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Recensione: La favola di Thea di Alessia Esse

Ho capito, nel corso di questi mesi da blogger che la cosa che più mi manca non è tanto la fantasia nello scrivere post e nemmeno il tempo, ma l’organizzazione. Faccio davvero schifo. Mi ritrovo sempre a ridosso di una scadenza e puntualmente non ho idee o non ho voglia di scrivere. Se fossi da sola a gestire questo nostro piccolo angolo virtuale, non so se sarei ancora qui dopo un anno. Uno dei nuovi propositi del 2016 è quello di diventare più organizzata…ce la farò?

Passando al motivo per cui siamo qui, oggi vi porto una recensione.

Ringrazio infinitamente Alessia Esse per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro in cambio di un’onesta opinione.

la favola di thea
Titolo: La favola di Thea (Nel cuore di New York #2)
Autore: Alessia Esse
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lei pensa che lui sia un cafone.
Lui pensa che lei sia superficiale e frivola.
Non potrebbero essere più diversi.
Non potrebbero essere più attratti l’uno dall’altra.
In apparenza, Thea Harrison vive una favola: la sua carriera è in ascesa, i suoi amici l’adorano, e un folto esercito di fotomodelli è pronto a regalarle notti di sesso passionale. Negli ultimi cinque anni, infatti, la ventisettenne è diventata una delle fashion blogger più richieste e apprezzate al mondo.
Thea tocca il cielo con un dito quando riceve un invito per partecipare al Gala annuale del Metropolitan Museum. Si tratta del coronamento di un sogno, e di un’opportunità professionale senza pari.
È al museo che Thea conosce Mordecai Reed, un ragazzo cinico e scorbutico che non si fa problemi a dirle ciò che pensa. Nonostante questo, tra i due nasce un legame sorprendente, che cresce quando Thea si rende conto che lei e Mordecai non sono così diversi come sembra.
Ma la ragazza sa che aprire il suo cuore vorrebbe dire rivelare a Mordecai un segreto nascosto per anni. Un segreto capace di distruggere tutto ciò che lei ha costruito a New York.
Finora Thea è stata brava a fingere. Riuscirà a farlo ancora, quando Mordecai le farà dubitare della maschera che indossa? E cosa accadrà quando il passato tornerà a minacciare la sua nuova vita?
La favola di Thea è un romanzo autoconclusivo. Dato il contenuto di certe scene, la lettura è consigliata ad un pubblico adulto.

 

Avevo un po’ di timore quando ho preso tra le mani il Kindle su cui avevo prontamente caricato il libro, appena ricevuta la mail di Alessia. Non so nemmeno spiegare perché, visto che amo come scrive e fino a quel momento non mi aveva mai delusa, ma qualcosa dentro di me non era convinto. Forse il fatto che il precedente volume mi era piaciuto molto, ma alcuni particolari mi avevano lasciata perplessa, oppure semplicemente il fatto che non l’ho iniziato a leggere in un periodo in cui ero in vena di romance, ma il punto, in tutto questo, è che mi sbagliavo.

Il primo volume della serie Nel cuore di New York, “La tentazione di Laura” (di cui trovate la recensione qui) aveva avuto, per me, dei passaggi sni, mentre questo mi è piaciuto davvero tanto. Era parecchio che non trovavo un libro che mi obbligasse a continuare a leggere fino a notte fonda e mi sono stupita di quanto poco io ci abbia messo a finirlo.

Ne “La favola di Thea” ritroviamo tutti i personaggi già conosciuti, scoprendo nuove sfaccettature mano a mano che la storia procede e ne incontriamo di nuovi, che saranno sicuramente una piacevolissima aggiunta ai successivi volumi della serie. È una della cose che mi piace di più di questa serie, il fatto che ogni volume sia di per sé autoconclusivo. Certo, se si leggono anche quelli precedenti si ha un’idea un po’ più chiara del ruolo di alcuni personaggi, ma tutto sommato adoro il fatto di non essere legata ad una serie per forza. Pare che sia una moda (che dura da parecchi anni) quella di pubblicare tutto in serie senza che ce ne sia il minimo bisogno.

