reading challenge 2016

Recensione: È qui che volevo stare di Monica Brizzi

Holaaa.
Chi non muore si rivede, dicono. E infatti.
Non vi ho dimenticati, giuro. E non sto nemmeno boicottando letture evitando di fare le recensioni. È proprio che non trovo il tempo di leggere, mannaggia. A maggio ho letto un solo libro (e mezzo) – lo so che non ne potete più di sentirmelo ripetere, ma è un trauma – e questo mese pare che, perfortuna, stia riuscendo a leggere qualcosa in più.

L’ultimo libro che ho letto è stato ‘È qui che volevo stare’ di Monica Brizzi. L’avevo scovato qualche settimana fa agggratis sullo store del Kobo e a un libro regalato, per giunta con una bella copertina, non si dice mai di no. Poi anche la trama non era per niente male e quindi settimana scora, alla ricerca di un libro leggero e che riuscissi a leggere in tempi non disumani, l’ho iniziato.

e qui che volevo stare
Titolo: È qui che volevo stare
Autore: Monica Brizzi
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Una promessa fatta dieci anni prima. Tornare in Grecia, ancora una volta, tutti insieme. È questa l’idea che spinge un gruppo di trentenni a ripetere la gita dell’ultimo anno di scuola.
Peccato che Sofia, una ventinovenne così rossa e piena di lentiggini da essersi meritata il soprannome di Gnomo, non sia pronta a ritrovare tutti, soprattutto Michele, l’ex da cui cerca di scappare. Ma anche Giusti e Paolucci, l’imbucato Martinelli, le ragazze della E, il professore di storia dell’arte, la bidella, Tommaso, l’amico di sempre, il ragazzo di Ragioneria che conosce sin dai tempi delle medie. Tra strane scoperte, nuovi amori, tradimenti, serate in discoteca, pianti e risate a non finire, immersa nella Grecia delle grandi divinità, Sofia riuscirà una volta per tutte a sconfiggere la sua chimera?

Vi dirò la verità, mi è davvero piaciuto. ‘E allora perché solo 3 cupcakes e mezzo?’ Perché sono 150 pagine, perché non diventerà mai il mio libro preferito e perché, come ho detto altre volte, non è un genere, questo, che secondo il mio parere può fare scintille. Mi spiego meglio. I romanzi rosa così, brevi e leggeri, sono adorabili. Soprattutto se sono scritti bene come questo, con la storia che segue un filo logico e non si dimentica personaggi per strada, se la storia non è già stata sentita mille volte e se non ci sono drammi enormi da digerire nel giro di un pomeriggio di lettura. È qui che volevo stare ha tutto questo ed ha anche dei personaggi che si fanno voler bene, ognuno con i propri pregi e difetti delineati, secondo me, molto bene per un libro che si sviluppa in 150 pagine. Resta però che sono dell’idea che non siano dei libri che ti fanno crescere e che ti rimangono dentro per anni. Da qui la votazione più bassa. Nel suo genere direi che si merita una votazione piena piena.

Sofia, la protagonista, vede i 30 anni avvicinarsi ma è piuttosto insicura. Ha un lavoro ma non una relazione e si trascina ancora i rimasugli delle storie del liceo. Il suo ex, un personaggio che ve lo raccomando, le è rimasto in testa e lei non riesce a uscire dal vortice di odio e rancore che prova per questo ragazzo. È anche per questo motivo che non riesce ad accettare ed ammettere quello che prova per un altro amico di vecchia data. No, tranquilli, non dico altro.
Sofia ci fa subito entrare in sintonia con quello che è il suo personaggio, o perlomeno a me ha fatto questo effetto: autostima sotto i piedi, tanta spontaneità e tanta voglia di trovare il suo posto nel mondo. Come non ritrovarsi in lei??
Nel corso della storia abbiamo modo di conoscere bene anche Anita e Roberta, le due storiche amiche di Sofia, completamente diverse tra loro e a loro volta totalmente diverse dalla protagonista. Un trio tutto particolare insomma.
Allo stesso modo conosciamo Tommaso, l’amico di sempre di Sofia, e Michele, il suo ex.

