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Recensione: Lo stagista inaspettato di Nancy Meyers

Buongiorno a tutti!

Vorrei iniziare ringraziando la mia coinquilina che l’altra sera mi ha portato al cinema a vedere un film davvero promettente dal trailer: “Lo stagista inaspettato”. Era da un po’ che non mi capitava di andare due volte al cinema in meno di una settimana… sento che dovrei farlo più spesso se solo i prezzi non fossero esorbitanti. Detto questo, spero che questa recensione riesca ad esprimere quanto il film mi sia piaciuto!

lo stagista inaspettato
Titolo: Lo stagista inaspettato
Titolo originale: The Intern
Regia: Nancy Meyers
Anno: 2015
Durata: 121 min
IMDB

Una società di moda assume uno stagista decisamente fuori dagli schemi: Ben Whittaker (Robert De Niro) un settantenne pensionato che ha scoperto che in fondo la pensione non è come immaginava e decide così di sfruttare la prima occasione utile per rimettersi in pista. Nonostante le diffidenze iniziali, Ben dimostrerà alla fondatrice della compagnia (Anne Hathaway) di essere una valida risorsa per l’azienda e tra i due nascerà un’inaspettata sintonia.

La storia inizia presentandoci il protagonista del film ovvero Ben, un vecchietto di settant’anni che si tiene sempre impegnato nelle più svariate attività. Si iscrive infatti a tutti i corsi possibili perché ama il contatto con la gente e perché vuole cercare colmare il vuoto lasciato dalla perdita della moglie.
Dopo aver risposto ad un annuncio si ritrova a fare lo stagista presso la start-up di un e-commerce di abbigliamento. Qui gli viene affidato il ruolo di assistente del capo, ovvero Jules, una donna che ha appena superato i trent’anni, intraprendente e ambiziosa. A questo punto allo spettatore si chiede “cosa può fare un vecchietto di utile senza saper usare un computer?” Ecco, la stessa domanda se la pone anche Jules, ma ovviamente il nostro Ben ha molta voglia di mettersi in gioco e imparare anche a usare le nuove tecnologie. Ben riesce a conquistare tutti e a dimostrarsi una risorsa preziosa per l’azienda e per Jules stessa, che può contare su un bagaglio di esperienze decennali.

Il segreto di questo film sono i paradossi comici che riesce a creare, solo partendo dalla premessa che un vecchietto si metta a fare lo stagista. Epica è la scena in cui al nuovo gruppo di stagisti (vecchi e giovani) mostrano le scrivanie con sopra i mac: il ventenne apre lo zaino e mette sul tavolo, cellulare, mp3, cuffiette e inizia tranquillamente a lavorare, poi vediamo Ben che dalla sua ventiquattr’ore tira fuori gli occhiali, la penna, un orologio e inizia a fissare lo schermo nero del computer (per fortuna i suoi colleghi stagisti lo aiutano ad approciarsi con Internet e le nuove tecnologie).
In realtà questa è solo una delle mille mila scene esilaranti che si succedono durante il film. Ma se la comicità e il continuo scambio frizzante di battute tra i personaggi sono il punto di forza di questo film, questo è supportato dalla recitazione magnifica di due grandi attori che personalmente amo molto: Robert De Niro (Ben) e Anne Hathaway (Jules). Presi singolarmente sono di per sé due attori fenomenali, ma la loro combo è il tocco per rendere questo film davvero brillante e capace di trasportarti in questa storia e farti ridere proprio di gusto!