La protagonista questa volta è Thea, personaggio appena appena accennato nello scorso volume, ma che in questo si dimostra una persona molto molto particolare. È una donna che si è costruita un mondo spettacolare intorno, fatto di vestiti, gioielli e feste eleganti. Si è fatta piano piano spazio in un universo che molte di noi fanno fatica anche solo ad immaginare, perché così lontano dalla realtà a cui siamo abituate. Thea è passata da essere una semplice fashion blogger ad un essere un’ icona per molte persone, fino ad attirare l’attenzione di personaggi parecchio influenti nel campo. C’è qualcosa che la turba però, che ci dimostra che non è tutto ora quello che luccica. Quello di Thea è una specie di castello di carte, rimasto in piedi per anni, ma pronto a crollare non appena conosce qualcuno che la sconvolge al punto da tornare ad avere paura del suo passato.

Mordecai (il cui nome devo ancora capire come pronunciare, lo ammetto) è diverso da come me lo sarei immaginata. Leggendo la trama mi aspettavo il solito bello e dannato, quello che si comporta da burbero per attirare l’attenzione, invece Mordecai è proprio scorbutico di suo. Ha un’opinione su tutto ed è tendenzialmente convinto di avere ragione su ogni cosa. I suoi battibecchi con Thea mi hanno fatta ridere più di una volta ed è palese la complicità tra i due fin dal primo istante. Mi è piaciuto tantissimo il fatto che per la prima volta (in questi anni e tra i libri che ho letto io) ho trovato una storia in cui è la donna quella ricca e sicura di sè e l’uomo quello un po’ spaesato che deve trovare il suo posto nel mondo di lei o perlomeno cercare di trovare una mezza misura tra le due situazioni.

Thea: #3 Sono brava nel mio lavoro. Le cose in cui sono meno brava, invece: #1 Perdonare i ritardatari, #2 Tollerare lo sporco, #3 Ingoiare.
Nel momento esatto in cui invio il messaggio, mi rendo conto di quello che ho scritto.
Thea: Le pillole! Ingoiare le pillole! Non fraintendere!
Mordecai invia una serie di emoji che ridono fino alle lacrime.
Mordecai: Hai specificato che ti riferisci alle pillole per farmi capire che ad ingoiare ALTRO sei brava?
Thea: NO!
Mordecai: Quindi sei una schiappa ad ingoiare… in generale?
Oh, buon Dio.
Thea: …
Mordecai: Stai evitando di rispondere?

I due protagonisti sembrano tanto diversi, ma sono simili sotto molti aspetti che si scoprono mano a mano che si va avanti con la lettura. Entrambi hanno un passato da cui sono o scappati o vorrebbero farlo e entrambi indossano maschere. Mi sono stupita della facilità con cui Thea indossa maschere diverse a seconda della situazione in cui si trova e mi sono resa conto, con un po’ di sconcerto, di come sia una cosa che facciamo quotidianamente un po’ tutti. Forse ognuno di noi ha bisogno di un Mordecai che ci inviti a lasciar cadere la maschera e a non vergognarci del nostro passato, ma di abbracciarlo e lasciare che ci aiuti a diventare persone migliori. “La favola di Thea” parla anche di questo, di crescita interiore, della ricerca di sé stessi e della fiducia assoluta nelle persone che ci stanno accanto.

Pensi davvero che solo quelli apparentemente compatibili finiscano assieme? Essere simili è necessario a sedici anni, quando le persone sono troppo immature e volubili per far affondare le radici di un rapporto in un terreno più solido. Alla vostra età, essere compatibili è solo una base di partenza, e neppure così importante.”
Alessia Esse riempie i suoi libri di piccole perle che portano a riflettere e che a volte rimangono impresse per bene nella mia mente. Mi ritrovo spesso, insieme a Kia, quando c’è qualcosa che ci mette ansia, a ripetere “Grandi respiri. Fai grandi respiri”, come ripeteva Nonna Francesca a Lilac in “Segreto”. In questo libro ci ricorda di non lasciare che il nostro passato ci condanni, ma che sia un punto di partenza su cui costruire una persona migliore. A volte piacere agli altri va bene, ma è a noi stessi che dobbiamo piacere per prima cosa. Se ci apprezziamo noi, perché non dovrebbero farlo gli altri?

