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Recensione: Tutte le volte che ho pianto di Catena Fiorello

Buongiorno lettori!

Vi mando un saluto da Barcelona, città in cui sono a godermi un paio di giorni di ferie mentre voi leggete questa recensione. Ringrazio Giunti per avermi dato la possibilità di leggere ‘Tutte le volte che ho pianto’ e incontrarne l’autrice qualche giorno fa.

È stata un’esperienza magnifica. Catena è una persona entusiasta, piena di vita e di racconti che ha condiviso con noi. Abbiamo parlato un po’ del libro, ma principalmente abbiamo avuto modo di conoscere un po’ l’autrice e la sua personalità e mi è piaciuto tantissimo.

Catena Fiorello ama fare regali e ce lo ha dimostrato subito perché si è presentata all’incontro con cioccolatini, calamite (create da un suo fedele lettore) e addirittura un paio di libri in più (io ne ho ricevuto uno e sono contentissima. Non vedo l’ora di leggerlo).

Ci ha raccontato che “Tutte le volte che ho pianto” è nato come storia opposta alla sua, che da persona molto emotiva, dopo un grosso dolore avuto qualche anno fa, si è trasformata in una persona che il dolore non riesce più a esprimerlo piangendo. Raccontare la storia di Flora l’ha aiutata a sbloccare un po’ la situazione (piangere fa bene, fa sfogare la persona e fa scorrere via il dolore).

Mi è piaciuto molto quando ha detto che il titolo le piace tantissimo ed è piaciuto molto anche al suo agente perché è un titolo che parla di tutti. Tutti piangono, tutti soffrono e quindi è una situazione che accomuna tutti.

Concludo consigliandovi due dei dolcini che Catena ci ha portato all’incontro: le olivette di Sant’Agata direttamente da Catania (buonissime) e il Croccantino al Cioccolato Alberti Strega (da provare assolutamente).

tutte le volte che ho pianto cover
Tutte le volte che ho pianto
di Catena Fiorello
Editore:

Giunti Editore

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Pagine:
272
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Uscita:
13 febbraio 2019
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Link:

Amazon

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GoodReads

A 36 anni Flora sta tentando di riprendere il controllo della sua vita. Il matrimonio con Antonio, con cui si è sposata giovanissima, è naufragato dopo l’ennesimo tradimento di lui, sempre in cerca di nuove avventure. Eppure Flora non riesce a dimenticarlo e vacilla ogni volta che Antonio torna a corteggiarla, alimentando le illusioni della figlia sedicenne Bianca. Ma la sua vita è già complicata, con un bar da gestire e una madre anziana che non si è mai ripresa dalla morte del marito e da quella, molti anni prima, di Giovanna, la sorella di Flora, bella e carismatica, uccisa a vent’anni in un tragico incidente. E adesso Flora trema vedendo che Bianca, per uno strano destino, desidera diventare attrice proprio come un tempo Giovanna. Ma a scombinare di nuovo le carte, un giorno arriva Leo, con la sua aria da James Dean e un passato che lo lega a quella piccola città di mare, dove sta per produrre un film. E con i suoi modi affascinanti si insinua pericolosamente nei pensieri di Flora…

Prima di leggere “Tutte le volte che ho pianto” non avevo mai letto nulla di Catena Fiorello. La trama mi ha incuriosita subito e ho deciso di dare al suo ultimo libro una possibilità.

“Tutte le volte che ho pianto” parla di una giovane donna alle prese con varie difficoltà familiari che cerca di capire come gestire la sua vita.

Flora è una donna molto forte, che analizza ogni cosa in maniera quasi maniacale, cercando di gestire ogni situazione pensando al benessere di chi le sta intorno. Vive per sua figlia Bianca e per sua madre che ha recentemente perso il marito. Gestire la propria vita non è semplice quando c’è un divorzio di mezzo, soprattutto se si cerca di preservare la felicità della figlia adolescente.

Ho apprezzato molto la voce di Flora che ci racconta mano a mano gli eventi che si susseguono nella sua vita e ci descrive le persone con cui ha a che fare e che ama. L’autrice ha un modo di descrivere le scene, le persone e le emozioni che mi ha conquistata. Ho divorato ogni pagina, immaginando il bar di Flora, il suo appartamento, le varie emozioni che prova mano a mano che gli eventi la travolgono.

