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Teaser Tuesday #166

Buon pomeriggio! Il teaser che vi lascio oggi è tratto dal libro che ho finito giusto stamattina: Figlie del mare di Mary Lynn Bracht. Un libro che ho adorato dalla prima all’ultima pagina, una storia molto forte, ma importante. Per il momento mi limito a consigliarvelo, nei prossimi giorni vi lascerò la recensione.teaser tuesday

Con passi lenti e pesanti, sbarcò dal traghetto con le altre e tutte furono condotte verso una fila di camion militari. Scrutò le facce delle ragazze, sperando di vedere i familiari occhi castani terrorizzati si SangSoo. I camion le portarono in una stazione ferroviaria, dove Hana fu sistemata nello scompartimento di un treno insieme a un’altra ragazza. Il vetro era coperto di giornali fissati con nastro adesivo e pitturati di nero per impedire che si vedesse fuori. Hana, sussurrando, chiede all’altra se avesse visto SangSoo e gliela descrisse. Quella scosse la testa. Non era nella stessa cabina di Hana sul traghetto, ma un una con altre quaranta ragazze apparentemente destinate a lavorare in una fabbrica di uniformi a Tokyo. Per qualche ragione, era stata separata dal suo gruppo e fatta salire sul treno con Hana. Non sapeva perché.
Aveva la sua stessa età, forse uno o due anni di più, ed era bella. Aveva quella che la madre di Hana avrebbe definito una faccia di luna, con la pelle bianca e le labbra rosa. I denti erano quasi tutti dritti, non sporgenti, e gli occhi più grandi della media. I ragazzi del villaggio di Hana si sarebbero senz’altro innamorati di lei.
“Ti hanno portata fuori dalla cabina?” le chiese Hana con un filo di voce.
“No, non hanno preso nessuna. Perché? Dalla tua hanno portato fuori delle ragazze?” Sembrava spaventata.
“Sì, hanno preso me e la mia amica. La bambina, SangSoo. Lei non è più tornata.”
“Perché?” chiede l’altra, con cautela. Si guardò intorno furtiva come se qualcuno potesse ascoltarla.
Hana non riuscì a dire la parola a voce alta; era solo una parola e, di certo, quella ragazza più grande di lei ne conosceva il significato, ma lo stesso non trovava il coraggio di dirla. Si allontanò e si mise seduta. Continuava a temere per SangSoo, rimpiangeva di essersela fatta addosso e allo stesso tempo provava sollievo per averlo fatto… e odiava se stessa per averlo pensato.
Il treno uscì adagio dalla stazione e la porta scorrevole dello scompartimento si aprì. Entrarono due soldati, uno dei quali trascinava SangSoo. Subito, Hana le fece posto.
SangSoo era pallida e aveva il labbro inferiore tumefatto. Una sottile linea di sangue secco aveva formato una crosticina. Aveva dei lividi sul collo e non riusciva a smettere di tremare. Il vestito era strappato e tenuto insieme da spille da balia al posto dei bottoni. Hana la fece appoggiare delicatamente contro la sua spalla, e la piccola emise un singhiozzo penoso. Le prese le mani senza dire una parola. È sopravvissuta, pensò, ma la sua felicità era attenuata dalle condizioni in cui era stata ridotta.

Hana – Corea, estate 1943 – Figlie del mare di Mary Lynn Bracht

divisore dx

figlie del mare cover
Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini.
Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera.
Corea del Sud, 2011. Arrivata intorno agli ottant’anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l’ha accompagnata tutta la vita. I suoi figli vivono un’esistenza serena e, dopo tante sofferenze, il suo Paese è in pace. Ma lei non vuole e non può dimenticare…
In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane. E insieme vive la storia di due sorelle, il cui amore resiste e lotta nonostante gli orrori della guerra, la violenza degli uomini, il silenzio di oltre mezzo secolo finalmente rotto dal coraggio femminile.


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Recensione: Fai piano quando torni di Silvia Truzzi

Buongiorno!
Finalmente eccomi a parlare di “Fai piano quando torni”, primo romanzo di Silvia Truzzi, edito Longanesi. Ho avuto la bellissima opportunità di incontrare Silvia qualche settimana fa (se ricordate avevo postato qualche storia su Instagram ad un aperitivo in cui ci ha raccontato qualcosa in più su questo libro e su di sè.
Vi lascio alla recensione e in fondo vi racconterò un po’ cosa ho scoperto all’aperitivo.