Gli altri personaggi, riusciamo ovviamente a conoscerli meno ma, complice probabilmente il fatto che ognuno di loro si identifica perfettamente in qualcuno che tutti abbiamo avuto in classe alle superiori – il pirla, la secchiona, quello che aiuta tutti e via dicendo -, trovo che durante la lettura ci sembra di conoscere bene personaggi che in realtà sono appena tratteggiati. E devo dire che mi è piaciuto anche questo particolare.

Mi fermo qui perché il rischio di spoilerare è davvero alto. Posso dirvi che ve lo consiglio di cuore. Che nonostante la brevità e la leggerezza è una storia che fa riflettere. Una storia di amore e amicizia profonda e crescita. Una storia che ci lascia coi lucciconi per la sua dolcezza, ma senza essere diabetica.

rating 3.5

kiafirma

Recensione: Tutta colpa di un libro di Shelly King

Nuovo libro, nuova recensione: oggi tocca a Tutta colpa di un libro di Shelly King. È ormai passata una settimana da quando l’ho finito ed è quindi giunta l’ora di scriverne qualcosa.
tutta colpa di un libro
Titolo: Tutta colpa di un libro
Titolo originale: The Moment of Everything
Autore: Shelly King
Editore: Garzanti
Disponibile in italiano:
Goodreads

È venerdì pomeriggio e, come ogni giorno, Maggie è andata a rifugiarsi nel suo posto preferito, la libreria Dragonfly di Mountain View, California. Accoccolata nella grande poltrona di liso velluto verde, circondata da pile di vecchi libri usati e con un romanzo d’avventura in grembo, Maggie legge di eccitanti scorribande e amori tempestosi. Fra gli scaffali polverosi riesce quasi a dimenticare di avere perso il lavoro e di avere il conto in banca quasi a secco. E oggi le capiterà fra le mani qualcosa di veramente speciale: una copia logora e ingiallita dell'”Amante di Lady Chatterley”. Non si tratta di un libro qualsiasi, perché i margini delle pagine nascondono la corrispondenza di un uomo e una donna che non si conoscono, Henry e Catherine. Parole d’amore e corteggiamento, frasi piene di gentilezza e passione, fino all’ultimo messaggio, una richiesta di appuntamento… Chi sono i due? Saranno riusciti a trovare il coraggio di guardarsi negli occhi e rivelare la loro identità? Maggie si appassiona alla loro storia e vorrebbe saperne di più. Perché quelle parole piene di emozione lei le ha sempre lette nei libri, ma non immaginava che si potessero dire veramente. 0 almeno, lei non l’ha mai fatto. Ma la vita è pronta a sorprenderla, perché la libreria Dragonfly è in pericolo. All’angolo della strada si è aperta una nuova libreria di catena e i suoi libri intonsi e luccicanti minacciano di cancellare per sempre il segreto fascino delle pagine di un tempo…

 

Come dicevo, è passato un po’ da quando ho finito questo libro e da allora ho continuato a pensare cosa potrei scrivere nella recensione. Non che abbia ben chiare le idee, ma è meglio che mi dia una mossa prima di dimenticarmelo. Sì, avete letto bene, questo sarà uno di quei libri che, seppur molto piacevoli da leggere, finiranno nel mio dimenticatoio personale. E mi dispiace quando succede così con un libro, soprattutto con un libro come questo che aspettavo di leggere da mesi (mi dimenticavo sempre di prenderlo in biblioteca).
C’è anche da dire che quando l’ho aperto, nonostante fosse parecchio che lo avevo in mente, non avevo idea della trama. Ormai lo sapete, ho un debole per le copertine, non riesco proprio a resistere al loro fascino. E questa mi ha presa e non mi ha lasciato scampo.

