3.5 cupcakes

Recensione: Miss you already di Catherine Hardwicke

Buongiorno a tutti!

Questa settimana abbiamo avuto sabato e domenica off quindi sono riuscita a trovare il tempo per guardare un film. Come al solito non sapevo che film guardare – visto che nell’hard disk ne ho almeno una trentina – e alla fine la mia scelta è ricaduta su Miss you already un film scaricato per curiosità. Non penso sia ancora uscito in Italia quindi vi lascio un mio commento in anteprima.

miss you already
Titolo: Miss you already
Regia: Catherine Hardwicke
Anno: 2015
Durata: 112 min
IMDB

Milly and Jess have been best friends forever. They’ve shared everything since they were kids – secrets, clothes, laughs, substances, boyfriends… now they are trying to be grown-ups. Milly has a high-flying job and lives in a beautiful townhouse with husband Kit and their two kids. Jess is a town planner and she and her boyfriend Jago live on a bohemian houseboat on a London canal. Their friendship is as rock solid as ever. That is until Jess struggles to have a much longed-for baby and Milly finds out she has breast cancer. How do you share that?

Si tratta di un film emotivamente impegnativo. Fin dalla prima parte si intuisce infatti il dramma di fondo. Milly e Jess, amiche d’infanzia, hanno sempre condiviso tutto e sono legate da un rapporto solidissimo. Sarà proprio il loro legame a essere messo alla prova dalle casualità della vita. A Milly viene diagnosticato un tumore al seno, mentre Jess, dopo anni di tentativi falliti, riesce a rimanere incinta.

Quando un desiderio che avevi espresso da tempo finalmente si realizza, vorresti solo essere felice e vorresti che anche le persone intorno a te lo fossero. Ritrovarti però con la tua felicità tra le mani e il dolore della tua migliore amica che aumenta giorno dopo giorno, complica tutto. Non sai cosa fare, come gestire le cose, come affrontare la tua vita che il destino sembra davvero voler complicare.
Affrontare una malattia, soprattutto se colpisce un nostro caro, non è mai facile. Il film nel suo insieme cerca di dare una visione di come poterla gestire.

Il film offre una sua visione di come poter gestire la malattia che potrebbe colpire un nostro caro. La cosa che mi ha commosso durante il film è che nonostante vari momenti di crisi tra Milly e Jess, alla fine sono riuscite ad affrontare con ironia e coraggio anche le situazioni più stressanti emotivamente. Però onestamente ammetto che il film mi è piaciuto e personalmente è stato spunto di riflessione.

L’ironia e il coraggio – sempre presenti anche nei momenti più difficili dal punto di vista emotivo – sono la cosa che più mi ha colpito del film, e lo ammetto anche parecchio emozionato. Un film che ho assaporato dall’inizio alla fine e che è stato spunto di riflessione. Certamente questa è finzione e nonostante le cose appaiano “easy” la realtà è ben altra. Insomma armatevi di Kleenex e buona visione!

rating-35

anna firma

Recensione: Tutte le volte che ho scritto ti amo di Jenny Han

Wooo, ormai non mi ferma più nessuno. Detta la scemata della giornata. Spero, però, di resistere almeno un po’ con questa cosa di scrivere le recensioni al volo appena finiti i libri. Altrimenti poi uno si dimentica, e passa la voglia di scrivere. La vittima di oggi? ‘Tutte le volte che ho scritto ti amo’ di Jenny Han.

tutte le volte che ho scritto ti amo
Titolo: Tutte le volte che ho scritto ti amo
Titolo originale: To All the Boys I’ve Loved Before
Autore: Jenny Han
Editore: Piemme
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lara Jean non ha mai apertamente dichiarato di essere cotta di qualcuno.
Quello che fa è scrivere a ciascuno dei ragazzi di cui si è innamorata una lettera, che poi imbusta e custodisce gelosamente in una vecchia cappelliera. Un giorno, però scopre che tutte le lettere sono state spedite… e all’improvviso la sua vita diventa molto complicata, ma anche molto, molto più interessante.