Ma non vuole essere solamente un film che fa ridere lo spettatore, veniamo anche a conoscere le paure e le insicurezze dei nostri protagonisti, vedendoli in momenti di fragilità. Dietro alle risate e alle situazioni più insolite si vengono a creare dei legami solidi e importanti che li aiutano ad affrontare i vari ostacoli per sentirsi bene con loro stessi.
Molti di noi sono stati o sono ora stagisti/tirocinanti o comunque l’ultimo arrivato in un contesto lavorativo e quindi per forza di cose non possiamo non amare e voler bene a questo vecchietto pimpante alle prese con un capo tutt’altro che facile e con mille pretese.
‘Lo stagista inaspettato’ è un film immediato, semplice e la sensazione che ho provato dopo averlo visto è stata quella di una bella ventata d’aria in una calda giornata estiva, nel senso che è un toccasana per l’umore! Ve lo consiglio perché veramente se volete vedere un film divertente e che sappia far ridere senza cadere nel volgare, questo sicuramente soddisferà pienamente le vostre aspettative, d’altronde un vecchietto stagista può solo che riservare sorprese a non finire!

rating 5
anna firma

Recensione: Padri e figlie di Gabriele Muccino

Buongiorno a voi!

Mi scuso se la settimana scorsa non sono riuscita a pubblicare, ma tra tirocinio, tesi e cose varie non ce l’ho fatta.
Per rimediare sabato sera sono andata al cinema con il mio papy e mio fratello a vedere un film di cui avevo visto il trailer un paio di giorni prima. Come avete capito dal titolo del post si tratta di “Padri e figlie”.

Padri e figlie
Titolo: Padri e figlie
Titolo originale: Fathers and Daughters
Regia: Gabriele Muccino
Anno: 2015
Durata: 116 min
IMDB

Jake è un romanziere di successo (vincitore di un Pulitzer) rimasto vedovo in seguito a un grave incidente. Si trova a dover crescere da solo l’amatissima figlia Katie, a fare i conti con i sintomi di un serio disturbo mentale e con la sua altalenante ispirazione. 27 anni dopo, Katie è una splendida ragazza che vive a New York: da anni lontana dal padre, combatte i demoni della sua infanzia tormentata e la sua incapacità di abbandonarsi ad una storia d’amore.

Il film racconta del rapporto tra padre e figlia e di come si evolve nel corso degli anni. I fatti non vengono presentati in ordine cronologico,
ma c’è sempre un alternarsi tra passato e presente, cioè quando Katie è piccola e quando, invece, è adulta.
Di conseguenza, salta subito all’occhio il fatto che la bambina, bellissima e adorabile, è
diventata una donna complessata e incapace di amare. Viene naturale cercare di capire il motivo di tale cambiamento e scena per scena questo viene svelato. I continui salti temporali rendono la vita della ragazza una sorta di puzzle emotivo che lo spettatore è invogliato a risolvere. La cosa buffa è che, nonostante Katie sia una psicologa, va lei stessa da un’altra strizzacervelli perché non riesce a risolvere i suoi problemi. Questo ruolo mi è sembrato perfetto per Amanda Seyfried, proprio per quegli occhioni belli e misteriosi dietro il quale sembra sempre nascondersi un animo complicato.

Purtroppo essendo un film drammatico, padre e figlia sono coinvolti in una serie di eventi che non mi è dato svelare, che metteranno a dura prova Jake come padre e segneranno indelebilmente il carattere di Katie. Russell Crowe ha interpretato splendidamente la parte di Jake, ha saputo cogliere tutti i dettagli della malattia che colpisce il suo personaggio, ma non solo. Russell riesce a trasmettere tutto l’amore che un padre può avere nei confronti della figlia attraverso i suoi sguardi intensi e i piccoli gesti che cerca sempre di non far mancare alla sua piccola “patatina”,anche se a volte non è facile.

In particolare mi è piaciuta la scena in cui c’è Jake che sta scrivendo con la sua fedele macchina da scrivere e Katie che gli sta disegnando affianco e i due iniziano iniziano a cantare insieme.