Ma perché questo povero libriccino carino finirà per essere dimenticato? Non mi ha presa, o meglio, mi ha presa durante la lettura ma senza farmi innamorare. Trovo ci siano spunti interessanti, ma tutto secondo me sarebbe stato da approfondire meglio. I personaggi a parte Maggie, la protagonista, trovo che siano lasciati un po’ a loro stessi nonostante siano fondamentali alla storia. E anche Maggie non l’ho sentita mia, non sono stata in grado né di impersonarmi né, come a volte succede, di odiarla.
Il libro in realtà mi è piaciuto, si tratta di una lettura scorrevole che raccoglie al suo interno due storie d’amore, una nata sui libri e un’altra nata per caso. Racconta la storia di Maggie, una ragazza che se n’è andata di casa per andare a vivere in California, nella Silicon Valley, per trovare il lavoro che ha sempre sognato. Nel momento, però, in cui la sua azienda sposta la sede di lavoro in India, lei perde il lavoro e, non volendo tornare a casa, si avvicina alla Draagonfly, una libreria di libri usati vicino casa sua.
Ed è qui che si svolge la storia, un racconto che ha, secondo me, delle potenzialità, ma non è stato sviluppato appieno.
Maggie scopre un libro, L’amante di Lady Chatterley, sui cui margini è riportata una conversazione – una storia d’amore – tra due persone, Henry e Catherine che però non sembrano essersi mai incontrate di persona. La data riportata sulla copertina, nella stessa calligrafia di uno dei due amanti è però risalente a moltissimo tempo prima e quindi Maggie decide di utilizzare queste brevi lettere romantiche per riportare in luce la Dragonfly. Non poteva ovviamente essere tutto così semplice, ma non vi racconto altro per evitare gli spoiler.
Oltre a questo amore platonico, fatto di lettere a margine di un libro e attese che l’altro – o l’altra – risponda, c’è la storia d’amore di Maggie. Entrambe, però, come vi dicevo, sono convinta che non siano state sviluppate troppo bene.
La storia è piacevole, si fa leggere e apprezzare, ma nulla di più.
Ad un certo punto mi sono resa conto che gli avvenimenti raccontati mi avrebbero fatto fare uno dei miei piantini librosi, se fossi stata davvero presa. E invece ero solo un pochino triste.

Gli ultimi giorni erano passati in modo confuso nel tentativo di recuperare un briciollo di normalità quando non c’era più niente di normale. Nei film questo lasso di tempo viene reso con il montaggio di alcune scene insieme a una canzone sciropposa come colonna sonora, immagini di persone che si rigirano fra le mani oggetti appartenuti ai propri cari che hanno peso. Finisce tutto nel giro di un paio di minuti, un tempo compresso, perché altrimenti tutti uscirebbero dalla sala. Nessuno vuole spendere dei soldi per sperimentare quel genere di dolore.

Vero è che forse anche io mi aspettavo tantissimo, da quando l’ho visto in libreria a quando finalmente mi è venuto in mente di recuperarlo in biblioteca è passato un sacco di tempo in cui mi ero fatta viaggioni mentali.

Detto questo, fossi in voi una possibilità gliela darei, senza pretendere di star leggendo il libro dell’anno ovvio, ma non è assolutamente male.

rating 3

kiafirma

Recensione: Trainspotting di Irvine Welsh

Hola! Mi sono un po’ costretta a scrivere questa recensione, quindi non so cosa verrà fuori. Il libro in questione è Trainspotting di Irvine Welsh.

trainspotting
Titolo: Trainspotting
Titolo originale: Trainspotting
Autore: Irvine Welsh
Editore: Le Fenici
Disponibile in italiano:
Goodreads

Un pugno di ragazzi a Edimburgo e dintorni: il sesso, lo sballo, la rabbia, il vuoto delle giornate. Sono i dannati di un modernissimo inferno “chimico”, con la loro vita sfilacciata e senza scampo. Alla ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza – che non sia il vicolo cieco fatto di casa, famiglia e impiego ordinario – trovano nella droga e nella violenza l’unica risposta possibile. Sboccato, indiavolato, travolgente: l’esordio di un talento letterario, il romanzo shock che ha fatto epoca e dato voce a una nuova generazione.

 

Premetto che non mi è piaciuto e, nonostante il genere, mi ha lasciato molto poco, quindi scrivere la recensione mi risulta complicato. Avevo visto il film qualche anno fa e, passatemi il termine, mi era piaciuto. Non si può dire che un film così, in cui i protagonisti sono un gruppo di eroinomani, sia ‘bello’. Però mi aveva lasciato qualcosa, se non altro la pelle d’oca e un po’ più di consapevolezza su un tema che di tende a evitare, con l’idea ‘meno ne so meglio è’.
Il libro no. Verrebbe da dire che se il film ti lascia qualcosa, il libro farà sicuramente di più. Di solito i libri sono in grado di far pensare di più rispetto ai film, la storia non ci scorre davanti veloce, ma possiamo darle noi i tempi che vogliamo, prendendoci i nostri spazi per pensare e per crearci un parere a riguardo. E invece no. È raro che arrivi in fondo a un libro senza ricordarmi i nomi di tutti i protagonisti. Capiamoci, mi ricordo i nomi dei personaggi di Game of Thrones, dove quelli fondamentali saranno una trentina. Qui erano 4, eppure nulla.

