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Recensione: Fai piano quando torni di Silvia Truzzi

Buongiorno!
Finalmente eccomi a parlare di “Fai piano quando torni”, primo romanzo di Silvia Truzzi, edito Longanesi. Ho avuto la bellissima opportunità di incontrare Silvia qualche settimana fa (se ricordate avevo postato qualche storia su Instagram ad un aperitivo in cui ci ha raccontato qualcosa in più su questo libro e su di sè.
Vi lascio alla recensione e in fondo vi racconterò un po’ cosa ho scoperto all’aperitivo.

fai piano quando torni cover

Titolo: Fai piano quando torni
Autore: Silvia Truzzi
Editore: Longanesi

Margherita ha trentaquattro anni e un lavoro che ama. È bella, ricca ma disperatamente incapace di superare sia la scomparsa dell’adorato papà, morto all’improvviso otto anni prima, sia l’abbandono del fidanzato che l’ha lasciata senza troppe spiegazioni. Dopo un grave incidente d’auto si risveglia in ospedale. Qui incontra una signora anziana che da poco è stata operata al femore. Anna, oggi settantaseienne – nata poverissima, «venduta» come sguattera da bambina – ha trascorso la vita in compagnia di un marito gretto e di una figlia meschina, eppure ha conservato una gioia di vivere straordinaria. Merito delle misteriose lettere che, da più di mezzo secolo, scrive e riceve ogni settimana.
I mondi di queste due donne sono lontanissimi: non fossero state costrette a condividere la stessa stanza, non si sarebbero mai rivolte la parola. Dopo i primi tempestosi scontri, però, fuori dall’ospedale il cortocircuito scatenato dalla loro improbabile amicizia cambierà in meglio la vita di entrambe.
Un romanzo pieno di grazia che racconta, con tono ironico e sorprendentemente leggero, il dolore della perdita e la fatica della rinascita.

“Fai piano quando torni” è un titolo che adoro perché mi ispira dolcezza e delicatezza. Adoro la copertina perché non è una delle solite tutte uguali che si vedono in libreria, attira l’attenzione per i colori caldi, la fotografia non perfettamente nitida, come se fosse dietro un vetro leggermente appannato. Mi ha intrigata subito.

Silvia Truzzi, in questo suo primo romanzo, ha raccontato una storia tutta al femminile. È una storia di crescita, di amore, di scoperta di sè stessi che coinvolge Margherita e la signora Anna. Le due non potrebbero essere più diverse: giovane e di buona famiglia la prima, anziana e cresciuta in povertà la seconda. Trovo che la cosa che le differenzi di più e la cosa che mi ha colpita di più nel libro è il modo che hanno di affrontare la vita. Margherita potrebbe avere tutto eppure sta passando davvero un brutto periodo, non riesce a gestirlo come vorrebbe e si ritrova a non godersi tutto quello che ha intorno. Anna, invece, che di difficoltà nella vita ne ha incontrate davvero tantissime, vive la vita con l’entusiasmo di una bambina.

Le due si incontrano in una stanza di ospedale e mentre Margherita cerca di rifugiarsi nel silenzio e nel dolore che prova, Anna cerca di aiutarla continuando a parlare di sè e della sua vita. È così che impariamo a conoscere questa donna che trovo straordinaria e soprattutto ci perdiamo insieme a Margherita nel racconto di una storia d’amore che dura da quasi sessanta anni. Mi è piaciuto davvero tantissimo vedere come i racconti della signora Anna e il suo non voler mai mollare la presa abbiano piano piano fatto capire a Margherita come affrontare le sue perdite e, di conseguenza, riprendere a vivere.

Non voglio raccontare niente della trama perché è una storia che va scoperta e assaporata personalmente, ma voglio spendere un paio di parole sulla scrittura dell’autrice che ho adorato. Il libro si legge senza fatica, scorre piacevolmente sia quando a parlare sono Anna e Margherita, sia quando leggiamo le lettere che scandiscono la storia d’amore tra Anna e Nicola. L’autrice è riuscita a padroneggiare alla perfezione entrambe le voci delle protagoniste dando a Margherita una padronanza linguistica tipica di una persona che ha potuto studiare e che di professione fa l’avvocato, abituata quindi a esprimersi in una certa maniera, mentre ad Anna ha regalato un italiano sgrammaticato e semplice ma terribilmente affettuoso. L’ho trovato un altro contrasto tra le due donne che però me le ha fatte apprezzare ancora di più.

