3.5 cupcakes

Recensione: Come l’acqua per gli elefanti di Francis Lawrence

Eccomi di nuovo qui! Mi dispiace aver dovuto saltare una settimana ma gli esami mi hanno assorbita a tal punto che non ce l’ho fatta. In questi momenti vorrei davvero poter usare la tecnica della moltiplicazione, così mentre una me studia, l’altra guarda film, legge libri e fumetti. La sessione invernale non perdona purtroppo e mette a dura prova la nostra capacità di organizzare la giornata tra studio, hobby etc. Nonostante sia quasi Natale ormai, non vi propongo oggi un film natalizio; purtroppo a me non piacciono particolarmente, nel senso che si, sono carini ma scontati e pieni di cliché. Quindi, il film che ho pescato dal mio hard-disk questa volta è: “Come l’acqua per gli elefanti”.


 

  • Titolo: Come l’acqua per gli elefanti
  • Titolo originale: Water for elephants
  • Regia: Francis Lawrence
  • Durata: 120 min
  • Anno: 2011
  • IMDB

Jacob Jankowski viaggia leggero. Ad un passo dalla laurea in veterinaria, ha infatti appena perso tutto: genitori, speranze, casa, sogni. La maniglia a cui si aggrappa per caso e per destino è quella del treno del Benzini Brothers Circus, una strampalata combriccola di imbonitori, mangiatori di fuoco, donne cannone e animali esotici tra i quali scoprirà i pericoli di un luogo sospeso, ma pur sempre abitabile. Il racconto di questa turbolenta redenzione è affidato al lungo flash back di un Jacob, ora novantenne, che ripercorre con la mente le acrobazie del suo numero più rischioso: l’amore per Marlena . Un amore proibito, perché si dà il caso che lei sia la moglie del sadico direttore del circo, oltreché inarrivabile vedette dello show.

A prima vista il film può sembrare una semplice commedia romantica, ma in realtà ha una storia drammatica e vissuta alle spalle che da robustezza alla trama del film. Jacob si ritrova a lavorare in questo circo, alle dipendenze di August, che nonostante le apparenze si rivela essere un uomo squilibrato che non si fa scrupoli a maltrattare le persone e gli animali del suo circo. Chistoph Waltz riesce a dare una forte caratterizzazione al personaggio di August, tanto da renderlo un perfetto infame. Ma siccome lui è il boss, non è semplice opporsi ai suoi ordini.

The whole thing’s illusion, Jacob, and there’s nothing wrong with that. It’s what people want from us. It’s what they expect.

Ebbene sì, guardando il film, ci rendiamo conto che la grandiosità e la magia del circo è solo una sorta di illusione, perché alle spalle tutti si fanno in quattro per poter tenersi stretto un lavoro che spesso non è gratificante. Jacob però se la passa un po’ meglio e grazie alla sua posizione di veterinario del circo, riesce ad avvicinarsi alla bellissima star Marlena. Fin dal loro primo incontro, si può notare un’intesa immediata che si traduce nei loro sguardi intensi e nel modo così naturale di parlare e confidarsi l’uno con l’altra. Galeotta in questo caso è stata Rosie, un bellissimo esemplare di elefantessa che avvicinerà i due, costretti a inventare un nuovo numero con questo animale.

Purtroppo è difficile guardare Jacob (interpretato da Robert Pattinson) e non pensare al vampiro della saga di Twilight; di conseguenza uno non riesce a godersi pienamente il film perché non riesce a inquadrare come si deve il protagonista della storia. Reese Whiterspoon invece, è semplicemente incantevole. Con i capelli biondi e la pelle bianca ceramica, sembra una bambola e la sua presenza ha un che di fatato in contrasto con l’ambiente sporco e polveroso in cui è immersa.

Capitare su quel treno si rivelerà un colpo di fortuna o sfortuna per Jacob? Riusciranno lui e Marlena ad ottenere un lieto fine, o la durezza della vita soffocherà il loro amore? Per scoprirlo prendetevi un po’ di tempo per immergervi nel passato e vivere una storia d’amore d’altri tempi.


Recensione: The Artist di Michel Hazanavicius

Buongiorno a tutti! Ho appena realizzato che è già dicembre e sono quasi due mesi che il nostro blog ha preso vita… miseria, il tempo vola! Sembra ieri che decidevamo i colori per il titolo e l’immagine di rating (meno male che alla fine siamo riuscite a trovare dei dolcissimi cupcakes altrimenti a quest’ora avremmo delle tartarughine).
Questa volta, ho voluto fare uno strappo alla regola e ho scelto per voi un film che da un po’ si nascondeva nel mezzo della mia infinita lista di film (infinita perché ci saranno segnati almeno un centinaio di film e ogni volta che ne depenno uno, ne aggiungo come minimo altri tre). Il film in questione s’intitola “The Artist”.


