3.5 cupcakes

Recensione: Con un poco di zucchero di Chiara Parenti

Ed eccoci qui, all’ultima delle tre recensioni che abbiamo pensato per i festeggiamenti. Manca solo una settimana alla sorpresa, non siete curiosi?
Vi ricordo inoltre che avete ancora due settimane per partecipare al giveaway e che le entries relative alle condivisioni le potete raccogliere anche più di una volta.

Detto questo, buttiamoci nella recensione. Il libro di oggi è ‘Con un poco di zucchero’ di Chiara Parenti.

con un poco di zucchero
Titolo: Con un poco di zucchero
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
Goodreads

A trent’anni suonati Matteo Gallo, aspirante scrittore senza soldi e senza speranze, è costretto a vivere con la sorella Beatrice e “loro”, Rachele e Gabriele, i due scatenatissimi nipotini. Nessuna delle tate finora ingaggiate è riuscita a domarli. Ma ecco che, come per magia, un pomeriggio di fine settembre, un forte vento che spazza le nubi dal cielo porta tata Katie.
Beatrice e i suoi bambini restano subito incantati da questa ragazza inglese un po’ stravagante e scombinata, che fa yoga, mangia verdure, va pazza per i dolci… e che con le sue storie fantastiche e i suoi giochi incredibili è in grado di cancellare l’amaro della vita. Matteo invece cercherà (o crederà) di sottrarsi al suo influsso: ma sarà tutto inutile, perché Katie compirà su di lui la magia più grande. Quella dell’amore.
Dall’autrice del romanzo rivelazione dell’estate 2014 “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” una nuova, divertente e supercalifragilistichespiralidosa storia d’amore, che fa rivivere il mito di Mary Poppins.

Altro libriccino da leggere per tirarci su il morale in quella mezza giornata di sconforto che sono sicura capiti a tutte. Perché è certo che almeno un sorriso ve lo strapperà: vi dirò la verità, io ho riso parecchio.

Quando leggiamo il titolo, la prima cosa che ci viene in mente è Mary Poppins e, in realtà, tutta la storia ruota intorno a questa figura. Katie Baker arriva con il vento, con un ombrello che continua a volarle via dalle mani e con una borsa a forma di papera.
Devo ammettere che Katie non è, per me, una persona facile da capire e a cui relazionarsi. Sono una persona piuttosto scontrosa e pessimista e personaggi come lei, allegri, solari e sempre felici, mi fanno venire il nervoso, perché io non riesco ad essere così. Io sono un po’ come Matteo, l’altro protagonista, all’inizio del libro. Matteo vive con la sorella Beatrice e i nipotini, da lui soprannominati “Gli hobbit”. Non sa esattamente cosa fare della sua vita dopo essere stato sfrattato dal suo appartamento e avendo un blocco dello scrittore che sembra non avere fine. È pessimista, cinico e sarcastico, un amore insomma. Il suo sogno è riuscire a terminare il romanzo che sta scrivendo per poi raggiungere il suo amico Simone a Londra che, a giudicare dalle chiamate tra i due, se la sta spassando alla grande. Tutta la sua energia viene spesa per tentare, ovviamente inutilmente, di raggiungere questo obiettivo.

Alzo le mani, disarmato. «Oh, certo!» sbuffo risentito. «Se per eccentrica intendi passivo-aggressiva come il Krakatoa in eruzione, allora sì, è solo un po’ eccentrica!»

Come si diceva, Tata Katie è l’esatto opposto di Matteo.
Vive su una nuvoletta, in una bolla di serenità e gioia insieme ai suoi cincillà. Ha un grande amore per la vita ed è convinta che praticamente nulla possa andare storto se ci si mette buona volontà e tanta gioia nel farlo. Con il suo sorriso e la sua positività, conquista da subito Rachele e Gabriele, i due terremoti. Anche Bea viene attratta da subito da questo ‘raggio di sole’ che arriva nella sua vita portando la serenità che aveva perso da quando il marito se ne era andato.
Insomma, Katie riesce a farsi amare da tutti e tenta in tutti i modi di infondere la sua positività anche allo scontrosissimo Matteo.