“Fai piano quando torni” è un libro che consiglierei a persone che cercano una storia di scoperta personale, personaggi dalla lingua un po’ tagliente, amori proibiti e un libro tutto italiano. Spero di avervi fatto venire voglia di correre in libreria a comprare questo libro perché credo meriti davvero e spero che l’autrice decida di scriverne presto un altro perché con questo primo romanzo ha fatto un ottimo lavoro.

Curiosità dall’aperitivo con Silvia Truzzi

Silvia Truzzi, durante l’aperitivo, ha raccontato che tantissime persone le chiedono se il libro sia in qualche modo autobiografico e ha assicurato di no. Margherita non la rappresenta se non per pochi elementi come le chiacchierate con il papà mancato improvvisamente che dice siano quasi autobiografiche.

La signora Anna invece è esistita davvero. Aveva parecchi anni in più di quella rappresentata nel libro considerando che ne aveva oltre 90, ma era una donna dolcissima e semplice. Silvia ci racconta sorridendo che la “vera” signora Anna le ha fatto leggere le lettere scambiate con quest’uomo amato per 60 anni e che è incredibile come parlasse di lui come una ragazzina innamorata anche dopo così tanto tempo. Ci racconta anche che in Anna c’è anche molto della sua tata.

Una piccola curiosità riguardo alla cover. La donna ritratta nella foto è la mamma dell’autrice e la foto è scattata dal marito. Mentre cercavano una cover per il libro Silvia si è imbattuta in questa foto di sua mamma e l’ha trovata perfetta per rappresentare il suo libro. Stando a quanto ci ha raccontato sua mamma è una bravissima negoziatrice: pare abbia ceduto la foto per la cover solo in cambio della rimozione di alcune parole troppo esplicite in un capitolo. Le mamme, insomma, non cambiano mai, a prescindere dall’età dei figli 😉

Come ultimissima curiosità, ho chiesto a Silvia qual è il suo tipo di cioccolato preferito, come facciamo con ogni autore che incontriamo è ha risposto cioccolata fondente, ma non troppo, circa 80-85%.

 


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Recensione: La distanza tra le stelle di Lily Brooks-Dalton

Buon lunedì!
Spero abbiate passato tutti un buon weekend. Io sono finalmente riuscita a scrivere la recensione de “La distanza tra le stelle” di Lily Brooks-Dalton e sono molto felice di essere riuscita a postarla oggi. Avevo comprato questo libro qualche tempo fa e mi è piaciuto davvero molto.

la distanza tra le stelle cover

Titolo: La distanza tra le stelle
Autore: Lily Brooks-Dalton
Editore: Nord
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Un astronomo osserva il cielo
e vorrebbe perdersi tra i suoi segreti
Un’astronauta osserva la Terra
e vorrebbe ritrovare la via di casa

Questa è la storia di due solitudini
che si sfiorano nel silenzio

Questa è la storia di due esistenze
lontane eppure vicinissime
come la distanza tra le stelle

Augustine ha dedicato la sua esistenza allo studio delle stelle. Non ha mai avuto una famiglia, né un vero amore; ha invece sempre avuto il suo telescopio, lassù, in un osservatorio astronomico nell’Artico. Così, quando scatta un allarme e gli altri scienziati vengono richiamati a casa, lui rifiuta di seguirli: è vecchio, non ha nessuno cui tornare, e ha scorte sufficienti per il tempo che gli resta. Poi le comunicazioni con l’esterno si interrompono e ad Augustine non rimane che guardare il cielo. E attendere.

Sully ha sacrificato tutto per diventare astronauta. E la missione dell’Aether è stata un successo: lei entrerà nella Storia come il primo essere umano ad aver raggiunto l’orbita di Giove. Eppure, quando l’astronave è ormai vicina all’atmosfera terrestre, le comunicazioni con la base s’interrompono. Atterrita, Sully lancia un SOS, sperando che qualcuno lo raccolga. E qualcuno, nell’angolo più remoto della Terra, risponde.

Grazie a quel filo invisibile, la distanza siderale tra Sully e Augustine si colma e le loro solitudini s’intrecciano in un rapporto cui entrambi si aggrappano come naufraghi, lontani eppure vicinissimi, entrambi spaventati e stupiti dalla realtà che devono affrontare. E, mentre il mondo sembra scivolare in un silenzio assoluto, i due riscopriranno il vero significato della vita e soprattutto della speranza.

Non è facile scrivere la recensione di questo libro, in parte perché l’ho letto in varie settimane essendomi persa a leggere altro in quel periodo e in parte perché è un libro molto “solitario”.

