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TRENTATRÉ BLOG TOUR Tappa #3 – Interrogazione a Mirya

Eccoci qui, terza tappa di questo Blog Tour dedicato al nuovo libro di Mirya.
Il nostro baby blog – e anche noi – è molto felice di aver già avuto l’onore di ospitare sia un Cover Reveal che questa splendida iniziativa.
Questa serie di post dovrebbe essere spoiler free e contenere un insieme di curiosità e informazioni volto a farvi conoscere e scoprire un po’ di più questo libro meraviglioso.
Lo aspettavamo da po’ e Mirya ha continuato ad alimentare la nostra curiosità con piccoli pezzetti di storia pubblicati sulla sua pagina Facebook. Ora che è arrivato, chiaramente, non ce lo facciamo bastare e abbiamo deciso di intervistarla per scoprire qualcosa in più su di lei, sulla stesura del libro e sul suo contenuto.
Ormai la conoscete tutti, ma, considerando quanto è bella, come potevamo non mostrarvela anche noi? E adesso che avete scoperto anche il ‘backstage’ e la dolcezza della nostra Rachele/Grace, non è ancora più bella? ♥ ♥


Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse.
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che il mondo non può e non deve finire.
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia.
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale.
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri.

Calendario
20 novembre: Anncleire su Please Another Book
23 novembre: @dituttocuore su Di Tutto Cuore
25 novembre: @ciaradh_ & @kiadalpi su Ikigai
28 novembre: @kikkasole su Testa e piedi tra le pagine dei libri
1 dicembre: Erika su Wonderful Monster
4 dicembre: @maistatachiara su Chiara Legge Troppo

Volete sapere qualcosa di più sulla donna che riesce a far ridere, piangere e imprecare contemporaneamente? Prima di interrogare lei direttamente – è sempre stato un nostro sogno poterlo fare con una prof. – vediamo come si descrive lei all’interno del libro.

Mirya continua a vivere a Ferrara, dove D l’ha incastrata e fino a quando D vorrà; a volte finge di parlare con lui e a volte finge di essere lui, per la gioia del marito e del figlio e il tormento dei suoi studenti, e viceversa.
Spera che anche D faccia pace con lei, prima di metterla nel suo blog.
Cerca la neve in qualunque stagione.

Dove trovarla: Facebook  |  Twitter  |   Efp   |  Blog

Prima di tutto, sul tuo blog hai scritto che “Trentatré non è adatto a chi ha idee religiose molto convinte e serie e non gradisce riderci su. Non è adatto nemmeno a chi cerca solo un romance, perché non sarà un romance nel senso consueto del termine, anche se ci sarà una coppia principale. E ci saranno molte parti in questo libro che potrebbero dare fastidio, per motivi che capirete prestissimo.”. Quindi, chi potrebbe apprezzare maggiormente questo libro?

In realtà, questo libro è adattissimo a tutti: serve da regolatore dell’apparato intestinale, da sonnifero per addormentarsi, e, quando uscirà in cartaceo, sarà un ottimo fermaporta. I libri sono preziosi per questo: scopriamo sempre nuovi modi di usarli.

Come ti è venuta l’idea di scrivere un libro su D.?

Ho dei dubbi che l’idea sia venuta a me; conoscendo D, mi ha sicuramente raggirato mettendomela in testa come ha fatto con Newton e la sua canzone. Perché in fondo dice dice, ma gli piace dare spettacolo, soprattutto quando beve la birra.

Perché la Terra in copertina? Ha un significato particolare?

Perché è la Terra il primo pianeta che D distruggerà con l’Apocalisse. Ovviamente non sto criticando o sminuendo gli alieni, ci tengo a dire che in “Trentatré” equiparo ogni differenza di genere, etnia, religione, per cui, marzianini verdi, non sentitevi ignorati o vittima di pregiudizi: distruggerà tranquillamente anche voi.

Puoi dirci qualcosa della calla che troviamo nel bannerino e che fa impazzire chi ha già finito il libro?

