Recensione: I’ll give you the sun di Jandy Nelson

Negli ultimi anni ho notato di essere soggetta ad un totale blocco da lettrice che si estende da metà gennaio alle prime settimane di febbraio. Non so perché succede e non ho assolutamente idea di come sistemare la cosa, ma questo 2015 è iniziato proprio con questa incapacità di leggere. Poi, all’improvviso spunta un libro che cambia le carte in tavola e mi fa ripartire come un treno e quest’anno è I’ll give you the sun.

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Titolo: I’ll give you the sun
Autore: Jandy Nelson
Editore: Dial Books
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Jude and her twin brother, Noah, are incredibly close. At thirteen, isolated Noah draws constantly and is falling in love with the charismatic boy next door, while daredevil Jude cliff-dives and wears red-red lipstick and does the talking for both of them. But three years later, Jude and Noah are barely speaking. Something has happened to wreck the twins in different and dramatic ways . . . until Jude meets a cocky, broken, beautiful boy, as well as someone else—an even more unpredictable new force in her life. The early years are Noah’s story to tell. The later years are Jude’s. What the twins don’t realize is that they each have only half the story, and if they could just find their way back to one another, they’d have a chance to remake their world.

This radiant novel from the acclaimed, award-winning author of The Sky Is Everywhere will leave you breathless and teary and laughing—often all at once.

 

Vi è mai capitato di iniziare un libro e dopo poche pagine storcere il naso perché la storia non vi convince o perché i personaggi sono piatti e senza carattere, per poi arrivare ad una pagina che vi fa innamorare? A me è successo con questo romanzo.
Non avevo mai letto niente della Nelson e per una volta non avevo letto neanche una recensione (ho solo sbirciato la valutazione di alcune amiche giusto per farmi un’idea generale), quindi ho iniziato a leggere curiosa, ma senza grandi aspettative. Il libro è scritto attraverso due POV’s, quello di Noah e quello di Jude. Il ragazzo ci racconta fatti avvenuti qualche anno prima rispetto al presente, narrato invece dalla sorella. Non sono una fan del doppio punto di vista, ma in questo particolare libro la scelta è azzeccata, perché ci permette di capire i due protagonisti a fondo. Altra particolarità è il tipo di scrittura della Nelson che, soprattutto nei capitoli dedicati a Noah, usa metafore volte a farci comprendere il carattere del ragazzo.

She gives of light. I give off dark. (PORTRAIT, SELF-PORTRAIT: Twins: The Flashlight and the Flashdark)

Questo libro è come una galleria d’arte, un susseguirsi di quadri e statue che ci raccontano la loro vita. Noah e Jude sono due gemelli di tredici anni quando la storia ha inizio e non potrebbero essere più diversi. Jude è solare, circondata da amiche, mentre Noah è sempre da solo e preso di mira dai ragazzi più grandi. Ma i due hanno un rapporto speciale, fatti di giochi e regole che solo loro due possono capire. Si parlano telepaticamente e si sono divisi il mondo, di cui usano parti (alberi, fiori, l’oceano, il sole) per ottenere qualcosa dall’altro. Crescendo, però, cambia sempre qualcosa e la gelosia, la sensazione di non essere accettati, la paura per un futuro ancora sconosciuto, sono emozioni che i due non avevano ancora conosciuto. E sono queste nuove emozioni che portano entrambi a commettere errori che andranno a influenzare altre persone e, a volte, a creare danni irreparabili.
Non so dirvi chi mi ha fatta emozionare di più o chi proprio non mi è piaciuto, perché in questo libro tutti sono umani e quindi imperfetti. Ognuno dei personaggi ha commesso errori e ognuno ha creato meraviglie.

Jude, per esempio, iniziamo a conoscerla davvero solo quando è lei a raccontare. Prima la potevamo percepire solo attraverso gli occhi del fratello. La ragazza, ormai sedicenne, è superstiziosa e impaurita da ogni malattia. È una ragazza particolare, sotto la forte influenza dalla nonna, defunta da qualche anno. Parla con il fantasma della nonna e ha paura di quello di sua madre (lo giuro, non è un fantasy). Il molti la credono un po’ squilibrata, ma lei vive la vita a modo sua, tenendo una cipolla nella tasca o spandendo zucchero perché porta fortuna. Sa di aver commesso degli errori, soprattutto nei confronti del fratello e cercherà in ogni maniera di rimediare.