fai piano quando torni cover

Titolo: Fai piano quando torni
Autore: Silvia Truzzi
Editore: Longanesi

Margherita ha trentaquattro anni e un lavoro che ama. È bella, ricca ma disperatamente incapace di superare sia la scomparsa dell’adorato papà, morto all’improvviso otto anni prima, sia l’abbandono del fidanzato che l’ha lasciata senza troppe spiegazioni. Dopo un grave incidente d’auto si risveglia in ospedale. Qui incontra una signora anziana che da poco è stata operata al femore. Anna, oggi settantaseienne – nata poverissima, «venduta» come sguattera da bambina – ha trascorso la vita in compagnia di un marito gretto e di una figlia meschina, eppure ha conservato una gioia di vivere straordinaria. Merito delle misteriose lettere che, da più di mezzo secolo, scrive e riceve ogni settimana.
I mondi di queste due donne sono lontanissimi: non fossero state costrette a condividere la stessa stanza, non si sarebbero mai rivolte la parola. Dopo i primi tempestosi scontri, però, fuori dall’ospedale il cortocircuito scatenato dalla loro improbabile amicizia cambierà in meglio la vita di entrambe.
Un romanzo pieno di grazia che racconta, con tono ironico e sorprendentemente leggero, il dolore della perdita e la fatica della rinascita.

“Fai piano quando torni” è un titolo che adoro perché mi ispira dolcezza e delicatezza. Adoro la copertina perché non è una delle solite tutte uguali che si vedono in libreria, attira l’attenzione per i colori caldi, la fotografia non perfettamente nitida, come se fosse dietro un vetro leggermente appannato. Mi ha intrigata subito.

Silvia Truzzi, in questo suo primo romanzo, ha raccontato una storia tutta al femminile. È una storia di crescita, di amore, di scoperta di sè stessi che coinvolge Margherita e la signora Anna. Le due non potrebbero essere più diverse: giovane e di buona famiglia la prima, anziana e cresciuta in povertà la seconda. Trovo che la cosa che le differenzi di più e la cosa che mi ha colpita di più nel libro è il modo che hanno di affrontare la vita. Margherita potrebbe avere tutto eppure sta passando davvero un brutto periodo, non riesce a gestirlo come vorrebbe e si ritrova a non godersi tutto quello che ha intorno. Anna, invece, che di difficoltà nella vita ne ha incontrate davvero tantissime, vive la vita con l’entusiasmo di una bambina.

Le due si incontrano in una stanza di ospedale e mentre Margherita cerca di rifugiarsi nel silenzio e nel dolore che prova, Anna cerca di aiutarla continuando a parlare di sè e della sua vita. È così che impariamo a conoscere questa donna che trovo straordinaria e soprattutto ci perdiamo insieme a Margherita nel racconto di una storia d’amore che dura da quasi sessanta anni. Mi è piaciuto davvero tantissimo vedere come i racconti della signora Anna e il suo non voler mai mollare la presa abbiano piano piano fatto capire a Margherita come affrontare le sue perdite e, di conseguenza, riprendere a vivere.

Non voglio raccontare niente della trama perché è una storia che va scoperta e assaporata personalmente, ma voglio spendere un paio di parole sulla scrittura dell’autrice che ho adorato. Il libro si legge senza fatica, scorre piacevolmente sia quando a parlare sono Anna e Margherita, sia quando leggiamo le lettere che scandiscono la storia d’amore tra Anna e Nicola. L’autrice è riuscita a padroneggiare alla perfezione entrambe le voci delle protagoniste dando a Margherita una padronanza linguistica tipica di una persona che ha potuto studiare e che di professione fa l’avvocato, abituata quindi a esprimersi in una certa maniera, mentre ad Anna ha regalato un italiano sgrammaticato e semplice ma terribilmente affettuoso. L’ho trovato un altro contrasto tra le due donne che però me le ha fatte apprezzare ancora di più.

“Fai piano quando torni” è un libro che consiglierei a persone che cercano una storia di scoperta personale, personaggi dalla lingua un po’ tagliente, amori proibiti e un libro tutto italiano. Spero di avervi fatto venire voglia di correre in libreria a comprare questo libro perché credo meriti davvero e spero che l’autrice decida di scriverne presto un altro perché con questo primo romanzo ha fatto un ottimo lavoro.

Curiosità dall’aperitivo con Silvia Truzzi

Silvia Truzzi, durante l’aperitivo, ha raccontato che tantissime persone le chiedono se il libro sia in qualche modo autobiografico e ha assicurato di no. Margherita non la rappresenta se non per pochi elementi come le chiacchierate con il papà mancato improvvisamente che dice siano quasi autobiografiche.

La signora Anna invece è esistita davvero. Aveva parecchi anni in più di quella rappresentata nel libro considerando che ne aveva oltre 90, ma era una donna dolcissima e semplice. Silvia ci racconta sorridendo che la “vera” signora Anna le ha fatto leggere le lettere scambiate con quest’uomo amato per 60 anni e che è incredibile come parlasse di lui come una ragazzina innamorata anche dopo così tanto tempo. Ci racconta anche che in Anna c’è anche molto della sua tata.