Certo che posso dirvi qualcosa: la calla è un fiore. Bianco. Ha un coso giallo dentro che, ho appena cercato, si chiama spadice, e in cui io vedo un simbolo un po’ equivoco. Alcune ragazze di cui non faccio nomi (Annachiara e Cristina) l’hanno associata allo spermatozoo e altre ad un pesce. Nel piano generale dell’umorismo divino, non mi sento di negarlo.

In Di Carne e di Carta alcuni personaggi, in particolare Chiara e Alessandra, erano in qualche modo dedicati a persone reali e per te importanti. È lo stesso per Grace?

Grace non può essere dedicata a nessuno, anche perché Michele è possessivo e accetta di cederla al massimo a D. Grace è una canzone e una speranza, non un essere umano. Ma in fondo tutti gli esseri umani sono una canzone e una speranza; io, ad esempio, sono la speranza di mio marito di non sentirmi cantare più.

Durante il Cover Reveal abbiamo scoperto il nome di Giovanni. Puoi dirci qualcosa di questo personaggio?

Immaginate tutte le parolacce del dizionario, frullatele insieme, moltiplicatele, esageratele, riempiteci il firmamento. Ecco cosa posso dirvi di Giò Giò.
Ma allo stesso tempo, lui è quel firmamento. Ecco cosa posso dirvi di mio figlio.

L’argomento non deve essere dei più facili e non hai avuto delle linee guida dettate da un genere specifico, come ti sei approcciata alla scrittura?

Continuate a dare per scontato che avessi una scelta, ma non ce l’avevo. “Trentatré” mi ha interrotto nella stesura di altre due storie, si è preso tutto lo spazio e tutto il tempo, si è scritto da solo. Il tema religioso non mi ha dato alcun problema. Ho avuto piuttosto problemi di ordine tecnico: la focalizzazione interna sdoppiata, il limite temporale di ventiquattro ore per ogni capitolo, il limite di trentatré capitoli decisivi. Lì, verso la fine, mi sono dovuta fare degli schemi per riuscire a finire tutto ciò che doveva fare D entro il trentatreesimo giorno, e ho dovuto lavorare di incastro. Con D a ripetermi che era proprio quello che intendeva.

Qual’è stata la scena che ti sei divertita di più a scrivere?

Mi sono goduta un mondo in tutte le scene con D e il vecchio Giò. Ogni volta che questi due vecchietti del Muppet Show si mettevano lì a punzecchiarsi, io mi rilassavo alla tastiera, perché facevano tutto loro. Il difficile era farli smettere.

Quando hai iniziato a scrivere, quanto della storia avevi già in mente? E quanto hai cambiato o deciso durante la scrittura?

Dipende da cosa intendete per prima: all’inizio è venuto giù solo il prologo, di botto, tipo folgorazione sulla via di Damasco (non andate a Damasco, pare che folgorino tutti su quella via). Poi è venuta fuori Grace. Ho avuto tutto il puzzle in mente a un terzo del libro, e a quel punto ho capito cosa stavo cercando. Devo ancora trovarlo, naturalmente.

Che sensazione ti dà un successo così grande, nonostante questo libro non abbia un passato conosciuto come Di Carne e di Carta e considerando gli argomenti trattati?

Bisogna vedere cosa si intende con ‘successo’: una self ha sempre poca diffusione, ma per me ogni lettore è un dono incredibile. In questo libro i miei primi successi sono arrivati dalle prime reazioni ‘a caldo’ di persone che mi confermavano che “Trentatré” aveva dato loro qualcosa. Quando ho finito di scriverlo, io mi sono sentita rilassata come non mai; ho capito che ci avevo davvero messo dentro un groviglio di cose che mi pungevano lo stomaco. E ho capito che Grace mi aveva davvero nevicato nell’anima. Sapere che anche per un solo lettore è lo stesso, che ha visto il fiocco di neve: questo è un successo, e la sensazione che mi dà è quella di svegliarsi bambini la mattina di Natale.