  • Titolo: The Artist
  • Titolo originale: The Artist
  • Regia: Michel Hazanavicius
  • Anno: 2011
  • Durata: 100 min
  • IMDB

Hollywood 1927. George Valentin è un notissimo attore del cinema muto. Un giorno, all’uscita da una prima, una giovane aspirante attrice lo avvicina e si fa fotografare sulla prima pagina di Variety abbracciata a lui. Di lì a poco se la troverà sul set di un film come ballerina. È l’inizio di una carriera tutta in ascesa con il nome di Peppy Miller. Carriera che sarà oggetto di una ulteriore svolta quando il cinema sonoro prenderà il sopravvento e George Valentin verrà rapidamente dimenticato.

Il film, in bianco e nero, non parla solo del cinema muto ma è esso stesso un film muto. Prima di continuare, é bene che sappiate che io e i film in bianco e nero e i film muti non andiamo proprio d’accordo; li ho sempre trovati noiosi e non sono mai riuscita a guardarli per più di una decina di minuti. L’unica eccezione è stato Schindler’s List (grande capolavoro) che però era solo bianco e nero.

Uscito nelle sale nel 2011, questo film crea un degno contrasto con i film 3D che vengono proiettati contemporaneamente. Se mi concedete il termine, lo definirei come una ventata di vintage all’interno dell’ambiente cinematografico. Al contrario di ogni mia aspettativa, il film non mi ha annoiato, anzi è riuscito a farmi ridere e simpatizzare con le emozioni dei protagonisti. Quando la recitazione è muta, ecco che la capacità espressiva di un attore diventa fondamentale. Può succedere che se uno marca in maniera eccessiva le espressioni, la sensazione dello spettatore sia quella di un’interpretazione finta e sgradevole. Questo non è il caso, gli attori sono molto capaci e riescono a raccontarci senza troppi formalismi la storia di questo artista e senza accorgertene ti ritrovi nel bel mezzo degli anni Venti. Personalmente adoro lo stile di quegli anni, dall’abbigliamento alle macchine, ma più di tutto i cappelli delle signore (si mi piacciono i cappelli e ne ho uno simile ai loro di cui vado fiera).

Altro elemento essenziale sono le musiche, molto belle e fedeli allo stile del film, che aiutano a trasmettere appieno le emozioni delle scene. Solo in due scene ci sono dei veri e propri rumori ma non vi dico quali perché vorrei incuriosirvi riguardo il film. L’assenza di dialoghi mi ha fatto riflettere su quante cose riusciamo a comunicare anche senza usare le parole. Quando si dice che uno sguardo o un gesto valgono più di mille parole: è proprio vero. Solo ogni tanto compaiono dei cartelli con trascritte le frasi chiavi dei ‘dialoghi muti’ più lunghi.

Questo film ha rappresentato per me una sorta di scommessa che si è trasformata in una bella scoperta. Caratterizzato da uno stile elegante e suggestivo, lascia lo spettatore contento e piacevolmente stupito grazie ad un quasi inaspettato finale!


Recensione: The Selection di Kiera Cass

Eccoci di nuovo qui. Oggi vi parlo di ‘The Selection’ di Kiera Cass, ovvero dell’ultimo libro che ho letto in uno di quei momenti ‘non ho voglia di fare assolutamente nulla, nemmeno pensare a che libro leggere’. Mi è passato per le mani questo e visto che era lì da un po’ ho deciso che fosse giunta la sua ora.

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Titolo: The Selection (The Selection #1)
Titolo originale: The Selection
Autore: Kiera Cass
Editore: Sperling & Kupfer
Disponibile in italiano:
Goodreads

Uno spettacolo sfavillante come un diamante. Una competizione feroce come la vita. Un gioco pericoloso come l’amore. Molti anni dopo la Quarta guerra mondiale, in un Paese lontano, devastato dalla miseria e dalla fame, l’erede al trono sceglie la propria moglie con un reality show. Spettacolare. Così, per trentacinque ragazze la Selezione diventa l’occasione di tutta una vita. L’opportunità di sfuggire a un destino di fatica e povertà. Di conquistare il cuore del bellissimo principe Maxon, e di sognare un futuro migliore. Un futuro di feste, gioielli e abiti scintillanti. Ma per America Singer è un incubo. A sedici anni, l’ultima cosa che vorrebbe è lasciare la casa in cui è cresciuta per essere rinchiusa tra le mura di un palazzo che non conosce ed entrare a far parte di una gara crudele. In nome di una corona – e di un uomo – che non desidera. Niente e nessuno, infatti, potrà strapparle dal cuore il ragazzo che ama in gran segreto: il coraggioso e irrequieto Aspen, l’amico di sempre, che vorrebbe sposare più di ogni altra cosa al mondo. Poi, però, America incontra il principe Maxon, e la situazione si complica. Perché Maxon è tutto ciò che Aspen non sarà mai: affascinante, gentile, premuroso e immensamente ricco. E può regalarle un’esistenza che lei non ha mai nemmeno osato immaginare.