Non sarà una lunga recensione perché, nonostante questo libro mi sia piaciuto parecchio, non credo ci sia molto da dire.
È uno YA, e ha tutto quello che un libro di questo genere dovrebbe avere. Dei personaggi un po’ confusi e in fase di crescita, i classici litigi dei teenager e i loro primi amori.

Stranamente, visto che ormai vi dico sempre la stessa cosa, questa storia non è così scontata come si potrebbe immaginare dall’inizio, qualcosa si intuisce ok, ma visto che non stiamo parlando di Assassinio sull’Orient Express, ci può stare.

Ho pianto per le ultime 30 pagine, per un mix di tristezza-amore-tenerezza-sincerità-crescita. Ok, questa frase non è minimamente comprensibile. Quello che voglio dire è che – se tralasciamo il discorso finale aperto di cui vi parlo tra un attimo – ho proprio adorato la fine di ‘Tutte le volte che ho scritto ti amo’. C’è una crescita e una presa di coscienza dei personaggi – abbastanza comune in questo genere – ma affrontata con una tenerezza in qualche modo insolita.
In particolare la parte riguardante la rappacificazione tra Lara Jean e le sue sorelle, mi ha lasciata veramente con gli occhi lucidi e un sorriso sulle labbra.

Ho accennato al finale. Aperto. Anzi, spalancato. E io odio i finali così. Ma non ho alternative al farmelo andare bene. Buttarmi sul secondo libro della serie potrebbe essere la soluzione, ma la traduzione ancora non c’è…quindi ci penso due volte, anche se, effettivamente, dovrei darmi una mossa a leggere qualcosa in inglese che non siano gli articoli per la tesi.

Considerato che sono partita dalla fine del libro, adesso faccio un salto a quello che sarebbe dovuto essere l’inizio di questa recensione. Non avevo mai letto nulla di questa autrice e sono rimasta piacevolmente sorpresa. La lettura scorre senza intoppi, descrittiva quanto basta e con i personaggi ben caratterizzati. La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista – Lara Jean – e, nonostante le paranoie mentali della fanciulla, il suo punto di vista non risulta mai pesante. È una ragazza con le preoccupazioni e le insicurezze tipiche dell’adolescenza e questi tratti, secondo me, non vengono esagerati, rendendo Lara Jean molto reale e permettendoci di ritrovarci in lei e di volerle bene.
In generale, comunque, un po’ tutti i personaggi di questo libro si fanno voler bene, in qualche modo. Escludendo le ‘cattive’ – Genevive e Emily – che però rispecchiano alla perfezione il loro ruolo.
In particolare ho adorato Kitty, la sorellina minore di Lara Jean, sempre con la risposta pronta, senza paura di niente e con certe uscite tipiche di una bimba della sua età che fanno sorridere.
Anche Peter sono convinta che, in un modo o nell’altro, si faccia voler bene. E – in fondo in fondo – la ship tra i due protagonisti ci sta.

Che altro dire? Lettura piacevole, senza pretese e ottima per staccare la testa.

rating 3.5
kiafirma

Recensione: La strada verso casa di Yimou Zhang

Buongiorno a voi!

Ormai anche settembre sta per finire e io mi avvicino sempre più al mio ventiduesimo compleanno (anche se in realtà mi sento ancora giovane e arzilla). Questa volta provo a scrivere la recensione da cellulare visto che il mio internet proprio stasera ha deciso di non funzionare. Ero molto indecisa come al solito su che film guardare, ma poi ho ritrovato questo film cinese che avevo scaricato tempo fa e di cui ne avevo sentito parlare bene.

la strada verso casa
Titolo: La strada verso casa
Titolo originale: Wo de fu qin mu qin
Regia: Yimou Zhang
Anno: 1999
Durata: 89 min
IMDB

Per la prima volta dopo molti anni, l’uomo d’affari Luo Yusheng si reca a Sanhetun, il villaggio nel nord della Cina dove è nato, perché suo padre è morto all’improvviso e Yusheng vuole stare vicino a sua madre. Nell’attesa del funerale di suo padre Yusheng rivive la tormentata storia d’amore dei suoi genitori, la costruzione della scuola dove suo padre lavorava come maestro.