Quali sono i tuoi programmi futuri? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho in mente un distopico, un fantasy con un drago, una tetralogia fantasy degli spiriti, un horror, un romantico, e uno di cui non so decidere il genere ma di cui mio marito ride in continuazione, quando gliene parlo. Oh, e devo finire una fanfiction. Posso anticiparvi che prima o poi il marito mi strapperà a forza dalla tastiera, mentre io invocherò l’aiuto di D.

Prima di concludere, qual è l’ultimo libro che hai letto e quale quello che, secondo te, tutti dovrebbero leggere?

“Sei come sei” di Melania G. Mazzucco, che stranamente non mi ha spinto a dubitare della mia sessualità come temevano i genitori che lo hanno boicottato nella scuole dei loro figli, ma mi ha spinto a mettere in discussione il mio uso dei dialoghi, perché in quel libro se ne fa davvero un uso stranissimo.

Tutti dovrebbero leggere il libro che preferiscono: il piacere della lettura, per essere tale, dovrebbe essere personale. Come la scelta del compagno e dell’epilatore (che spesso hanno dei punti in comune).

Ringraziamo Mirya per averci dedicato un po’ del suo tempo e speriamo che voi lettori abbiate potuto soddisfare alcune curiosità grazie a queste domande. Sicuramente noi ci siamo divertite molto a leggere le risposte.

Ma non vi sembra che manchi qualcosa? Decisamente sì!


Per chi ancora non lo sapesse, in occasione di questo Blog Tour, Mirya mette in palio una copia cartacea di Di Carne e di Carta. Me per vincerla non potete semplicemente sperare nella magnanimtà di D. No, assolutamente no. Vi ‘tocca’ seguire con molta attenzione tutte le tappe del Tour perché ogni blog posterà nella propria tappa un’immagine. Il vostro compito è quello di capire cosa rappresenta l’immagine e scovare in ogni figura una lettera – ben nascosta ma c’è – che, unita alle altre, vi darà una parola sensata.
Per vincere dovete commentare l’ultima tappa con entrambi i soggetti che avete trovato: la soluzione del puzzle e quella dell’anagramma.
Ecco la nostra immagine

Ora abbiamo veramente finito, sperando che la nostra tappa vi sia piaciuta, vi salutiamo.
A presto!

Recensione: Infinity + One di Amy Harmon

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Titolo: Infinity + One
Autore: Amy Harmon
Editore: Self
Disponibile in italiano: No
Goodreads

When two unlikely allies become two unwitting outlaws, will two unforgettable lovers defy unbeatable odds? Bonnie Rae Shelby is a superstar. She’s rich. She’s beautiful. She’s impossibly famous. And Bonnie Rae Shelby wants to die. Finn Clyde is a nobody. He’s broken. He’s brilliant. He’s impossibly cynical. And all he wants is a chance at life.
One girl. One boy. An act of compassion. A bizarre set of circumstances. And a choice – turn your head and walk away, or reach out your hand and risk it all? With that choice, the clock starts ticking on a man with a past and a girl who can’t face the future, counting down the seconds in an adventure riddled with heartbreak and humor, misunderstanding and revelation. With the world against them, two very different people take a journey that will not only change their lives, but may cost them their lives as well.
Infinity + One is a tale of shooting stars and fame and fortune, of gilded cages and iron bars, of finding a friend behind a stranger’s face, and discovering love in the oddest of places.