 

Onestamente trovo la trama ufficiale un filo troppo spoilerosa.. Cioè, ci racconta tutto. Quindi mi posso sfogare anche io senza paura di sentirmi qualche insulto.
Il libro comincia direttamente in mezzo alla storia, senza tanti preamboli, e abbiamo bisogno di leggere qualche capitolo per capire dove ci troviamo e cosa sta succedendo fin dalle primissime frasi. Da subito facciamo conoscenza, seppur in maniera ‘tratteggiata’ con tutta la famiglia Singer. Mano a mano che si va avanti i profili si delineano quanto basta per farci simpatizzare con May, la sorellina iperattiva, Magda e papà Singer, i genitori di America che non potrebbero essere più diversi tra loro, e Gerad, il fratellino che vorrebbe giocare a calcio ma non può. I due fratelli maggiori, Kenna e Kota, vengono invece solo nominati.
America inizialmente si rifiuta di partecipare alla Selezione e questo porta ad attriti con la madre che arriva a patteggiare la partecipazione addirittura in cambio di denaro. Quello che non sa è che America era già stata convinta a partecipare dal suo grande amore che sostiene che si sentirebbe troppo in colpa a saperla privata della possibilità di avere una vita migliore. I due litigano qualche giorno prima della partenza della ragazza, ma ormai il danno è fatto. Perdutamente innamorata qual’è, sulla foto per la Selezione, la nostra America risulta bellissima e raggiante, e l’amore che emana viene scambiato per amore platonico nei confronti del principe Maxon. Rimangono tutti stupiti quando viene estratto il suo nome e, tra l’emozione della madre e della sorellina, assistiamo all’emergere di un lato del carattere di America che finora ci era stato nascosto: quello socievole, quello che la fa essere vicina alla gente che finisce per adorarla.
Ma chiaramente il suo essere tutta pepe non scompare e già dalla prima sera a Palazzo riesce a ‘litigare’ con il principe che sembra però apprezzare la sua spontaneità e si accorda con lei per non rimandarla a casa in cambio di una forte amicizia.

Lui si alzò e si chinò per leggermi la spilla. «America, giusto?» mi chiese col sorriso sulle labbra.
«Esatto. Ehm… ho già sentito il suo nome, da qualche parte, ma le dispiacerebbe ricordarmelo ancora una volta?»

Per quanto riguarda il principe Maxon lo conosciamo un po’ alla volta e sempre filtrato attraverso gli occhi di America. Inizialmente, quindi, lo vediamo come uno snob, disinteressato a qualsiasi problema del ‘mondo reale’, preoccupato solo a fare una bella impressione e a vivere la sua vita finta. Mano a mano che il America e il principe si conoscono meglio, anche lei deve ricredersi e riconoscere che anche lui ha pensieri e sentimenti reali quanto tutti gli altri. Lo trova sempre più una persona piacevole, nonostante tutti i pregiudizi maturati quando lo vedeva soltanto alla TV.

«Sì, Maxon», bisbigliai. «È possibile.»

Ciò che ci permette di conoscere un po’ meglio Maxon è la novella che fa da prequel a The Selection, ovvero The Prince, The Selection #0.5, disponibile anche in italiano. Nonostante metà del racconto sia la ripetizione di una parte di The Selection, solamente vista dal PoV del principe, ci permette di capire un po’ di più l’umore di Maxon e ci motiva quindi certi suoi comportamenti presenti nel libro.

Detto questo, il libro è un po’ scontato, più o meno dalla seconda pagina – se non dalla copertina – possiamo già immaginare come andrà a finire il libro. La storia è però piacevole, scorre senza intoppi e senza esagerazioni che fanno storcere il naso. Non penso che sia un libro che ti lascia qualcosa dentro o ti fa crescere, ma quanto una lettura piacevole, di quelle che ci permettono di riempire un pomeriggio uggioso.