Ricco di intrecci, o come li chiama un’altra autrice, incastri, questo libro continua la storia di Laura, William, Thea, Audrey, Seth (a cui verrà dedicato il terzo volume e sinceramente non vedo l’ora), Violet, David e ora anche di Mordecai. Non so dove ci porterà il terzo libro di questa serie, ma sono molto molto curiosa di scoprirlo. Nel frattempo, se ancora non avete letto questo libro o i precedenti, vi invito caldamente a farlo.

rating 4.5

mon firma

Recensione: Hyperversum di Cecilia Randall

Torno dopo più di un mese con una recensione, la prima di questo 2016. In realtà l’ho scritta a dicembre, ma tra una cosa e l’altra non l’avevo ancora postata. Il libro è il primo di una trilogia, scritto da un’autrice italiana. Non leggo spesso libri italiani, ma mi piace trovare libri così piacevoli quando lo faccio.
hyperversum cover
Titolo: Hyperversum (Hyperversum #1)
Autore: Cecilia Randall
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
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Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online, Hyperversum, che trasporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha imparato a essere un perfetto uomo del Medioevo e conosce tutte le astuzie per superare ogni livello di gioco.
Ian ha una laurea e un dottorato in storia medievale. Dalla morte dei suoi genitori è diventato parte della famiglia di Daniel. Al rientro da un soggiorno di studi in Francia, Ian raggiunge la sua “famiglia acquisita” per una cena e, naturalmente, per tornare a giocare col suo amico Daniel al loro videogame preferito.
Davanti allo schermo non sono soli: ci sono il piccolo Martin, Jodie, la ragazza di Daniel, e, collegati da un altro computer, Carl e Donna.
Mentre vivono la loro avventura virtuale nel Medioevo, vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: Dan, Jodie, Ian e Martin si ritrovano in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede contrapposte Francia e Inghilterra.
Si apre per loro una nuova vita, nuove strade, un nuovo amore…

 

Ricordo bene il momento in cui ho preso per la prima volta in mano Hyperversum. Ero in Austria, a casa dei miei zii e mi trovavo in un momento della mia vita in cui i miei cugini non erano esattamente le persone con cui avrei voluto passare il mio tempo e quindi passavo le ore a leggere sul divano. Non possedevo ancora il Kindle e i libri che mi portavo da casa mia finivano sempre troppo in fretta. Cosa fare quindi se non andare dalla zia e chiederle di poter sbirciare nella sua libreria?
Saranno passati almeno 5 anni da quando mia zia mi ha dato in mano tre mattoncini colorati dicendomi: “È una trilogia che ho appena comperato e ho divorato in pochi giorni. Non ti dico di cosa parla, prendi e leggi”. Sia mai che possa rifiutare un’offerta del genere e pochi minuti dopo ero accoccolata sul divano con una coperta e il primo volume: Hyperversum.

Tendenzialmente non leggo romanzi storici: non mi piace la storia e mai mi piacerà, ma questo volume aveva qualcosa di diverso, un videogame. Assurdo come a volte sia un dettaglio a convincerti a dare una possibilità ad una storia oppure ad allontanarti da essa.
A questo punto vi starete chiedendo (ma magari no) perché sto tirando fuori un libro letto così tanti anni fa. Beh, il succo della storia è che ho riletto tutta la trilogia in occasione dell’uscita di un nuovo libro della saga a inizio 2016. Mi ero rassegnata, al tempo, alla fine della storia e avevo accettato la conclusione, nonostante non l’avessi pienamente condivisa. Eppure l’idea di una continuazione mi ha fatto tornare la voglia di ritrovare quei personaggi e quelle storie e ne ho approfittato per vedere se ricordavo tutto e se a distanza di così tanti anni avrei valutato allo stesso modo i libri. Ma iniziamo questa benedetta recensione!

Daniel e Ian, amici da sempre, hanno una passione in comune, oltre al tiro con l’arco: giocare a Hyperversum, un gioco per computer in cui grazie a dei guanti e a un visore, il giocatore può calarsi nei panni di un avatar e affrontare le più svariate avventure in ogni luogo e tempo passato. Quando Ian rientra in America dopo anni passati in Francia a studiare, i due decidono di buttarsi in un’avventura creata proprio da Ian per l’occasione. Insieme al fratellino di Daniel, Martin, a Jodie, ragazza di Daniel e ad altri due amici, iniziano a giocare. Sono in Francia, circa nel 1200 e si trovano su una nave diretta verso il porto. All’improvviso arriva una tempesta e la nave affonda. È quando i ragazzi raggiungono la riva che iniziano a rendersi conto che qualcosa non va. Carl e Donna, gli amici di Daniel sono spariti e loro non hanno più indosso nulla degli oggetti che il gioco concede se non i vestiti. Sentono freddo e fame e tutto sembra estremamente reale. Il lettore a questo punto dovrebbe aver già capito cosa sta succedendo e piano piano anche i protagonisti ci arrivano. Hyperversum li ha trasportati nel tredicesimo secolo e loro non sono in grado di tornare a casa.
Con questa piccola introduzione concludo il racconto della trama perché non voglio rischiare di spoilerare nulla.