We exhale together, then inhale together, exhale, inhale, in and out, out and in, until not even the trees remember what happened in the woods yesterday, until Mom’s and Dad’s voices turn from mad to music, until we’re not only one age, but one complete and whole person.

Noah vive in un mondo fatto di colori e immagini, che nascono e si dipingono da sole nella sua mente. A volte quei dipinti diventano realtà, a volte rimangono nel museo privato nella sua testa. È giovane e tutto nei capitoli a lui dedicati indica incertezza, innocenza, curiosità. Vede il mondo a modo suo e l’autrice riesce con metafore e descrizioni a farlo vedere anche a noi. Noah ha sempre vissuto nell’ombra, per paura di non essere accettato e perché nessuno riusciva ad andare oltre al suo silenzio o ai suoi disegni, tranne Jude, Brian, il ragazzo dei meteoriti e sua madre. Quando la madre comunica ad entrambi i figli che potranno provare le selezioni per accedere alla scuola d’arte della zona, Noah ha finalmente qualcosa che lo in accompagna attraverso le sue giornate: il desiderio di entrare in quella scuola e dimostrare di essere qualcuno, di farsi conoscere e apprezzare attraverso la sua arte.
L’adolescenza si sa, spinge le persone a commettere gesti non voluti e Noah non ne è immune. Commette scelte sbagliate ed errori che creeranno problemi e lo porteranno a cambiare totalmente sè stesso e forse anche a perdersi un po’.

And you used to make art and like boys and talk to horses and pull the moon through the window for my birthday present.

Nei capitoli narrati da Jude, mi si stringeva il cuore a vedere Noah così cambiato, così poco magico. Non c’erano più colori e dipinti assurdi, non c’erano ritratti e non c’era più quel ragazzo che vedeva l’anima delle persone e poi la disegnava. Una persona, però, non cambia mai veramente e il carattere che mi aveva incantata piano piano riemerge, in un’esplosione improvvisa di colori e immagini che lascia tutti sbalorditi e lo porta a rimediare agli errori del passato.

I personaggi secondari mi hanno piacevolmente colpita. A partire dalla madre che spinge i suoi figli a dare il meglio per entrare nella scuola ed è sempre attenta a cosa li turba o li rende felici. È più legata a Noah e si nota, soprattutto durante la prima parte del romanzo, come le risulti difficile relazionarsi con Jude. Non capisce i suoi comportamenti e non approva le sue scelte, ma cerca più volte di migliorare il rapporto con la figlia. Il padre appare poco, forse proprio perché nella parti raccontate da Noah, che è convinto di non piacere al padre, l’uomo praticamente non esiste. Eppure, con il passare del tempo, anche il loro rapporto migliora e cresce, fino ad arrivare al punto in cui Noah decide di mentire per salvaguardare la felicità del padre, che finalmente lo apprezza per come è veramente.
Brian arriva all’improvviso nella vita di Noah, spezzando la routine che scandiva le sue giornate. È un ragazzo particolare, appassionato di meteoriti, ma campione di baseball della sua scuola, fatto che manda Noah in confusione. Un ragazzo popolare, infatti, non lo avrebbe mai preso in considerazione come invece fa Brian. È lui che sconvolge completamente il mondo di Noah, facendogli provare emozioni nuove e fino a quel momento sconosciute e sarà sempre lui uno dei maggiori rimpianti del protagonista.
Guillermo e Oscar riempiono le pagine dei capitoli narrati da Jude di gioia, divertimento e domande. Jude si chiede chi sia la donna amata da Guillermo e perché lui pianga mentre dalle sue mani nascono nuove sculture, si domanda quale sia la storia del giovane inglese che giorno dopo giorno la fa innamorare e quando Noah tornerà ad essere sè stesso.

“I gave up practically the whole world for you,” I tell him, walking through the front door of my own love story. “The sun, stars, ocean, trees, everything, I gave it all up for you.”

I’ll give you the sun è una storia d’amore, tra due persone, tra due fratelli, tra un genitore e un figlio, ma è anche una storia di perdita. Mostra che al mondo esistono persone diverse, ma non per forza sbagliate, che per essere accettati bisogna accettare sè stessi prima e che va bene perdersi ogni tanto, perché prima o poi arriverà qualcuno in grado di riportarvi sulla retta via.
All’inizio non mi aveva convinta come storia, ma piano piano si è fatta strada dentro di me e mi ha incantato, come immagino mi avrebbero incantato i disegni di Noah o le donne di sabbia di Jude. Come ogni libro può piacere o non piacere, ma sono sicura che sia degno di una possibilità.


