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2015 Challenges!

É la prima settimana dell’anno e noi abbiamo già iniziato a stabilire quali saranno i nostri obiettivi letterari per questo 2015. Io (Mon) e Kia abbiamo deciso di buttarci in una nuova avventura, cioè una Reading Challenge. Allo stesso modo anche Anna ha spulciato il web per trovare una sfida che la ispirasse e alla fine ne ha scelta una molto simile alla nostra.

Che cos’è una Reading/Movie Challenge? É una lista di obiettivi riguardanti scelte di libri/film, in modo da spingerci a provare generi nuovi o motivarci a leggere/guardare finalmente quel libro/film che giace da tempo immemore sul nostro comodino/hard disk.
Le sfide sono le seguenti:


Come potete vedere sono 50 punti e quindi, teoricamente, 50 libri/film. Non so se sarà fattibile completarli tutti, ma sicuramente ci proveremo.
Nella sezione Iniziative abbiamo creato due pagine per le sfide, in modo da tenere il conto dei punti svolti e permettere a voi di seguire i nostri progressi. Se l’idea vi piace, potete provare a svolgerla anche voi e se avete bisogno di consigli sui libri da leggere o volete scambiare pareri sui libri già letti, potete trovare l’evento Facebook qui

Doctor Who – Last Christmas

Iniziamo con un bel Buon Anno Nuovo!!
Spero siate tutti pronti a festeggiare. Io personalmente quest’anno non ho troppa voglia di darmi ai festeggiamenti pazzi, quindi passerò una serata tranquilla tranquilla con delle amiche.
Ma oggi non sono qui per parlarvi dei miei programmi per Capodanno, quanto per festeggiare il ritorno di Doctor Who. So che la parte riguardante le Serie Tv in questo blog non è stata curata particolarmente ed è colpa mia, perché, nonostante io guardi una quantità di telefilm assurda, mi risulta veramente difficile scriverne. Per il nuovo anno sto cercando di trovare nuovi modi per riuscire a scrivere più recensioni..se avete suggerimenti, non esitate a scrivermi 😉

Bene, diamoci dentro con la sbrodolata di parole che verrà fuori da questo mio commento.
“Last Christmas” è andato in onda la sera del 25 dicembre, come ogni anno ed è stato un vero regalo per tutti noi Whovians. É riuscito a ridarmi emozioni che non avevo provato in tanti episodi di questa ottava stagione e ha fatto rinascere in me la speranza che la nona stagiona parta alla grande.
Questa volta non voglio raccontare la trama per esteso, ma ricordo che il post può essere comunque considerato ad alto rischio di spoiler.

L’episodio inizia con Clara che viene svegliata all’improvviso da dei rumori e, una volta uscita, sorprende Santa Claus e due elfi che discutono sul tetto. Immaginatemi mentre guardo il pc e tutta felice batto le mani e ripeto all’infinito: “Santa is real” e capirete che già dopo due minuti io ero persa in un mare di emozioni. Sì, ho dei problemi.

Ovviamente appare il Dottore e da quel momento è tutta una corsa contro il tempo e contro la morte. La trama non è particolarmente complessa, ma la struttura usata mi ha affascinata tantissimo. Pochi lo sanno, ma ho una passione per i sogni e tutto ciò che li riguarda e questo episodio, che mi ha ricordato molto il film Inception (se non l’avete ancora visto, dovete correre subito a farlo), parla proprio di sogni. É un modo strano, che non si riesce mai davvero a comprendere e le domande che tormenta per tutti i 40 e passa minuti è: “Sono svegli? Stanno ancora sognando? É realtà?”

Moffat non ci conduce su un pianeta lontano, non ci porta ad esplorare galassie. Ci spinge invece ad affrontare un viaggio che porta a chiedersi se sarebbe preferibile vivere in un sogno, dove tutto è bello, luminoso, senza paura, piuttosto di fare i conti con la vita vera. Oltre ai 4 ricercatori all’interno della base in Antartide dove si svolge la maggior parte dell’azione, la protagonista di questo episodio è Clara: lei vorrebbe lasciarsi andare, continuare a vivere nel sogno, insieme a Danny. Ed è proprio lui, l’uomo che amava, e che io non ho mai sopportato, a convincerla a lottare per la vita che la aspetta al di fuori del sogno.