Recensione: Snowpiercer di Bong Joon-ho

Ciao a tutti e buon lunedì! Se il lunedì potesse avere una faccia, sarebbe la nonna brutta di Dracula (cit. “Le follie dell’imperatore”). Ma per quanto ne sappiamo questo potrebbe rivelarsi piena di avventure e sorprese, tra cui il film di cui sto per andare a parlare. Su consiglio di un mio compagno di università, l’altra sera mi sono guardata “Snowpiercer”.

Basato sulla serie a fumetti francese “Le Transperceneige”, il film è ambientato nel 2031, dopo che il fallimento di un esperimento per contrastare il riscaldamento globale ha dato inizio ad una vera e propria Era Glaciale che stermina tutti gli abitanti del pianeta. Gli unici sopravvissuti sono i viaggiatori che hanno lottato con tutte le loro forze per procurarsi un biglietto ed aggiudicarsi un posto a bordo dello Snowpiercer, un treno ad alta velocità che fa il giro del mondo e che trae energia da un motore in moto perpetuo. Questo treno è l’unico mezzo che garantisce la sopravvivenza, diventando un microcosmo di società umana diviso in classi sociali: i più poveri stipati nelle ultime carrozze; i più ricchi nei lussuosi vagoni anteriori. La difficile convivenza ed i delicati equilibri tra classi non potranno che sfociare inevitabilmente verso lotte e rivoluzioni.


    • Titolo: Snowpiercer
    • Titolo originale: Snowpiercer
    • Regia: Bong Joon-ho
    • Anno: 2013
    • Durata: 126 min
    • IMDB

Ammetto che è il primo film di Bong Joon-ho che vedo, quindi magari il mio commento non sarà esaustivo ma vorrei lo stesso dire le mie impressioni. Nonostante a prima vista il film possa sembrare il solito film distopico, Snowpiercer è qualcosa di più. In sé riunisce il dinamismo tipico dei film d’azione americani, con il personale stile d’inquadratura suggestivo del regista. Riesce ad alternare armoniosamente scene di violenza a scene in cui racconta la realtà dei fatti, in maniera un po’ grottesca.

Lo scopo della rivolta di coloro che vivono nella coda del treno è quello di risalire fino alla locomotiva e prenderne il controllo. Quest’impresa è avvolta da un continuo turbinio di emozioni: sofferenza, curiosità, ansia. Non si può fare a meno di provare tutte queste sensazioni, sembra quasi di essere lì in mezzo a questa rivolta a condividere il destino dei protagonisti. Grande attenzione è rivolta al descrivere lo Snowpiercer, offrendoci delle sequenze che ritraggono gli interni dei vari vagoni del treno. È sconvolgente come effettivamente il treno riesca a rappresentare le varie sfaccettature del mondo. Partendo dalla testa dove si trovano le classi sociali abbienti fino alla coda, in cui si trovano i “relitti della società”, le carrozze ricreano differenti ambienti quali i bassifondi, le prigioni, la serra, le riserve d’acqua, le aule scolastiche, etc. Sembra quasi che il regista voglia renderci partecipi di una personale analisi della società, mettendone in risalto la distinzione di classe.

A questo proposito, nel film vi è un punto in cui la signora Mason, collaboratrice di Wilford pronuncia queste frasi: “Voi vi mettereste una scarpa in testa? Naturalmente non lo fareste mai! Le scarpe non sono fatte per la testa, le scarpe appartengono ai piedi e in testa si mette il cappello. Il cappello sono io, voi siete le scarpe, io appartengo alla testa, voi appartenete ai piedi. Così è, questa è la realtà.” Parole decisamente dure, che trasmettono tutta la rigidità delle regole del sistema che vige all’interno dello Snowpiercer. Motivo per cui i rivoltosi vogliono cambiare le cose per riuscire ad ottenere una vita dignitosa.

Fondamentale per la riuscita del film è stata la bravura con cui gli attori sono riusciti a caratterizzare bene i personaggi, a partire da Tilda Swinton nei panni di Mason, a Chris Evans (Curtis, capo dei ribelli), John Hurt e Song Kang-ho, altri due personaggi chiave che conoscerete solo vedendo questo film .

Intenso e avvincente, capace di coinvolgere lo spettatore, il quale, nonostante la crudità dell’azione, alla fine si sente parte della missione del protagonista. In sostanza il film rappresenta un grande connubio di azione e drammaticità, volto ad approfondire la fitta rete di connessioni emotive alla base del film.

Perché allora solo 3.5 cupcakes come voto personale? Ammetto che meriterebbe di più, ma personalmente il finale mi ha lasciato un po’ così, non mi ha soddisfatto del tutto, anche se obiettivamente questo è il finale più azzeccato. Pardon!