Mi è piaciuto seguire Flora nel suo viaggio alla scoperta di un nuovo amore e vedere come, nonostante il suo matrimonio sia fallito, Flora cerchi in tutti i modi di tenere la famiglia unita e dimostri che ci tiene ad Antonio, l’ex-marito, nonostante tutti i torti che le ha fatto. Mi è sembrato che l’autrice abbia voluto mostrarci vari tipi di amore e c’è riuscita benissimo. Abbiamo l’amore verso Bianca, la figlia di Flora, verso l’ex-marito, verso la madre, verso i suoi dipendenti che sono anche i suoi amici, verso Leo che entra nella sua vita all’improvviso, sconvolgendola.

Mi è piaciuta la storia della sorella di Flora, scomparsa così giovane e la voglia di Flora di scoprire il più possibile su ciò che le è successo. Purtroppo in alcuni punti mi è sembrata un po’ forzata a livello di coincidenze, ma in generale la storia di Giovanna è molto interessante e importante.

Ho amato Bianca, così giovane e schietta. Ha un rapporto meraviglioso con la madre, con cui è onesta e a volte un po’ brutale. Si vede che è in piena adolescenza perché passa dal voler essere indipendente e un po’ snobbare la madre, al cercarla per trovare conforto qualche giorno dopo. Mi è piaciuto vederla maturare durante il libro e accettare situazioni che nelle prime pagine probabilmente non avrebbe sopportato. L’autrice è riuscita a descrivere le emozioni della quindicenne in maniera incredibile e l’ho apprezzato moltissimo.

Una piccola pecca che però non posso nominare sono stati i dialoghi, che ho trovato quasi finti. Mi è dispiaciuto perché ho amato tutto il resto del lavoro dell’autrice: il suo stile descrittivo e narrativo. I dialoghi però mi sono sembrati forzati e non riuscivo a immaginare due persone reali avere quel tipo di conversazioni.

Insomma, sono molto contenta di come sia andato il mio primo incontro con un lavoro di Catena Fiorello e spero di leggere presto altro di suo. Mi è piaciuto che sia riuscita a creare un lavoro in cui la protagonista è una donna, con intorno la sua famiglia, una storia d’amore, amici che la sostengono, ma dove il fulcro sono proprio Flora e le sue emozioni.

Fatemi sapere se il libro vi ispira qui sotto nei commenti.

Review Party: Non era vero di Clare Mackintosh

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Buongiorno lettori. Nuova settimana e noi iniziamo con una nuova recensione. Una super anteprima che troverete in libreria da domani, 12 febbraio. Si tratta di Non era vero, il nuovo romanzo di Clare Mackintosh.

non era vero cover

Non era vero
di Clare Mackintosh
Editore:

DeA Planeta

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Pagine:
400

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Uscita:
12 febbraio 2019

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Link:

Amazon

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GoodReads

Anna è sconvolta quando, a sette mesi di distanza dalla morte per suicidio del padre, sua madre sceglie di togliersi la vita nello stesso identico modo. Almeno, questo è quanto stabilisce la polizia. Ma qualcosa dentro Anna, innamorata del suo ex terapeuta e da poco divenuta mamma, si ribella all’evidenza. Nulla, nel passato della sua famiglia, giustifica un epilogo tanto drammatico. Trascorso qualche tempo dal nuovo lutto, Anna riceve un biglietto anonimo che sembra confermare i suoi sospetti. Tanto basta a spingerla a rivolgersi alla polizia nella speranza che il caso venga riaperto. L’unico disposto a darle ascolto, però, è Murray Mackenzie, poliziotto in pensione. Mackenzie, marito devoto di una donna che soffre di depressioni violente, si impegna a riaprire ufficiosamente il caso, convinto che solo nuovi e concreti indizi potranno persuadere i colleghi a prendere sul serio i dubbi di Anna…

 
Vi dico subito che non sono rimasta soddisfattissima di questo libro. Avevo letto, lo scorso anno, So tutto di te di questa autrice e posso dire che sia stato uno dei più bei libri del 2018. Le aspettative erano quindi altissime, ma purtroppo non sono state pienamente soddisfatte. Intendiamoci, Non era vero è una bella lettura non appena si supera un inizio lento e un filo confusionario, ma mi aspettavo qualcosa di diverso.

