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Recensione: Manuale della perfetta adultera di Ella M. Endif

Il Read Along in occasione del quale abbiamo letto questo libro è ormai finito da quasi una settimana, ma noi stiamo ancora pensando a come recensire questo libro come merita. Ci siamo messe in due e la cosa risulta comunque particolarmente difficile.

Sarebbe bello poter definire questo libro una semplice storia d’amore, qualcosa che continua a crescere nel corso del libro e che ci fa venire gli occhi a cuoricino. Ma qui la storia d’amore è qualcosa di difficile, raggiungibile solo attraverso la crescita e la presa di consapevolezza dei personaggi che arriva solo nell’epilogo.


Titolo: Manuale della perfetta adultera
Autore: Ella M. Endif
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Loreline Preston vuole essere felice: vuole che il suo matrimonio funzioni, che le montagne che circondano North Conway inizino a piacerle, che suo figlio cresca amato e sicuro di sé. Ryan sa che nulla si ottiene senza sacrificio, perché nulla le è stato regalato e sa che rigore, disciplina ed onestà sono gli unici mezzi che ha per mantenere unita la propria famiglia. Non teme la rinuncia, anche se questo significa riporre i suoi sogni in un cassetto. Non teme la lotta contro se stessa perché, per amore di suo figlio, ha ridotto la sua voce interiore al silenzio e si è convinta di non desiderare altro.
Trevor Knight è un uomo ambizioso: vive a Chicago e lavora in uno studio legale prestigioso. Sa cosa significa avere potere, sa come manipolare persone e situazioni per trarne sempre un vantaggio. Autocontrollo e perseveranza sono i suoi tratti distintivi. Non ha legami e non ne sente la mancanza. Anche con la sua famiglia d’origine mantiene rapporti distaccati e quando i fratelli gli chiedono aiuto per un problema burocratico della scuola d’infanzia che dirigono, è costretto a trasferirsi per un po’ a North Conway.
Un solo bacio con uno sconosciuto è l’unico momento di pazzia che Ryan è disposta a concedersi nella sua esistenza fatta di doveri, prima di tornare da Andy e ad un matrimonio che le si sta frantumando tra le mani. Un solo bacio non basta a Trevor, che pensava di avere già tutto ciò che desiderava e scopre, invece, di avere un vuoto che soldi, successo e bellezza non sono mai riusciti a colmare.
Il caso congiurerà contro di loro per farli incontrare ancora, perché la vita è imprevedibile, i progetti sono fatti per essere rivoluzionati e le certezze per essere messe in discussione. Ryan e Trevor riconosceranno nell’altro il completamento di se stessi, ma lotteranno a lungo prima di capire che smarrirsi del tutto è l’unica strada percorribile per ritrovarsi davvero.

Tra le partecipanti al Read Along organizzato da Please Another Book, eravamo tra le poche a non aver già conosciuto la storia attraverso la fanfiction. Ma di questo libro abbiamo avuto l’onore e il piacere di seguirne, almeno in parte la nascita. I primi abbozzi di copertina, le richieste di consigli alla Banda da parte di Ella, il primo capitolo rieditato in anteprima. Quando Annachiara ha deciso che avrebbe organizzato il Read Along, pur essendo in pieno periodo di esami, abbiamo chiaramente dato subito la nostra adesione.
Ci siamo buttate nella lettura senza aver nemeno letto la trama, fidandoci di tutte quelle persone che ne avevano parlato bene e che lo attendevano con trepidazione.
Entrambe abbiamo iniziato a leggere con leggerezza, per rilassarci un po’ tra un’ora di studio e l’altra, ma questo libro ci ha obbligato a riflettere fin dai primi capitoli.

Ryan è un personaggio in grado di farsi voler bene e odiare allo stesso tempo. Le si può voler bene perchè è forse il personaggio più reale di cui abbia letto da molto tempo: potrebbe essere ognuna di noi, non ha una vita perfetta ma nemmeno distrutta in in maniera surreale. Il suo matrimonio e la sua vita sono quelli di tante altre donne. Allo stesso tempo riesce a denigrarsi, a precludersi qualsiasi motivo di soddisfazione e ad incolparsi di qualsiasi cosa in un modo che fa venire voglia di prenderla per le spalle e scuoterla finchè non rinsavisce.

È così facile volerti bene, Ryan. Perché non te ne vuoi?

