Autore: Alice Basso
Genere: Contemporary
Pagine: 348
Autore: Sarah J. Maas
Genere: Fantasy
Pagine: 704
Autore: Alessia Gazzola
Genere: Thriller, Romance
Pagine: 378
Autore: Anna Premoli
Genere: Chick Lit
Pagine: 317
…di libri e altre passioni
Buongiorno!
Se non scrivo questa recensione rischio di perdermi per la seconda volta. Sì, perché avevo già letto L’Allieva circa un annetto fa ma era rimasto da recensire per tempo immemore e quindi poi abbandonato. Approfitto quindi della rilettura in occasione di #AspettandoAliceAllevi per lasciarvi qualche riga.
Titolo: L’allieva (Alice Allevi #1)
Autore: Alessia Gazzola
Editore: Longanesi
Disponibile in italiano: Sì
Goodreads
Premesso che ho già letto tutta la serie ad esclusione dell’ultimo libro appena uscito – Un po’ di follia in primavera – e quindi il mio giudizio sarà un po’ influenzato, proverò a rimanere il più possibile concentrata su questo volume.
Resta comunque che il giudizio non può che essere super positivo: è il libro che mi ha spinta a leggere tutta la serie, quello che mi ha fatto apprezzare lo stile della Gazzola e che mi ha fatto amare (e odiare) i suoi personaggi.
Alice, ormai ve l’ho scritto dappertutto, è una specializzanda in medicina legale che deve essere in qualche modo imparentata con una catastrofe naturale. Qualsiasi cosa faccia riesce a combinare disastri di varia entità. Per questo si ritiene un po’ la pecora nera dell’Istituto soprattutto quando si confronta con le colleghe, Lara, bruttina ma che sa tutto, e Ambra, la reginetta dell’Istituto.
Sicuramente la professoressa Boschi, conosciuta come la Wally, e il prof Malcomess, il Supremo, che non la ritengono decisamente all’altezza non aiutano la sua autostima.
Il libro fa parte di quelli che vengono chiamati ‘gialli rosa’, sì, non sono impazzita. Sono quei gialli con vicende amorose di fondo.
Partiamo dal giallo. Fin dal principio Alice si trova a fare i conti con una vittima, una ragazza trovata morta nel suo lussuoso appartamento che però è diversa dalle altre: Alice l’ha conosciuta il giorno prima mentre provava dei vestiti in un negozio. Questa coincidenza porta la nostra dottoressa a prendere particolarmente a cuore le indagini, forse fin troppo. Questo la porta a conoscere l’ispettore Calligaris, personaggio che si conosce meglio nei libri successivi e che personalmente adoro. Rileggendo questo libro trovo che il suo personaggio qui sia un po’ sottotono, che non abbia tutto il potenziale che avrà poi negli altri volumi della serie. La collaborazione tra Alice e Calligaris comincia già ad emergere rendendo evidente la gioia con cui Alice sguazza in questo ruolo. E devo dirvelo, io ce la vedo davvero bene, forse meglio che a fare autopsie.
Poi c’è la parte rosa, quella romantica. La parte di romanzo che fa da sfondo – e non solo – al giallo, quella che riguarda la vita di Alice. Lei e i suoi dubbi, CC – il nostro adorato Conforti – da una parte e Arthur – oh, Arthur – dall’altro. In realtà non penso di essere in grado di scegliere, ad ogni capitolo i comportamenti dei due fanno cambiare idea e a mettersi nei panni di Alice viene automaticamente da mettersi le mani nei capelli al posto suo.
Quando si soffre per amore, si piange per uno o due giorni interi. Non si fa più nient’altro, non si mangia e non si studia. Si piange e basta. E però poi si ricomincia, e non ci si pensa più.
E vogliamo parlare di Yukino? Nel corso dei libri conosciamo diversi personaggi, che sono sì secondari ma che sono particolarmente importanti per la trama e per la vita di Alice. Ma la migliore resta appunto Yuki, la coinquilina giapponese di Alice. Adorabile. Quando chiede ad Alice di guardare serie tv con lei, quando la prega dicendo ‘Ti pecoro’. Come si fa a non volerle bene?
“Andiamo al cinema stasera?”
“Più tardi ne riparliamo, ok?”
“Tu non ridi da settimane. Non è normale.”
“Non ho motivi per ridere né per sorridere, Yuki.”
Yukino nega tenacemente, scuotendo il capo. “In Giappone si dice: non sorridiamo perché qualcosa di buono è successo, ma qualcosa di buono succederà perché sorridiamo.”
Concludendo, L’allieva di Alessia Gazzola è solo l’inizio di una serie di libri che ho adorato e che spero mi possa regalare ancora molto, sia sul lato giallo che su quello rosa.