Non era vero è un thriller in cui qualsiasi convinzione vi facciate nel corso della lettura viene puntualmente smontata e vi porta a dire…beh, in effetti si poteva anche capire. Eppure non l’avete capito. In questo senso la Mackintosh si conferma eccezionale. La sua scrittura è piacevole e ricca di dettagli che portano il lettore ad essere convinto di aver capito tutto per poi ribaltare la situazione con semplicità, senza che i fatti appaiano forzati.

In Non era vero troviamo un utilizzo ben fatto del doppio POV, una struttura che ci permette di conoscere, come era stato anche in So tutto di te, sia la storia della protagonista principale/causa scatenante degli avvenimenti, sia quella del detective coinvolto. Anche qui, oltre ai due POV principali, troviamo dei capitoli in prima persona raccontati dal colpevole, capitoli che sembrano quasi impersonali, che aumentano la confusione del lettore e che lo spingono inevitabilmente a cercare una conclusione dopo l’altra.

Anna Johnson ha 26 anni e una figlia di pochi mesi avuta da Mark. Lui è stato il suo primo terapeuta, conosciuto circa un anno prima. Anna ha perso entrambi i genitori a distanza di pochi mesi e la polizia ha archiviato entrambi i casi come suicidi. Un anno esatto dopo la scomparsa della madre, Anna riceve un biglietto che la fa dubitare di ciò che ha sempre creduto. E se non si fossero veramente suicidati?

È qui che entra in gioco il protagonista del secondo POV: Murray Mackenzie. Murray è un detective in pensione, innamorato del suo lavoro, passa le sue giornate al banco dell’accettazione della stazione di polizia come civile. La sua nostalgia per le indagini lo porta a prendere Anna sul serio e ad impegnarsi per scoprire qualcosa di più sul caso per passarlo poi, in un secondo momento, alla squadra ufficiale.

Ho apprezzato come l’autrice abbia inserito in maniera forte la storia personale di Murray, il suo matrimonio con Sarah, una donna che soffre di disturbo borderline di personalità e che lui ama profondamente. I problemi con la moglie, il suo sconforto nel sentirsi inutile e nel non essere in grado di farla stare meglio lo portano ad attaccarsi al lavoro, a cercare di rendersi utile lì. Mi è piaciuto molto il modo in cui l’autrice ha analizzato i sentimenti di questo protagonista.

Non era vero è un thriller che, passati i primi capitoli di lenta confusione, si fa leggere velocemente. La seconda metà l’ho divorata ed ho apprezzato la capacità della Mackintosh di intrecciare storie e dettagli senza lasciare nulla al caso e attribuendo un senso anche alle cose che sembrano non avere importanza. Non posso dire che non mi sia piaciuto e mi sento di consigliarvelo se avete voglia di una storia particolare e ben costruita. Semplicemente, se come me avete amato So tutto di te, potreste trovarvi davanti un libro diverso da come ve lo aspettate.

Recensione: Gli scomparsi di Chiardiluna di Christelle Dabos

Buongiorno lettori!
Finalmente riesco a parlarvi di questo libro uscito a inizio gennaio per Edizioni E/O. Avevo recensito lo scorso anno il primo volume di questa serie e vi lascio la recensione qui.

gli scomparsi di chiardiluna cover

Gli scomparsi di Chiardiluna
di Christelle Dabos
Serie:

L’Attraversaspecchi

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Editore:

Edizioni E/O

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Pagine:
520

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Uscita:
9 gennaio 2019

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Link:

Amazon

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Sulla gelida arca del Polo, dove Ofelia è stata sbattuta dalle Decane perché sposi suo malgrado il nobile Thorn, il caldo è soffocante. Ma è soltanto una delle illusioni provocate dalla casta dominante dell’arca, i Miraggi, in grado di produrre giungle sospese in aria, mari sconfinati all’interno di palazzi e vestiti di farfalle svolazzanti. A Città-cielo, capitale del Polo, Ofelia viene presentata al sire Faruk, il gigantesco spirito di famiglia bianco come la neve e completamente privo di memoria, che spera nelle doti di lettrice di Ofelia per svelare i misteri contenuti nel Libro, un documento enigmatico che nei secoli ha causato la pazzia o la morte degli incauti che si sono cimentati a decifrarlo. Per Ofelia è l’inizio di una serie di avventure e disavventure in cui, con il solo aiuto di una guardia del corpo invisibile, dovrà difendersi dagli attacchi a tradimento dei decaduti e dalle trappole mortali dei Miraggi. È la prima a stupirsi quando si rende conto che sta rischiando la pelle e investendo tutte le sue energie nell’indagine solo per amore di Thorn, l’uomo che credeva di odiare più di chiunque al mondo. Sennonché Thorn è scomparso…

