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Recensione: Hyperversum di Cecilia Randall

Torno dopo più di un mese con una recensione, la prima di questo 2016. In realtà l’ho scritta a dicembre, ma tra una cosa e l’altra non l’avevo ancora postata. Il libro è il primo di una trilogia, scritto da un’autrice italiana. Non leggo spesso libri italiani, ma mi piace trovare libri così piacevoli quando lo faccio.
hyperversum cover
Titolo: Hyperversum (Hyperversum #1)
Autore: Cecilia Randall
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
Goodreads

Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online, Hyperversum, che trasporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha imparato a essere un perfetto uomo del Medioevo e conosce tutte le astuzie per superare ogni livello di gioco.
Ian ha una laurea e un dottorato in storia medievale. Dalla morte dei suoi genitori è diventato parte della famiglia di Daniel. Al rientro da un soggiorno di studi in Francia, Ian raggiunge la sua “famiglia acquisita” per una cena e, naturalmente, per tornare a giocare col suo amico Daniel al loro videogame preferito.
Davanti allo schermo non sono soli: ci sono il piccolo Martin, Jodie, la ragazza di Daniel, e, collegati da un altro computer, Carl e Donna.
Mentre vivono la loro avventura virtuale nel Medioevo, vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: Dan, Jodie, Ian e Martin si ritrovano in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede contrapposte Francia e Inghilterra.
Si apre per loro una nuova vita, nuove strade, un nuovo amore…

 

Ricordo bene il momento in cui ho preso per la prima volta in mano Hyperversum. Ero in Austria, a casa dei miei zii e mi trovavo in un momento della mia vita in cui i miei cugini non erano esattamente le persone con cui avrei voluto passare il mio tempo e quindi passavo le ore a leggere sul divano. Non possedevo ancora il Kindle e i libri che mi portavo da casa mia finivano sempre troppo in fretta. Cosa fare quindi se non andare dalla zia e chiederle di poter sbirciare nella sua libreria?
Saranno passati almeno 5 anni da quando mia zia mi ha dato in mano tre mattoncini colorati dicendomi: “È una trilogia che ho appena comperato e ho divorato in pochi giorni. Non ti dico di cosa parla, prendi e leggi”. Sia mai che possa rifiutare un’offerta del genere e pochi minuti dopo ero accoccolata sul divano con una coperta e il primo volume: Hyperversum.

Tendenzialmente non leggo romanzi storici: non mi piace la storia e mai mi piacerà, ma questo volume aveva qualcosa di diverso, un videogame. Assurdo come a volte sia un dettaglio a convincerti a dare una possibilità ad una storia oppure ad allontanarti da essa.
A questo punto vi starete chiedendo (ma magari no) perché sto tirando fuori un libro letto così tanti anni fa. Beh, il succo della storia è che ho riletto tutta la trilogia in occasione dell’uscita di un nuovo libro della saga a inizio 2016. Mi ero rassegnata, al tempo, alla fine della storia e avevo accettato la conclusione, nonostante non l’avessi pienamente condivisa. Eppure l’idea di una continuazione mi ha fatto tornare la voglia di ritrovare quei personaggi e quelle storie e ne ho approfittato per vedere se ricordavo tutto e se a distanza di così tanti anni avrei valutato allo stesso modo i libri. Ma iniziamo questa benedetta recensione!

Daniel e Ian, amici da sempre, hanno una passione in comune, oltre al tiro con l’arco: giocare a Hyperversum, un gioco per computer in cui grazie a dei guanti e a un visore, il giocatore può calarsi nei panni di un avatar e affrontare le più svariate avventure in ogni luogo e tempo passato. Quando Ian rientra in America dopo anni passati in Francia a studiare, i due decidono di buttarsi in un’avventura creata proprio da Ian per l’occasione. Insieme al fratellino di Daniel, Martin, a Jodie, ragazza di Daniel e ad altri due amici, iniziano a giocare. Sono in Francia, circa nel 1200 e si trovano su una nave diretta verso il porto. All’improvviso arriva una tempesta e la nave affonda. È quando i ragazzi raggiungono la riva che iniziano a rendersi conto che qualcosa non va. Carl e Donna, gli amici di Daniel sono spariti e loro non hanno più indosso nulla degli oggetti che il gioco concede se non i vestiti. Sentono freddo e fame e tutto sembra estremamente reale. Il lettore a questo punto dovrebbe aver già capito cosa sta succedendo e piano piano anche i protagonisti ci arrivano. Hyperversum li ha trasportati nel tredicesimo secolo e loro non sono in grado di tornare a casa.
Con questa piccola introduzione concludo il racconto della trama perché non voglio rischiare di spoilerare nulla.

