il gladiatore

Recensione: Il Gladiatore di Ridley Scott

Ciao a tutti! Il film di oggi è “Il Gladiatore”. Chi conosce un po’ i miei gusti in fatto di film, sa che non mi piacciono granchè quelli ambientati nell’antichità o nel Medioevo. Quindi fino ad ora non avevo mai visto questo film, ma, come mi è stato fatto notare dai miei compagni, era scandaloso che io non lo avessi ancora guardato. L’altra sera finalmente mi sono decisa a portare a termine questo mio ‘dovere’.


  • Titolo: Il Gladiatore
  • Titolo originale: Gladiator
  • Regia: Ridley Scott
  • Anno: 2000
  • Durata: 171 min
  • IMDB


Per chi ancora non l’avesse visto, il film narra delle eroiche peripezie di Massimo Decimo Meridio, generale romano di origine ispanica. Quando Commodo (161-192), succeduto al padre Marco Aurelio (121-180), lo arresta e fa massacrare la moglie e il figlio, lui diventa schiavo e poi gladiatore e idolo della folla, finché, nel Colosseo, combatte contro l’Imperatore.

A tre settimane da oggi, io mieterò il mio raccolto. Immaginate dove vorrete essere, perché così sarà! Serrate i ranghi! Seguitemi! Se vi ritroverete soli, a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo, perché sarete nei campi Elisi, e sarete già morti! Fratelli! Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell’eternità! Al mio segnale, scatenate l’inferno.

Massimo Decimo Meridio l’ho trovato fin da subito un personaggio fortemente carismatico. Un generale forte e valoroso sul campo di battaglia che però non vede l’ora di ricongiungersi alla sua famiglia che lo attende. Questo infatti è il suo più grande desiderio una volta finito il dovere militare. Ma, poco prima del congedo, Cesare (Marco Aurelio) confessa al figlio Commodo che vuole fare di Massimo il suo successore perché egli incarna le quattro grandi virtù necessarie per governare Roma: saggezza, giustizia, fermezza e temperanza. Commodo non accetta la decisone del padre in quanto non riesce a digerire il fatto che il padre ami Massimo più del suo stesso figlio. Uccide quindi il padre e, appena divenuto Imperatore, ordina di far uccidere Massimo.
Ovviamente non può morire così semplicemente e, grazie alla sua abilità nella lotta, riesce a liberarsi e dirigersi verso casa per cercare di salvare la sua famiglia ora in pericolo. Purtroppo, una volta arrivato lì, trova la moglie e il figlio trucidati e impiccati davanti casa e, sfinito dal viaggio, sviene. Viene trovato da alcuni commercianti di schiavi e acquistato da Proximo che ne fa un gladiatore. L’Ispanico – questo il soprannome di Massimo – riesce a vincere abilmente tutti i vari scontri fino a riuscire a prendere parte ai giochi indetti da Commodo al Colosseo.

Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa… e avrò la mia vendetta… in questa vita o nell’altra.

Quando Commodo apprende che l’Ispanico è colui che credeva di aver ucciso, va in panico e progetta tutti i modi di ucciderlo. Ma siccome Massimo conquista l’appoggio e il rispetto del popolo, non può ucciderlo di nascosto. Alla fine del film, Massimo riesce ad avere la sua vendetta, ma cade al suolo stremato. Riesce ad avere una morte degna di un grande uomo, impavido, leale e di grande nobiltà d’animo. Di grande impatto finale le parole di Lucilla, sorella di Commodo, rivolte al senatore Gracco:
“Roma vale la vita di un uomo giusto? Noi lo credevamo una volta. Fa’ in modo che possiamo crederlo ancora.”

Il film vuole mettere in risalto la fragilità di Roma, una potenza soggiogata dalla corruzione dell’Imperatore e del Senato. I giochi di potere erano all’ordine del giorno, l’integrità e la fedeltà di Massimo verso Marco Aurelio non viene premiata, anzi; lui deve passare attraverso un duro percorso che lo porterà a diventare un sanguinario guerriero. Oltre alla sua vendetta, vuole esaudire l’ultimo desiderio di Marco Aurelio e ridare a Roma la sua antica gloria.

I combattimenti sono grandiosi ed emozionanti e l’interpretazione eccellente di Russel Crowe, per la quale ha vinto l’Oscar come miglior attore nel 2001, sono i punti di forza di questo film. La sceneggiatura è semplicistica ed alcuni effetti speciali computerizzati non sono di grande qualità, ma si può sorvolare grazie alla storia e all’intensità delle scene. Il film gode di una colonna sonora spettacolare e maestosa, che nei momenti chiave del film riesce a farti venire la pelle d’oca e a provare in prima persona il pathos del momento.
Non stupisce a questo punto, che questo film sia entrato tra i classici del cinema e sia un must da vedere, cogliendo l’occasione per provare un’emozionante tuffo nel passato.