 

Libri nella serie:
[#1] Fidanzati dell’inverno
[#2] Gli scomparsi di Chiardiluna

Se ricordate la mia recensione di “Fidanzati dell’inverno” sapete perfettamente che il libro non mi aveva particolarmente colpita. Avevo amato le ambientazioni e le descrizioni del mondo creato dalla Dabos, ma i personaggi non mi avevano lasciato molto. Anche la questione dei poteri familiari era stata sì accennata, ma non sviluppata come mi sarei aspettata.

Mi sono approcciata alla lettura del secondo volume senza troppe aspettative. Non volevo aspettarmi troppe cose e rimanere poi delusa. Ammetto con piacere che il libro mi è piaciuto tantissimo e l’ho divorato in pochi giorni.

Le ambientazioni in cui si destreggiano Ofelia, Thorn, Berenilde e tutta la corte sono descritte in maniera sapiente e sembra proprio di poter girare la testa e ritrovarsi nel mondo di illusioni della corte di Faruk oppure nelle fredde lande del mondo reale. Ho apprezzato particolarmente il vedere luoghi diversi da quelli conosciuti nel primo libro e scoprire così nuove informazioni riguardo a Thorn, Berenilde e la loro storia.

C’è stata una crescita incredibile da parte dei personaggi.
Ofelia smette di essere una ragazzina impaurita da tutto che si fa sbatacchiare di quà e di là, ma tira fuori gli artigli e dimostra di essere una donna coraggiosa, intraprendente e piena di risorse. Mette da parte la timidezza e finalmente sfrutta tutte le sue abilità per risolvere gran parte delle situazioni che si vengono a creare. Ho amato la sua trasformazione in questo libro e non vedo l’ora di scoprire cosa riuscirà a combinare nel prossimo.

Il suo rapporto con Thorn si evolve lentamente, ma piano piano vediamo i due protagonisti imparare a conoscersi, a fidarsi l’uno dell’altra, a tentare di trovare l’incastro giusto che permetterà loro di vivere una vita serena. Ho trovato Thorn più aperto, meno enigmatico, più disposto a lasciarsi andare nei confronti della futura moglie. Si vede che, nonostante i suoi piani per il matrimonio fossero ben diversi dal trovarsi una moglie da amare, il sentimento per Ofelia si fa piano piano largo nel suo cuore.

Oltre alla storia d’amore però ci sono altri due filoni narrativi impossibili da dimenticare: ci sono personaggi di rilievo che scompaiono inspiegabilmente nel nulla e ritrovarli sarà una delle missioni di cui si farà carico Ofelia. Seguirla nelle sue indagini è stato davvero interessante. L’altro filone narrativo è dato sicuramente da Faruk e dal suo Libro. Solo un Lettore può svelarne i segreti e la curiosità per quello che il Libro nascone accompagna il lettore per buona parte del racconto.
Faruk è un personaggio davvero complesso e spero di conoscerlo meglio nei prossimi libri. Stare dietro alla sua corta memoria e ai suoi “capricci” non è stato facile per me, non oso immaginare per i vari personaggi.

Il finale mi ha sorpresa e mi ha lasciata davvero con il fiato sospeso. Non sapevo cosa aspettarmi e sono rimasta a bocca aperta desiderando di avere subito a disposizione il terzo volume. Non so come farò ad attendere, ma sono contenta di essermi ricreduta su questa serie che è ora assolutamente promossa. Confido che possa solo migliorare andando avanti.

Avete letto questa serie? Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.

Review Party: Un maledetto lieto fine di Bianca Marconero

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Buongiorno lettori. Li sentite i miei gridolini di gioia? Sapete cosa esce oggi? Un maledetto lieto fine, l’ultimo capolavoro di Bianca Marconero. Quindi, se non l’avete già fatto correte a comprarlo, e se non siete convinti…beh, da oggi a martedì potrete leggere un saaaaacco di belle recensioni che vi faranno assolutamente venire voglia di leggerlo.

un maledetto lieto fine cover

Un maledetto lieto fine
di Bianca Marconero
Editore:

Newton Compton Editori

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Pagine:
384

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Uscita:
7 febbraio 2019

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Link:

Amazon

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GoodReads

Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band, e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più… Brando saprà insegnare ad Agnese che la lezione più importante di tutte è abbandonarsi alle emozioni?