L’idea di un libro del genere, di per sè, è geniale, ma il libro ha un problema principale che nella prima lettura non avevo notato, forse perché ero troppo giovane o perché semplicemente da allora sono diventata molto più critica verso quello che leggo: i personaggi pricipali sono tutti perfetti. Pare esserci una distinzione tra buoni e cattivi assoluta. Ian e Daniel, ma soprattutto Ian, non sbagliano quasi mai e se per caso dovesse accadere, riescono comunque a tirarsi fuori dai guai senza troppi problemi. Ci fossi stata io al loro posto (o qualunque altra persona di mia conoscenza) sarei stata uccisa nel giro di due giorni oppure avrei combinato un disastro dietro l’altro, non essendo abituata agli usi e costumi del tempo. Anche avendo uno storico assieme a me, non penso sarei resistita a lungo. Lo sceriffo inglese che vuole uccidere Ian, sembra possedere ogni qualità negativa, in modo da renderlo il cattivo più cattivo di sempre. Peccato che la cosa, a lungo andare, sembri quasi forzata e più di una volta mi sono ritrovata a girare pagina sperando che succedesse qualcosa di grave perché non era possibile che andasse sempre bene tutto a questi benedetti ragazzi. Ora, lo so che di avventure ne hanno passate tante e hanno sofferto tutti, chi più ci meno, ma alla fine della fiera le cose sono sempre perfette.

Chi ha il coraggio di combattere e di affrontare il sangue per ciò che ritiene giusto rimane marchiato. È un marchio che ti viene inciso addosso, fuori e dentro, e che ti trasforma per sempre. Non è facile sopravvivere dopo averlo ricevuto… comincio a capire che ci vuole molto più coraggio a portarlo addosso che a riceverlo. E se il marchio è così profondo, forse solo un eroe può sopportarlo…

Altra piccola pecca che mi ha fatto un po’ storgere il naso è stato il fatto che l’autrice abbia praticamente ingnorato tutti i personaggi che non fossero Ian o Daniel. Certo, i due incontrano un sacco di persone e molte di queste compariranno più o meno volte all’interno dell’intero romanzo, ma sono sempre i due ragazzi al centro dell’attenzione. Jodie e Martin, a parte qualche frase buttata lì per caso o qualche colpo di genio per salvare la situazione, sono totalmente inutili. Non parliamo di Isabeau, bellissima dama medievale di cui Ian è perdutamente innamorato. La vediamo come coraggiosa donna all’inizio del libro per poi vederla relegata al ruolo della mogliettina che viene interpellata solo quando richiesto con il passare del tempo.

Tutto sommato, però, il libro scorre veloce ed è una lettura molto piacevole. Mi è piaciuto da morire tutto il gioco di intrighi e incastri a cui assistiamo e scoprire come i giovani si inseriscano piano piano all’interno della vita medievale è molto interessante.
Insomma, una possibilità ad Hyperversum gliela darei di sicuro se fossi in voi e se invece già lo avete letto, che ne avete pensato?

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mon firma

Teaser Tuesday #43

Questo Teaser è il mio primo post del 2016 ed è tratto dal libro scelto per il mese di Gennaio della Book Jar Challenge (qui trovate le informazioni e già che ci sono vi ricordo che, se volete, potete ancora iscrivervi commentando sotto il post o mandando una mail al nostro indirizzo).

L’ho iniziato da pochissimo quindi non ho molto da dirvi sul libro se non che è il secondo libro di John Green che leggo (il primo è stato Colpa delle Stelle che mi ha vagamente distrutta) e le aspettative sono molto alte. Speriamo non deluda.

Voi lo avete letto? Vi è piaciuto? Se lo state leggendo con noi per la Challenge, cosa ne pensate finora?