Recensione: Novemila giorni e una sola notte di Jessica Brockmole

Ciao a tutti! Sessione finita, o almeno io ne ho decretato la fine. Mi restano quindi 10 giorni di ‘vacanza’ prima di riprendere le lezioni e sto quindi sguazzando tra i libri con la stessa gioia di un maialino nel fango.
L’ultimo letto è ‘Novemila giorni e una sola notte’ di Jessica Brockmole. Letto tutto d’un fiato, non sono sicura di rendergli giustizia con uno dei miei soliti sproloqui. L’intenzione è comunque quella di convincere chi non l’ha ancora letto ad immergersi tra le pagine di questo libro.

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Titolo: Novemila giorni e una sola notte
Titolo originale: Letters from Skye
Autore: Jessica Brockmole
Editore: Editrice Nord
Disponibile in italiano:
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Cara figlia mia,
tu non hai segreti, ma io ti ho tenuto nascosta una parte di me. Quella parte si è messa a raschiare il muro della sua prigione. E, nel momento in cui tu sei corsa a incontrare il tuo Paul, ha cominciato a urlare di lasciarla uscire.
Avrei dovuto insegnarti come indurire il cuore; avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima. Se tu solo sapessi…
E invece Margaret non sa. Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente.
La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla.
La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino.
Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro.
Salutato da critica e lettori come il libro-evento dell’anno, Novemila giorni e una sola notte è un inno struggente alla magia delle parole e alla forza di un amore così grande da superare il tempo e la lontananza. Perché se una lettera non è mai soltanto una lettera, un romanzo non è mai soltanto un romanzo. È lo specchio della nostra vita.

 

Ho sempre adorato a prescindere i libri costruiti come raccolta di lettere, ma questo ha qualcosa di più.

È la storia di un amore. Un amore che si sviluppa attraverso uno scambio epistolare e che vede il susseguirsi di due guerre mondiali. Che supera paure e decisioni a volte sbagliate e si riempie ogni giorno di speranza.

Il libro si svolge su due piani temporali diversi, quello di Sue e David e quello di Margaret. Il primo pieno di amore, il secondo pieno di curiosità e di domande su un passato che vorrebbe rimanere nascosto ma non può farlo.
Sue e David si conoscono grazie a un libro di poesie scritto da lei e una lettera di complimenti che lui decide di scriverle. È da quella lettera che si sviluppa un grande amore che cresce e cambia insieme ai protagonisti, condizionato soprattutto dalla Grande Guerra.
Margaret è la figlia di Sue e non ha mai scoperto nulla sul suo passato, la madre non vuole raccontarle niente. Durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie a una serie di coincidenze, comincia a scoprire qualcosa in più. Piccoli dettagli che alimentano la sua curiosità e la portano a scrivere a parenti sconosciuti e a viaggiare alla scoperta del suo passato.

A riflettere non si sbaglia mai. È ciò che distingue gli esseri umani dagli scarafaggi.

Ho adorato Sue e Davey, pieni di incertezze, domande e paure, così reali. Per certi versi molto simili, ma allo stesso tempo diversi, uno cresciuto a Urbana, l’altra sull’isola di Skye. Ho adorato Margaret, con la sua convinzione ad andare avanti nonostante gli ostacoli. Lo zio Finlay, necessario nonostante il suo essere assente e scorbutico. E la nonna, che sembra assente, distante dalla figlia e poi dalla nipote ed invece sa e osserva tutto ed è sempre pronta per un consiglio o un aiuto.
Nel finale manca un po’ la storia di Margaret, per questo avevo pensato di non dare il voto pieno. Mentre scrivevo, invece, mi sono resa conto di quanto questo libro mi abbia conquistata. Voto pieno quindi, con la speranza che lo apprezziate quanto me.

Recensione: Il colore viola di Steven Spielberg

Buongiorno a voi fedeli lettori che continuate a spulciare i nostri articoli! Ultimi settimana di sessione per noi e poi per un po’ non ci sentirete parlare più di esami (almeno fino a giugno xD). Io intanto per un’altra manciata di giorni continuo la mia personale battaglia con la fisica sperando che si risolva con un esito positivo. Questa settimana la iniziamo parlando di un film che risale a un po’ di tempo fa e che ho scoperto su consiglio di un’amica che mi ha caldamente inviato a vederlo.