Do you know why people get together at Christmas? Because every time they do it, it might be the last time. Every Christmas is last Christmas

Anna e Kia lo sanno che mi diverto particolarmente a cercare di anticipare quello che succederà nell’episodio, ma questo giro non avevo previsto nulla.
Il ruolo di Santa Claus nella trama mi ha lasciata a bocca aperta e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime quando Clara, abbracciando Twelve ha detto: “I’ve always believed in Santa Claus, but he looks a little different to me”. É stato bellissima vedere il Dottore eccitarsi e ridere per essere riuscito a guidare una slitta, guidata da renne volanti, proprio lui che era il più scettico verso Santa Claus.

Ho apprezzato che dopo le bugie che si erano detti nel finale di stagione, sia Clara che il Dottore siano riusciti a dirsi la verità e ad ammettere di aver mentito per salvaguardare la felicità dell’altro. É stato come essersi tolti un peso, sia per loro, ma anche per me.
Clara è tornata ad essere la ragazza coraggiosa e “viva”, se mi passate il termine, che in questa ultima stagione era quasi scomparsa. É stato un colpo al cuore vederla invecchiata tutto d’un colpo e per un attimo ho temuto che il suo viaggio sarebbe terminato lì, con il Dottore al suo fianco a dirle di non essere assolutamente in grado di notare la differenza tra la Clara giovane e quella anziana. Da quando è arrivato Twelve è una delle prime volte in cui viene espresso così chiaramente quanto il Dottore tenga a Clara e credetemi quando dico che stavo piangendo come una fontana. Non ai livelli dell’addio a Eleven, ma quasi.


Questo episodio non poteva concludersi in modo migliore. Il Dottore offre alla sua Impossible Girl di tornare a viaggiare con lui e non intende accettare un no come risposta. La frase è ricorrente e ogni volta che la sento, in tutte le sue versioni, vorrei che un giorno accadesse a me di imbattermi in una cabina telefonica blu e in un Dottore che mi porti a conoscere le stelle.

The TARDIS is sitting outside.So all of time and all of space is sitting out there in a big, blue box. Please, don’t even argue.

Lo so, recensione lunghissima, ma volevo salutare questo 2014 e voi con un piccolo regalo: un video che ho trovato oggi per caso che però penso riassuma molto bene questa ultima stagione di Doctor Who e che, se riguardato molto molto spesso, ci renderà meno dura l’attesa fino all’inizio della nona stagione.

Recensione: The Resurrection of Aubrey Miller di L. B. Simmons

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Titolo: The Resurrection of Aubrey Miller
Autore: L. B. Simmons
Editore: Self
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Sometimes death isn’t the end. Sometimes it’s a beautiful beginning…
Death.
For some, it’s simply one of life’s certainties, nothing more. For others, it’s merely a fleeting thought, one often overshadowed by the reckless delusion that they have been blessed with the gift of immortality.
For Aubrey Miller, death is the definition of her very existence. Overcome with the guilt resulting from the loss of her beloved family, she alters her appearance from the once beautiful, blonde-haired, blue-eyed little girl to that of one shrouded in complete darkness, enveloping herself in her own unbreakable fortress of solitude as a form of protection for others.
As she enters her first year of college, her goal is simple: Earn a degree with the least amount of social interaction as possible. What she never anticipates is the formation of very unlikely relationships with two people who will change her life in ways she never believed possible: Quinn Matthews, the boisterous former pageant queen, and Kaeleb McMadden, a childhood friend from her past who never really let her go.
Over the years, as their connections intertwine and grow, a seemingly indestructible bond is formed between the three…
But when death painfully reemerges, Aubrey is lost once again, burying herself deeper than ever before inside the familiar fortification of her fears.
Will the refuge of friendship, the solidarity of life-long bonds, and the power of unconditional love be enough to do the impossible?
Will they be enough to finally bring about…
The Resurrection of Aubrey Miller?

 

Negli ultimi mesi ho scoperto un “genere nel genere”. Mi spiego: da patita di fantasy e distopici quale ero fino a qualche anno fa, sono passata a leggere un sacco di romantici, sia young adult che new adult. Non sono mai stata schizzinosa riguardo alla trama o ai vari intrecci; se il libro era interessante lo leggevo. Adesso ho scoperto di avere un debole per i libri sonno la categoria di “second-chance at love”. Ma cosa significa esattamente? Sono storie che parlano di due amanti, che per un qualsiasi motivo si sono dovuti separare e a distanza di anni si sono ritrovati.