Avete presente quei libri che si leggono tutto d’un fiato, ma che una volta terminati non vi lasciano molto? Questo è uno di quelli. É il secondo libro della Harmon che leggo e dopo “Making Faces”, mi aspettavo qualcosa di più.
Quando scrivo non so mai da dove partire: da quello che mi è paiciuto, da quello che non mi è piaciuto, dai personaggi o da altro e quindi vado a caso.
Adoro le storie d’amore “On the road” e questo libro regala proprio questo. Bonnie e Finn iniziano un viaggio insieme attraverso l’America e mi è piaciuto il loro conoscersi ogni giorno di più, il fidarsi quasi istantaneamente dell’altro, il volersi proteggere a tutti i costi. Bonnie è una ragazza vivace, sarcastica, in alcuni punti irritante, ma soprattutto, sola. Finn è il suo opposto, calmo, calcolatore, razionale. Cosa unisce i due personaggi? L’aver vissuto vissuto la stessa tragedia.
Questo è il punto in cui ho iniziato a storcere il naso. Ora, è possibile che due persone abbiano un passato simile, qualcosa di tragico che li porti ad avvinarsi, ma quello che accade in Infinity+One è, secondo me, una coincidenza troppo forzata. In generale, tutto il libro è un insieme di coincidenze e scelte narrative forzate al limite dell’inverosimile. Considerando che è un romanzo romantico, posso arrivare a capire l’innamoramento lampo tra i due, posso anche accettare il voler giocare con i loro nomi per rivisitare la famosa storia dei due criminali Bonnie e Clyde, ma non riesco a comprendere il modo in cui i due decidono di affrontare una situazione che si presenta quasi immediatamente e che li accompagna fino alla fine.
Tornando ai personaggi giusto per un momento, mi sono piaciuti tutti i riferimenti matematici presenti nel libro. Finn ama la matematica, la ritrova in ogni cosa ed è bello leggere di come Bonnie lo spinga a spiegarle teoremi e teorie, nonostante lei non capisca nulla. Gli permette di essere sè stesso senza giudicarlo, apprezzandolo e basta.

“What’s infinity plus one?” I interrupted Katy, asking Finn my own question.

“It’s still infinit.” Finn said, sighing.

“Wrong. It’s two.”

Mi è piaciuta la scelta dei POV, in prima persona per Bonnie e in terza per Finn. L’autrice riesce a rendere i sentimenti e le emozioni di entrambi in maniera perfetta. É un libro con alti e bassi, passaggi che possono piacere o non piacere, ma se avete voglia di un romanzo veloce o se amate le storie “on the road” e gli innamoramenti lampo, dategli una possibilità.


Doctor Who – 8×12

Premetto che ho scoperto Doctor Who più o meno un anno e mezzo fa ed è stato subito amore. Vi chiederete che senso ha iniziare a parlare di questa serie dall’ultima puntata, ma ho dovuto dire la mia appena ho terminato di vederla. Per chi non ha idea di cosa parli questa serie, posso solo dire che ve ne innamorerete come è successo ad Anna. Ma tentare di spiegarvi in breve di cosa parla sarebbe un’impresa, quindi perdonatemi ma chiedo aiuto ad Internet per questo:

The Doctor is an alien Time Lord from the planet Gallifrey who travels through all of time and space in his TARDIS. His current travel companion is Clara Oswald, though he has a long list of friends and companions who have shared journeys with him. Instead of dying, the Doctor is able to “regenerate” into a new body, taking on a new personality with each regeneration. Twelve actors, plus John Hurt,have played The Doctor thus far.

Detto questo..
Quando alla fine del 2013 ho detto addio ad uno dei miei Dottori preferiti, Eleven, mai avrei pensato che sarei arrivata ad amare quello nuovo così velocemente. Peter Capaldi interpreta il suo Dottore in maniera totalmente diversa da chi lo ha preceduto, con una serietà intervallata a momenti di pazzia che lo rendono irresistibile.

Potrei stare ore a parlare di come Capaldi mi abbia colpita fin dal primo istante e forse più avanti dedicherò un post a come questa stagione è iniziata, ma oggi voglio concentrarmi su come è finita.

Attenzione, continuare la lettura solo se si è vista la puntata; la recensione potrebbe contenere spoiler.