Siamo nella Georgia degli anni ‘20 e il film racconta della drammatica storia di Celie, un’adolescente di colore che viene violentata da quello che ritiene sia suo padre e dà alla luce due figli che le vengono portati via. L’uomo la cede in sposa ad Albert, un vedovo con quattro bambini, di colore anche lui, uomo violento e manesco. Celie si ritrova schiava di questo uomo che la disprezza, la maltratta e le nega il contatto con la sorella. Ma questo è solo l’inizio della storia, infatti col passare degli anni le vite di nuovi personaggi si intrecciano alle vicende di Celia che solo molto tempo dopo riuscirà a riscattarsi.



Titolo: Il colore viola
Titolo originale: The color purple
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1985
Durata: 154 min
IMDB


Il tema della pellicola non è il razzismo contro le persone di colore come può sembrare a prima vista, ma il vero nucleo di tutto il film è racchiuso nella discriminazione con cui gli uomini trattano le donne, che non fa distinzione tra bianchi e neri. Le varie donne che si incontrano, man mano che si procede col film, hanno tutte subito soprusi o comunque lottato per cercare di farsi rispettare, per riuscire a guadagnare un po’ un’identità propria o la libertà di fare quello che vogliono.

La storia è di per sé molto intensa ma la ciliegina sulla torta è la recitazione di Whoopi Goldberg nei panni di Celie. Lei è una ragazza che difficilmente esterna quelli che sono i suoi veri pensieri, di conseguenza riusciamo a capire i sentimenti di lei grazie alla strabiliante ed espressiva interpretazione della Goldberg: le sue mimiche facciali e i primi piani dei suoi sguardi riescono davvero a penetrarti e farti percepire il suo stato d’animo, senza dover utilizzare troppe parole.

Il film procede con un ritmo abbastanza pacato, in modo da condurti lentamente nel mezzo dei fatti narrati e, senza neanche rendertene conto, sei lì sul divano che vivi il dramma in prima persona. Ma dopo la pioggia torna sempre il sole e tutta questa sofferenza permette alle nostre protagoniste di uscirne fortificate e vincenti; in particolar modo Celie riesce a dimostrare l’importanza del suo ruolo attraverso i ripetuti tentativi di affermazione di superiorità morale, sempre sostenuta dalla sua incrollabile fede. Queste donne sono le figure più forti del film, infatti con il passare degli anni gli uomini invecchiano soli, mentre Celie e le sue compagne riescono finalmente a conquistare una nuova vita felice e serena.

Molto importanti sono i colori, infatti il regista alterna sapientemente inquadrature di interni caratterizzati da colori spenti e tristi con riprese di ambienti esterni dai colori luminosi e vivaci. Perchè il film s’intitola “Il colore viola”? Il viola è il colore di un campo di fiori dove la storia ha inizio e dove questa finisce, ma in un certo senso è anche il colore che rappresenta la libertà tanto agognata dalle donne del paese dove vive Celie.

Con questo film Spielberg si stacca dal solito genere di avventura dando prova di riuscire a raccontare questa storia con una maestria tale che alla fine del film sono scoppiata a piangere perché le emozioni e la loro intensità erano veramente forti che alla fine mi sono lasciata andare.
Dopo quindi essere stata vittima di questo turbinio di emozioni, posso spuntare orgogliosamente dalla mia Movie Challenge “un film con un colore nel titolo”!


Weekly Recap #3

Questa settimana la mia voglia di guardare serie tv è, stranamente, sotto le scarpe. O meglio, la voglia ci sarebbe, ma non riesco a farmi piacere gli episodi e siccome non è possibile che tutti abbiano mandato in onda episodi pessimi, deduco di essere io il problema (ma va?!).
Detto questo, visto che non mi va di saltare una settimana solo perché sono di cattivo umore, ci provo comunque e vediamo che cosa salta fuori!