 

 

Ammetto di essere in difficoltà. Un maledetto lieto fine è un libro complicato. Complicato e allo stesso tempo meraviglioso e come succede per i libri di questo tipo, recensirli è un casino. Si ha sempre la sensazione di non rendergli giustizia, di scrivere cose ridicole. Ma proviamo ad andare con ordine.

Se avete letto gli altri romance di Bianca – Marco e Marianna, Andrea ed Elisa, Fosco ed Emilia – siete abituati a dolcezza e delicatezza a palate. La storia di Brando e Agnese è diversa. È una storia che porta con sé un sacco di dolore, di rabbia e di frustrazione. Un maledetto lieto fine è difficile. Lo è per i protagonisti, così come per il lettore.

Brando e Agnese sono poco più che adolescenti ed hanno perso rispettivamente il padre e la madre. A causa del matrimonio tra i loro genitori, si trovano costretti a vivere sotto lo stesso tetto, ma non potrebbero essere più diversi.
Agnese sembra perfetta, la classica ragazza ricca, in grado di essere sempre gentile composta ed educata anche quando sta male. È una ragazza insicura, ma pochi se ne accorgono per via del muro di sorrisi che Agnese riesce ad elevare intorno a sé. Cerca, un po’ senza rendersene conto, la costante approvazione del padre, motivo per cui, tra le altre cose, ha messo da parte il suo amore per il disegno iscrivendosi a giurisprudenza.

Brando è un debosciato (cit.), impulsivo, arrabbiato col mondo, suona in una band e di musica vorrebbe viverci. Non nasconde ciò che pensa, sopporta il padre di Agnese tra un litigio e l’altro solo per amore di Isabella, sua madre.
Brando e Agnese si avvicinano per disperazione, per frustrazione, dopo la prima delusione d’amore di Agnese.
È a questo punto che iniziano i guai.
I due protagonisti, così orgogliosi, insicuri e scottati dalla vita non possono che farsi male. Un maledetto lieto fine è questo. È la storia di Brando e Agnese che si fanno male, che si chiedono se anche per loro ci sarà, appunto, un lieto fine.

L’idea del pezzo è che se niente resiste al tempo, allora tanto vale smascherare la bugia del per sempre. Aneliamo tutti a un maledetto lieto fine che non ci sarà.

Vi dicevo all’inizio che è un libro diverso dalle altre storie di Bianca, non è tutto rose e cuoricini, un protagonista da scrollare, un amore scritto dall’inizio. È una storia forte, profonda. È una storia che fa male mentre la leggi, che fa arrabbiare, che fa piangere. Eppure è perfetta in questa sua ‘imperfezione’, è reale. L’amore non manca, stiamo parlando di Bianca d’altronde, ma dobbiamo cercarlo tra le righe, tra le insicurezze dei protagonisti, tra le cose che vorrebbero dirsi ma non si dicono, a causa di un mix di convinzione di non essere abbastanza e orgoglio.

Una menzione a parte la merita Pier, paziente e leale, è l’amico migliore che Brando (e Agnese) potesse trovare. Mi è entrato nel cuore, con la sua presenza costante, il suo supporto e la capacità di arrabbiarsi quando serve.

Le scene intime tra i protagonisti confermano le capacità narrative di Bianca. Presenti, forti, ma non invadenti, mai ‘troppo’. Sono dure anche quelle, talvolta non condivisibili, ma inserite così bene nella storia da diventare fondamentali.

Quasi dimenticavo, il POV alternato. Adorato POV alternato che ci permette di conoscere i pensieri sia di Brando che di Agnese e che in una storia come questa diventa fondamentale.

Il finale è aperto, annegato in un mare di lacrime, dà alcune risposte lasciando mille domande che spero davvero un giorno trovino una risposta. Ho voglia di leggere ancora di Brando e Agnese, di vederli cresciuti e meno confusi, di capire se possono non farsi male.

Non posso far altro che consigliarvi questa lettura, così come vi ho consigliato mille volte gli altri titoli di questa autrice. E se lo leggete, poi venite a raccontarmi qui sotto – o dove volete – cosa ne pensate della lettura. Insomma, soffriamo un po’ insieme in attesa della novella.