Non mi viene in mente nessun altro modo per definirlo. “La distanza tra le stelle” è un libro particolare perché racconta della solitudine di due persone. Augustine e Sully non si conoscono e per gran parte del libro non entrano in contatto. Il primo è un uomo anziano che vive da un anno e qualcosa al Polo Nord con una bimba, mentre la seconda è un’astronauta che è arrivata con la sua squadra fino a Giove e ora sta tornando verso la Terra. Lo spazio e le stelle li uniscono anche quando non hanno idea dell’esistenza dell’altro e nella loro solitudine trovano conforto nel cielo che li circonda.

Augustine ha passato la vita a studiare le stelle e lo spazio. Ormai anziano vive la sua vita in un accampamento ormai abbandonato, essendosi rifiutato di evacuare quando richiesto. Con lui vive Iris, bimba che ha trovato nell’accampamento e che tutti sembrano aver dimenticato. La loro vita passa tra libri letti, lunghe passeggiate tra la neve e il ghiaccio e gli avvistamenti di lupi, orsi polari e altri animali. Iris cresce spensierata e Augustine si ritrova a provare sentimenti che non credeva di essere in grado di provare.

Sully vive un tipo di solitudine diversa. Nella navetta in cui si trova con un gruppo di astronauti, solitudine non vuol dire isolarsi fisicamente perché gli spazi sono quelli che sono. È più facile, in quella situazione perdersi all’interno di sé stessi piuttosto che nello spazio che ci circonda. Sully deve reagire alla notizia di non avere più alcuna risposta dalla Terra in spazi vitali ristretti, non sapendo nulla di quello che è accaduto alla sua famiglia e cercando di non lasciarsi sopraffare dalle emozioni delle persone che la circondano.

È una storia intensa, che fa riflettere. Non ci sono grandi avvenimenti, ma l’autrice ha uno stile di scrittura che coinvolge e spinge il lettore a continuare pagina dopo pagina a leggere. L’autrice descrive le scene in maniera splendida: mentre Augustine cammina nella neve riuscivo a vedere Iris correre davanti a lui, l’orso polare all’orizzonte, l’accampamento in riva al lago. Nello spazio riuscivo a immaginare la sala comune, Sully che gioca a carte, le missioni al di fuori della navetta. Non sono molti gli autori che riescono a farmi vedere chiaramente le scene solo descrivendole, spesso l’immaginazione colma i vuoti.

“La distanza tra le stelle” è un libro che consiglio per lo stile poetico con cui è scritto e per la storia semplice, ma profonda che racconta. Aiuta sicuramente la copertina meravigliosa che lo fa spiccare in mezzo ad altri libri. Non so voi, ma sotto il cielo stellato raffigurato in copertina io ci passerei un bel po’ di notti.


Recensione: Nient’altro al mondo di Laura Martinetti e Manuela Perugini

Buon pomeriggio! È passato un pochino dall’ultima recensione, ma soprattutto è passato parecchio da quando ho ricevuto questo libro dalla Garzanti, che ringrazio infinitamente. Non ero riuscita a iniziarlo subito e questo periodo è stato un po’ delirante, ma finalmente eccoci qui con la recensione di “Nient’altro al mondo”.

nient'altro al mondo cover

Titolo: Nient’altro al mondo
Autore: Laura Martinetti e Manuela Perugini
Editore: Garzanti
Link di acquisto: Amazon | Kobo

La vita, a volte, mette davanti allo stesso istante. È così per Alma e Maria che apprendono di essere incinte a pochi mesi di distanza l’una dall’altra. Sono in momenti diversi delle loro esistenze eppure d’un tratto così simili. Come è accaduto sempre per loro due. Amiche dai banchi del liceo non c’è stata esperienza che non sia stata condivisa. Ora è arrivata quella notizia che cambia tutto. Quella notizia così agognata che riempie di paura e di emozione. Ma le loro strade si dividono presto: il sogno di Alma continua mese dopo mese, mentre quello di Maria si spezza in una fredda giornata d’autunno lasciandola con un incolmabile senso di vuoto. Ed è allora che l’amicizia che le lega deve stringere i fili della sua rete. Perché dolore e gioia possono confondersi, scambiarsi, sorprendere. Perché dire tutto quello che c’è in fondo al cuore è un’impresa difficile. Ma non lo è più se accanto c’è chi sa ascoltare, chi ci fa sentire come se non ci fosse nient’altro al mondo.