Il libro di cui vi parlo oggi appartiene proprio a questa categoria. The Resurrection of Aubrey Miller è un libro che tratta temi difficili, come la morte di persone care e il senso di colpa che colpisce i sopravvissuti.
Raven è una ragazza che ha perso tutto quando era molto piccola e si è ritrovata a vivere con la migliore amica della madre, Linda, che la ama come se fosse figlia sua. Raven sta per iniziare il college e il suo obiettivo, per questi anni, è quello di tenere le persone alla larga da lei, perché convinta che tenere a qualcuno significhi destinarlo a morte certa. Tra questa sua convinzione di essere una specie di portatrice di morte e il suo aspetto fisico (piercing ovunque, capelli tinti di nero, etc) la ragazza mi aveva fatta storcere abbastanza il naso.

The simplicity of living astounds me. But it’s the terror of death that devours me.

Arrivata al college incontra Quinn, la sua compagnia di stanza e Kaeleb, un vecchio amico di infanzia che non la riconosce e a cui lei non rivela la sua identità.
Due parole su questi personaggi: la prima viene inizialmente descritta come la classica ragazza stile Barbie, per poi rivelarsi invece un’amica attenta e sempre presente. Kaeleb (mi piace da morire il nome scritto così) è sfacciato, con la risposta sempre pronta, carino da matti e, ovviamente, innamorato di Aubrey. Ma chi è Aubrey?
É quella ragazza che è scomparsa sotto i sensi di colpa ingiusti, che si è chiusa in sé stessa isolandosi dal mondo fino a diventare Raven.
Con molta difficoltà e impegno da parte dei suoi nuovi amici, il guscio in cui si è imprigionata inizierà a rompersi, fino a far rinascere Aubrey. É proprio di questa rinascita, o resurrezione, di cui parla il libro.

Beautiful people tend to be ugly, ugly people tend to be beautiful, storms tend to brew below a person’s cool, calm exterior, and tremendously happy people tend to be overcompensating for their own grief. Nothing is ever really what it seems.

La storia è ben articolata, i personaggi sono tutti caratterizzati molto bene e la scrittura è scorrevole e piacevole. Il libro però non ha preso i cinque cupcakes e la colpa, se così si può chiamare, è dell’eccessivo dramma presente nella storia. Non voglio spoilerare niente, ma davvero si arriva ad un livello in cui l’unica cosa che è possibile pensare è: “Non possono capitare tutte a lei!!”

Raven/Aubrey mi è piaciuta nonostante i suoi sensi di colpa perché dopo aver conosciuto Quinn e ritrovato Kaeleb si impegna per superare le sue paure e affrontare finalmente la vita. É bello veder spuntare da sotto i capelli tinti e le lenti a contatto con le pupille allungate come i gatti, una ragazza dai boccoli biondi e gli occhioni azzurri che piano piano impara ad accettarsi.
Quinn la sostiene per tutto il percorso, ma non si rende conto di essere lei per prima ad avere bisogno di aiuto e Aubrey, che di amiche non ne ha mai avute, non riesce a sostenerla come vorrebbe.
Kaeleb lo adoro e si è dimostrato un amico meraviglioso per entrambe le ragazze, aiutandole e supportadole. Qualcuno mi regala un ragazzo così a Natale? *fa occhioni dolci*
Linda è un personaggio secondario da non dimenticare, perché rappresenta una seconda mamma per Aubrey, che non è riuscita a dimostrare quanto in realtà le volesse bene, per paura di veder morire anche lei.

É un libro che non permette di staccare gli occhi dalle pagine e fa riflettere su quanto sia importante dimostrare i proprio sentimenti e su quanto sia grande il senso di colpa di chi sopravvive ad una tragedia. Una storia decisamente da leggere.

Without heartache, there is no understanding of the true meaning of love. Without anger, passion cannot be comprehended. Without fear, there is nothing gained when overcome. And without sorrow, happiness can never be realized.

Recensione: L’anello di fuoco di Pierdomenico Baccalario

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Titolo: L’anello di fuoco (Century #1)
Autore: Pierdomenico Baccalario
Editore: Piemme
Disponibile in italiano:
Goodreads

Roma (città di Fuoco), il 29 dicembre: è notte e fa un freddo cane, un uomo corre affannosamente lungo il Tevere, deve trovare i quattro ragazzi e consegnare loro la valigetta. Intanto Elettra, Harvey, Mistral e Sheng escono di nascosto dalla loro camera dell’hotel Domus Quintilia per scoprire cosa ha cusato il black out e iniziano a passeggiare per la città sommersa dalla neve. Questi ragazzi fino a poco tempo prima non si conoscevano ma, per uno sbaglio di prenotazione, si sono incontrati e hanno scoperto di essere nati tutti e quattro il 29 febbraio. Quando l’uomo li vede non ha dubbi: “sono loro” pensa e consegna loro la valigetta. All’interno vi trovano una strana mappa di legno, un ombrello a scacchi, quattro trottole e un foglio di carta. La sfida è iniziata e i ragazzi finiranno addirittura nelle fondamenta della basilica di San Clemente per riuscire a ritrovare l’Anello di Fuoco ma dovranno stare attenti, perché anche loro sono sulle tracce delle trottole.