Il libro sostanzialmente ci catapulta nella vita di Mark Renton e del suo gruppo di amici e conoscenti. La storia ci viene raccontata in prima persona ma non tutti i capitoli hanno lui come protagonista. Il soggetto che parla lo capiamo per le differenze di linguaggio, per le esclamazioni e per i rapporti con gli altri protagonisti. Un po’ un casino insomma.
In più, posso capire la volontà di voler rendere l’idea della confusione dei protagonisti e dello sbando in cui si trovano. Però non mi è piaciuto il modo di renderlo attraverso il linguaggio dei ragazzi. In pratica il racconto è un insieme di discorsi e pensieri in prima persona, molto sboccati, molto confusionari e molto sconclusionati.

La vita è una rottura di palle, non ti dà mai un cazzo. Partiamo tutti pieni di belle speranze, che poi ci restano in canna. Ci rendiamo conto che tanto dobbiamo morire, magari senza riuscire a trovare le risposte che contano veramente. Ci facciamo venire un sacco di idee del cazzo, tanti modi diversi di vedere la realtà della nostra vita ma senza mai veramente capire un cazzo delle cose che contano, delle cose importanti.

Il libro, che racconta la storia di questo gruppo di ragazzi, ci vuole avvicinare e far prendere coscienza di quello che era, nella Edimburgo dei primi anni 90, – ed è tuttora in molti luoghi – un grosso problema: quello della droga, in particolare dell’eroina. Mark Renton, così come i suoi amici, cercano di raccontarci in prima persona le motivazioni che li spingono a bere e drogarsi, cosa li porta a provare a smettere e cosa fa si che poco dopo ricomincino a bucarsi.

Nel libro non c’è crescita dei personaggi, ci sono delle prese di coscienza, dei momenti di lucidità e consapevolezza che durano il tempo di un paio di pagine. Dopodiché risprofondano tutti nell’abisso dell’alcool, delle anfetamine e dell’eroina. Chi riesce a rimanerne fuori per un periodo si trova poi invischiato nella droga nel tentativo di risolvere delusioni familiari o d’amore. Chi si droga, si rende conto di quanto sia stupida come cosa ma non riesce a farne a meno. Un circolo vizioso insomma, che non lascia scampo a nessuno, rovinando la vita a questi ragazzi.

Rimane però che non mi piaciuto il modo in cui l’autore ha deciso di mettere noi lettori davanti ai fatti. Tempo fa avevo letto ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’. Come dicevo prima, quando gli argomenti sono così forti non si può parlare di ‘bellezza’. Ma l’avevo letto in un certo senso volentieri, mi aveva permesso di scoprire un mondo di cui non sapevo poco nulla, mi aveva lasciata sgomenta davanti alle condizioni a cui si può arrivare.
Trainspotting no, come dicevo prima, non mi ha lasciato nulla. Non è stato in grado di farmi pensare, di rendermi sensibile.

Quindi, personalmente, se voleste avvicinarvi all’argomento non ve lo consiglio, a differenza di ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’ che trovo sia un libro che tutti dovremmo leggere.

rating 2.5

kiafirma

Recensione: Guida agli appuntamenti per imbranate di Tracy Brogan

Sul mio Kobo c’è una cartella che si chiama ‘Reading Challenge 2016’ in cui ho inserito i libri che mi sono riproposta di leggere per la Challenge di quest’anno. Ovviamente, l’altro giorno ero in treno e nessuno dei libri in quella cartella mi ispirava. Ho quindi cominciato a rivoltare il Kobo e ho trovato ‘Guida agli appuntamenti per imbranate’ di Tracy Brogan. Non mi ricordavo assolutamente la trama, ma lì per lì non mi sono posta il problema ed ho iniziato a leggere. Ed ho fatto bene.
guida agli appuntamenti per imbrantae
Titolo: Guida agli appuntamenti per imbranate (Bell Harbor #1)
Titolo originale: Crazy Little Thing
Autore: Tracy Brogan
Editore: AmazonCrossing
Disponibile in italiano:
Goodreads

