensato durante le scene iniziali è stata: “Cavolo, è un film vecchio ma mi sta piacendo un sacco”. Posso solo confermare che i classici non tramontano mai. L’impostazione della recitazione è quella dei film anni ‘60 e guardando il film ora fa un po’ strano ma l’ho trovata affascinante. Non so bene spiegarmi in realtà: è teatrale, perché le espressioni degli attori sono abbastanza caricate. La pellicola leggermente sgranata e i colori caldi conferiscono un che di vintage al film che non mi dispiace.

È stato il primo film con Audrey Hepburn che ho guardato e la cosa che mi ha colpito è che, attorno a sé, ha un’atmosfera particolare, ha un’aria molto elegante. Il suo personaggio nel film, Holly, è decisamente un tipetto: frequenta gente di ogni tipo tra artisti, uomini ricchi e addirittura malviventi. È una donna che ha paura di legarsi veramente a qualcuno o qualcosa e che alla fine rifiuta tuti gli uomini e non dà un nome al gatto. Tutto questo lo fa in nome della sua libertà ma, inconsciamente, è lei che si costruisce questa sorta di gabbia. Certe volte il comportamento di Holly ci può sembrare frivolo o inappropriato, ma è solo proseguendo col film che capiamo qualcosa in più sul suo conto venendo a conoscenza del suo difficile passato.

Holly fa spesso colazione davanti la vetrina di Tiffany. Infatti, solo in questa gioielleria riesce a trovare un’atmosfera tranquilla e serena, non tanto per i gioielli (a lei piacciono solo i diamanti) ma perché, come lei stessa dice, da Tiffany non ti può succedere nulla di negativo.

Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany, comprerei i mobili e darei al gatto un nome!

Holly percepisce di essere prigioniera in questa sorta di gabbia e ne attribuisce la colpa agli altri. Solo grazie al forte amore che Paul prova nei suoi confronti, alla fine riesce a capire che è tutta opera sua, riuscendo così ad arrendersi alla realtà e decidendo di “appartenere a qualcuno”.

Il film è molto romantico, ma non un romanticismo melenso e sdolcinato (anche perché al loro primo incontro Paul viene friendzonato all’istante). L’amore tra i due è graduale e molto sottile, nasce man mano che lui inizia a comprendere lei e viene ricambiato quando Holly lo ammette a sé stessa, capendo che non può continuare a scappare dalla realtà: la felicità è un sentimento che si ottiene solo se condiviso con qualcuno. E il bacio finale sotto la pioggia penso sia diventata una delle scene più pittoresche e romantiche che un film mi abbia mai regalato.

Ho amato profondamente i vari vestiti e acconciature della Hepburn nel film. Inoltre tutta l’eleganza e la cura con cui lei appare nel film ho potuto ritrovarla anche nella sua recitazione. Detto ciò, dopo aver visto il film ho finalmente capito come Audrey Hepburn sia diventata un’icona del cinema. Una perfetta armonia tra regia, recitazione e ambientazione ha reso questo film un intramontabile evergreen del cinema.

rating 5
annafirma