L’idea di un libro del genere, di per sè, è geniale, ma il libro ha un problema principale che nella prima lettura non avevo notato, forse perché ero troppo giovane o perché semplicemente da allora sono diventata molto più critica verso quello che leggo: i personaggi pricipali sono tutti perfetti. Pare esserci una distinzione tra buoni e cattivi assoluta. Ian e Daniel, ma soprattutto Ian, non sbagliano quasi mai e se per caso dovesse accadere, riescono comunque a tirarsi fuori dai guai senza troppi problemi. Ci fossi stata io al loro posto (o qualunque altra persona di mia conoscenza) sarei stata uccisa nel giro di due giorni oppure avrei combinato un disastro dietro l’altro, non essendo abituata agli usi e costumi del tempo. Anche avendo uno storico assieme a me, non penso sarei resistita a lungo. Lo sceriffo inglese che vuole uccidere Ian, sembra possedere ogni qualità negativa, in modo da renderlo il cattivo più cattivo di sempre. Peccato che la cosa, a lungo andare, sembri quasi forzata e più di una volta mi sono ritrovata a girare pagina sperando che succedesse qualcosa di grave perché non era possibile che andasse sempre bene tutto a questi benedetti ragazzi. Ora, lo so che di avventure ne hanno passate tante e hanno sofferto tutti, chi più ci meno, ma alla fine della fiera le cose sono sempre perfette.

Chi ha il coraggio di combattere e di affrontare il sangue per ciò che ritiene giusto rimane marchiato. È un marchio che ti viene inciso addosso, fuori e dentro, e che ti trasforma per sempre. Non è facile sopravvivere dopo averlo ricevuto… comincio a capire che ci vuole molto più coraggio a portarlo addosso che a riceverlo. E se il marchio è così profondo, forse solo un eroe può sopportarlo…

Altra piccola pecca che mi ha fatto un po’ storgere il naso è stato il fatto che l’autrice abbia praticamente ingnorato tutti i personaggi che non fossero Ian o Daniel. Certo, i due incontrano un sacco di persone e molte di queste compariranno più o meno volte all’interno dell’intero romanzo, ma sono sempre i due ragazzi al centro dell’attenzione. Jodie e Martin, a parte qualche frase buttata lì per caso o qualche colpo di genio per salvare la situazione, sono totalmente inutili. Non parliamo di Isabeau, bellissima dama medievale di cui Ian è perdutamente innamorato. La vediamo come coraggiosa donna all’inizio del libro per poi vederla relegata al ruolo della mogliettina che viene interpellata solo quando richiesto con il passare del tempo.

Tutto sommato, però, il libro scorre veloce ed è una lettura molto piacevole. Mi è piaciuto da morire tutto il gioco di intrighi e incastri a cui assistiamo e scoprire come i giovani si inseriscano piano piano all’interno della vita medievale è molto interessante.
Insomma, una possibilità ad Hyperversum gliela darei di sicuro se fossi in voi e se invece già lo avete letto, che ne avete pensato?

rating-4

mon firma

Recensione: Il Ritorno di Diana Gabaldon

Buongiorno!
Giuro che ci provo con ogni libro che finisco, ma il tempo è poco – e quindi sono pochi anche i libri – e le idee per le recensioni ancora meno.

Non che questa volta sia meglio, ma la vittima in questione è ‘Il ritorno’ di Diana Gabaldon, ovvero il terzo libro della serie della Straniera, conosciuta anche come Outlander. Stiamo tutti – più o meno – aspettando la seconda stagione della serie tv che ci ha definitivamente fatte innamorare di Jamie – o no? – e nel frattempo io intervallo ad altri libri questa serie. Prima o poi arriverò in fondo.
Tornando a noi, qui e qui potete trovare le recensioni dei primi due libri della serie, rispettivamente ‘La Straniera’ e ‘L’Amuleto d’Ambra’.