Il film riesce a coinvolgere lo spettatore e a farlo commuovere e mi dispiace, ma preparatevi perché sarà inevitabile che vi scenda qualche lacrima. Io mi sono emozionata in un paio di scene come quando Katie riesce a far parlare una bambina che ha in cura e che non parlava da mesi; o quando capisce di quanto lei sia stata amata dal padre e che in fondo anche lei è in grado di provare per qualcun’altro un sentimento così forte.
Non preoccupatevi, posso garantirvi che non è un film troppo drammatico di quelli in cui davvero si piange da rimanere disidratati. Se avete già visto ‘La ricerca della felicità’ o ‘Sette anime’ saprete come Muccino voglia commuovere ma con delicatezza ed eleganza, sempre cercando di trasmettere un messaggio forte. Alcune risate e colpi di scena non mancheranno ma, con questo film, Muccino ci regala un altro capolavoro e si conferma come gran regista.

rating 4.5
anna firma

Recensione: La strada verso casa di Yimou Zhang

Buongiorno a voi!

Ormai anche settembre sta per finire e io mi avvicino sempre più al mio ventiduesimo compleanno (anche se in realtà mi sento ancora giovane e arzilla). Questa volta provo a scrivere la recensione da cellulare visto che il mio internet proprio stasera ha deciso di non funzionare. Ero molto indecisa come al solito su che film guardare, ma poi ho ritrovato questo film cinese che avevo scaricato tempo fa e di cui ne avevo sentito parlare bene.

la strada verso casa
Titolo: La strada verso casa
Titolo originale: Wo de fu qin mu qin
Regia: Yimou Zhang
Anno: 1999
Durata: 89 min
IMDB

Per la prima volta dopo molti anni, l’uomo d’affari Luo Yusheng si reca a Sanhetun, il villaggio nel nord della Cina dove è nato, perché suo padre è morto all’improvviso e Yusheng vuole stare vicino a sua madre. Nell’attesa del funerale di suo padre Yusheng rivive la tormentata storia d’amore dei suoi genitori, la costruzione della scuola dove suo padre lavorava come maestro.

 

Il film racconta di questo uomo che dopo molti anni torna al villaggio dove è nato per partecipare al funerale del padre. Qui incontra la madre che vuole per il defunto marito una cerimonia degna di lui. Il film ha una struttura ben definita: inizia raccontando del presente, tornando al passato per concludere di nuovo con il tempo attuale.

La cosa particolare e originale è che le immagini riguardanti il presente sono in bianco e nero, mentre i ricordi del passato sono a colori. Forse perché i ricordi del padre sono ancora vivi nel cuore della madre, mentre un presente in cui lui non c’è più è triste. Probabilmente non è questo il motivo, ma mi piace pensarla così.

Un narratore ci racconta come molti anni prima i genitori del protagonista si sono conosciuti. Lei era la ragazza più bella del villaggio e lui il nuovo maestro arrivato da Shangai, ma la loro non è stata certo una storia facile. Mi faceva sorridere come lei faceva di tutto per farsi notare, come cucinare qualcosa di buono durante i lavori di costruzione della scuola o farsi trovare “casualmente” lungo la strada per cui passava il maestro: effettivamente tutte noi ragazze almeno una volta abbiamo fatto qualcosa del genere per farci notare dal tipo che ci piaceva. Ma la cosa bella della loro storia è che si tratta di un amore delicato e genuino, ma allo stesso tempo forte e saldo. Mi è piaciuto che i lunghi anni prima che i due possano stare insieme non abbiano scalfito il loro amore.

Cosa colpisce del film non sono solo i colori, ma anche la musica tipica cinese che ti coccola e ti guida all’interno della storia. La strada verso casa è la strada che dalla loro casa porta alla scuola, dove tutta la storia ha avuto inizio e che per l’ultima volta la donna vuole percorrere insieme al marito. Una storia che probabilmente abbiamo già visto, ma che che sa coinvolgere ed emozionare lo spettatore grazie alle sue atmosfere tipicamente orientali.