Gli hobbit sono meravigliosi. Dolcissimi e pieni di fantasia, assecondano Katie in ogni sua idea e partecipano ad ogni avventura o gioco con entusiasmo e gioia. Beatrice, anche se sviluppata poco e meno presente di tutti gli altri, impara tante cose dalla tata e riesce a trovare la strada per essere felice. Ci sono molti personaggi secondari, come Irina, la tata che ha preceduto Katie, andata a lavorare per il vicino di casa, oppure Tobia Adorato, nominato così tante volte e causa di parecchi equivoci. Sono personaggi poco sviluppati, un po’ come era successo negli altri due libri che abbiamo recensito, ma ognuno di loro ha caratteristiche e personalità ben distinguibili che li rendono interessanti.

La prendo, la sollevo da terra stringendola forte e lei mi abbraccia stretta. Quando ci baciamo, è davvero una magia.
E poi si alza il vento.

Tata Katie, insomma, fa parecchie magie e sconvolge la vita di chiunque la incontri. Matteo impara che c’è qualcosa di più importante dell’avere successo e tante modelle intorno, che a volte, per ottenere la felicità, bisogna lottare per la persona che si ama (e indossare tutine colorate aderenti) e che forse basta veramente solo un po’ di zucchero per rendere tutto più semplice.

rating 3.5

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Recensione: La Rivincita di Lois Lowry

Buongiorno a tutti!
Quello di cui vi parlo oggi è un librino che ho letto in meno di una giornata. Mi aspettavano un paio di ore di treno e non avevo voglia di nulla di impegnativo. Spulciando il Kobo, ho trovato ‘La Rivincita: Gathering Blue’ di Lois Lowry, il secondo libro della serie The Giver.

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Titolo: La rivincita (The Giver #2)
Titolo originale: Gathering Blue
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
Goodreads

In una comunità del futuro prossimo, tornata ad uno stadio di vita semi-primitiva, un gruppo di funzionari, conosciuto come il Consiglio dei Guardiani, amministra le leggi dominando la popolazione dall’interno dell’unico edificio moderno del villaggio. Tutti vivono in capanne rudimentali, in lotta per la semplice sopravvivenza, incapaci di qualunque sentimento di empatia e di pietà. I più deboli sono emarginati e rifiutati, ma nonostante questo Kira, deforme dalla nascita, sarà l’unica in grado di guardare oltre quella coltre di abbrutimento a cui tutti sembrano ormai rassegnati. La Rivincita – Gathering Blue è il secondo libro della trilogia di Lois Lowry aperta da The Giver – Il Donatore.

Premesso che La Rivincita non c’entra assolutamente nulla con il primo libro – voci di corridoio mi dicono che le storie si riuniranno nel quarto – vi posso dire che l’ho trovato proprio carino. La storia, per nulla impegnativa, scorre senza problemi lungo le 150 pagine. Dopodichè ci si trova a cercarne altre.
Ne ‘Il Donatore’ ero rimasta parecchio impressionata dalla società che Lowry ci presentava. Una comunità del futuro molto schematica e organizzata in maniera maniacale, in cui una delle cose più inquietanti è la totale assenza di colori.
Qui i colori ci sono e sono uno dei punti intorno a cui ruota la storia. Anche questa società è particolare, seppur completamente diversa dalla prima. La vita in comunità è una lotta continua e le differenze – che ne Il Donatore venivano annullate in ogni modo possibile – qui sono accentuate. E chi è diverso è spesso costretto all’isolamento o all’esilio nella Landa.
Kir, la protagonista, nasce orfana di padre e con una malformazione alla gamba. Secondo le regole non dovrebbe nemmeno ricevere un nome a una sillaba – quelli dei bambini – per evitare che lo spirito entri a far parte del suo corpo. Ma sua madre decide di lottare per lei, di salvarla e di crescerla senza farla pesare sulla società. Le insegna a sopportare gli sguardi e le dicerie a testa alta e a trarre la sua forza dal dolore e la fatica. Kir cresce, conquista la seconda sillaba diventando Kira e intanto lavora nella capanna della tessitura. Sempre grazie a sua madre scopre di avere un dono, una capacità fuori dal normale, che la porta a intrecciare i fili e ricamare come nessun’altro.

La morte della madre determina l’inizio di un nuovo periodo della sua vita. Si ritrova in fatti abbandonata e, a causa della sua malformazione, anche mal vista e bersaglio di cattiverie e soprusi. Ma il futuro ha in serbo qualcosa di meglio per lei.
Ma è soprattutto l’amicizia che la aiuta ad andare avanti. Sia quella con Matt, un ragazzino della Palude, scalmanato e sporco ma estremamente gentile e sempre sorridente, sia quella con Thomas l’Intagliatore che la aiuta nei momenti di bisogno e solitudine.