Il Ritorno
Titolo: Il ritorno (Outlander #3)
Titolo originale: Dragonfly in Amber (Part 2)
Autore: Diana Gabaldon
Editore: TEA
Disponibile in italiano:
Goodreads

Nell’Amuleto d’ambra Claire Randall, viaggiatrice nel tempo e nello spazio, aveva incominciato a spiegare una difficile verità alla figlia Brianna: negli anni in cui era ufficialmente data per dispersa, fra il 1945 e il 1946, era in realtà precipitata, attraverso il magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile James Fraser. In un susseguirsi di avventure palpitanti, tra campi di battaglia e manieri misteriosi, i due amanti consumano la loro ardente passione, consapevoli che Claire, prima o poi, si sarebbe trovata di fronte a una difficile e dolorosa decisione: seguire il suo uomo perdendosi definitivamente nel passato, o tornare a un presente che ormai non le appartiene più, con la sola speranza di portare con sé una traccia del suo amato…

Sullo sfondo di una Scozia settecentesca magica ed evocativa, Diana Gabaldon ci regala un romanzo intenso e appassionante che offre immagini suggestive di un passato lontano visto attraverso lo sguardo di una donna del ventesimo secolo.

 

Vediamo un po’ cosa posso dirvi di questo libro che ho apprezzato quanto i precedenti volumi della serie.
Prima cosa, è evidentissimo che nell’edizione originale fosse tutt’uno con ‘L’amuleto d’ambra’. Quel libro, infatti, iniziava ambientato nel presente, con Claire che racconta a Brianna, sua figlia, e a Roger – del quale scopriamo le origini alla fine – la sua storia per provare a convincere Brianna del fatto che il suo vero padre sia Jamie e non Frank come la ragazza ha sempre pensato. Ne ‘Il ritorno’ ci troviamo direttamente nella storia raccontata da Claire esattamente dove l’avevamo lasciata, con Claire che riappacifica con Jamie, e quindi nel passato. Solo verso la fine del libro ci ritroviamo nel presente. Con Claire che, finita la sua storia, ascolta la reazione di Brianna che, ovviamente, non vuole crederle.

Non che ci sia molto da dire in realtà. I personaggi ormai li conosciamo, e di nuovo troviamo solo il nonno di Jamie. Grazie a questa new entry conosciamo un altro pezzo della storia dello scozzese prima dell’arrivo di Claire.
Jamie e Claire continuano a viversi, conoscersi e innamorarsi sempre di più e sono dell’idea che il loro rapporto diventi ogni momento più bello. Claire sta iniziando ad abituarsi, anche se non del tutto, agli usi e costumi del tempo e questo rende in un certo modo più semplice il suo rapporto con Jamie.

“Jamie, io ti amo”
“Lo so” rispose sottovoce “Certo che lo so, tesoro. Lascia che io te lo dica nel sonno, quanto ti amo. Perchè non c’è molto che io possa dirti mentre siamo svegli, se non le stesse, povere parole, ripetute ancora e ancora. Mentre dormi tra le mie braccia, invece, posso dirti cose che suonerebbero sciocche nella veglia, e i tuoi sogni sapranno che sono vere. Dormi, mo duinne.”

Il libro scorre, secondo me, più velocemente del precedente, il quale si è svolto tutto a Parigi e dintorni ed era incentrato sulla vita di corte. Qui, invece, c’è molta più azione: la guerra, i combattimenti e un sacco di spostamenti dei due in giro per la Scozia.

Nonostante finora abbia decisamente preferito le parti ambientate nel passato rispetto quelle ‘attuali’, devo dirvi che la parte finale di questo volume non mi è dispiaciuta per nulla.
Sono curiosa di vedere dove ci porterà il quarto libro della serie e dove sarà ambientato. Ormai Claire, con la sua storia, è arrivata al momento del suo ritorno. Ma dubito che i prossimi millanta libri siano tutti ambientati nel presente.

Diciamo pure che questo discorso di Jamie fa ben sperare. Lo ritroveremo, ne sono certa.

