l’attico di vetro

In vetrina: L’attico di vetro di Laura Caldwell

Buongiorno! Iniziamo la settimana con la segnalazione di un romanzo che uscirà a fine mese e che mi incuriosisce 🙂


l'attico di vetro cover
Titolo: L’attico di vetro
Autore: Laura Caldwell
Editore: Self
Data di pubblicazione: 30 giugno 2018

Un vecchio palazzo del centro, di una qualsiasi città in Italia, viene ristrutturato, acquistato, venduto, acquisendo prestigio e la facciata più bella dell’intero corso.
Ian Alberici, giovane e facoltoso avvocato, di ricca e nobile famiglia, affascinante, intelligente, pieno di qualità, sposato con un’attrice televisiva dalla carriera in ascesa, è il nuovo proprietario dello stabile. La sua vita perfetta gli si stringe addosso, e lui sente di non farcela più, da quando un evento terribile ha sconvolto per sempre l’esistenza degli Alberici.
Stella Salieri, laureanda in veterinaria, già lavoratrice nell’ambulatorio a pianterreno del palazzo, vive nel seminterrato, in un monolocale che niente ha a che vedere con l’attico eccelso nel quale risiede la sorella di Ian. La sua vita è precaria, piena di confusione e di vita.
Destinati a non incrociarsi mai, i loro destini convergono, si ingarbugliano, e non ci sarà più modo di districare la matassa.

 

Estratto

Stella lo raggiunse in cabina dopo una decina di minuti. Aveva abbandonato il giubbotto in vita e si era rifatta la treccia, stringendola forte contro il vento. Camminava e si arrampicava sulle paratie con una leggerezza che non disturbava le assicelle di legno, non metteva il fondotinta per coprire le lentiggini, aveva ritrovato il sorriso e gli occhi brillavano. Guardava il mare che faceva sparire l’insignificante piccolezza del molo, dietro di loro. L’abbinamento di scarpe rosse e maglietta verde era abominevole, per un uomo che non avrebbe mai sbagliato la sfumatura della cravatta.
E Ian seppe di amarla.
Si disse che era solo un meccanismo di difesa mentale, un modo per giustificare con se stesso la propria deprecabile condotta. L’amore era una scusa accettabile, per non rovinare l’immagine perfetta che aveva di sé, e l’immagine perfetta che aveva di sé era tutto quello che gli rimaneva. Si aggrappò a quell’idea, pur sapendo che non era realistica. Scoparsi una frizzante venticinquenne era qualcosa di talmente comune, in un mondo dove i soldi compravano qualsiasi cosa, anche la compiacenza delle mogli, che gli serviva nessuna giustificazione. Aveva un’amante, e allora? Non sarebbe stato né il primo né l’ultimo. Poteva permettersi di essere stronzo quanto voleva.
Ma, ugualmente, si aggrappò a quell’idea, perché una ragazza che portava scarpe da ginnastica rosse con una maglietta verde, che aveva le lentiggini e che sorrideva di ritrovato buon umore, l’aveva ritrovato da sola senza che fosse necessario rompersi la testa per restituirglielo, profumo di arancia che sarebbe presto diventato profumo di sale, era qualcosa che sentiva di amare con un’intensità che lo spaventava. Se quello era amore, si disse, non voleva averci niente a che fare.

 

Laura Caldwell

Laura Caldwell è Laura MacLem, ma Laura MacLem non è Laura Caldwell.
Le due identità riescono a convivere solo separate, perché una scrive fantasy, fantascienza e horror, mentre l’altra è una romantica sognatrice che immagine storie appassionate e avventurose. Incompatibili, si sono separate per evitare che i lettori facciano confusione e soprattutto perché altrimenti il conflitto avrebbe fatto perdere alla Laura originaria (chiunque essa sia) ogni residuo di salute mentale.