  rating 3.5

anna firma

Recensione: Inside Out di Pete Docter & Ronaldo Del Carmen

Salve a tutti! Il film di oggi è uscito di recente al cinema e sicuramente ne avrete sentito parlare, si tratta niente meno che ‘Inside Out’, ovvero il nuovo film della Pixar. L’uscita di ogni loro film è praticamente un grande avvenimento tanto che solitamente se ne continua a parlare per molto tempo. D’altronde ogni film della Pixar richiede anni di lavoro per riuscire a creare i capolavori che ci ha regalato. Di conseguenza è normale che tutti siano emozionati e curiosi di andare a vedere questo film il prima possibile.

inside out
Titolo: Inside Out
Titolo originale: Inside Out
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Anno: 2015
Durata: 94 min
IMDB

Crescere può essere faticoso e così succede anche a Riley, che viene sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire il padre, trasferito per lavoro a San Francisco. Come tutti noi Riley è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza. Le emozioni vivono nel centro di controllo che si trova all’interno della sua mente e da lì la guidano nella sua vita quotidiana. Mentre Riley e le sue emozioni cercano di adattarsi alla nuova vita a San Francisco, il centro di controllo è in subbuglio. Gioia, l’emozione principale di Riley, cerca di vedere il lato positivo delle cose ma le altre emozioni non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola.

 

Questo film è molto personale secondo me e ognuno in qualche modo avrà modo di trovare qualcosa di familiare, visto che parla delle emozioni che “ci governano”. Anche se effettivamente proviamo mille emozioni diverse, coloro che hanno scritto il copione hanno fatto un grande sforzo a riassumere i nostri stati d’animo in questi cinque che effettivamente sono quelli essenziali: incontriamo quindi Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, i 5 protagonisti di questa storia.
Il film si apre con la nascita di Riley e con la comparsa della sua prima emozione Gioia e a seguire poco dopo, Tristezza. Poi, mano a mano che Riley cresce conosciamo anche gli altri tre e come lavorano all’interno del nostro cervello. Praticamente gestiscono insieme questa postazione di controllo e a seconda di quello che gli occhi vedono, decidono chi prende i controllo decidendo come far reagire la persona. I ricordi vengono registrati in una sorta di biglie del colore dell’emozione che le create e raccolte in dei grandi scaffali all’interno della nostra memoria. Tutto il sistema che gli ideatori si sono immaginati e sono riusciti a riprodurre è davvero geniale, nulla è lasciato al caso, dalla raccolta dei ricordi, al come vengono immagazzinati, rievocati e dimenticati. Il mondo interno la nostra mente che ci viene mostrato è così ben organizzato che da spettatore ti viene da dire: “Oh miseria! È così che mi sono sempre immaginata funzionino le cose nel mio cervello!” e per quanto almeno riguarda me, ora immagino sempre di vedere queste cinque creaturine che lavorano nella mia testa.

Si tratta di un mondo che tutti conosciamo, ma che non abbiamo mai visto perché di per sé è astratto, ma vederlo e viverlo con questo film è davvero un’esperienza magica secondo me. Le cinque emozioni sono adorabili e insieme ne combinano una dietro l’altra. Il tutto poi è incorniciato dalla comicità tipica della Pixar, immediata e genuina che in molti momenti ti spiazza, costringendoti a ridere. Siccome è ancora al cinema e alcuni di voi saranno già andati a vederlo, ma altri ancora no, raccontare ulteriori particolari mi farebbe cadere in spoiler quindi voglio lasciarvi la sorpresa.

Da grande amante Pixar posso dire che ‘Inside Out’ è un bel film e che merita assolutamente di essere visto. Purtroppo però voglio essere sincera e confesso che mi è piaciuto di meno rispetto ai precedenti film sempre targati Pixar come Walle o Up. Oggettivamente non saprei dire cosa manchi perché non cambierei nulla del film, ma i gusti son gusti e gli altri mi hanno conquistato di più.

P.S. Siccome chi mi conosce sa che amo gli abbracci di gruppo vi lascio con questa fantastica gif:

gif
rating 4
anna firma