Suo marito Elliot invece, è da odiare immediatamente. É convinto di fare sempre il massimo per la famiglia, ma alla fine è tutta immagine. Si è preoccupa di Ryan solo quando deve farle un rimprovero o quando gli serve qualcosa e si occupa del figlio per quei pochi minuti quando torna dal lavoro prima che Andy vada a letto, per poi disinteressarsi a qualsiasi scelta che lo riguardi. In ogni sua frase e comportamento c’è la convinzione che Ryan sia quasi un essere inferiore, una persona da disprezzare: questo li porta sempre più a non parlare di nulla, a non confrontarsi se non il minimo necessario per quanto riguarda le questioni legate a Andy, fino ad arrivare ad abusi non solo verbali, ma anche fisici. Quello che fa pensare è però la consapevolezza velata che sia Ryan a permettergli di trattarla così. La maggior parte delle scene legate alla vita matrimoniale dei due, è spiacevole, cruda. La ‘pesantezza’ di queste scene, quasi troppo reali per trovarsi in un libro che a prima vista può sembrare un romanzo rosa, obbliga il lettore a fermarsi, deglutire e riflettere.

Se Ryan vuole conoscere l’amore e avere il suo lieto fine, è chiaro che deve crescere, accettarsi e conoscersi. Questo ‘viaggio’ inizia con il bacio con Trevor, con la sensazione di sentirsi desiderata, nonostante lei stessa si rifiuti di crederci.
Trevor è un avvocato di successo, figo e convinto di avere tutto il mondo ai suoi piedi. Si presenta un problema quando, per una decisione impulsiva, bacia Ryan per la prima volta. La donna lo incuriosisce, ha sempre la risposta pronta, è brutalmente sincera ed ai suoi occhi, bellissima.

La fissava dritto negli occhi con quello sguardo sfacciato e Ryan si accorse di non riuscire a muovere nemmeno un dito.
Un attimo e le labbra di lui furono sulle sue.

È con lui che la prima volta Ryan si sente desiderata, amata e protetta, ma cerca in ogni modo di sopprimere queste sue sensazioni per salvaguardare l’immagine di un matrimonio che ormai non esiste più. Nonostante continui ad autoconvincersi che il tradimento nei confronti di suo marito sia sbagliato e che possa essere in grado di controllare le sue azioni smettendo in qualsiasi momento di vedere Trevor, si trova coinvolta in qualcosa di pù grande del ‘tradimento fisico’.

Senza dilungarci troppo con i dettagli della trama, vorremmo sottolineare la capacità dell’autrice di creare personaggi secondari ben caratterizzati e protagonisti di tutto ciò che fa da contorno al tradimento di Ryan. Sono per lo più personaggi da amare, come Bess, Andy, Moses e il ‘vecchietto borioso’. Sono personaggi che ci fanno quasi desiderare di poter leggere una storia tutta loro.

E se vi fate un filmino a luci rosse, tu e “pisello d’oro”, abbi la decenza di farmelo vedere.
A proposito: se li toglie, i calzini, quando vi intrattenete?

È un libro in grado di suscitare nel lettore emozioni contrastanti, dal disprezzo per Elliot, alla tenerezza per Andy che suona il pianoforte seduto sulle gambe di Trevor, dal nervoso per i comportamenti di Ryan alla simpatia improvvisa per Bess.
È un libro in grado di far riflettere sugli abusi che alcune donne subiscono anche in casa propria e allo stesso tempo ti dà, dopo varie situazioni spiacevoli, un lieto fine che però sa di forse.
Giunti a questo punto, se decidete di dargli una possibilità -cosa che vi consigliamo caldamente- fatelo coscienti di avere tra le mani una storia di denuncia, non solo d’amore. Un racconto in grado di farvi battere il cuore, ma allo stesso tempo pieno di argomenti difficili che Ella riesce a trattare con particolare delicatezza.


 

Recensione: L’amore è un difetto meraviglioso di Graeme Simsion

Ed eccoci qui, al mio secondo post. Agitata come se fosse il primo..ok, la pianto. Tanto non mi passerà mai. L’ultimo libro letto è La Straniera e dopo quello mi sono persa nella lettura di Vicini di Alessia Esse. Tra quello e gli esami mi sono ritrovata senza un nuovo libro di cui parlarvi. No problem, mi sono detta, apriamo GoodReads e troviamo qualche lettura di quest’estate. Lunedì ho preso una decisione, ma dopo 3 giorni di totale assenza di ispirazione mi è sorto il dubbio che forse non era quello il libro di cui vi volevo parlare. ‘Provaci comunque’ mi sono detta e mentre stavo scrivendo il nome del file -vuoto- appena creato, ho avuto l’illuminazione. Il libro di cui vi parlo oggi è ‘L’amore è un difetto meraviglioso’ di Graeme Simsion.

