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Recensione: Desiderio di Natale di Alessia Esse

Rieccomi, dopo un po’ di blocco da pagina bianca, forse riesco a scrivere nuovamente qualcosa.
Il libro di oggi è ‘Desiderio di Natale’ di Alessia Esse, ovvero la novella che precede la sua nuova serie ‘Nel cuore di New York’.


Titolo: Desiderio di Natale (Nel Cuore di New York #0.5)
Autore: Alessia Esse
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Violet Richmond è la proprietaria di World Toys, un negozio di giocattoli situato al centro di Manhattan. Ogni anno, in occasione del Natale, il World Toys si riempie di bambini pronti per la classica foto con Babbo Natale. Quest’anno, però, il solito Babbo Natale non può sedere sulla poltrona dorata, e Violet deve assumere un sostituto, David Connor. David è uno studente di architettura alla prima esperienza in un negozio di giocattoli.
Nonostante i dubbi iniziali, Violet si scopre felice di lavorare con David. Ma c’è dell’altro. Nel corso delle tre settimane che precedono la vigilia di Natale, Violet si scopre profondamente attratta dal ragazzo seduto sulla poltrona dorata.
Cosa succederà quando Violet e David rimarranno da soli nel negozio di giocattoli?

Ho conosciuto Alessia leggendo la Trilogia di Lilac. Tre libri che ho adorato e che mi hanno avvicinata senza possibilità di ritorno al mondo delle distopie.
Il suo lato legato alla romance l’ho scoperto grazie a ‘Vicini’ e ‘Ti ricordi di me?’.
Per una serie di motivi non ho letto subito Desiderio di Natale e oggi, dopo averla divorata in qualche ora, mi pento di non averlo fatto prima. Perché questa novella ha qualcosa di magico, qualcosa che ti tiene incollato alle pagine – che sono decisamente troppo poche – e che ti fa fare il conto alla rovescia in attesa del primo libro della serie.
Violet è la proprietaria di un grande negozio di giocattoli di New York che ha preso un consegna dai suoi genitori. Dopo l’ultima delusione d’amore ha deciso di affidarsi al galateo del sesso occasionale, che le permette di divertirsi senza però farsi male nella ricerca del significato della parola Amore.
Tutti gli anni, a dicembre, ospita nel suo negozio un Babbo Natale che faccia le foto con i piccoli clienti. Ma il Babbo Natale di quest’anno è diverso. Non fa parte di quel mercato ristretto di vecchietti con la pancia e la barba disposti a farsi assalire da centinaia di bambini per tre settimane. Decisamente no. Lui è bellissimo, con degli incantevoli occhi azzurri, i capelli spettinati e la voce che ti scioglie. E per di più è anche gentile, molto gentile.
Violet, quindi, non è più solo la giovane proprietaria del negozio di giocattoli, ma è una venticinquenne single che si è presa una cotta per Babbo Natale. E le cose si mettono male quando David, la sera della Vigilia, si ferma ad aiutarla a riordinare il negozio. Parlando scoprono che entrambi saranno soli quella sera e, complice una nevicata e la ‘sconcissima’ proposta di un panino al tacchino, si ritrovano nell’appartamento di lei.

Come reagirebbe, se gli togliessi il piatto dalle mani, salissi a cavalcioni su di lui e lo baciassi? Male, ecco come. Lascia perdere

Violet è rimasta scottata da una storia in cui pensava di aver trovato l’amore, e nonostante si trovi bene con David e la sua voce interiore continui a tentare di farla ragionare, si comporta in maniera decisamente vigliacca, provando a fuggire, forse più da sé stessa che qualcuno in particolare. David invece è impulsivo, crede che la ‘notte di solo sesso’ possa trasformarsi in qualcosa di più. E prova a trascinare con sé Violet, convincendola che possa realmente succedere qualcosa di bello.

E, chiamatela pure coincidenza, a New York, è Natale. Il giorno in cui i desideri e i sogni, se ci si crede davvero, si realizzano.
E se anche Babbo Natale non esiste, forse al suo posto esistono la magia e la felicità.

Lei dice che a Natale bisogna credere in qualcosa. Che Babbo Natale deve continuare a esistere anche quando sai che è solo una finzione, perché se continui a crederci, allora credi in una magia, e se credi in una magia hai la possibilità di realizzare ogni desiderio.

Vorrei ringraziare di cuore Alessia Esse per avermi regalato l’opportunità di leggere questa novella in cambio della mia onesta opinione.