Preciso che quando guardo Doctor Who presto poca attenzione alla qualità delle riprese o alla capacità recitativa degli attori perché sono concentrata solo sulle emozioni che sa, solitamente, trasmettermi. Cerco di spiegarmi meglio…questa serie è stata una delle poche a farmi scoppiare in lacrime, sorridere nostalgica ripensando ad alcune scene, ridere per un battuta e desiderare con tutta me stessa di poter vivere una di quelle avventure.
Questa puntata non ha fatto niente di tutto ciò. Certo, ci sono state un paio di scene che mi hanno fatta commuovere leggermente, ma niente in confronto alle emozioni che mi avevano devastata durante i precedenti finali di stagione. Ho trovato il ritmo della puntata molto affrettato, ma abbastanza noioso. Ricordo che questa è la mia opinione ed è giusto pensarla diversamente.

Non sono una fan di Danny e la sua relazione con Clara mi è sempre sembrata troppo veloce, facile, scontata, quindi la scena del loro addio mi ha lasciato un po’ di tristezza addosso ed è scivolata via nel dimenticatoio dopo due minuti.

Missy. Michelle Gomez ha fatto un ottimo lavoro nel interpretare The Master ed è stata una delle poche note positive di questa puntata, a parte quando mi ha ucciso Osgood senza un buon motivo e l’avrei strangolata. Totalmente fuori di testa e imprevedibile, mi ha fatta sorridere, arrabbiare e in alcune scene mi ha fatto pena. Quando il suo piano di regalare un esercito al Dottore è fallito, l’ha quasi implorato di tornare insieme a Gallifrey. Non ho capito esattamente che fine abbia fatto Missy, ma sicuramente non è morta, sarebbe troppo semplice. Si è teletrasportata? Tornerà a mettere i bastoni tra le ruote al Dottore? Troppe domande legate al suo personaggio e, come al solito, nessuna risposta.

Capaldi è stato grandioso. Adoro il suo Dottore. Tutte le sue parole, i suoi discorsi mi sono piaciuti e quando ha chiamato Danny “PE”, per quanto non lo sopportassi, ho pensato fosse perfetto. Quando sembrava tutto finito, tutto perduto, lui se ne è uscito con una frase che mi ha fatta scoppiare a ridere e quindi ve la riporto, anche se probabilmente senza il rispettivo video rende la metà: “I am NOT a good man, I am not a bad man. I..am..an idiot, with a box and a screwdriver”.

Arriviamo a quelle poche scene che ho salvato in questa puntata. La prima è sicuramente l’ultimo saluto del Dottore al padre di Kate, prima che questo voli via in forma di Cyborg. Mi è scesa una lacrima, perché era un desiderio del Brigadier che non si era mai avverato e il Dottore ha voluto fargli un ultimo regalo prima di lasciarlo andare.

Il finale mi è abbastanza piaciuto. Ho odiato il Dottore e Clara che si mentono spudoratamente in faccia per salvaguardare la felicità dell’altro, anche se ho capito le loro motivazioni. Lei gli fa credere che Danny sia tornato in vita; lui le fa credere di aver trovato Gallifrey.
La reazione del Dottore quando arriva con il Tardis alle coordinate che gli ha lasciato Missy e invece del suo pianeta trova solo universo vuoto e buio è violenta, feroce ed incredibilmente triste. Il Master gli ha mentito per l’ennesima volta e per lui è come perdere Gallifrey di nuovo.

L’episodio finisce con Clara che ringrazia il Dottore per averla fatta sentire speciale e lui ricambia. Non è ancora giunta la fine per Clara, ma questo breve scambio di ringraziamenti mi ha fatto capire che la sua avventura sta per finire e che un po’ mi mancherà.

Insomma avrete ormai capito che questo episodio mi ha lasciato con l’amaro in bocca, non perché fosse interamente un disastro, ma forse perché è stato al di sotto di ciò che mi aspettavo. Speriamo che l’episodio di Natale mi faccia ricredere su questa stagione.
Concludo con la frase che mi è rimasta più impressa dopo questa puntata: “Never trust a hug. It’s just a way to hide your face”.

Recensione: Manuale della perfetta adultera di Ella M. Endif

Il Read Along in occasione del quale abbiamo letto questo libro è ormai finito da quasi una settimana, ma noi stiamo ancora pensando a come recensire questo libro come merita. Ci siamo messe in due e la cosa risulta comunque particolarmente difficile.