Su un libro così breve non ci può essere molto da dire. Come per il primo la cosa che fa più pensare è l’organizzazione della società protagonista. Quello che ci presenta Lowry è un mondo in un certo senso primitivo, dove l’unico obiettivo è la sopravvivenza, a qualunque costo. I bambini crescono piangendo nel fango, senza l’amore di nessuno. Viene insegnato loro a rubare e a non avere nessun rispetto degli altri. Nessuno conosce quello che c’è al di fuori del villaggio, oltre alle Bestie. È la paura a fare da padrona, in ogni momento della vita, in particolare per donne e bambini.
È un mondo completamente contrapposto al benessere – per lo meno apparente – e alla perfezione in cui vivono i protagonisti de “Il Donatore”.

Personalmente sono proprio curiosa di leggere gli altri due libri della serie, per vedere come -e se – Lowry evolve questa sua particolare attenzione alla società in cui posiziona i suoi personaggi.


Recensione: Little Miss Sunshine di Jonathon Dayton, Valerie Faris

Dopo due giorni tra valli bresciane e trentine in compagnia di alcuni amici rieccomi di nuovo qui! Questa settimana mi sono trovata un po’ indecisa nel decidere il film da recensire, ho infatti spuntato dalla mia Movie Challenge la voce film documentario con “Life in a day”. Molto bello ma non volevo iniziare la settimana parlando di questo film. Ieri sera ho avuto un’illuminazione e ho visto “Little Miss Sunshine”, un film forse non troppo conosciuto o che pochi ricordano. Anni fa avevo visto per caso il trailer, ma onestamente non mi aveva entusiasmato, quindi di fatto non è mai comparso all’interno della mia lista. Una cosa però non ho mai dimenticato: questo furgoncino volkswagen giallo (che più giallo non si può) e oggi finalmente riesco a parlare di questo film che per anni si è rifugiato negli angoli più nascosti della mia mente.



Titolo: Little Miss Sunshine
Titolo originale: Little Miss Sunshine
Regia: Jonathon Dayton, Valerie Faris
Anno: 2006
Durata: 101 min
IMDB

Sheryl, moglie e madre per vocazione, alle prese con il secondo matrimonio, fatica a reggere le fila di un nucleo familiare assemblato a suon di copia-incolla: Richard, marito/padre alla ricerca ossessiva di un improbabile successo editoriale, Dwayne e Olive, rispettivamente adolescente ribelle e mini-reginetta di bellezza di provincia, il nonno, cacciato dalla casa di cura perché cocainomane, e, ultimo in ordine di arrivo, lo zio Frank, fratello di Sheryl reduce da un tentato suicidio. Una sgangherata famiglia, quella degli Hoover, che si ritroverà in viaggio su un cadente pulmino verso il concorso di bellezza per bambine più famoso della California, Little Miss Sunshine, per cui la piccola Olive è stata selezionata.

Davanti a un film del genere non sai bene cosa aspettarti o per lo meno così è stato per me. La storia che si svolge letteralmente on the road vede come protagonisti questa famiglia sgangherata che vuole fare di tutto per far contenta la figlia e farla partecipare a questo concorso di bellezza. Il pulmino giallo (che personalmente adoro) diventa così il teatro su cui ci vengono presentati i vari personaggi e il viaggio rappresenta per tutti loro l’occasione per riconciliarsi con loro stessi prima di tutto e poi con il resto della famiglia.

Durante il tragitto si succedono una serie di eventi esilaranti alternati da momenti più spiacevoli che mettono a dura prova i protagonisti. Dietro l’apparenza, ciascuno sta lottando per superare le proprie sconfitte e ottenere ciò che vuole. Quindi in un certo senso, sostenere Olive nel suo desiderio di partecipare al concorso di ‘Little Miss Sunshine’ rappresenta la possibilità dei genitori di poter dare alla propria figlia il suo piccolo momento di gloria.

Il film si può definire una sorta di tragicomica perché alcune scene ti fanno sorridere lasciandoti una punta di amaro in bocca. Ho apprezzato molto come il film venga raccontato in maniera spontanea e diretta, scandito da scambi di battute incalzanti. Le cose che scopriamo riguardo ai personaggi ci vengono spiegate grazie alle domande che la piccola Olive rivolge ai suoi familiari. La sua curiosità verso il mondo degli adulti la spinge sempre a porre domande per capire la situazione.