Ciao a tutti!
Sto leggendo pochissimo e ormail il raggiungimento della fine della challenge di Goodreads si sta facendo sempre più lontano. Per fortuna i libri che sto leggendo mi stanno piacendo molto, e questo compensa – almeno in parte – il pochissimo tempo che posso dedicare alla lettura.
Stavolta è toccato a ‘Il gioco segreto del tempo’ di Paloma Sánchez-Garnica. Mi è capitato tra le mani per caso e dopo le prime due righe di trama era già in TBR. Poi, complice la categoria di agosto della Book Jar Challenge sono riuscita a leggerlo prima del previsto.
Titolo: Il gioco segreto del tempo
Titolo originale: Las tres heridas
Autore: Paloma Sánchez-Garnica
Editore: Piemme
Disponibile in italiano: Sì
Goodreads
Non saprei dirvi quale sia il motivo per cui, da subito, questo libro mi ha attratta così tanto. In parte la colpa la darei all’ambientazione storica: la Spagna durante la Guerra Civile. Lo ammetto, non sapevo praticamente nulla di quel periodo e durante la lettura mi è capitato di approfondire alcuni fatti storici. Siamo quindi in Spagna, a Madrid e dintorni, nella prima metà del ‘900. Le ambientazioni storiche in generale mi piacciono molto, a maggior ragione se sono ben descritte e caratterizzate come in questo libro. L’autrice riesce infatti a farci immergere in quel periodo, nelle strade, nelle abitudini e nelle emozioni della Madrid degli anni ‘30, divisa dalla Guerra Civile, in preda all’anarchia e alla paura.
Il romanzo segue diverse linee di narrazione, ambientate in diversi luoghi e che seguono la vita dei diversi personaggi che si trovano in luoghi (e tempi) differenti, anche molto lontani tra loro.
Il filo conduttore è la storia di Ernesto Santamaria, uno scrittore che, ai giorni nostri, compra ad un mercatino una scatola di latta contenente una foto e delle lettere datate 1936. I suoi capitoli sono narrati in prima persona e tutta la storia si svolge intorno alla foto che trova. Mano a mano che si continua nel libro si capisce sempre meno il limite tra realtà e romanzo. Non è ben chiaro se gli altri capitoli, quelli relativi ai diversi protagonisti, siano racconti e fatti reali o se siano la storia scritta da Ernesto. Da questo deriva anche un fatto molto particolare del libro: la narrazione è ‘circolare’, si chiude su sè stessa, con l’ultimo capitolo che raggiunge il primo. Una cosa non proprio comune che però devo dire che ho apprezzato.
Gli altri capitoli, intervallati a quelli sull’autore sono ambientati, come dicevo, negli anni ‘30 e riguardano diversi personaggi che si trovano in luoghi diversi e stanno vivendo avvenimenti totalemente differenti ma che sono in qualche modo collegati tra loro. Abbiamo la storia di Mostoles, con Andres e Mercedes che vengono poi divisi e hanno ognuno i propri capitoli e le varie storie di Madrid. Storie che vedono incrociarsi e dividersi le vite della coppia di Mostoles, della famiglia Cifuentes, di Arturo e degli abitanti della pensione in cui abita quest’ultimo. Tutte le loro storie continuano a unirsi e dividersi con l’aiuto di personaggi secondari.
Trovo che tutti i personaggi siano fantastici, nel bene e nel male. Chi si fa amare, chi si fa odiare, chi cambia e peggiora irrimediabilmente, chi credevi perso e invece si rivela pronto ad aiutare il prossimo anche a rischio della propria vita.
Credo che il mio personaggio preferito sia Teresa Cifuentes, ragazza ricca, con una famiglia che non la capisce e che pensa solo all’aspetto esteriore. Teresa è ribelle e molto forte, in grado di aiutare chi ne ha bisogno e di mettersi in gioco pur di far migliorare le cose.
Un libro da 4 stelline, che ne ha persa mezza nel finale secondo me un po’ troppo surreale e veloce. Ripensandoci ci può stare, ma è un po’ troppo fantasioso e inverosimile. Non per questo il libro ha perso il suo fascino, sia chiaro!
Buongiorno. Ebbene sì, ogni tanto torno anche io con una recensione. Bei tempi ad inizio anno quando per ogni libro che finivo riuscivo a scrivere una recensione. Se vi avanza qualche ora, e qualche decimo di vista, se volete regalarmeli tra un mesetto faccio gli anni, così eh, tanto per dire.
Ok, la smetto. Oggi vi parlo di un libretto di cui vi ho lasciato il teaser settimana scorsa: Tutti i difetti che amo di te di Anna Premoli.