Recensione: Novemila giorni e una sola notte di Jessica Brockmole

Ciao a tutti! Sessione finita, o almeno io ne ho decretato la fine. Mi restano quindi 10 giorni di ‘vacanza’ prima di riprendere le lezioni e sto quindi sguazzando tra i libri con la stessa gioia di un maialino nel fango.
L’ultimo letto è ‘Novemila giorni e una sola notte’ di Jessica Brockmole. Letto tutto d’un fiato, non sono sicura di rendergli giustizia con uno dei miei soliti sproloqui. L’intenzione è comunque quella di convincere chi non l’ha ancora letto ad immergersi tra le pagine di questo libro.

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Titolo: Novemila giorni e una sola notte
Titolo originale: Letters from Skye
Autore: Jessica Brockmole
Editore: Editrice Nord
Disponibile in italiano:
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Cara figlia mia,
tu non hai segreti, ma io ti ho tenuto nascosta una parte di me. Quella parte si è messa a raschiare il muro della sua prigione. E, nel momento in cui tu sei corsa a incontrare il tuo Paul, ha cominciato a urlare di lasciarla uscire.
Avrei dovuto insegnarti come indurire il cuore; avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima. Se tu solo sapessi…
E invece Margaret non sa. Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente.
La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla.
La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino.
Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro.
Salutato da critica e lettori come il libro-evento dell’anno, Novemila giorni e una sola notte è un inno struggente alla magia delle parole e alla forza di un amore così grande da superare il tempo e la lontananza. Perché se una lettera non è mai soltanto una lettera, un romanzo non è mai soltanto un romanzo. È lo specchio della nostra vita.

 

Ho sempre adorato a prescindere i libri costruiti come raccolta di lettere, ma questo ha qualcosa di più.

È la storia di un amore. Un amore che si sviluppa attraverso uno scambio epistolare e che vede il susseguirsi di due guerre mondiali. Che supera paure e decisioni a volte sbagliate e si riempie ogni giorno di speranza.

Il libro si svolge su due piani temporali diversi, quello di Sue e David e quello di Margaret. Il primo pieno di amore, il secondo pieno di curiosità e di domande su un passato che vorrebbe rimanere nascosto ma non può farlo.
Sue e David si conoscono grazie a un libro di poesie scritto da lei e una lettera di complimenti che lui decide di scriverle. È da quella lettera che si sviluppa un grande amore che cresce e cambia insieme ai protagonisti, condizionato soprattutto dalla Grande Guerra.
Margaret è la figlia di Sue e non ha mai scoperto nulla sul suo passato, la madre non vuole raccontarle niente. Durante la Seconda Guerra Mondiale, grazie a una serie di coincidenze, comincia a scoprire qualcosa in più. Piccoli dettagli che alimentano la sua curiosità e la portano a scrivere a parenti sconosciuti e a viaggiare alla scoperta del suo passato.

A riflettere non si sbaglia mai. È ciò che distingue gli esseri umani dagli scarafaggi.

Ho adorato Sue e Davey, pieni di incertezze, domande e paure, così reali. Per certi versi molto simili, ma allo stesso tempo diversi, uno cresciuto a Urbana, l’altra sull’isola di Skye. Ho adorato Margaret, con la sua convinzione ad andare avanti nonostante gli ostacoli. Lo zio Finlay, necessario nonostante il suo essere assente e scorbutico. E la nonna, che sembra assente, distante dalla figlia e poi dalla nipote ed invece sa e osserva tutto ed è sempre pronta per un consiglio o un aiuto.
Nel finale manca un po’ la storia di Margaret, per questo avevo pensato di non dare il voto pieno. Mentre scrivevo, invece, mi sono resa conto di quanto questo libro mi abbia conquistata. Voto pieno quindi, con la speranza che lo apprezziate quanto me.

Recensione: Io sono il messaggero di Markus Zusak

In occasione del Messaggero Read Along organizzato da Please Another Book, ho letto – o meglio, abbiamo letto – ‘Io sono il messaggero’ di Markus Zusak. Mon mi aveva promesso che avremmo scritto la recensione insieme ma, finito il libro, mi ha comunicato che la recensione l’avrei scritta da sola. Oggi ho finito il libro anche io e ho capito perchè ha ben pensato di abbandonarmi. Ebbene sì, la cosa si sta rivelando più complicata del previsto.