Se c’è una cosa che non ho sopportato del film è l’atteggiamento del padre, sempre pronto a infierire e ossessionato dal perseguire i nove step (da lui ideati) per essere dei vincitori nella vita. Questa suo affannarsi infatti, non fa altro che rovinare sempre più il rapporto con la sua famiglia fino quasi a un punto di non ritorno. Come finisce la storia? Beh, non posso dirvi se Olive vince o meno il concorso, ma posso solo garantirvi che il finale sorprendente e inaspettato non deluderà le vostre aspettative.


Recensione: Le due facce dell’amore di Nick Spalding

Ciao a tutti! Non pensavo che questa settimana sarei riuscita a postare nulla è invece eccomi qui. Mentre vi scrivo sono in treno e si è appena conclusa la prima delle 5 ore di viaggio previste. Sono sola e abbandonata, ma la cosa ha anche un lato positivo: posso leggere tutto il pomeriggio senza sentirmi eccessivamente inutile e in colpa. Ho appena finito “Le due facce dell’amore” di Nick Spalding e, prima di scegliere la prossima vittima, ho deciso di parlarvene. O meglio, io scrivo, poi sfrutterò l’immensa pazienza della Mon per trasformare il tutto in un post decente, altrimenti da tablet (gentilmente prestato da moroso), finisco domattina.


Titolo: Le due facce dell’amore
Titolo originale: Love…from both sides
Autore: Nick Spalding
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano: Si
Goodreads

Jamie Newman è un attraente copywriter, single da due anni, deciso a dare un taglio a una vita scandita da cene solitarie con monoporzioni surgelate. Ma trovare la donna giusta non è affatto facile, come si intuisce dal suo blog, in cui racconta disastrosi appuntamenti al buio con donne assatanate e top model decisamente fuori dalla sua portata. Anche a Laura McIntyre, ventottenne proprietaria di un negozio di cioccolata, le cose non vanno tanto lisce, stando al suo diario. Squallidi agenti immobiliari dai bollenti spiriti e fanatici della bicicletta vestiti di lycra sono infatti sempre in agguato, e la ricerca di un uomo decente sembra senza speranza. Ma quando un giorno i due si incontrano (o scontrano), complici una Vespa impossibile da guidare e una pianta troppo ingombrante da tenere tra le braccia, sembra che la felicità sia a portata di mano. O forse sarà allora che inizieranno davvero i problemi. Basato su vite vissute e reali catastrofi sentimentali, Le due facce dellamore è un libro scoppiettante dedicato a tutti coloro che sanno quanto difficile possa rivelarsi la ricerca del vero amore. Lui ha un blog. Lei un diario. La più pazza ed esilarante storia d’amore dell’estate. Una frizzante commedia ai primi posti delle classifiche inglesi.

 

Non scriverò molto, vuoi perché non sono propriamente comoda, vuoi perché nella trama viene detto tutto quello che avrei potuto dirvi io. I personaggi principali sono due: Jamie e Laura. Jamie è il giornalista belloccio e è simpatico ma impacciato da morire, Laura ha perso la fiducia nel genere maschile dopo essere stata scaricata dal fidanzato storico.
Entrambi single e scottati dagli amori precedenti, raccontano – rispettivamente nel proprio blog e diario – le disavventure che passano nel momento in cui, incentivati o costretti da amici e parenti, riprovano a uscire con qualcuno. Il libro altro non è se non una raccolta di post tratti dal blog di Jamie, alternati alle pagine del diario che Laura dedica a sua madre. Diciamo pure che entrambi non brillano di fortuna per quanto riguarda le persone con cui si ritrovano ad uscire. Da una ninfomane assatanata con “il fiato di un cavaliere dell’Apocalisse” a un ciclista che sembra un vibratore al neon nella sua tutina in lycra arancione fosforescente, Jamie e Laura conoscono gli individui più assurdi. Neppure loro, in particolare Jamie, si risparmiano in tema di gaffe e uscite poco furbe.
Grazie a questo libro, spunto anche il terzo libro della Reading Challenge: un libro che fa ridere.
Proprio così: con questo libro ho riso parecchio, soprattutto nella prima metà.
Finché la conoscenza di Jamie e Laura è agli inizi, la loro relazione rimane sullo stesso tono degli altri incontri: guai,”problemi” e risate.
Nel momento in cui i due iniziano a frequentarsi, però il libro si abbassa un po’ di tono e, pur rimanendo divertente e scorrevole, tende ad essere in un certo senso più scontato. Lo consiglio comunque come lettura leggera e divertente, in quanto, seppur un po’ in calando, “Le due facce dell’amore” si fa leggere e apprezzare.