 

Premessa: io sono una bambina sotto molti aspetti, tra cui quello letterario. Non sono mai cresciuta, rimanendo affascinata da quei libri fantasy pieni di magia e mistero. Trovassi un libro con un protagonista sulla mia età immerso in un’atmosfera del genere, probabilmente ne farei il mio libro preferito. Non essendo ancora inciampata su un libro così (è un’incitazione a trovarlo voi per me), mi butto su libri come L’anello di fuoco.

Quando una della ragazze della Banda ha iniziato a parlare di questa serie di libri, sono corsa immediatamente a cercare la trama e tutta felice ho preso il mano il primo volume. La storia ha un gran potenziale, il mistero c’è, i protagonisti anche. Cos’è che non ha funzionato allora, direte voi? Non viene spiegato quasi nulla.
Si viene a sapere che c’è un “qualcosa” che accade ogni cento anni e che servono quattro ragazzi, speciali perché nati il 29 febbraio. Ci sono poi delle persone, chiamate Loro, che devono impedire ai quattro di compiere la missione. Questo viene spiegato nei primi capitoli e io, sdraiata sul divano in posizioni assurde, ero tutta eccitata di scoprire qualcosa in più. E invece no, perché non si capisce assolutamente niente.

Il non avere risposte è la cosa che mi ha turbata di più, perché sul resto avrei potuto chiudere un occhio. Non mi capacito del fatto che quattro ragazzini di 12 anni girino per Roma di notte senza problemi o che non si facciano vedere per giornate intere dai genitori e questi non dicano niente. Voi mi direte: bhè, Harry Potter aveva 11 anni nel primo libro e guarda cosa ha combinato! Avete ragione, infatti ho messo da parte questi pensieri e ho provato a godermi la storia.

Nel complesso i quattro protagonisti mi sono piaciuti. Elettra è sarcastica, sempre con la risposta pronta, una ragazza con un gran bel caratterino ed una massa di riccioli neri (non so perché io continuo ad immaginarla rossa e con le lentiggini). Harvey sembra il solito ragazzino svogliato e viziato, invece si rivela sveglio, pronto ad agire. Mistral mi è sembrata un po’ piatta, ma spero che nei prossimi libri sia caratterizzata meglio. Sheng, non lo so..doveva essere quello simpatico del gruppo probabilmente e spesso lo è, ma ogni tanto fa delle battute dopo le quali ti ritrovi a fissare il libro chiedendoti se è completamente idiota.
Sui genitori non mi esprimo perché sono caratterizzati poco e quel poco è terribile.

I cattivi. Loro. Dunque, abbiamo Jacob Mahler, violinista assassino. Di lui si sa poco o niente, ma il modo in cui usa lo strumento mi ha incuriosita. Quando suona, fa addormentare le persone (come funziona non viene, ovviamente, spiegato) e l’archetto può essere usato come arma.
Beatrice è una comparsa praticamente. Aiuta Mahler all’inizio, ma poi ha dei ripensamenti, probabilmente dopo essersi fatta un esame di coscienza. Non sono riuscita ad inquadrare nemmeno lei.

La trama non è malaccio dai, una buona ricerca, anche se abbastanza scontata. I ragazzi hanno ricevuto aiuto da personaggi che non avevo previsto, vedi una zingara, e hanno dovuto risolvere degli indovinelli interessanti, anche se abbastanza grotteschi, vedi una cassa piena di denti.
Alla fine i quattro trovano quello che stavano cercando e finalmente speravo di avere qualche risposta. Ma no, loro tornano a casa e festeggiano Capodanno come se non fosse successo niente, promettendosi però di ritrovarsi prima o poi per usare di nuovo la mappa.
Il finale ci fa capire che c’è qualcosa di grande dietro la missione dei ragazzi, ma non ci dà nessuna risposta, anzi, ci regala mille domande in più.

Voglio provare a leggere il secondo volume, perché sono curiosa e vorrei capire qualcosa in più. Questo primo libro mi è sembrato una grande incipit ad una storia che è appena cominciata e magari andando avanti riuscirò a farmi coinvolgere di più.