“Nient’altro al mondo” è una storia particolare, con protagoniste due donne cresciute insieme che si ritrovano ad affrontare la vita e le sue difficoltà sapendo però di poter sempre contare sull’altra.

Credo tutti abbiano almeno un’amica che ci accompagna fin da piccole e che sappiamo di poter chiamare in ogni momento di difficoltà oppure per condividere le gioie che la vita ci pone davanti. È proprio questa la base della relazione tra Alma e Maria. Compagne di banco fin dalla scuola, queste due donne sono cresciute sostenendosi e superando molte cose, anche vivendo in città diverse.

Sono molto diverse fra loro: Alma è sempre stata solare, vivace, un po’ strana e estramamente fortunata nella vita. Ogni cosa sembra venirle facile, la sua famiglia è amorevole e unita. Maria, invece, è chiusa, con una famiglia complicata alle spalle, introversa e seguita dalla sfortuna. Sembra quasi un contrasto impossibile, ma a volte le cose per una persona semplicemente non vanno bene e per un’altra invece sì. Quello che però si capisce da questo libro è che la situazione prima o poi è destinata a cambiare e che la fortuna tende a girare.

Ho legato subito con Alma per il suo essere molto determinata, felice, convinta di poter avere tutto dalla vita. È un tipo di persona che ispira fiducia. Maria è stata più difficile da conoscere. Le continue sfortune che ha incontrato l’hanno resa schiva, quasi rassegnata a non poter avere la felicità che desidera. Mi è piaciuto molto il rapporto tra le due e come anche nei momenti più bui le due trovino conforto una nell’altra.

Potrebbero essere tranquillamente due storie slegate, ma sono state fuse in un misto di presente, passato e “lettere” che le due protagoniste si scambiano. Impariamo a conoscere il loro passato, i loro sogni per il futuro e piano piano capiamo il punto centrale del libro: Alma e Maria condividono un aspetto importantissimo della loro vita, ovvero la maternità.

Si ritrovano unite da questo avvenimento, in cui niente però va come si era sperato. Maria vede il suo sogno infrangersi nel giro di un attimo, Alma sembra di nuovo baciata dalla fortuna, finché qualcosa non va e dovrà appoggiarsi a Maria per farsi aiutare, cercando allo stesso tempo di proteggere i sentimenti dell’amica.

La delicatezza, ma allo stesso tempo la schiettezza con cui vengono descritti i sentimenti e le emozioni delle due protagoniste mi ha incantata. All’inizio il tipo di scrittura non mi aveva convinta, non riuscivo a farmi prendere, ma andando avanti con la lettura ho apprezzato sempre di più lo stile delle due autrici. La storia che hanno raccontato è semplice, ma allo stesso tempo complessa e può essere interpretata in molti modi. Trovo sia una storia di amicizia da leggere, perderla sarebbe un peccato.


Recensione: Una ragazza inglese di Beatrice Mariani

Buongiorno!
Oggi oltre al Teaser Tuesday che dovrebbe arrivare nel pomeriggio vi lascio una recensione. Esce oggi per Sperling & Kupfer “Una ragazza inglese”, libro che mi è piaciuto, ma per certi versi non mi ha convinta. Spero di riuscire con questa recensione a trasmettervi le mie sensazioni su questo libro, ricordando che sono ovviamente opinioni personali e che un libro che non ha pienamento convinto me potrebbe piacere da matti a voi 🙂

una ragazza inglese cover

Titolo: Una ragazza inglese
Autore: Beatrice Mariani
Link di acquisto: Amazon | Mondadori

È un tardo pomeriggio di giugno quando Jane raggiunge il cancello della villa dove passerà l’estate. Per lei, diplomata a pieni voti in Inghilterra, lavorare come ragazza alla pari per una ricca famiglia romana è un modo per mettere da parte qualche soldo, ma soprattutto il primo passo verso un futuro che intende scegliere da sola. Gli zii, unici parenti rimasti, la vorrebbero indirizzare a studi di economia, un percorso sensato che garantisce un solido avvenire. Ma lei non può dimenticare che i suoi genitori hanno seguito la loro passione a costo della vita, e la passione di Jane è il disegno, non i numeri. A nemmeno vent’anni, ha imparato a dar retta più al cuore che alla ragione. Il cuore, fin dal loro primo rocambolesco incontro, la spinge verso il suo datore di lavoro, Edoardo Rocca, un uomo d’affari dal fascino misterioso, zio del bambino di cui lei si deve occupare. È bello, sicuro di sé, sfuggente. Jane ne è intimorita, ma al tempo stesso attratta. Lui appartiene a un altro mondo, lo sa bene, eppure sente un’affinità che nessuna logica può spiegare. Basta una notte insonne perché si accenda una passione che sfida il buonsenso e la convenienza, non solo per la differenza di età, ma anche perché c’è qualcosa che Edoardo nasconde, segreti ed errori che stanno per travolgerlo. E, quando questo accadrà, per Jane sarà troppo tardi per mettersi in salvo.

