gabriele muccino

Recensione: Padri e figlie di Gabriele Muccino

Buongiorno a voi!

Mi scuso se la settimana scorsa non sono riuscita a pubblicare, ma tra tirocinio, tesi e cose varie non ce l’ho fatta.
Per rimediare sabato sera sono andata al cinema con il mio papy e mio fratello a vedere un film di cui avevo visto il trailer un paio di giorni prima. Come avete capito dal titolo del post si tratta di “Padri e figlie”.

Padri e figlie
Titolo: Padri e figlie
Titolo originale: Fathers and Daughters
Regia: Gabriele Muccino
Anno: 2015
Durata: 116 min
IMDB

Jake è un romanziere di successo (vincitore di un Pulitzer) rimasto vedovo in seguito a un grave incidente. Si trova a dover crescere da solo l’amatissima figlia Katie, a fare i conti con i sintomi di un serio disturbo mentale e con la sua altalenante ispirazione. 27 anni dopo, Katie è una splendida ragazza che vive a New York: da anni lontana dal padre, combatte i demoni della sua infanzia tormentata e la sua incapacità di abbandonarsi ad una storia d’amore.

Il film racconta del rapporto tra padre e figlia e di come si evolve nel corso degli anni. I fatti non vengono presentati in ordine cronologico,
ma c’è sempre un alternarsi tra passato e presente, cioè quando Katie è piccola e quando, invece, è adulta.
Di conseguenza, salta subito all’occhio il fatto che la bambina, bellissima e adorabile, è
diventata una donna complessata e incapace di amare. Viene naturale cercare di capire il motivo di tale cambiamento e scena per scena questo viene svelato. I continui salti temporali rendono la vita della ragazza una sorta di puzzle emotivo che lo spettatore è invogliato a risolvere. La cosa buffa è che, nonostante Katie sia una psicologa, va lei stessa da un’altra strizzacervelli perché non riesce a risolvere i suoi problemi. Questo ruolo mi è sembrato perfetto per Amanda Seyfried, proprio per quegli occhioni belli e misteriosi dietro il quale sembra sempre nascondersi un animo complicato.

Purtroppo essendo un film drammatico, padre e figlia sono coinvolti in una serie di eventi che non mi è dato svelare, che metteranno a dura prova Jake come padre e segneranno indelebilmente il carattere di Katie. Russell Crowe ha interpretato splendidamente la parte di Jake, ha saputo cogliere tutti i dettagli della malattia che colpisce il suo personaggio, ma non solo. Russell riesce a trasmettere tutto l’amore che un padre può avere nei confronti della figlia attraverso i suoi sguardi intensi e i piccoli gesti che cerca sempre di non far mancare alla sua piccola “patatina”,anche se a volte non è facile.

In particolare mi è piaciuta la scena in cui c’è Jake che sta scrivendo con la sua fedele macchina da scrivere e Katie che gli sta disegnando affianco e i due iniziano iniziano a cantare insieme.

Il film riesce a coinvolgere lo spettatore e a farlo commuovere e mi dispiace, ma preparatevi perché sarà inevitabile che vi scenda qualche lacrima. Io mi sono emozionata in un paio di scene come quando Katie riesce a far parlare una bambina che ha in cura e che non parlava da mesi; o quando capisce di quanto lei sia stata amata dal padre e che in fondo anche lei è in grado di provare per qualcun’altro un sentimento così forte.
Non preoccupatevi, posso garantirvi che non è un film troppo drammatico di quelli in cui davvero si piange da rimanere disidratati. Se avete già visto ‘La ricerca della felicità’ o ‘Sette anime’ saprete come Muccino voglia commuovere ma con delicatezza ed eleganza, sempre cercando di trasmettere un messaggio forte. Alcune risate e colpi di scena non mancheranno ma, con questo film, Muccino ci regala un altro capolavoro e si conferma come gran regista.

rating 4.5
anna firma