Titolo: Tutti i difetti che amo di te
Autore: Anna Premoli
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano: Sì
Goodreads
Cheddire? Bellino da matti, come tutti i suoi libri. Dico davvero, devo ancora trovarne uno che non mi piaccia. Il mio preferito credo che rimanga L’amore non è mai una cosa semplice – recensione qui -, ma nessuno mi ha delusa.
E Tutti i i difetti che amo di te non è da meno. Era da tempo sul Kobo, non è infatti una nuova uscita, che aspettava uno di quei momenti in cui ho bisogno di staccare la testa completamente e di leggere solo e unicamente per rilassarmi. Quale momento migliore del rientro dall’ufficio nel bel mezzo di un autobus puzzolente e stipato di gente? E in quel momento, che era precisamente un venerdì sera, è finito il mio weekend. Qualsiasi istante libero l’ho passato con il nasino incollato al Kobo per finirlo. Perchè i libri della Premoli sono così, ti prendono e non ti lasciano. Per quanto siano pieni di clichè e non contengano nulla che ti faccia pensare ‘Ommmioddio questo proprio non me lo aspettavo’, riescono a farsi amare. Tutti i difetti che amo di te è esattamente questo. Un romanzo rosa in tutto e per tutto, completo di qualsiasi cosa associamo al genere. La ragazza normalissima che si trova per caso e per lavoro a contatto col figaccione ricco di turno e, ovviamente, si innamora. Ma davvero quando apriamo un romanzo rosa cerchiamo altro? Io no.
Quindi, non lamentiamoci. La storia scorre benissimo ed è in grado di tenere il lettore incollato alle pagine, fa ridere e anche scendere qualche lacrimuccia.
Sara è una ragazza come tante, forse un pelo più intelligente della media, autoironica e divertente. Single e disordinata. Con una sorella che è tutto un programma e un pacchetto di patatine sempre in dispensa.
Ethan è un caso perso. O almeno così sembra. Proviene da una famiglia sfacciatamente ricca e non riesce a dare un senso alla sua vita. La soluzione? L’alcol, una vita all’insegna dello sballo e delle spese folli.
“Le riassumo i punti salienti, avvocato Di Giovanni”, le stava spiegando il giudice poco dopo. “Il signor Phelps avrà diritto a spendere autonomamente trentamila dollari al mese, inclusi i bonifici, gli assegni e le carte. Spetterà a voi due decidere come ripartire la somma. Mi raccomando, non più di trentamila al mese!”
Sara per poco non cadde dalla sedia, sentendo quella cifra. “Trentamila al mese?”, osò ripetere incredula.
“Visto come mi trattano?”, ebbe la presunzione di aggiungere il fenomeno da baraccone alla sua destra. “Con quella cifra non riesco nemmeno a coprire le spese vive…”.
Come si incontrano? Ethan ha in mano delle azioni dell’azienda di famiglia, e la paura è che faccia danni. Ha già fatto scappare 3 amministratori di sostegno. Sara, ora, ha l’ingrato compito di fargli spendere SOLO trentamila dollari al mese. Ovviamente ci scappa qualche sentimento di troppo, complice soprattutto la vicinanza forzata. Il rapporto tra i due è esilarante. Cresciuti in ambienti e con abitudini ed educazioni completamente diverse sembrano viaggiare su due binari paralleli. Sara non perde occasione per prendere in giro Ethan che si rende conto di aver a che fare con una persona diversa da chi frequenta di solito. E decide che, se vuole tenerle testa, deve darsi una mossa.
“Dove diavolo sono finite le donne che accettano al volo la proposta di uno dall’aspetto discreto e dal portafoglio non così sgonfio?”
“Estinte”, fu categorica Sara. “Insieme ai dinosauri”.
“Devo essermi perso l’ultimo meteorite, allora”, borbottò Ethan.
La Premoli, anche in questo caso, è in grado di conquistarci con la leggerezza e la dolcezza delle sue storie, con i suoi personaggi ben sfaccettati e reali. In particolare, arrivati a fine libro, ci sembra di conoscere Ethan di persona da sempre. La sua trasformazione è resa benissimo, un po’ veloce forse, ma si sa, l’amore fa miracoli. Apprezzo molto il fatto che non ci siano molti personaggi. In un romanzo così breve trovo che si sarebbero persi un po’ tutti. Quella di limitarsi ai due protagonisti e pochissime altre figure necessarie trovo che sia una scelta azzeccata.
Quindi, per farla breve, libro fortemente consigliato per passare qualche ora di leggerezza accompagnata da sorrisi.
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