“Una ragazza inglese” è un libro che non so bene come inquadrare. Quando l’ho concluso non riuscivo a decidermi sul voto da dargli perché mi è piaciuto moltissimo fino a poco più della metà e poi qualcosa ha iniziato non convincermi più.

Jane è una ragazza giovanissima, metà italiana metà inglese, che si ritrova colpita molto giovane da una tragedia che la segnerà per molti anni a venire. Timida, insicura, molto introversa, dopo anni dietro le mura del collegio che ha sempre frequentato, Jane decide di affrontare il mondo e inizia a fare la baby sitter di Nick, un bimbo romano. Ci vengono presentati numerosi personaggi, tutti con un ruolo preciso, ma ben poco caratterizzati. La nostra attenzione e quella di Jane si posano inevitabilmente sul padrone di casa, Edoardo.

L’attrazione tra i due, almeno da parte di Jane, è innegabile. Ha poco meno di vent’anni e questo primo amore la travolge con tutta l’emozione e la passione che si provano quando si è così giovani. Non so se è stato così solo per me, ma mentre leggevo di Jane che si innamorava di Edoardo, ho avuto la sensazione che questo amore spuntasse un po’ dal nulla. Quando si è così giovani ogni gesto, ogni parola, viene amplificata e rivissuta finché l’amore che si prova non arriva a sfiorare l’ossessione. Jane si ritrova immersa in questo vortice di sensazioni mai provate prima che la travolgono e che non sa gestire. L’unica parola che mi è venuta in mente per descrivere l’amore e le altre emozioni che questa ragazza prova è “grande”. Ama in grande, soffre in grande, si fa un sacco di grandi paranoie.

La storia ha un suo filone abbastanza definito anche se di azione, almeno per la prima parte del libro, ce ne è poca. Jane ci racconta le sue giornate abbastanza monotone e poi fantastica un po’ su Edoardo, il tutto senza perdere d’occhio Nick. Avrei voluto vedere più approfondimento di tutti i personaggi. Marina l’abbiamo vista poco e di sfuggita, Nick nonostante sia rimasto sempre al fianco di Jane lo conosciamo poco, Lea e suo marito sono poco più che comparse. Ivana, unica amica di Jane, è uno dei pochi personaggi che ci viene concesso di conoscere un po’ meglio, anche per il ruolo che ha nella vita di Jane: amica, confidente, quella che cerca di raccogliere i pezzi quando le cose non vanno come dovrebbero e che tifa per lei anche quando fa qualcosa che non ritiene corretto.

Ad un certo punto succede un evento che non posso raccontare perché sarebbe uno spoiler grande quanto me, ma a quel punto le cose hanno iniziato a non convincermi più. Jane non riesce ad affrontare le cose come vorrebbe e la situazione mi è sembrata tutta un po’ surreale. In generale sono arrivata oltre a questo evento pensando che la storia tra Jane e Edo sia avvenuta principalmente nella mente di Jane perché di azione seria io ne ho percepita davvero poco. Non c’è crescita come coppia, non c’è evoluzione.

Passato questo evento si arriva più o meno al finale in cui inizio a credere che la storia viri verso una crescita di Jane come personaggio, che si parli di superare ostacoli difficili e che ti segnano per la vita, ma che ti aiutano ad affrontare meglio il mondo. Invece no. Mon non hai capito una cippola. Mi sono ritrovata con un finale affrettato dopo un libro piuttosto dettagliato e “lento” quando si sarebbe potuto tagliare corto in mezzo e spiegare meglio il finale. Non è il finale che avrei voluto, ma tutto sommato non mi è dispiaciuto.

“Una ragazza inglese” è davvero un libro che mi ha lasciata perplessa perché riflettendoci mi è piaciuto, ma ci sono state tante cose che non mi hanno convinta. L’ho letto davvero volentieri, è scritto bene, si legge in fretta, ma alcune cose le avrei volute diverse. Tutto sommato, però, è un libro che consiglio se si vuole affrontare il tema di un primo amore, se piacciono le storie relativamente tranquille e se si amano i finali felici.