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Titolo: Io sono il messaggero
Titolo originale: The messenger
Autore: Markus Zusak
Editore: Frassinelli
Disponibile in italiano:
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L’esistenza di Ed Kennedy scorre tranquilla. Fino al giorno in cui diventa un eroe. Ed ha diciannove anni, una passione sfrenata per i libri, un lavoro da tassista piuttosto precario che gli permette di vivacchiare, e nessuna prospettiva per il futuro. Quando non legge, passa il tempo con gli amici giocando a carte davanti a un bicchiere di birra o porta a spasso il Portinaio, il suo cane, che beve troppo caffè e puzza anche quando è pulito. Con le donne non è particolarmente disinvolto, perché l’unica ragazza che gli interessi davvero è Audrey, la ragione per cui è rimasto in quel posto senza vie d’uscita. Capace di colpirlo al cuore con una frase: «Sei il mio migliore amico». Non serve una pallottola per uccidere un uomo, bastano le parole. Tutto sembra così tremendamente immutabile: finché il caso mette un rapinatore sulla sua strada, e Ed diventa l’eroe del giorno. Da quel momento, comincia a ricevere strani messaggi scritti su carte da gioco, ognuno dei quali lo guida verso nuove memorabili imprese. E mentre Ed diventa sempre più popolare, mentre nota una luce diversa negli occhi di Audrey e la gente lo saluta per strada, inizia a domandarsi: da dove arrivano i messaggi, chi è il messaggero? Come Storia di una ladra di libri, Io sono il messaggero è un romanzo pieno di poesia e ironia. Con il suo stile unico, Markus Zusak sa raccontare la vita delle persone comuni in modo straordinario, dando un senso speciale anche alla più ordinaria delle esistenze: perché sono i piccoli gesti di altruismo a renderci eroi quotidiani.

 

Cominciamo con la parte positiva. Lo stile di Zusak, il modo in cui è scritto questo libro. Ne ero già rimasta affascinata leggendo ‘La bambina che salvava i libri’ (narrato in prima persona dalla Morte) e qui non si è smentito per nulla. Ha un modo di scrivere che ti tiene incollato alle pagine e non ti fa quasi respirare. Ti fa immedesimare in tutto e per tutto nella storia, emozionandoti come non tutti i libri fanno. Mi piace molto quando si rivolge direttamente al lettore ponendogli domande, chiedendogli cosa farebbe lui. Zusak riesce, in un certo senso, a comunicare con il lettore come se stesse raccontando a voce una storia, qualcosa che ha vissuto in prima persona.
Ciò che invece ha fatto perdere una stellina – o cupcake – a questo libro, secondo me, è stato il finale. Magari è solo perchè mi aspettavo qualcosa di più, visto l’andazzo del libro. Ma sono dell’idea che il finale – parlo delle ultime due parti – sia un po’ troppo frettoloso, chiuso velocemente, senza che la storia abbia la possibilità di svilupparsi appieno. Sono rimasta un po’ delusa, soprattutto nel confronto con la prima metà della storia. Mi sarebbe piaciuto che l’autore avesse approfondito di più la parte relativa al protagonista ed ai suoi amici invece che svolgerla così rapidamente. In un certo senso ci potrebbe stare in quanto Ed è cresciuto ed ha capito i suoi compiti e riesce quindi a capire cosa fare e portare a termine i suoi compiti più velocemente. Però – casomai non si fosse capito – la cosa non mi ha convinta.

Soltanto in una società malata come la nostra si può perseguitare un uomo perché legge troppo.

Che dire dei personaggi (o per lo meno di alcuni)?
Ed mi è piaciuto, è ben caratterizzato e riesce sempre in quello che vuole. Quello che mi da un po’ fastidio è il fatto che riesca in tutto nonostante non ci creda per nulla e non abbia la benchè minima fiducia nelle sue capacità. Nel corso della storia, comunque, cresce e acquista più fiducia nelle sue capacità. Sempre per quanto riguarda il discorso del finale, mi sarei aspettata una svolta più decisa.
Marv, Ritchie e Audrey non potrebbero essere più diversi tra loro e da Ed stesso ed è probabilmente per questo motivo che riescono in un certo senso a sostenersi a vicenda. Ognuno ha i suoi problemi, che si scoprono essere più grossi di quanto ognuno di loro voglia mostrare agli altri. È solo alla fine del libro che si vedono crollare i muri dietro cui ciascuno si era nascosto per proteggersi dal mondo esterno.
Milla, Sophie, i Tatupu, Angie, Padre O’Reilly. Sono questi i personaggi ‘secondari’ che più mi sono piaciuti e che più hanno aiutato Ed a crescere e capire cosa fare della propria vita.

