Buongiorno!
Sono purtroppo rientrata dal ponte e diciamo che la voglia di lavorare è un po’ sotto le scarpe, ma piano piano si riprendono i ritmi.
Nuova recensione oggi e parliamo di un libro che ho divorato e che mi è piaciuto tantissimo. Seguo Bussola su Facebook da un po’ e a inizio ottobre ho avuto la bellissima occasione di incontrarlo ad una presentazione qui a Milano e farmi autografare entrambi i libri.
All’inizio della recensione vi racconto qualcosa di quella presentazione e potrete trovare anche una piccola curiosità sull’autore.

sono puri i loro sogni cover
Titolo: Sono puri i loro sogni
Autore: Matteo Bussola
Editore: Giulio Einaudi editore
Link di acquisto: Amazon | Kobo
Goodreads

Quando abbiamo smesso di fidarci degli insegnanti, e abbiamo iniziato a vivere al posto dei nostri figli? Essere genitori, a volte, significa fare un passo indietro. Matteo Bussola ha tre figlie, le accompagna a scuola, le segue nei compiti, parla con gli altri genitori e partecipa pure alle chat di classe su WhatsApp. Insomma, sulla scuola ha un osservatorio privilegiato. E quindi può testimoniare che, davanti a un brutto voto, spesso i genitori si sentono messi in discussione, e per tutta risposta negano l’autorità degli insegnanti. Così decide di scrivere a sé stesso, e agli altri genitori, per provare a riflettere sui sensi di colpa e le paure che si nascondono dietro la mancanza di fiducia nella scuola. Un libro di storie – le sue, ma anche quelle delle madri e dei padri che frequenta, di sua mamma ex insegnante, degli amici docenti – che parla del nostro tempo, e dei nostri figli. Di come spesso, senza accorgercene, ci sovrapponiamo a loro per evitare che inciampino. Ma non c’è crescita senza crisi, e solo facendoci da parte, pur pronti a raccoglierli se cadono, possiamo aiutarli a diventare adulti. Dal primo giorno di scuola, in cui mamme, papà, nonni e fratelli accompagnano in massa i bambini fino in classe scattando foto a raffica, neanche fossero a un concerto degli Stones, alle raccomandazioni per la mensa, ché la stagionatura del Parmigiano, si sa, dev’essere almeno 38 mesi; dai pidocchi, che ogni anno proliferano sulle teste degli alunni generando ansie e sospetti, al kit di sopravvivenza per la gita, che prevede praticamente tutto tranne un gps satellitare. Matteo Bussola fa un ritratto divertito e serissimo della scuola di oggi, confrontandola con quella di quand’era piccolo lui. E si domanda perché abbiamo smesso di considerarla un luogo in cui imparare il rispetto per noi stessi e per gli altri. Con il tono caldo e intimo che è ormai la sua inconfondibile cifra, lo sguardo attento a ogni storia che incontra, parte dalla sua esperienza per scrivere una lettera a tutti noi, arrivando al cuore della nostra paura. Quella di «lasciar andare i nostri figli nel mondo, permettere che compiano i loro passi senza di noi».

 

Ho iniziato a leggere il libro di Matteo Bussola mentre ero in fila nella Feltrinelli in Duomo, qui a Milano, aspettando il mio turno per fami autografare il libro proprio da Matteo. Era appena finita la presentazione (bellissima tra l’altro) e davanti a me c’erano almeno una ventina di persone, quindi mi sono detta: “Perché no?” e ho iniziato a leggere. La scrittura di Matteo scorre come l’olio e si legge che è un piacere tanto che, una volta arrivata al tavolo su cui stava firmando, ci mancava poco che saltassi il mio turno. Chi mi conosce di persona sa che sono molto timida e vado parecchio in ansia a parlare con persone che non conosco, quindi immaginatemi davanti ad un autore che mi piace un sacco, in mezzo a gente sconosciuta, mentre balbetto il mio nome e mi preparo psicologicamente a fargli la domanda che io e Kia facciamo a tutti gli autori: che tipo di cioccolata preferisci? Inutile dirlo, Matteo mi ha guardata davvero stranito e dopo un quasi sussurrato “Uhm, perché?” e mia successiva spiegazione, mi ha detto che è quella fondente. Ecco quindi una piccola curiosità sull’autore che ha scritto un secondo libro che mi ha stregata quasi quanto il primo.

