Ricordo un giorno, al liceo. Una mattinata grigia, che preannunciava noia. Lei era entrata in classe di corsa, con lo sguardo puntato a terra. L’avevo raggiunta al nostro banco, rigorosamente l’ultimo.
Maria mi aveva guardato di sfuggita per poi bisbigliare:
«Alma ti devo dire una cosa terribile!».
«Shhh! Parla piano… Che cosa?»
«Ieri hanno telefonato a mia madre per avvisarla che c’è stata un’aggressione nel nostro condominio!»
«Non è un condominio ma un villaggio residenziale di lusso…»
«Sì, va be’, è lo stesso. Ma hai capito cosa ti ho detto?»
«E chi avrebbero aggredito?»
«Il custode. Lo hanno colpito alla testa… ma pare che stia bene…»
«Mmmh. Ma dove è successo esattamente? Il villaggio è grande…»
«Sotto casa mia.»
«Cosa? Ma sei sicura? Ma adesso come fai a tornare a casa? Ma se c’è un aggressore in giro e tu torni da sola? E se ti vede? E se ti aggredisce? Come facciamo a sapere che è scappato? Non puoi tornare a casa, devi stare da me… oppure ti accompagno io, oppure ci facciamo accompagnare tutte e due, oppure…» avevo replicato agitata.
La situazione a quel punto mi era parsa seria.
«Alma, calmati, questo non è un problema…» aveva detto Maria inaspettatamente.
«Ma come non è un problema? Questo è il problema! Maria non possiamo rischiare che tu…»
«Ti ho detto che non è questo il punto!»
«E quale sarebbe allora il punto? Sentiamo!»
«Il punto è che… il custode l’ho aggredito io…»
«Tu cosa?» avevo sbottato incredula.
«Ma scusa, sono uscita di mattino presto, era ancora buio, ho visto un uomo grosso, chino, che rovistava forsennatamente vicino al garage e ho pensato fosse un ladro. Allora non ho perso tempo e gli ho scaraventato addosso lo zaino e sono scappata…»
Avevo iniziato a ridere.
«Alma, non ridere, ti prego. Adesso cosa faccio?»
La guardavo e non riuscivo a trattenermi, nonostante il suo viso preoccupato e la sua voce incrinata dall’ansia.
«Alma, non ridere!» era esplosa lei, alzando la voce.
«Maria, hai una vaga idea di quanto pesi uno zaino pieno di libri? È fortunato a essere ancora vivo… poveretto…» ero riuscita a dire infine, domando le risate.
«Sì, d’accordo, poveretto… ma io adesso cosa faccio? Mia madre mi ha detto che il custode l’ha chiamata tutto agitato dicendole che non doveva uscire di casa perché nei dintorni si aggirava un uomo pericoloso… che lo aveva aggredito sotto casa nostra mentre stava sbrigando le faccende che lei gli aveva affidato… cioè svuotare la spazzatura. Se mia madre scopre che sono stata io mi uccide… o peggio: non mi lascia più uscire di casa…»
«Va bene, stiamo calme. L’unica cosa da fare… è non fare assolutamente nulla. Rimani nell’ombra… nessuno sospetterà di te, vedrai», le avevo consigliato, seria.
«Ho un’amica potenzialmente letale…» avevo poi sussurrato per il semplice gusto di tormentarla.
«Alma, piantala!… Sei una cretina…»
E con questo Maria aveva chiuso la conversazione.
3. Alma – Nient’altro al mondo di Laura Martinetti e Manuela Perugini