 

Il film racconta di questo uomo che dopo molti anni torna al villaggio dove è nato per partecipare al funerale del padre. Qui incontra la madre che vuole per il defunto marito una cerimonia degna di lui. Il film ha una struttura ben definita: inizia raccontando del presente, tornando al passato per concludere di nuovo con il tempo attuale.

La cosa particolare e originale è che le immagini riguardanti il presente sono in bianco e nero, mentre i ricordi del passato sono a colori. Forse perché i ricordi del padre sono ancora vivi nel cuore della madre, mentre un presente in cui lui non c’è più è triste. Probabilmente non è questo il motivo, ma mi piace pensarla così.

Un narratore ci racconta come molti anni prima i genitori del protagonista si sono conosciuti. Lei era la ragazza più bella del villaggio e lui il nuovo maestro arrivato da Shangai, ma la loro non è stata certo una storia facile. Mi faceva sorridere come lei faceva di tutto per farsi notare, come cucinare qualcosa di buono durante i lavori di costruzione della scuola o farsi trovare “casualmente” lungo la strada per cui passava il maestro: effettivamente tutte noi ragazze almeno una volta abbiamo fatto qualcosa del genere per farci notare dal tipo che ci piaceva. Ma la cosa bella della loro storia è che si tratta di un amore delicato e genuino, ma allo stesso tempo forte e saldo. Mi è piaciuto che i lunghi anni prima che i due possano stare insieme non abbiano scalfito il loro amore.

Cosa colpisce del film non sono solo i colori, ma anche la musica tipica cinese che ti coccola e ti guida all’interno della storia. La strada verso casa è la strada che dalla loro casa porta alla scuola, dove tutta la storia ha avuto inizio e che per l’ultima volta la donna vuole percorrere insieme al marito. Una storia che probabilmente abbiamo già visto, ma che che sa coinvolgere ed emozionare lo spettatore grazie alle sue atmosfere tipicamente orientali.

  rating 3.5

anna firma

That moment when tanti is meglio che one: La ragazza del treno di Paula Hawkins

Io, le mie idee folli (il titolo del post) e chi mi appoggia. È la fine, me ne rendo conto. Ma veniamo al dunque, visto che – mi scuso in anticipo – verrà un post lunghino.

Cominciamo con questa ‘rubrica’. E la prima nota di merito va alla Mon e al suo bannerino. Perché io sparo idee a caso, ma senza di lei che sa usare Photoshop andremmo poco lontano. Quindi, rullo di tamburi.

Bello bellissimo, vero?
Non lo useremo solo per i libri, ma parto da quelli per spiegarvi com’è nata l’idea. Se avete mai letto un libro insieme a qualcun’altro e ne avete discusso capitolo per capitolo con qualcuno che qualche volta la pensa come voi e altre volte la pensa in maniera completamente diversa, potete capire perché ci è venuta voglia di condividere questa esperienza. Altrimenti provateci, perché ne vale la pena. Condividere le letture mano a mano che la storia si sbroglia è una cosa bellissima e quindi, visto che si parlava da un po’ di questo libro, con la Mon e le carissime Chiara – del blog Diario di pensieri sparsi – , Karen e Kikka – del blog Testa e piedi tra le pagine dei libri (e Veronica che però poi si è buttata su letture che la attiravano di più) abbiamo deciso di leggere ‘La ragazza del treno’ tutte assieme. In realtà l’ansia creata da questa storia ha avuto la meglio e siamo rimaste fedeli ai 4 capitoli solo per un paio di giorni, dopodiché ognuna l’ha finito nel primo momento libero che ha trovato.

Arrivate in fondo ne abbiamo però parlato parecchio e, invece della classica recensione, io e la Mon abbiamo deciso di fare un post-intervista coinvolgendo chi ha partecipato alla lettura.