Sarebbe bello poter definire questo libro una semplice storia d’amore, qualcosa che continua a crescere nel corso del libro e che ci fa venire gli occhi a cuoricino. Ma qui la storia d’amore è qualcosa di difficile, raggiungibile solo attraverso la crescita e la presa di consapevolezza dei personaggi che arriva solo nell’epilogo.


Titolo: Manuale della perfetta adultera
Autore: Ella M. Endif
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Loreline Preston vuole essere felice: vuole che il suo matrimonio funzioni, che le montagne che circondano North Conway inizino a piacerle, che suo figlio cresca amato e sicuro di sé. Ryan sa che nulla si ottiene senza sacrificio, perché nulla le è stato regalato e sa che rigore, disciplina ed onestà sono gli unici mezzi che ha per mantenere unita la propria famiglia. Non teme la rinuncia, anche se questo significa riporre i suoi sogni in un cassetto. Non teme la lotta contro se stessa perché, per amore di suo figlio, ha ridotto la sua voce interiore al silenzio e si è convinta di non desiderare altro.
Trevor Knight è un uomo ambizioso: vive a Chicago e lavora in uno studio legale prestigioso. Sa cosa significa avere potere, sa come manipolare persone e situazioni per trarne sempre un vantaggio. Autocontrollo e perseveranza sono i suoi tratti distintivi. Non ha legami e non ne sente la mancanza. Anche con la sua famiglia d’origine mantiene rapporti distaccati e quando i fratelli gli chiedono aiuto per un problema burocratico della scuola d’infanzia che dirigono, è costretto a trasferirsi per un po’ a North Conway.
Un solo bacio con uno sconosciuto è l’unico momento di pazzia che Ryan è disposta a concedersi nella sua esistenza fatta di doveri, prima di tornare da Andy e ad un matrimonio che le si sta frantumando tra le mani. Un solo bacio non basta a Trevor, che pensava di avere già tutto ciò che desiderava e scopre, invece, di avere un vuoto che soldi, successo e bellezza non sono mai riusciti a colmare.
Il caso congiurerà contro di loro per farli incontrare ancora, perché la vita è imprevedibile, i progetti sono fatti per essere rivoluzionati e le certezze per essere messe in discussione. Ryan e Trevor riconosceranno nell’altro il completamento di se stessi, ma lotteranno a lungo prima di capire che smarrirsi del tutto è l’unica strada percorribile per ritrovarsi davvero.

Tra le partecipanti al Read Along organizzato da Please Another Book, eravamo tra le poche a non aver già conosciuto la storia attraverso la fanfiction. Ma di questo libro abbiamo avuto l’onore e il piacere di seguirne, almeno in parte la nascita. I primi abbozzi di copertina, le richieste di consigli alla Banda da parte di Ella, il primo capitolo rieditato in anteprima. Quando Annachiara ha deciso che avrebbe organizzato il Read Along, pur essendo in pieno periodo di esami, abbiamo chiaramente dato subito la nostra adesione.
Ci siamo buttate nella lettura senza aver nemeno letto la trama, fidandoci di tutte quelle persone che ne avevano parlato bene e che lo attendevano con trepidazione.
Entrambe abbiamo iniziato a leggere con leggerezza, per rilassarci un po’ tra un’ora di studio e l’altra, ma questo libro ci ha obbligato a riflettere fin dai primi capitoli.

Ryan è un personaggio in grado di farsi voler bene e odiare allo stesso tempo. Le si può voler bene perchè è forse il personaggio più reale di cui abbia letto da molto tempo: potrebbe essere ognuna di noi, non ha una vita perfetta ma nemmeno distrutta in in maniera surreale. Il suo matrimonio e la sua vita sono quelli di tante altre donne. Allo stesso tempo riesce a denigrarsi, a precludersi qualsiasi motivo di soddisfazione e ad incolparsi di qualsiasi cosa in un modo che fa venire voglia di prenderla per le spalle e scuoterla finchè non rinsavisce.