Teaser Tuesday

Colin inspirò profondamente e scivolò giù, immergendo la testa.
Sto piangendo, pensò, e aprì gli occhi per guardare attraverso l’acqua
irritante, piena di bagnoschiuma . Mi viene da piangere, perciò di sicuro sto piangendo, ma non posso saperlo perché sono sott’acqua. Invece non stava piangendo. Stranamente, si sentiva troppo depresso per piangere. Troppo ferito. Era come se lei si fosse portata via la parte di lui che sapeva piangere.
Tolse il tappo dalla vasca, si alzò, si asciugò e si vestì. Quando uscì dal bagno i suoi genitori erano seduti insieme sul suo letto. Non era mai un buon segno quando i suoi genitori si trovavano nella sua stanza nello stesso momento. Nel corso degli anni questo aveva significato varie cose:
1. Tua nonna/ nonno/zia-Suzie-tu-non-l’hai-mai-conosciuta/oh-ma-credimi-era-tanto-buona/ oh-che-peccato, è morta/o.
2.  Stai trascurando lo studio per colpa di una ragazza di nome Catherine.
3.  I bambini nascono da un atto che un giorno troverai molto interessante ma che per ora ti ispirerà un certo disgusto, e inoltre a volte le persone usano gli organi da cui nascono i bambini per compiere atti che non servono a fare bambini, come ad esempio scambiarsi baci su parti del corpo diverse dal viso.
Non aveva mai significato:
4.  Mentre eri nella vasca ha telefonato una ragazza di nome Catherine. Ti chiede scusa. Ti ama ancora, ha commesso un terribile errore e ti aspetta di sotto.
Ciononostante, Colin non poteva fare a meno di sperare che i suoi genitori fossero nella sua stanza per comunicargli notizie del tipo quattro. In genere era un pessimista, ma tendeva a fare un’eccezione per le Catherine: qualcosa gli diceva sempre che sarebbero tornate da lui.

Capitolo 1 – TEOREMA CATHERINE di John Green

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Teorema CatherineDa quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato. Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.

monfirma

Recensione: Il Ritorno di Diana Gabaldon

Buongiorno!
Giuro che ci provo con ogni libro che finisco, ma il tempo è poco – e quindi sono pochi anche i libri – e le idee per le recensioni ancora meno.

Non che questa volta sia meglio, ma la vittima in questione è ‘Il ritorno’ di Diana Gabaldon, ovvero il terzo libro della serie della Straniera, conosciuta anche come Outlander. Stiamo tutti – più o meno – aspettando la seconda stagione della serie tv che ci ha definitivamente fatte innamorare di Jamie – o no? – e nel frattempo io intervallo ad altri libri questa serie. Prima o poi arriverò in fondo.
Tornando a noi, qui e qui potete trovare le recensioni dei primi due libri della serie, rispettivamente ‘La Straniera’ e ‘L’Amuleto d’Ambra’.

Il Ritorno
Titolo: Il ritorno (Outlander #3)
Titolo originale: Dragonfly in Amber (Part 2)
Autore: Diana Gabaldon
Editore: TEA
Disponibile in italiano:
Goodreads

Nell’Amuleto d’ambra Claire Randall, viaggiatrice nel tempo e nello spazio, aveva incominciato a spiegare una difficile verità alla figlia Brianna: negli anni in cui era ufficialmente data per dispersa, fra il 1945 e il 1946, era in realtà precipitata, attraverso il magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile James Fraser. In un susseguirsi di avventure palpitanti, tra campi di battaglia e manieri misteriosi, i due amanti consumano la loro ardente passione, consapevoli che Claire, prima o poi, si sarebbe trovata di fronte a una difficile e dolorosa decisione: seguire il suo uomo perdendosi definitivamente nel passato, o tornare a un presente che ormai non le appartiene più, con la sola speranza di portare con sé una traccia del suo amato…

Sullo sfondo di una Scozia settecentesca magica ed evocativa, Diana Gabaldon ci regala un romanzo intenso e appassionante che offre immagini suggestive di un passato lontano visto attraverso lo sguardo di una donna del ventesimo secolo.

 

Vediamo un po’ cosa posso dirvi di questo libro che ho apprezzato quanto i precedenti volumi della serie.
Prima cosa, è evidentissimo che nell’edizione originale fosse tutt’uno con ‘L’amuleto d’ambra’. Quel libro, infatti, iniziava ambientato nel presente, con Claire che racconta a Brianna, sua figlia, e a Roger – del quale scopriamo le origini alla fine – la sua storia per provare a convincere Brianna del fatto che il suo vero padre sia Jamie e non Frank come la ragazza ha sempre pensato. Ne ‘Il ritorno’ ci troviamo direttamente nella storia raccontata da Claire esattamente dove l’avevamo lasciata, con Claire che riappacifica con Jamie, e quindi nel passato. Solo verso la fine del libro ci ritroviamo nel presente. Con Claire che, finita la sua storia, ascolta la reazione di Brianna che, ovviamente, non vuole crederle.