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Titolo: La ragazza del treno
Titolo originale: The girl on the train
Autore: Paula Hawkins
Disponibile in italiano:
Goodreads

La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua.
Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel?

E adesso giù con le domande. Occhio però, stiamo parlando di un thriller. Quindi, io vi ho avvisati, anche se nomi specifici non ne abbiamo fatti, secondo me l’ombra dello spoiler c’è. Approcciatevi con cautela, soprattutto alla domanda sul personaggio peggiore e quella sul killer. Le altre sono spoiler-free.

Per prima cosa, che voto dai a questo libro da 1 a 5?

Chiara: 3, perché la lettura mi ha coinvolta e, quando leggo un libro così in fretta non scendo mai al di sotto di 3 su 5 come valutazione.
Karen: Un bel 4 tondo tondo.
Kikka: Voto tre stelline dovuto al buon intreccio di POV, alla caratterizzazione dei personaggi, all’atmosfera cupa. 3 per la tristezza interiore che mi hanno lasciato i personaggi.
Mon: 3, bel mistero, la lettura mi ha coinvolta, ma la scrittura non mi ha convinta e nella mia mente alla fine è rimasta tanta ansia e troppa confusione.
Kia: 4, nonostante l’ansia e la prima parte che non mi ha troppo presa.

 

Visto che non credo si possa parlare di personaggio preferito, qual’è il ‘peggiore’ secondo te? Perché?

Chiara: Il personaggio “peggiore” è difficile da scegliere. Alla fine, mi hanno fatto tutti una gran pena. Credo, comunque, che quello che si è “riscattato” meno, escludendo ovviamente il killer e la sua follia, è Anna. I suoi capitoli erano davvero i peggiori da leggere.
Karen: Domanda difficilissima!! Credo che sia il primo libro in cui abbia odiato praticamente tutti! Ma alla fine penso che il premio per il peggior personaggio del libro debba andare a Tom per la sua falsità, la sua insensibilità e la sua disumanità!
Kikka: Il personaggio peggiore secondo me è Anna, non mi è piaciuta dall’inizio alla fine. Fredda, egoista, calcolatrice, “ladra” …. Antipatia la mia che non dipende tanto dal fatto che abbia costruito la sua felicità sfasciando quella di un’altra donna, ma per la pretesa di credersi ad un livello superiore rispetto a Rachel, sono tutte e due donne disperate solo che Rachel lo è fisicamente ed emotivamente più visibile.
Mon: Premettendo che non se ne salva mezzo di personaggio in questo libro, direi che la peggiore è Anna, una volta escluso il killer. I suoi capitoli erano veramente assurdi da leggere e l’ho trovata una persona davvero orribile. Rachel più che sembrarmi un brutto personaggio, mi faceva molta pena.
Kia: Alla fine del libro è chiaro chi sia il peggiore, e non soltanto per l’omicidio commesso. Per tutto il libro non ho sopportato Anna, nonostante sembrasse uno dei personaggi meno strani non l’ho potuta soffrire fin dal primo suo capitolo.

 

Hai scoperto prima chi era il killer? Se no, chi sospettavi?

Chiara: Ho iniziato a pensare a lui quando si è scoperto che Megan non era incinta né di Scott né dello psichiatra. Prima però ho sospettato un po’ di tutti, di Scott, dell’ex ragazzo di Megan, dello sconosciuto del treno e di Anna.
Karen: Proprio no! Quasi per tutto il libro i miei sospetti cadevano ad intermittenza su Scott o sullo psicologo. Mai avrei sospettato del vero killer, se non troppo tardi!
Kikka: Non ho capito, nè sospettato, finchè Anna non ha usato il cellulare. Non me lo aspettavo, però in conclusione di storia mi sono detta che in fondo non mi ha stupita. Comunque io puntavo tutto su Scott.
Mon: No, non me lo aspettavo per niente. Anche quando Anna ha trovato il cellulare, non ho sospettato del vero killer. Prima di scoprirlo ero convinta fosse stato o il marito o lo psichiatra, anche se sotto sotto sapevo che non sarebbe stato così, troppo semplice. Anna è stata sospettata per un po’, ma non credo ne sarebbe stata in grado.
Kia: Nope, nel corso del libro ho sospettato un po’ di tutti a seconda del momento. Poi mi sono fissata su Anna.