È così facile volerti bene, Ryan. Perché non te ne vuoi?

Suo marito Elliot invece, è da odiare immediatamente. É convinto di fare sempre il massimo per la famiglia, ma alla fine è tutta immagine. Si è preoccupa di Ryan solo quando deve farle un rimprovero o quando gli serve qualcosa e si occupa del figlio per quei pochi minuti quando torna dal lavoro prima che Andy vada a letto, per poi disinteressarsi a qualsiasi scelta che lo riguardi. In ogni sua frase e comportamento c’è la convinzione che Ryan sia quasi un essere inferiore, una persona da disprezzare: questo li porta sempre più a non parlare di nulla, a non confrontarsi se non il minimo necessario per quanto riguarda le questioni legate a Andy, fino ad arrivare ad abusi non solo verbali, ma anche fisici. Quello che fa pensare è però la consapevolezza velata che sia Ryan a permettergli di trattarla così. La maggior parte delle scene legate alla vita matrimoniale dei due, è spiacevole, cruda. La ‘pesantezza’ di queste scene, quasi troppo reali per trovarsi in un libro che a prima vista può sembrare un romanzo rosa, obbliga il lettore a fermarsi, deglutire e riflettere.

Se Ryan vuole conoscere l’amore e avere il suo lieto fine, è chiaro che deve crescere, accettarsi e conoscersi. Questo ‘viaggio’ inizia con il bacio con Trevor, con la sensazione di sentirsi desiderata, nonostante lei stessa si rifiuti di crederci.
Trevor è un avvocato di successo, figo e convinto di avere tutto il mondo ai suoi piedi. Si presenta un problema quando, per una decisione impulsiva, bacia Ryan per la prima volta. La donna lo incuriosisce, ha sempre la risposta pronta, è brutalmente sincera ed ai suoi occhi, bellissima.

La fissava dritto negli occhi con quello sguardo sfacciato e Ryan si accorse di non riuscire a muovere nemmeno un dito.
Un attimo e le labbra di lui furono sulle sue.

È con lui che la prima volta Ryan si sente desiderata, amata e protetta, ma cerca in ogni modo di sopprimere queste sue sensazioni per salvaguardare l’immagine di un matrimonio che ormai non esiste più. Nonostante continui ad autoconvincersi che il tradimento nei confronti di suo marito sia sbagliato e che possa essere in grado di controllare le sue azioni smettendo in qualsiasi momento di vedere Trevor, si trova coinvolta in qualcosa di pù grande del ‘tradimento fisico’.

Senza dilungarci troppo con i dettagli della trama, vorremmo sottolineare la capacità dell’autrice di creare personaggi secondari ben caratterizzati e protagonisti di tutto ciò che fa da contorno al tradimento di Ryan. Sono per lo più personaggi da amare, come Bess, Andy, Moses e il ‘vecchietto borioso’. Sono personaggi che ci fanno quasi desiderare di poter leggere una storia tutta loro.

E se vi fate un filmino a luci rosse, tu e “pisello d’oro”, abbi la decenza di farmelo vedere.
A proposito: se li toglie, i calzini, quando vi intrattenete?

È un libro in grado di suscitare nel lettore emozioni contrastanti, dal disprezzo per Elliot, alla tenerezza per Andy che suona il pianoforte seduto sulle gambe di Trevor, dal nervoso per i comportamenti di Ryan alla simpatia improvvisa per Bess.
È un libro in grado di far riflettere sugli abusi che alcune donne subiscono anche in casa propria e allo stesso tempo ti dà, dopo varie situazioni spiacevoli, un lieto fine che però sa di forse.
Giunti a questo punto, se decidete di dargli una possibilità -cosa che vi consigliamo caldamente- fatelo coscienti di avere tra le mani una storia di denuncia, non solo d’amore. Un racconto in grado di farvi battere il cuore, ma allo stesso tempo pieno di argomenti difficili che Ella riesce a trattare con particolare delicatezza.