“Ti troverò”, mi sussurrò all’orecchio. “Te lo prometto. Se dovrò sopportare due secoli di purgatorio, duecento anni senza di te… allora vorrà dire che sarà la punizione che mi sono meritato per i miei crimini: perchè ho mentito, ucciso, rubato e tradito. Ma c’è un’unica cosa che ristabilirà l’equilibrio. Quando sarò al cospetto di Dio, ci sarà un’unica cosa che farà pendere la bilancia in mio favore, contro tutto il resto”.
La sua voce si abbassò fin quasi a un sussurro, e le sue braccia si strinsero intorno a me.
“Signore, mi hai dato una donna straordinaria e Dio! io l’ho amata come si deve.”

Detto questo, ragazzi, buona lettura. E un abbraccio di incoraggiamento a chi sta aspettando la seconda stagione della serie, ce la possiamo fare!

rating 4

kia firma

Recensione: Carry On di Rainbow Rowell

Sono passati mesi dall’ultima recensione che ho scritto e questa non è decisamente quella che avrei voluto scrivere per prima, ma mi è venuta abbastanza di getto, quindi mi sono detta: “Perché no?!”.
Kia fra poco mi mangiava se non le scrivevo almeno una recensione quindi questa è decisamente dedicata a lei 😉

Vi lascio alla lettura senza perdere altro tempo!

carry on
Titolo: Carry On
Autore: Rainbow Rowell
Editore: St. Martin’s Griffin
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Simon Snow is the worst chosen one who’s ever been chosen.

That’s what his roommate, Baz, says. And Baz might be evil and a vampire and a complete git, but he’s probably right.

Half the time, Simon can’t even make his wand work, and the other half, he sets something on fire. His mentor’s avoiding him, his girlfriend broke up with him, and there’s a magic-eating monster running around wearing Simon’s face. Baz would be having a field day with all this, if he were here—it’s their last year at the Watford School of Magicks, and Simon’s infuriating nemesis didn’t even bother to show up.

Carry On is a ghost story, a love story, a mystery and a melodrama. It has just as much kissing and talking as you’d expect from a Rainbow Rowell story—but far, far more monsters.

 

Carry On mi ha dato subito l’impressione di essere uno di quei libri che o ami alla follia o non riesci proprio a buttare giù. Nel mio caso è stato un miscuglio delle due cose. Il romanzo nasce dalla penna di Rainbow Rowell che fino ad ora non ha mai deluso le mie aspettative. I suoi libri sono sempre molto scorrevoli e dolci, ricchi di colpi di scena e personaggi che sembrano reali. Carry On è una sorta di spin-off di Fangirl, che io avevo letteralmente divorato e amato. Devo ammettere che, al tempo, non ero stata particolarmente attirata dai mini spezzoni che la Rowell aveva pubblicato su Simon e Baz, perché ero concentrata sulle vicende di Cath e sul suo cercare il proprio spazio nel mondo, ma piano piano la curiosità è salita e, quando ho scoperto che la Rowell avrebbe pubblicato un libro dedicato ai due maghi, ho deciso di provarci.

A distanza di anni dalla fine della saga di Harry Potter, mi ritrovo ancora a storcere il naso ogni volta che inizio una storia che parla di maghi e magia. Ho notato, da quando abbiamo aperto questo blog e da quando ho iniziato a prestare attenzione alle recensioni degli altri, che non è un problema solo mio. Chi ha letto e amato Harry Potter tende a trovarlo un po’ ovunque e Carry On non è escluso da tutto ciò.
Nella prima parte del romanzo, queste affinità erano tremendamente evidenti e a volte sono stata tentata di posarlo e non continuarlo perché mi risultava strano e un po’ anche perché non mi stava coinvolgendo per niente. Il romanzo viene raccontato da una moltitudine di personaggi diversi e piano piano si iniziano a capire gli intrecci tra di loro e potersi immergere nei loro pensieri permette una compresione della storia molto più profonda. Se il romanzo fosse stato raccontato interamente dal POV si Simon, avrei quasi sicuramente mollato a metà.

