movie challenge 2015

Recensione: Sul lago dorato di Mark Rydell

Ciao a tutti! Stavo riguardando il blog l’altro giorno e mi sono accorta che devo ancora completare la mia Movie Challenge e ho deciso di spuntare la voce che dice ‘un film che ama tua madre’. Ook, prima di chiederle uno dei suoi film preferiti ero un pochino in ansia perché non sapevo cosa aspettarmi e soprattutto a quanti anni fa risaliva il film xD. Ma tutto sommato è andata bene e il film come avrete notato dal titolo è “Sul lago dorato”.

sul lago dorato
Titolo: Sul Lago Dorato
Titolo originale: On Golden Pond
Regia: Mark Rydell
Anno: 1981
Durata: 109 min
IMDB

I coniugi Thayer, un’anziana coppia, lasciano la città e si ritirano nella loro casa sul Lago Dorato. Norman sta per compiere ottanta anni e per festeggiarlo arriva la figlia, divorziata, con il suo nuovo fidanzato, un dentista, e suo figlio. I rapporti tra Norman e la figlia non sono stati mai buoni. La giovane coppia riparte lasciando dai Thayer il giovane figlio del dentista, un ragazzo irrispettoso, che è offeso perché è stato lasciato al Lago Dorato con i due vecchi.

Cosa mi è piaciuto del film sono le musiche che molto spesso fanno da sottofondo a delle inquadrature del lago molto suggestive. Il film procede con un ritmo lento nella prima parte, si concentra molto a descrivere l’ambientazione e la storia dei protagonisti. Conosciamo quindi questa coppietta bizzarra composta da Norman, un vecchietto smemorato, dai modi un po’ bruschi ma che nasconde un grande cuore e da sua moglie Ethel, una signora molto solare e gentile. I due insieme si divertono un sacco a punzecchiarsi a vicenda.

Man mano che entriamo nella routine dei due coniugi scopriamo che hanno una figlia, Chelsea, con la quale Norman ha un rapporto conflittuale che emerge quando la figlia va a trovarli per lasciargli il figlio per un paio di settimane. Da qui inizia la parte divertente e interessante del film: vediamo questo ragazzino di città che deve convincersi ad adattarsi ad un altro stile di vita. Norman decide di portalo a pesca ed è proprio grazie a questa attività che i due stringono un forte legame. Non mancano di certo battute divertenti, colpi di scena.

Questo film ha vinto ben tre premi Oscar, due dei quali sono stati vinti dai due attori che interpretano Norman ed Ethel. Nonostante il film possa sembrare apparentemente calmo e pacato, la recitazione dei due è veramente intensa e riesce ad arrivare allo spettatore tanto che non riesci a non affezionartici. Vediamo anche una giovane e bellissima Jane Fonda, nei panni di Chelsea, che si conferma già allora come attrice molto in gamba.

Sul lago dorato è una storia semplice ma diretta, in cui vediamo rappresentato il rapporto conflittuale tra genitori (in questo caso il padre) e figli. Quello che secondo me il regista vuole dirci alla fine è che molto spesso basta aprirsi e parlarne per risolvere le incomprensioni e che, lasciarle irrisolte nel tempo, non fa altro che complicare le cose.

Un classico del cinema americano degli anni ’80 che nonostante il passare del tempo rimane sempre un bel filmetto da vedere in una di quelle serate in cui si vuole fare qualcosa di tranquillo.

rating 3

anna firma

Recensione: Testament of youth di James Kent

Buongiorno a tutti! Eccomi anche se un po’ in ritardo con il nostro appuntamento settimanale con il mondo del cinema. Fino a ieri ero convinta di parlarvi di un altro film, ma all’ultimo momento ho cambiato idea e la scelta è caduta su questo film della BBC che deve ancora essere doppiato in italiano.

testament of youth
Titolo originale: Testament of Youth
Regia: James Kent
Anno: 2014
Durata: 129 min
Non ancora disponibile in italiano.
IMDB

La storia di Vera Brittain, che ha rinviato i suoi studi presso l’Università di Oxford durante la prima guerra mondiale per prestare servizio come infermiera volontaria a Londra, Malta e in Francia, per poi diventare scrittrice e pacifista.

 

Ho amato un sacco questo film! Mi sono talmente immersa nella storia che mi sembrava di vivere tutti gli eventi sulla mia pelle. Il film racconta la storia della gioventù di Vera Brittain, anche se in realtà penso che a grandi linee rispecchi la vita di moltissime altre persone vissute in quegli anni difficili. Il film inizia con un primo piano di Vera in mezzo ad una folla che festeggia la fine della Prima Guerra Mondiale ma lei è tutt’altro che felice. Ha gli occhi lucidi, come se per lei la guerra non fosse realmente terminata. Successivamente veniamo portati indietro di quattro anni e vediamo una più giovane e spensierata Vera che gioca con il fratello e i suoi amici. È una persona ambiziosa che non vuole diventare solo la moglie di qualcuno, ma vuole diventare una scrittrice. Nonostante la personalità indipendente, si innamora di Roland, amico del fratello, con cui condivide la passione per la scrittura. Purtroppo gli eventi storici prendono il sopravvento e le vite dei protagonisti vengono completamente sconvolte.