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Titolo: L’amore è un difetto meraviglioso
Titolo originale: The Rosie Project
Autore: Graeme Simsion
Editore: Longanesi
Disponibile in italiano:
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Don è un professore di genetica all’Università di Melbourne e di recente ha fatto una scoperta incredibile: gli uomini sposati sono mediamente più felici di quelli single. E vivono più a lungo! Per questo ha deciso, da scienziato qual è, di trasformare un problema – il fatto che non ha una compagna e non gli è mai riuscito di trovarne una – in un progetto: il Progetto Moglie. È semplice: basta un questionario di sole sedici pagine per escludere tutte le candidate sbagliate e trovare, finalmente, la donna perfetta per lui, una che risponda a criteri rigorosi: non deve fumare né bere, e non deve mai arrivare in ritardo o in anticipo.
Grazie al Progetto Moglie Don scoprirà che la lunghezza dei lobi delle orecchie non è un indicatore affidabile dell’attrazione sessuale. Che c’è una ragione per cui non ha avuto mai un secondo appuntamento con una donna. Che una giacca sportiva in color giallo catarifrangente, benché si chiami «giacca», non è indicata per entrare in un ristorante elegante. E scoprirà che nonostante un approccio estremamente scientifico al problema, non è così che si trova l’amore. Perché è l’amore a trovarti.

Dubito esista ancora qualcuno che mi conosce e non si sia sentito parlare di questo libro. L’ho semplicemente adorato.
Come si capisce già dalla sinossi, la fissazione più grande di Don Tillman – il protagonista – è la programmazione minuto per minuto e caloria per caloria della sua vita. Impiega esattamente 3 minuti e 30 secondi per farsi la doccia, 1 minuto e 12 secondi in più se deve lavare anche i capelli. Per pulire il bagno impiega 94 minuti.

Da quando ha inserito nella sua vita il Sistema Standardizzato di Nutrizione mangia aragosta tutti i martedì, anzi, mangia una dose doppia di aragosta, insalata di mango e avocado con pesce volante in salsa wasabi guarnito da soffritto di porro e alghe croccanti perché non ha più rivisto il programma da quando ha ricominciato a vivere da solo.
Il Progetto Moglie ha inizio nel momento in cui Don decide che deve trovarsi una compagna. Crea quindi un questionario che gli permetta di escludere tutte le donne che, per qualche motivo, reputa non adatte a lui.

Rosie fuma, mette il rossetto, è vegetariana, è sempre in ritardo, lavora in un bar gay qualche sera a settimana ed è -decisamente- troppo disorganizzata.

Don non è in grado di provare sentimenti veri e reali, d’altronde come si fa a schematizzare un sentimento? Tantopiù se quel sentimento viene diagnosticato dal suo amico come amore. Si ostina quindi a non crederci, a cercare in tutti i modi di rimanere nei suoi schemi e nelle certezze che questi gli danno. Forse una donna non è poi cosi necessaria, in effetti.

Di conseguenza, Don non è in grado nemmeno di esprimerli, i sentimenti, non lo ritiene necessario. Sicuramente il professore non è un personaggio reale in cui immedesimarsi, ma seguire i suoi pensieri è qualcosa di decisamente divertente. I personaggi secondari finiscono per sembrarci in qualche modo ridicoli, considerando che li conosciamo solo attraverso l’ottica del nostro pazzo protagonista.

La narrazione è molto veloce e diretta, ma allo stesso tempo dettagliata al punto giusto.

In conclusione, io questo libro l’ho letto per caso, perché non volevo saperne di uscire dalla biblioteca con solo dei noiosissimi libri per un esame. L’ho consigliato praticamente al mondo intero e devo dire che è stato apprezzato. Non mi resta quindi che consigliarlo anche a voi.