Non che ci sia molto da dire in realtà. I personaggi ormai li conosciamo, e di nuovo troviamo solo il nonno di Jamie. Grazie a questa new entry conosciamo un altro pezzo della storia dello scozzese prima dell’arrivo di Claire.
Jamie e Claire continuano a viversi, conoscersi e innamorarsi sempre di più e sono dell’idea che il loro rapporto diventi ogni momento più bello. Claire sta iniziando ad abituarsi, anche se non del tutto, agli usi e costumi del tempo e questo rende in un certo modo più semplice il suo rapporto con Jamie.

“Jamie, io ti amo”
“Lo so” rispose sottovoce “Certo che lo so, tesoro. Lascia che io te lo dica nel sonno, quanto ti amo. Perchè non c’è molto che io possa dirti mentre siamo svegli, se non le stesse, povere parole, ripetute ancora e ancora. Mentre dormi tra le mie braccia, invece, posso dirti cose che suonerebbero sciocche nella veglia, e i tuoi sogni sapranno che sono vere. Dormi, mo duinne.”

Il libro scorre, secondo me, più velocemente del precedente, il quale si è svolto tutto a Parigi e dintorni ed era incentrato sulla vita di corte. Qui, invece, c’è molta più azione: la guerra, i combattimenti e un sacco di spostamenti dei due in giro per la Scozia.

Nonostante finora abbia decisamente preferito le parti ambientate nel passato rispetto quelle ‘attuali’, devo dirvi che la parte finale di questo volume non mi è dispiaciuta per nulla.
Sono curiosa di vedere dove ci porterà il quarto libro della serie e dove sarà ambientato. Ormai Claire, con la sua storia, è arrivata al momento del suo ritorno. Ma dubito che i prossimi millanta libri siano tutti ambientati nel presente.

Diciamo pure che questo discorso di Jamie fa ben sperare. Lo ritroveremo, ne sono certa.

“Ti troverò”, mi sussurrò all’orecchio. “Te lo prometto. Se dovrò sopportare due secoli di purgatorio, duecento anni senza di te… allora vorrà dire che sarà la punizione che mi sono meritato per i miei crimini: perchè ho mentito, ucciso, rubato e tradito. Ma c’è un’unica cosa che ristabilirà l’equilibrio. Quando sarò al cospetto di Dio, ci sarà un’unica cosa che farà pendere la bilancia in mio favore, contro tutto il resto”.
La sua voce si abbassò fin quasi a un sussurro, e le sue braccia si strinsero intorno a me.
“Signore, mi hai dato una donna straordinaria e Dio! io l’ho amata come si deve.”

Detto questo, ragazzi, buona lettura. E un abbraccio di incoraggiamento a chi sta aspettando la seconda stagione della serie, ce la possiamo fare!

rating 4

kia firma

Recap Challenge 2015!

Buongiorno a voi e “Happy New Year”! A inizio anno scorso avevamo lanciato la Reading e la Movie Challenge da completare entro il 2015 ed ora, ad anno concluso tiriamo le somme. Ci abbiamo provato a riuscire a finire la challenge ma alla fine l’unica che ce l’ha fatta sono stata io (Anna) perché effettivamente leggere cinquanta libri probabilmente porta via più tempo che vedere cinquanta film (vorrei sottolineare però che tre quarti dei film che ho visto duravano tutti due ore). Tra l’altro ieri ho visto la pubblicità dei famigerati ‘libri distillati’ , ovvero best-seller tagliati per poter essere letti nel tempo di un film ma la cosa non mi ha convinto troppo. Tornando a noi, qui sotto vedete il recap dei nostri punteggi con i link relativi alle relative challenge 🙂

2015 Reading Challenge

kia foto
Score: 36/50
mon foto
Score: 23/50

2015 Movie Challenge

anna foto
Score: 50/50

Penso di parlare a nome di tutte e tre dicendo che è stata una sfida davvero interessante! Ognuna di noi ha avuto la scusa giusta per leggere quel libro/vedere quel film che aveva in lista da tempi immemori e sicuramente siamo state spinte ad allargare i nostri orizzonti per riuscire a trovare un libro/film che potesse rientrare nelle categorie stabilite! A questo punto direi che ci meritiamo un piccolo applauso:
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La Chiara e la Monica mi comunicano dalla regia che loro faranno una Reading Challenge ma stavolta con meno punti. Vi ricordo inoltre la nostra iniziativa per trascorrere un grande 2016 insieme: la Book Jar Challenge 2016 (se volete partecipare siete sempre in tempo, bast solo comunicarci la vostra mail 😉 )
Detto ciò vogliamo ringraziarvi per il vostro supporto e augurarvi di cuore un Buon Inizio Anno da tutto lo staff Ikigai (adoro chiamarci così)!
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anna firma