Se c’è una cosa che Sadie Turner sa fare benissimo è mettere ordine nelle cose. Perciò quando si rende conto che la sua vita “perfetta” è nel caos più completo, decide di trascorrere le vacanze estive nella casa al lago della zia, con la speranza che tutto torni al suo posto. Sadie vuole rilassarsi e curare le ferite che le ha lasciato l’ex marito infedele. E per questo ha bisogno di tempo, lontana dagli uomini. Da tutti gli uomini.

È difficile però trovare un momento di pace nel cottage dell’eccentrica zia Dody, con due cani sbavanti e due cugini impiccioni (di cui uno è un esuberante arredatore d’interni intenzionato a rimettere a nuovo la povera Sadie). Senza contare che sono tutti decisi a farla uscire con Desmond, il nuovo vicino sexy.

Alto, abbronzato e muscoloso, Des è anche meraviglioso con i bambini di Sadie. Ma deve avere per forza un difetto (è un uomo!) e per questo lei deve mantenere le distanze.

Con il trascorrere dell’estate, la vita che Sadie stava cercando di semplificare diventa sempre più complicata: le si presenta una nuova opportunità di lavoro, il perfido ex torna a tormentarla e zia Dody rivela un tragico segreto. Ma forse un po’ di caos è proprio ciò di cui una ragazza imbranata ha bisogno per rimettere ordine nella sua vita.

 

Come vi stavo dicendo prima della trama, non mi ricordo davvero da chi avessi preso spunto quando ho inserito questo libro tra quelli da leggere e non avevo il benchè minimo ricordo di uno stralcio di trama. Poco male. Il libro mi ha soddisfatta parecchio, tenendomi compagnia durante un lungo viaggio in treno e per un paio di colazioni (l’unico momento in cui trovo il tempo per leggere).
‘Guida agli appuntamenti per imbranate’ è un libriccino leggero dal quale, fin dalla prima pagina, ci aspettiamo un lieto fine. Ed infatti è quello che arriva. È anche il classico romanzo rosa, con la protagonista, Sadie, che ce l’ha a morte con gli uomini dopo il matrimonio finito male. E ovviamente, cos’altro può succedere se non che lei si innamora del figaccione di turno?
Ma nonostante questa serie di clichè, trovo che il libro sia davvero carino. La zia Dody, dalla quale Sadie passa l’estate con i suoi due figli per provare a dimenticare il marito e la sua storia finita male, è un personaggio unico e folle. Tra i suoi modi di dire sbagliati, la sue strane abitudini alimentari e il suo essere disordinata e impicciona, non pùò che farsi adorare. Sicuramente questo è uno dei personaggi in grado di dare una marcia in più al libro. Non sono da meno Fontaine e Jasper, i figli di Dody e cugini di Sadie, che con le loro vite incasinate cercano in tutti i modi di aiutare la donna.

La follia del compleanno stava per iniziare. Fontaine volteggiava qua e là come un colibrì fatto di crack, gonfiando fiocchi di tulle come un invasato e risistemando le composizioni floreali.

E poi c’è Des. Il manzo di turno. Bello, abbronzato, muscoloso che ogni mattina va a correre sulla spiaggia di fronte alla casa della zia. Ve lo immaginate, con le goccioline di sudore che brillano nel primo sole del mattino? Ecco. Il finale è scontato. La parte interessante è che non è il classico infame. È una personcina d’oro, un po’ confusa, ovviamente, ma davvero in gamba.

“Des arrivò dietro di me, tendendo il braccio sopra la mia testa. Si sporse in avanti e le sue favolose parti maschili entrarono in delizioso contatto con il mio posteriore femminile. Emisi un’esclamazione soffocata, sia di sorpresa che di piacere, come una bibliotecaria zitella che ha appena scoperto la pornografia nella sezione di manualistica.”

Il libro altro non è che una serie di risate, lacrime e imprevisti e, giustamente, tanto ammore. Se vi avanza una serata o un pomeriggio, leggetelo.

rating 3.5

kiafirma