Recensione: La Straniera di Diana Gabaldon

Essere primi, solitamente, è una cosa bellissima e spesso si fa a gara per esserlo. Ci dà la possibilità di poter dire ‘sono il migliore’. In questo caso, lasciatevelo dire, essere primi fa schifo.
Il primo post l’abbiamo scritto tutte insieme ed è stato relativamente facile: al momento della pubblicazione eravamo davanti al pc con gli occhi lucidi per l’emozione e le mani che tremavano nel premere quel tasto ‘Pubblica’. Ma adesso sono da sola e l’ansia sale; mi chiedo se sarò effettivamente in grado di mantenere un impegno come questo , se riuscirò mai a scrivere qualcosa di sensato e se qualcuno leggerà i miei pensieri.

Ma, nonostante il panico da pagina bianca si sommi al panico da blog –quasi- bianco, ho deciso di provarci. E se ogni grande avventura inizia con un primo passo, io voglio partire dalla fine: dall’ultimo libro che ho letto. Anzi, dall’ultima frase di questo libro: “E il mondo era attorno a noi e le sue possibilità tutte da scoprire”. Il libro è “La Straniera” di Diana Gabaldon.


Titolo: La straniera (Outlander #1)
Titolo originale: Outlander
Autore: Diana Gabaldon
Editore: TEA
Disponibile in italiano:
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Nel 1945 Claire Randall, un’infermiera militare, si riunisce al marito alla fine della guerra in una sorta di seconda luna di miele nelle Highland scozzesi.
Durante una passeggiata la giovane donna attraversa uno dei cerchi di pietre antiche che si trovano in quelle zone. All’improvviso si trova proiettata indietro nel tempo, di colpo straniera in una Scozia dilaniata dalla guerra e dai conflitti tra i clan nell’anno del Signore 1743. Catapultata nel passato da forze che non capisce, Claire si trova coinvolta in intrighi e pericoli che mettono a rischio la sua vita e il suo cuore.

Era un po’ di tempo che questo libro soggiornava nel mio reader in attesa di essere letto. Complice probabilmente l’uscita della serie TV, qualche settimana fa è arrivato il suo momento. Sia mai che io veda un film senza prima aver letto il libro da cui è stato tratto. Inizialmente la narrazione mi sembrava quasi troppo lenta ma, una volta passato il cerchio di pietre di Craigh Na Dun è stato come fondersi con Claire.

Semplicemente il ritmo della narrazione rende evidente il contrasto tra la tranquillità della luna di miele e il ritmo decisamente più serrato della vita scozzese di 200 anni prima.
Claire si ritrova improvvisamente in un mondo di cui conosce solo ciò che ha letto e imparato dai libri e nei musei. È il suo spirito di adattamento che le permette di sopravvivere; infatti le situazioni che si ritrova ad affrontare riescono a far emergere il lato coraggioso e tenace del suo carattere. Claire si profila fin dall’inizio del libro come una persona con una grande forza d’animo che non si spaventa davanti a nulla. L’unica ‘arma’ che può sfruttare per guadagnarsi un po’ di rispetto e per farsi aiutare sono le sue conoscenze mediche che deve comunque rivedere: le espressioni perplesse che le vengono rivolte quando parla di antibiotici e disinfettanti sono rese perfettamente. È grazie a queste competenze che si ritrova in un certo senso costretta a fare conoscenza con il nostro Jamie.
Jamie. È l’amore. Lui che sembra -ed effettivamente è- un po’ rude, un po’ antipatico e TANTO testardo, riesce ad essere, quando serve, dolce e comprensivo. Il contrasto con Frank, il marito che Claire lascia nel futuro, è evidente. A mio parere Frank è abbastanza insignificante, nonostante la sua importanza come personaggio in quanto rappresenta l’unico collegamento che rimane a Claire con il futuro. Ma torniamo al nostro scozzese dai capelli rossi. Jamie, fin dal loro primo incontro, è in grado di sconvolgere tutta la vita di Claire, facendo sognare e sospirare anche chi legge (per poi farci impazzire definitivamente nella serie tv, ma questa è un’altra storia).
Diana Gabaldon, grazie alle sue descrizioni dettagliate e precise, ha la capacità di trasportare anche noi, insieme a Claire, in un altro luogo e in un altro tempo. Sicuramente la narrazione in prima persona da parte della protagonista aiuta a farci provare speranza, paura, amore e solitudine così come li sente lei.

Un’ultima cosa, imparerete ad amare i porcospini…