The Fosters 2×14
Era da un po’ che non si vedeva un episodio dedicato interamente alla famiglia e tutto sommato non è stato malissimo. I segreti delle ultime puntate vengono a galla, quindi Stef e Mariana vengono a conoscenza della gravidanza di Ana (e grazie al cielo il padre non è Mike) e tutti scoprono il tatuaggi di Jesus. Finalmente il ragazzo (che di punto in bianco rivela un fisico allucinante) molla Hayley, che stranamente accetta la cosa senza troppe scenate. Qualcosa mi dice che nei prossimi episodi creerà dei problemi sia a lui che a Mariana a causa del gruppo di danza. Bellissima la scena tra Brandon e Callie, che riescono finalmente a parlare per più di due secondi e tornare ad essere amici. Non è facile capire che piega prenderà la loro relazione e, sinceramente, non so se sperare che tornino insieme o meno. Jude fa capire alla sorella, con una reazione non proprio ideale, di non sopportare di essere trattato come un bambino e mi sembra che per lui sia un passo importante per iniziare a contare su sè stesso e non sempre su Callie. Dal promo il prossimo episodio non sembra male, quindi lo attendo con ansia, sperando di essere in umore migliore.

 

Eye Candy 1×04
Vi ricordate le mie perplessità su come si sarebbe sviluppata la trama una volta catturato il killer? Questo episodio mi ha dato delle risposte e no, non hanno ovviamente catturato l’assassino, ma ci viene mostrato come la storia possa proseguire anche senza di lui. In questo episodio intitolato YOLO (You Only Live Once), infatti, non c’è nessun riferimento al killer. La storia ruota intorno alla scomparsa di 5 ragazzi e al ritrovamento del sesto in stato confusionale. Sarà proprio Lindy a connettere con il ragazzo e sarà sempre lei la chiave per risolvere il mistero, grazie alle sue doti informatiche. Mi ha stupito come tutti all’interno della divisione della polizia per cui lavora si siano immediatamente fidati di lei e l’unico ancora riluttante sia Tommy. Comprendo sia il suo desiderio di tenerla al sicuro, sia il volerla allontanare da casi che non la riguardano. Sono curiosa di vedere come si svilupperà la parte di trama riguardante il lavoro di Lindy (che non capisco se abbia lasciato o meno l’altro lavoro). La relazione della ragazza con il bel poliziotto continua a svilupparsi e in questo episodio abbiamo una dimostrazione di come entrambi tengano molto all’altro. Totale assenza di Connor e Sophia e la cosa non mi è dispiaciuta per niente. Il promo della prossima puntata sembra promettere una trama molto emozionante, quindi non ci resta che attendere di vederla.

 

Switched at Birth 4×05
Signore e signori, vi rendo testimoni della puntata che ha iniziato il delirio all’interno di una della mia serie tv preferite. Non ho veramente parole per definire quello che è successo in questo episodio perché si stanno raggiungendo livelli incredibili di assurdità. Ora, premettendo che sono d’accordo con l’utilizzare le serie tv, i libri e i film per sensibilizzare il pubblico riguardo a certi argomenti, c’è comunque un limite a tutto. La trama intera gira intorno a Bay che si risveglia la mattina dopo la festa nel letto di Tank e realizza di aver tradito Emmett, ma di non ricordarlo. Cerca quindi di ricostruire i fatti della serata, cercando nel frattempo consigli da Regina, fingendo che sia un’amica ad aver combinato il guaio. E che cosa le risponde la donna? Che le dispiace che la sua amica sia stata stuprata. What?! Nonostante io sia d’accordo che se una ragazza è talmente ubriaca da non ricordare niente il giorno dopo, il ragazzo dovrebbe tenere le manine a posto, in questo caso non si può definire stupro senza nessuna informazione in più. Se poi lui si è davvero imposto, allora è giusto che paghi, ma lo stanno già tutti condannando e non va bene. Per il resto puntata così così e a giudicare dal promo della prossima la situazione andrà degenerando.

 

Heartland 8×12
Episodio con un titolo che può solo far prevedere il peggio: Broken Heartland. Quando l’ho letto ero pronta a qualsiasi cosa: morti improvvise, altri infarti, qualche altro dramma con l’adozione di Georgie, invece, per fortuna, il drama che ha caratterizzato questa puntata riguardava solamente Lou e Peter. Non dico che sia stato piacevole vederli litigare e rinfacciarsi tutti gli avvenienti delle ultime settimane, ma il finale ha lasciato una speranza ed è per questo che adoro questa serie. Dietro alla tempesta, c’è sempre un raggio di sole ed è seguendo quel raggio che Lou prende un aereo per rincorrere Peter a Vancouver e chiarire la situazione. Spero solamente che non trovi burtte sorprese ad aspettarla. Ty e Amy partono per un weekend romantico lontano dallo stress pre-matrimonio, ma vengono interrotti da una ragazza che gli ruba il pick-up e poi dalla chiamata di Jack, che li invita a tornare a casa per supportare Lou. Ho adorato Georgie che per una volta si dimostra una ragazza timida e forse un po’ insicura, che si vergogna ad invitare Stephen al ballo scolastico (lo ametto, li sto shippando da un paio di episodi).