La storia d’amore che coinvolge Vera e Roland è davvero intensa: un amore così profondo e struggente davanti al quale non puoi far altro che commuoverti. I due non però non fanno in tempo a invecchiare insieme e il presagio di una tragedia si avvera. Ma, nel poco tempo che i due passano insieme, capiamo che se la guerra non li avesse coinvolti, un giorno sarebbero diventati quella coppietta di vecchietti che cammina felice mano per la mano al parco.

Vera si vede costretta a mettere da parte gli studi per fare l’infermiera al fronte, alla ricerca del fratello e degli amici. La brutalità della guerra, però, la segnerà profondamente, al punto che diventerà un’attiva pacifista. Tra vedere un film sulla guerra e viverla di persona c’è una bella differenza ed è in questi momenti che mi viene sempre da chiedermi “cos’avrei fatto al suo posto? come mi sarei comportata? sarei stata forte come lei?”
Una scena in particolare mi ha colpito: Vera è all’interno di una baracca che corre avanti e indietro per curare i malati che si trovano all’interno. Poi, ad un certo punto, lei esce e andando a prendere delle bende dell’acqua pulita, vede che per terra nell’accampampamento sono sdraiati centinaia e centinaia di feriti che necessitano di cure. In quel momento Vera viene inquadrata e non riesco neanche lontanamente ad immaginare come si sia sentita lei a vedere che, per quanto uno si affanni per fare la cosa giusta, non basta.

“Testamento di gioventù” penso sia il titolo davvero più azzeccato. Una gioventù che questi giovani non hanno vissuto e che non è più tornata indietro. La guerra ha spezzato molte vite, distrutto sogni e portato un sacco di miseria; questo in un certo senso è il testamento che, quella che viene definita la “lost generation”, ci ha lasciato. Ma come ben sappiamo e come la storia ha dimostrato, molti hanno preferito dimenticare e commettere gli stessi errori. Quando sento dire ‘la storia si ripete’ mi si stringe il cuore e penso “abbiamo imparato dalle esperienze delle generazioni precedenti? cosa lascerà la nostra generazione?”

Il film mi è piaciuto molto e offre l’opportunità di vedere rappresentati dei sentimenti travolgenti e l’occcasione di riflettere su quello che è stato. Concludo con le parole pronunciate da Vera nell’ultima scena del film:

They’ll want to forget you. They’ll want me to forget. But I can’t. I won’t. This is my promise to you now. All of you.

rating 4
anna firma

Recensione: Matrix di Andy & Lana Wachowski

Buongiorno a tutti! La nostra ultima sessione estiva è alle porte e la tensione da esami sta bussando alla porta. Per fortuna ho un computer che mi crasha nei momenti peggiori dando alle mie giornate quella carica di andrenalina di cui ho bisogno. Comunque, il film di questa settimana è uno dei tanti cult del cinema che fino a ieri non avevo mai visto, ovvero “Matrix”. Lo so, ‘shame on me!’ ma abbiate pazienza, sto recuperando pian piano.

matrix
Titolo: Matrix
Titolo originale: Matrix
Regia: Andy & Lana Wachowski
Anno: 1999
Durata: 136 min
IMDB

Un hacker di nome Neo, grazie all’aiuto del misterioso Morpheus, scopre che quella per lui è la “realtà” non è altro che un facciata, un mondo virtuale creato dal super computer Matrix per controllare gli esseri umani. Ma Morpheus è convinto che Neo sia il prescelto di cui parla un’antica profezia, e che sarà in grado di guidare la rivoluzione contro Matrix.

A dir la verità ho iniziato il film senza sapere effettivamente di cosa parlasse. Nella mia mente Matrix è sempre stato un film da nerd, con persone vestite in pelle nera e con occhiali neri che manipolavano strane righe di codici verdi. Ma il film, devo dire, ha superato le mie aspetttive.

Una parola per definire Matrix? Intrippante. Ho provato sentimenti vagamente contrastanti, nel senso che sono passata da momenti in cui ero non troppo convinta del loro stile di combattimento, che definirei “plastico”, a momenti in cui ero affascinata da questa realtà virtuale che, tra l’altro, è solo un complesso programma. Le righine verdi che si vedono nel trailer e spesso nel film, ne rappresentano il codice sorgente.

Neo è un programmatore che conduce una doppia vita, di giorno impiegato e di notte hacker. Quando la sua vita si trova in pericolo perché la sua attività clandestina viene scoperta, compaiono sentinelle e uomini in nero che sanno cosa sta cercando Neo. Una volta scampato il pericolo, incontra Morfeus che, come capiamo fin da subito, è un personaggio enigmatico e autorevole. La prima cosa che dice a Neo è:
“Immagino che in questo momento ti sentirai come Alice del paese delle Meraviglie che ruzzola nella tana del Bianconiglio. […] Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti, senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo, non sai bene di che si tratta, ma la avverti.”