 

Ti capita di inventare possibili storie legate a situazioni che vedi dalla finestra, per strada o dai mezzi pubblici?

Chiara: Decisamente sì. Nella mia mente ne ho inventate decine e alcune le ho perfino scritte. Quando mi trovo in una stazione, su un treno o su un autobus, nella mia mente iniziano a scriversi da sole mille storie.
Karen: Naaa…poca fantasia 😉
Kikka: Di tanto in tanto mi capita di osservare finestre chiuse e domandarmi “come sarà la casa all’interno? bella come appare fuori? E che persone ci abiteranno?” , ma non ho mai approfondito troppo questo filone dei miei pensieri.
Mon: Ho troppa poca fantasia per riuscire ad immaginare le vite delle persone. Mi capita di osservarle, di immaginare dove andranno, ma dopo poco la mia mente viene distratta da altro. Quando guardo fuori dal finestrino in realtà non guardo nulla, nella mia testa c’è altro.
Kia: Spesso, sia un treno che guardando dalla finestra, provo ad immaginarmi la vita delle persone che vedo. Non ai livelli di Rachel però, dopo 10 minuti ho già dimenticato tutto.

 

Consiglieresti questo libro? Perchè?

Chiara: Non lo so. Come costruzione ansiogena da thriller non è male ma la lettura mi ha “disturbata” così tanto, soprattutto in alcuni punti, che non mi sento di consigliarlo.
Karen: Assolutamente! Ho adorato la sua scrittura, la sua narrazione. E’ un thriller ben costruito.
Kikka: Per la sua cupezza, per la negatività e i difetti di tutti i personaggi, il non vederci nulla di positivo … potrei parlarne ma consigliarlo :/
Mon: Credo lo consiglierei, ma avvertendo che il livello di ansia nel libro è molto molto elevato. Diciamo che non è il libro con cui correrei da qualcuno urlando: “Oh mio Dio, devi leggerlo assolutamente!”.
Kia: Lo consiglierei avvisando però del contenuto fortemente ansiogeno.

 

Sulla copertina del libro c’è scritto ‘Non guarderete mai più da un finestrino con gli stessi occhi’. Pensi che la lettura ti abbia condizionata a questo punto?

Chiara: No, magari per qualche tempo mi tornerà in mente. Ma con tutti i thriller che ho letto e visto, se mi lasciassi condizionare, non guarderei più nulla allo stesso modo!
Karen: No. Non sono riuscita a provare empatia per i personaggi, specialmente per i personaggi femminili. Rachel mi deprimeva, Megan mi faceva pena, Anna la detestavo.
Credo che per essere condizionati bisogna innanzitutto sentirsi coinvolti ed è piuttosto difficile esserlo quando disprezzi praticamente tutti!
Kikka: No. A fine libro mi sono sentita soffocata dalla cupezza, infatti ora farò scorpacciata di libri “pucciosi”, ma non mi ha condizionato.
Mon: Naa,i libri mi condizionano poco. So che stanno facendo il film tratto da questo libro (no, non lo guarderò) e quello potrebbe rischiare di condizionarmi parecchio. La mia mente riesce a separare fantasia da realtà solo con i libri, ma datemi un film o una serie thriller o horror ed è la fine.
Kia: Sono molto suggestionabile e fifona quindi credo che per qualche tempo mi immaginerò gli omicidi più assurdi. Poi passerà.

 

Eccoci alla fine, un grazie di cuore ♥ ♥ alle ragazze che hanno partecipato con entusiasmo alla lettura e con ancora più entusiasmo hanno risposto alle domande.
Prima di chiudere vorrei invitare chi passa di qua e ha letto questo libro a rispondere alle domande con un commento, potrebbe uscirne qualche bella discussione.

E infine, siccome non potevo farmi mancare i cupcakes, ho fatto una media.