Simon è il Prescelto, il ragazzo destinato a sconfiggere il cattivo di turno e salvare il mondo dei maghi, ma se avete mai pensato che Harry Potter fosse un Prescelto ignobile, Simon vi sembrerà una barzelletta. È il mago più potente mai nato, racchiude in sé poteri inimmaginabili, ma è assolutamente incapace di utilizzarli. I poteri di Simon hanno solo due modalità: zero assoluto o bomba atomica. Snow è sempre affamato, non pensa mai prima di agire e non si rende minimamente conto che ogni azione ha una conseguenza. Dipende dal suo mentore in tutto e per tutto e mi ha dato l’idea di non riuscire a prendere una decisione di testa sua. Come ogni eroe che si rispetti, ha al suo fianco amici disposti a tutto per aiutarlo, o quasi. Penelope è una Hermione meno saccente, ma ugualmente determinata a fare la cosa giusta per il mondo magico e per proteggere i suoi amici. Ha una famiglia tutta strana e mille domande senza risposta, che cerca in ogni modo di risolvere. Agatha, la ragazza di Snow, non sono riuscita ad inquadrarla bene. Mi ha dato la sensazione di essere alla disperata ricerca di normalità, senza poterla mai ottenere davvero. Si è sempre comportata come ci si aspettava da lei, uscendo con Simon e cercando di essere la fidanzata perfetta, finché non capisce che non è quello che desidera davvero.

Più o meno nel momento in cui mi stavo decidendo a mollare il romanzo perché non riuscivo a farmi coinvolgere, è apparso il personaggio che ha cambiato tutto. Chi mi conosce sa che ho una passione per i bad boys in generale e che il bad boy per eccellenza nel mio cuore risponde al nome di Draco Malfoy. Il suo alter ego in Carry On si chiama Tyrannus Basilton ‘Baz’ Pitch ed è un vampiro. Dal momento della sua comparsa, con tanto si portone spalancato mentre tutti lo guardano entrare, Baz è diventato il mio personaggio preferito in questo libro. È un ragazzo aristocratico, cresciuto nel lusso e nella convinzione che ci siano maghi migliori di altri e che questi meritino di più degli altri. La sua famiglia vorrebbe che fosse lui a sconfiggere Snow perché cercano vendetta contro il suo mentore, “The Mage”.
Destino vuole che Baz e Simon siano compagni di stanza dal primo anno di scuola e che siano costretti ogni giorno a fare i conti con la propria rivalità e, per quanto riguarda Baz, anche con sentimenti che non si sarebbe mai aspetto di provare dei confronti dell’altro ragazzo.

Uniti da un patto che mette da parte le loro rivalità per un po’, i due si ritrovano ad affrontare non solo il cattivo della storia (un mostro che pare eliminare la magia ed ha le sembianze di un giovane Simon), ma anche i propri sentimenti, che li spingono inevitabilmente uno verso l’altro. La Rowell ha una delicatezza incredibile nel descrivere storie d’amore, rendendole sempre dolcissime e realistiche. Devo ammettere che, nonostante il romanzo non sia esattamente corto, avrei voluto che certi aspetti venissero approfonditi meglio, come il futuro che aspetta i ragazzi alla fine della battaglia, il passato di personaggi come “The Mage” o Lucy, che emergono piano piano dalla lettura, senza che gli sia dedicato il giusto spazio.

Carry On mi ha dato la sensazione che non ci siano buoni e cattivi in questa storia, ma che ognuno abbia delle convinzioni che lo portano a commettere azioni diverse che hanno conseguenze diverse a seconda della situazione. Baz non è cattivo, come Simon non è sempre buono. Ognuno commette errori e, chi più chi meno, ognuno cerca di risolverli.

Mi è piaciuto davvero tanto come la Rowell abbia deciso di creare gli incantesimi utilizzati all’interno della storia a partire da filastrocche e modi di dire, perché rende il tutto un po’ più divertente e particolare.
Non mi ha convinto del tutto il finale così aperto e avrei voluto qualche indicazione in più su ciò che i personaggi avrebbero dovuto affrontare più avanti, ma mi è piaciuto molto che il finale abbia mostrato che a volte, anche se si pensa di aver perso tutto, ci sono persone al nostro fianco che possono aiutarci a rialzarci e ad andare avanti.

Come dice la trama, Carry On è una storia di fantasmi, d’amore e di mistero con un pizzico di comicità e varie scene che fanno ridacchiare sotto i baffi. I personaggi, insieme, creano un mix da cui, superato il primo quarto di libro, è difficile staccarsi. Avrei voluto poter dare il massimo dei voti a questo romanzo, perché a modo suo fa tornare bambini, immersi in una magia che non potremo mai avere ma che continuiamo a sognare, ma per colpa dell’inizio un po’ lento non mi è stato possibile.

Se avete amato Fangirl, e in generale i libri della Rowell, fate un tentativo con questo romanzo e cercate di non farvi scoraggiare dall’inizio.

rating 4

mon firma