In sostanza, prima che mi perda nei meandri dei miei sproloqui, mi limito a consigliarvi di leggere questo libro – o perlomeno qualcosa di Zusak – lasciandovi prendere dal suo modo di narrare particolare e allo stesso tempo speciale.


Recensione: Le due facce dell’amore di Nick Spalding

Ciao a tutti! Non pensavo che questa settimana sarei riuscita a postare nulla è invece eccomi qui. Mentre vi scrivo sono in treno e si è appena conclusa la prima delle 5 ore di viaggio previste. Sono sola e abbandonata, ma la cosa ha anche un lato positivo: posso leggere tutto il pomeriggio senza sentirmi eccessivamente inutile e in colpa. Ho appena finito “Le due facce dell’amore” di Nick Spalding e, prima di scegliere la prossima vittima, ho deciso di parlarvene. O meglio, io scrivo, poi sfrutterò l’immensa pazienza della Mon per trasformare il tutto in un post decente, altrimenti da tablet (gentilmente prestato da moroso), finisco domattina.


Titolo: Le due facce dell’amore
Titolo originale: Love…from both sides
Autore: Nick Spalding
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano: Si
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Jamie Newman è un attraente copywriter, single da due anni, deciso a dare un taglio a una vita scandita da cene solitarie con monoporzioni surgelate. Ma trovare la donna giusta non è affatto facile, come si intuisce dal suo blog, in cui racconta disastrosi appuntamenti al buio con donne assatanate e top model decisamente fuori dalla sua portata. Anche a Laura McIntyre, ventottenne proprietaria di un negozio di cioccolata, le cose non vanno tanto lisce, stando al suo diario. Squallidi agenti immobiliari dai bollenti spiriti e fanatici della bicicletta vestiti di lycra sono infatti sempre in agguato, e la ricerca di un uomo decente sembra senza speranza. Ma quando un giorno i due si incontrano (o scontrano), complici una Vespa impossibile da guidare e una pianta troppo ingombrante da tenere tra le braccia, sembra che la felicità sia a portata di mano. O forse sarà allora che inizieranno davvero i problemi. Basato su vite vissute e reali catastrofi sentimentali, Le due facce dellamore è un libro scoppiettante dedicato a tutti coloro che sanno quanto difficile possa rivelarsi la ricerca del vero amore. Lui ha un blog. Lei un diario. La più pazza ed esilarante storia d’amore dell’estate. Una frizzante commedia ai primi posti delle classifiche inglesi.

 

Non scriverò molto, vuoi perché non sono propriamente comoda, vuoi perché nella trama viene detto tutto quello che avrei potuto dirvi io. I personaggi principali sono due: Jamie e Laura. Jamie è il giornalista belloccio e è simpatico ma impacciato da morire, Laura ha perso la fiducia nel genere maschile dopo essere stata scaricata dal fidanzato storico.
Entrambi single e scottati dagli amori precedenti, raccontano – rispettivamente nel proprio blog e diario – le disavventure che passano nel momento in cui, incentivati o costretti da amici e parenti, riprovano a uscire con qualcuno. Il libro altro non è se non una raccolta di post tratti dal blog di Jamie, alternati alle pagine del diario che Laura dedica a sua madre. Diciamo pure che entrambi non brillano di fortuna per quanto riguarda le persone con cui si ritrovano ad uscire. Da una ninfomane assatanata con “il fiato di un cavaliere dell’Apocalisse” a un ciclista che sembra un vibratore al neon nella sua tutina in lycra arancione fosforescente, Jamie e Laura conoscono gli individui più assurdi. Neppure loro, in particolare Jamie, si risparmiano in tema di gaffe e uscite poco furbe.
Grazie a questo libro, spunto anche il terzo libro della Reading Challenge: un libro che fa ridere.
Proprio così: con questo libro ho riso parecchio, soprattutto nella prima metà.
Finché la conoscenza di Jamie e Laura è agli inizi, la loro relazione rimane sullo stesso tono degli altri incontri: guai,”problemi” e risate.
Nel momento in cui i due iniziano a frequentarsi, però il libro si abbassa un po’ di tono e, pur rimanendo divertente e scorrevole, tende ad essere in un certo senso più scontato. Lo consiglio comunque come lettura leggera e divertente, in quanto, seppur un po’ in calando, “Le due facce dell’amore” si fa leggere e apprezzare.