 

Grey’s Anatomy 11×10
Non so sinceramente da cosa cominciare, quindi inizio col dire che la puntata mi è piaciuta veramente molto e che la stagione si sta un po’ riprendendo, considerando che la prima parte non mi era proprio piaciuta. Meredith deve imparare a vivere senza Derek e mentre cerca di capire come farlo, trascina in mezzo alla situazione Alex, cercando di renderlo la nuova Cristina, senza troppo successo. Saranno la Bailey, Jo e, a sopresa, Maggie, ad aiutarla. Il rapporto tra Meredith e la nuova sorellastra non è iniziato nel migliore nei modi, ma forse, ne uscirà qualcosa di buono. Penso sia impossibile sostituire Lexie, che è stata una parte importante nella vita di ogni personaggio, ma Maggie sembra un personaggio ben costruito e con grande potenziale.
Se c’è una cosa, però, di cui sono assolutamente certa, è che sia impensabile sostituire Cristina e i riferimenti che le hanno dedicato, oltre alla scena di Owen che la ricorda, mi hanno distrutta emotivamente. April e Jackson non sembrano essere destinati al lieto fine, anche se il promo della prossima puntata è fin troppo drammatico e non vorrei fosse sono un modo per farci abbandonare tutte le speranze e poi sorprenderci. L’unica soluzione, purtroppo, è stare buoni buoni ad aspettare giovedì prossimo. Callie è apparsa per pochi minuti dello show, ma ha dimostrato di essere una donna matura ammettendo di non essere pronta a lasciarsi alle spalle Arizona e io sto sperando con tutto il cuore che la situazione tra loro si risolva. Personaggio preferito della puntata? Quel piccolo genio di Amelia Shepherd. Ho una passione per Amy e renderla un regular di Grey’s è stata una delle soprese più belle di quest’anno. Sta lottando per salvare la vita alla dtt.ssa Herman e l’ho vista giù di morale quando nessuno riusciva a capirla, finché non è arrivata Stephanie. Quella del tumore impossibile sarà una grande storyline.

 

How To Get Away With Murder 1×11
OMG! Può essere l’unico commento a questo episodio? No, vero? Ok, allora. Siccome sono una piccola veggente ormai, sapevo che prima o poi sarebbe successo quello che è accaduto a fine episodio, ma non riesco ancora ad immaginare quanti danni possa creare la cosa.
Ma andiamo per gradi: il caso di cui si occupano Annalise e i ragazzi è stato sicuramente interessante, ma non mi ha coinvolta più di tanto, perché la mia attenzione era totalmente concentrata sulla sorella di Sam. La cognata della Keating infatti è in città per avere risposte e non mi aspettavo le ricevesse così in fretta. I ragazzi sono sempre più preoccupati e iniziano a risentire delle loro azioni: c’è chi ha gli incubi, chi inizia a bere, chi cerca di nascondersi in una relazione e chi si ribella alla famiglia, ma sono sicura che qualcuno crollerà prima o poi. L’unica che sembra stare bene è Rebecca e non capisco se è perché non si sente in colpa o perché ancora nasconde qualcosa. Annalise è devastata e ci viene mostrato chiaramente nelle prime scene in cui si vede come ha trascorso le vacanze invernali. Il suo rapporto con Wes non mi convince, ma sarà perché tendo a vedere un secondo fine sotto qualsiasi cosa e qui non sono ancora riuscita a capirlo. Asher è sempre più insopportabile e spero che prima o poi si riveli utile e crei qualche casino, perché se continua così per me si può tranquillamente eliminare dallo show. Nel corso dell’episodio ci hanno fatto ripetutamente notare come Wes pensi spesso al ragazzo che viveva nell’appartamento prima di lui. Che c’entri qualcosa?
Dal promo, la prossima puntata sembra particolarmente eccitante e piena di eventi, quindi non ci resta che attenderla con il fiato sospeso.

 

E siamo giunti alla fine anche per questa settimana. Sperando di non avervi annoiato troppo, vi invito a commentare se avete delle teorie o dei pensieri su una di queste puntate o se voleste parlare di una qualsiasi altra serie tv.

Alla prossima settimana!