Una piccola curiosità riguardo alla cover. La donna ritratta nella foto è la mamma dell’autrice e la foto è scattata dal marito. Mentre cercavano una cover per il libro Silvia si è imbattuta in questa foto di sua mamma e l’ha trovata perfetta per rappresentare il suo libro. Stando a quanto ci ha raccontato sua mamma è una bravissima negoziatrice: pare abbia ceduto la foto per la cover solo in cambio della rimozione di alcune parole troppo esplicite in un capitolo. Le mamme, insomma, non cambiano mai, a prescindere dall’età dei figli 😉

Come ultimissima curiosità, ho chiesto a Silvia qual è il suo tipo di cioccolato preferito, come facciamo con ogni autore che incontriamo è ha risposto cioccolata fondente, ma non troppo, circa 80-85%.

 


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WWW…Wednesday #14

Ma buongiorno.
Oggi la giornata non è iniziata nel migliore dei modi perché mi è rimasto un po’ di mal di testa da ieri e sono un po’ irrigidita muscolarmente quindi disastro a stare tutto il giorno seduta in ufficio. Non vedo l’ora di arrivare a casa stasera e mettermi a leggere.
Qui sotto trovate il nostro WWW e non vediamo l’ora di vedere cosa state leggendo voi, quindi commentate 😉

Letto

In lettura

Da leggere

Ho letto “Wildcat”, un MM edito Triskell Edizioni e spero di parlarvene presto perché mi è piaciuto molto. Ho iniziato “Ogni giorno” per il primo obiettivo della nostra Challenge ma non mi sta entusiasmando. Inizierà presto “4321” con un gruppo di lettura in modo da darci coraggio perché è davvero davvero lungo, anche se dicono sia molto bello.

Letto

In lettura

Da leggere

Ho finito Noi che (non) sappiamo amare che non mi ha completamente soddisfatta, spero di lasciarvi a breve la recensione qui sul blog. In lettura un libro di cui non posso ancora svelarvi i dettagli, ma ve ne parlerò a tra pochissimi giorni. Prossima lettura, in vista della Giornata della Memoria, Di notte sognavo la pace.

In vetrina: Di notte sognavo la pace di Carry Ulreich

Buongiorno lettori, buona settimana. Oggi vi segnalo un’uscita di Longanesi che, in occasione del Giorno della Memoria, pubblica un racconto inedito della Shoah: il diario che Carry Ulreich – una fra le mille Anne Frank del Novecento europeo – ha segretamente tenuto a Rotterdam tra il dicembre del 1941 e il maggio del 1945. Riscoperto dai nipoti dell’autrice un paio d’anni fa, Di notte sognavo la pace è la straordinaria testimonianza di una ragazza costretta a crescere e formarsi negli anni più neri e terribili del secolo scorso.


di notte sognavo la pace cover
Titolo: Di notte sognavo la pace
Autore: Carry Ulreich
Editore: Longanesi
Data di pubblicazione: 18 gennaio 2018
Link di acquisto: Amazon

Rotterdam; mercoledì 17 dicembre 1941
Prima del 1940 nel nostro laboratorio c’erano 17 persone, ma ormai non produciamo più confezioni, e papà lavora con una sola ragazza. Quanto durerà ancora? Gira voce che il 1° gennaio 1942 tutte le imprese tessili degli ebrei dovranno chiudere. Chissà, magari pure noi, anche se papà è sarto, solo che abbiamo un po’ di stoffe e probabilmente (anzi, credo quasi sicuramente) i crucchi le useranno come scusa. Già da qualche tempo (dalla « grande paura » del 3 ottobre) non ci sono più sparatorie, ma la settimana prossima c’è di nuovo il chiaro di luna, e sicuramente ricominceranno a sparare contro gli inglesi, che vogliono bombardare la Germania. Certe volte colpiscono anche Rotterdam e quando riescono a centrare qualche obiettivo i tedeschi si alzano in volo e lanciano bombe sulla popolazione civile. O almeno, così diciamo noi, che parteggiamo per gli inglesi, ma il giornale la pensa diversamente. Quante ne dicono. C’è sempre qualche aereo che è stato abbattuto. Tu ci credi? Io no.

 

Carry Ulreich

CARRY ULREICH (1926), ora Carmela Mass, vive attualmente in Israele. Dopo l’arrivo delle truppe canadesi a Rotterdam nel 1945 rimase in città con la famiglia dove seguì le lezioni dei soldati della Brigata ebraica. Il giorno dopo aver finalmente conseguito il diploma, si sposò e si trasferì con il marito a Gerusalemme dove vive tuttora in compagnia di tre figli e più di sessanta pronipoti. Il 15 novembre 2017 ha compiuto 91 anni.