“Sono puri i loro sogni” è un libro diverso dal precedente perché non è più un insieme di momenti familiari, ma si allarga a comprendere tutti, nessuno escluso. È una provocazione che va a colpire tutti, non perché tutti siano genitori o insegnanti, ma perché siamo tutti figli e abbiamo genitori e abbiamo o abbiamo avuto insegnanti. Nonostante io non sia mamma – è ancora troppo presto – ho riconosciuto molte situazioni e mi sono stupita di come siano molto simili a quelle che mi hanno raccontato i miei genitori che hanno a che fare con i professori di mia sorella e con i genitori dei suoi compagni. Come dice Matteo nel libro, è difficile trovare il momento in cui i genitori hanno sentito il bisogno di mettersi a scudo dei propri figli di fronte a tutti e tutti.
Riflettendoci, i miei genitori non credo si siano mai intromessi così tanto nella mia vita scolastica o in quella di mia sorella. Loro sono più della filosofia per cui la scuola era il mio lavoro e non dovevano farlo loro per me. Se prendevo un brutto voto mi chiedevano se non avevo capito o se non avevo studiato abbastanza e, tendenzialmente, era la seconda possibilità. Mi hanno incoraggiato a dare il meglio di me in tutto e non era necessario fossi la migliore, bastava mi ci fossi impegnata al massimo. Ho trovato insegnanti che non sapevano spiegare e altri che invece adoravo, ma mi sono resa conto con gli anni che anche professori che ho odiato mentre ero al liceo, a ripensarci non erano poi così male. L’adolescenza rende sempre tutto più brutto o più bello e va a falsare anche quello che raccontiamo della nostra vita ai genitori che forse ora prendono tutto quello che esce dalla bocca dei figli come oro colato e reagiscono di conseguenza. Il punto però non era raccontarvi la mia vita scolastica, ma notare come i miei genitori mi ricordino più il metodo “vecchia scuola” che Matteo cita nel suo libro e come la loro visione della scuola discordi completamente con alcuni genitori dei compagni di mia sorella. Il motivo, sempre secondo mamma e papà, è che gli altri genitori sono molto più giovani di loro e forse rientrano nella categoria di mamme e papà che sono disposti a tutto pur di tenere al sicuro i loro pargoli, sconfinando a volte nell’esagerazione. Ovviamente qualsiasi genitore è disposto a tutto per i propri figli, ma trovo che ultimamente abbiano difficoltà a mettere un limite.

A questo punto mi chiedo, come Matteo, in che modo cresceranno i bambini di oggi e come saranno i loro/nostri figli fra un po’ di anni? Mi metto in mezzo perché di anni ne ho 23 e un po’ le situazioni raccontate nel romanzo mi spaventano. Mi spaventano principalmente perché a me sembrano assurde, ma non so come mi comporterò nel momento in cui toccherà a me essere in quelle situazioni. Se mai disprezzerò o attaccherò un insegnante solo perché ha dato un brutto voto a mio figlio/a, spero di avere qualche amica più sveglia di me che mi faccia capire che non è una guerra quella tra genitori e insegnanti, come non lo è quella tra genitori e qualsiasi educatore. Ho notato negli anni che il rispetto è calato per qualsiasi figura autoritaria. Anni fa non mi sarei permessa di alzare la voce o discutere se venivo rimproverata dalla mia allenatrice di sci, mentre ora, sempre per esperienza con mia sorella, vedo che il rispetto per allenatori, maestri, semplicemente persone adulte è calato drasticamente, generando ragazzine e ragazzini di 17 anni che si credono i padroni del mondo.

È difficile scrivere una recensione di questo libro perché non c’è una trama vera e propria, ma c’è un argomento comune e io ho provato a darvi, con degli esempi di quanto mi abbia fatto riflettere, un’idea generale. Spero che in molti lo leggano perché spero aiuti a dare una svegliata a quei genitori che magari hanno fatto errori in buona fede e senza rendersene conto e spero che qualcosa cambi, perché l’idea che il mondo a breve sia popolato solo da persone incapaci di vivere in autonomia mi spaventa moltissimo.
Non posso, quindi, che consigliare “Sono puri i loro sogni” a chiunque, che voi siate genitori, figli, insegnanti o aspiranti tali. Se in tanti iniziamo a vederla in maniera diversa forse, e dico forse, qualcosa piano piano cambierà. La mia copia finirà presto nella mani di mamma che spero lo consiglierà a più persone possibile come, ovviamente, farò io.

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