Detto questo, Morfeus pone Neo di fronte ad una scelta importante: prendere la pillola azzurra e risvegliarsi in camera senza ricordare nulla dell’incontro, o prendere la pillola rossa e scoprire la verità che ha sempre cercato. Ovviamente sceglie la seconda e si ritrova nel futuro, con un corpo riprogrammato e in grado di poter essere caricato all’interno di Matrix, ovvero il programma di cui parlavo prima. La cosa più interessante di questo upgrade è il fatto che, per imparare qualsiasi cosa, basta caricare i dati nel cervello e, in pochi secondi, si possono fare cose come pilotare un elicottero, imparare uno stile di combattimento e tanto altro. Da qui inizia il percorso di formazione di Neo per capire se è lui o meno il prescelto per mettere fine al controllo delle macchine nel futuro.

Se guardi un film americano girato tra gli anni 90 e i primi 2000, c’è una buona possibilità che all’interno del cast ci sia Keanu Reeves. Ho visto tanti film con questo attore ma, lo ammetto, in Matrix mi è piaciuto particolarmente. Aveva quel non so che di persona che non sa quello che sta facendo ma ci sta riuscendo discretamente, a parte qualche morto qua e là.

Matrix ha conquistato una generazione intera e la ricetta segreta con cui ci è riuscito è la combinazione geniale di nerdità-mistero-azione. I seguiti devo ancora vederli, ma spero siano all’altezza. Per il momento posso dire che il primo mi è piaciuto molto.
rating 4
mon firma

Recensione: 12 anni schiavo di Steve McQueen

Buongiorno a tutti! È arrivato maggio e, con lui, anche l’ultimo mese di lezione prima degli esami. Ma non sono qui per parlare dell’università, bensì del film che ho avuto l’occasione di vedere sabato sera. In realtà avevo in mente di vederne un altro ma poi, mentre ero su YouTube, ho visto il trailer del film e ho deciso che dovevo assolutamente vedere questo.

12 anni schiavo
Titolo: 12 anni schiavo
Titolo originale: 12 years a slave
Regia: Steve McQueen
Anno: 2013
Durata: 134 min
IMDB

Stati Uniti, 1841. Solomon Northup è un musicista nero e un uomo libero nello stato di New York. Ingannato da chi credeva amico, viene drogato e venduto come schiavo a un ricco proprietario del Sud agrario e schiavista. Strappato alla sua vita, alla moglie e ai suoi bambini, Solomon infila un incubo lungo dodici anni provando sulla propria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua gente. A colpi di frusta e di padroni vigliaccamente deboli o dannatamente degeneri, Solomon avanzerà nel cuore oscuro della storia americana provando a restare vivo e a riprendersi il suo nome. In suo soccorso arriva Bass, abolizionista canadese, che metterà fine al suo incubo. Per il suo popolo ci vorranno ancora quattro anni, una guerra civile e il proclama di emancipazione di un presidente illuminato.

 

L’Oscar che questo film ha vinto, se lo merita tutto. È stato impegnativo guardarlo, emotivamente parlando. Due ore in cui tutti i miei muscoli sono rimasti tesi mentre mi immergevo sempre più nella storia. Mi piacciono molto i film drammatici, che parlano di storie vere e che affrontano tematiche “toste”: questi film mi permettono di aprire una finestra sul mondo e attraverso queste storie ho la possibilità di capire meglio quello che da qualche parte è successo.

Sono il tipo che, ogni volta che guarda un film del genere, si immedesima con i personaggi. Questo perché voglio capire le dinamiche, voglio far tesoro delle emozioni che travolgono i protagonisti. In passato ho visto altri film sulla schiavitù, ma questo in particolare mi ha toccato. Ci sono delle scene dure da digerire ma il regista non vuole porre filtri, ci racconta l’odissea di Solomon, un uomo di colore a cui la libertà è stata tolta senza motivo e per 12 lunghi anni ha dovuto sopportare il giogo della schiavitù. La sua è una delle poche storie ad avere un lieto fine, alla fine riesce a far ritorno alla sua casa e alla sua famiglia.

Mi sono commossa vedendo le scene in cui uomini e donne privi della loro libertà intonano dei canti blues. Il blues è di per sé una musica che ti arriva dritta al cuore, trasmette le emozioni di chi la canta. Ho potuto capire, anche se solo in parte, cosa loro stessero provando e devo dire che è stato straziante. Quello che mi lascia l’amaro in bocca è che questa è solo una delle tantissime tragedie che sono avvenute e che attualmente avvengono nel mondo e ogni volta che ci penso mi chiedo: come può l’uomo non imparare mai dagli errori commessi?

La durata del film è significativa e le numerose scene in cui si vedono gli schiavi frustati sono tutti espedienti per far breccia nella sfera morale dello spettatore. La drammaticità e la pesantezza del film vengono ogni tanto acquietate con delle inquadrature notturne dei paesaggi della Louisiana. Il cast, composto da volti nuovi e abitué del cinema, ha dato prova di un’efficace recitazione. Alla grande resa del film hanno contribuito anche le musiche che “cullano” le sequenze. Se non l’avete ancora visto, guardatelo perché secondo me ne vale davvero la pena.

rating 4.5
anna firma