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Recensione: Quando c’era Marnie di Hiromasa Yonebayashi

Buongiorno a voi! Sono settimane intense per noi e quindi per rilassarmi questa volta ho visto un film che era uscito per un paio di giorni al cinema ad agosto (e che mi ero persa purtroppo). Si tratta dell’ultimo film dello Studio Ghibli prima dell’annuncio della chiusura dello studio e del ritiro del grande maestro Hayao Miyazaki.

Quando c'era marnie
Titolo: Quando c’era Marnie
Titolo originale: Omoide no Mani
Regia: Hiromasa Yonebayashi
Anno: 2014
Durata: 103 min
IMDB

Anna, una ragazzina timida e solitaria di 12 anni, vive in città con i genitori adottivi. Un’estate viene mandata dalla sua famiglia in una tranquilla cittadina vicina al mare ad Hokkaido. Lì Anna trascorre le giornate fantasticando tra le dune di sabbia fino a quando, in una vecchia casa disabitata, incontra Marnie, una bambina misteriosa con cui stringe subito una forte amicizia.

 

‘Quando c’era Marnie’ racconta di Anna, una bambina che ci appare molto introversa che passa il suo tempo a disegnare. Soffre d’asma e viene mandata dai suoi genitori adottivi per un periodo da dei parenti che abitano in un paesino di mare per curarsi. Quello che preoccupa Yoriko (la madre adottiva di Anna) è il fatto che non dimostri più le sue emozioni e si sia rinchiusa in se stessa. Durante uno dei suoi giri esplorativi Anna scopre una casa abbandonata su un’insenatura e incuriosita si reca lì. La sera stessa le appare in sogno una bellissima bambina bionda con cui giocare insieme. Il giorno dopo ritorna alla casa e proprio li incontra la stessa bambina del sogno che scopriamo chiamarsi Marnie. Marnie è una bambina allegra e socievole e le due stringono immediatamente amicizia, solo che non devono rivelare a nessuno di questa cosa.

Tra le due bambine si instaura subito un forte legame che permette a entrambe di aprirsi e confidarsi l’una con l’altra. Entrambe vivono un grande conflitto interiore, ovvero si sentono abbandonate dai loro genitori, Anna perchè rimasta orfana e Marnie per la continua assenza dei suoi. Solo riuscendo a capirsi e discutendo insieme le due si trovano ciascuna a invidiare la vita dell’altra. Il film ci racconta la semplicità di un’amicizia nata un po’ per caso, dell’importanza di avere degli amici con cui condividere momenti della propria vita e qualcuno a cui voler bene. Questo significa diventare vulnerabili a volte ma è proprio grazie alle gioie e ai problemi che si possono creare con le altre persone che riusciamo a maturare e a diventare più forti. E grazie all’amicizia di Marnie, Anna riesce a superare i propri ostacoli e ritornare ad essere una bambina gioviale e capace di avere fiducia nelle persone.

Come tutti i film dello Studio Ghibli, i personaggi sono caratterizzati da sconvolgimenti emotivi e le storie ci offrono una lezione su come riuscire a superare le difficoltà dei protagonisti che possiamo ritrovare in ciascuno di noi. Anna e Marnie che non riescono a integrarsi con gli altri, riescono a trovare nell’altra qualcuno in grado di comprendere e capire il loro stato d’animo. Il tutto viene raccontato con i tratti tipici e immediati che caratterizzano i disegni dei film Ghibli e le musiche delicate che ti arrivano direttamente al cuore (e che nel mio caso le riascolto a loop infinito).

Il film rappresenta un altro capolavoro (e probabilmente l’ultimo) di una lunga serie di film di animazione che sono delle vere e proprie opere d’arte; di conseguenza vi invito davvero a vedere non solo questo film ma anche tutti quelli usciti prima. Ma c’è una cosa che non ho detto fin’ora cioè: “Chi è veramente Marnie?” Non spetta a me rivelarvi tale verità ma scopritelo da soli guardando il film.

rating 5
anna firma

Recensione: Si alza il vento di Hayao Miyazaki

Quando ho saputo che era il mio turno di scrivere una recensione, mi sono detta: “miseria, e ora di che film parlo?” Ci sono un sacco di film bellissimi ma quando mi sono trovata a decidere da quale partire, la mia mente era in modalità black out. Dopo notti insonni, non scherzo, sono arrivata al dunque. Il film che ho scelto per voi s’intitola ‘Si alza il vento’, ultimo capolavoro dell’animazione del sensei giapponese Hayao Miyazaki.

Presentato lo scorso anno in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e candidato al premio Oscar per il mio Miglior Film d’Animazione, ‘Si alza il vento’, ambientato in un Giappone arretrato e colpito da svariati eventi, quale, ad esempio il terribile terremoto del ‘22, racconta della vita di Jiro Horikoshi, un ragazzo con la passione degli aeroplani. Nonostante tutto, Jiro riesce a laurearsi e a trovare lavoro presso la Mitsubishi. Studiando la più avanzata tecnologia tedesca cercherà di mettere a punto qualcosa di ancora più innovativo, in grado non solo di colmare il gap che separa il Giappone dagli altri paesi ma anche di superarli. Miyazaki omaggia così la vita di un grande uomo, tra successi, delusioni e un appassionante amore: quello per la dolce Nahoko e per il cielo.


 

  • Titolo: Si alza il vento
  • Titolo originale: Kaze tachinu
  • Regia: Hayao Miyazaki
  • Casa di produzione: Studio Ghibli
  • Anno: 2013
  • Durata: 126 min
  • IMDB

Miyazaki vuole raccontarci, attraverso la semplicità e l’immediatezza dei suoi disegni, la storia di questo ragazzo e di come riesce a realizzare il suo sogno. Attraverso una narrazione lineare della sua vita, ci dà il tempo necessario per conoscere Jiro e seguirlo nella sua maturazione, da bambino che sogna di costruire aerei a ingegnere affermato. In questo film è palese la passione di Miyazaki per il volo – tema ricorrente nei suoi film – che traspare non solo dall’ambizione del ragazzo ma anche dalla particolare dedizione con cui il maestro disegna i velivoli.

La passione per l’Italia, paese molto caro a Miyazaki, si vede nei sogni onirici del protagonista in cui Jiro, sempre a bordo di aerei imponenti, incontra il grande progettista italiano di aerei Caproni. I due si scambiano opinioni, aspirazioni e incoraggiamenti grazie ai quali il protagonista è sempre motivato a imparare e dare il meglio di sé nel suo percorso professionale.

Grande attenzione è rivolta anche agli eventi storici che si susseguono sullo sfondo delle vicende del ragazzo. Il Giappone degli anni ’20-’30 viene raffigurato con grande realismo, un’epoca in cui il paese ancora prevalentemente rurale, era contraddistinto da una grande povertà e segnato dalle conseguenze della crisi economica del ’29. Dove ancora si portavano gli abiti tradizionali e tra i membri della stessa famiglia si utilizzavano ancora maniere cerimoniali. Inoltre, riferimenti espliciti come per esempio i tedeschi che si concentrano sulla progettazione di aerei da guerra, preannunciano lo scoppio dell’imminente grande guerra.

Infine, non poteva mancare nei suoi film, una commovente storia d’amore come quella di Jiro e Nahoko. Un incontro, lasciatemi dire “da film”, uno di quelli che ho sempre sperato di vivere. Ma la vita li fa rincontrare solo molto tempo più tardi e da qui nasce pian piano un tenero amore che cresce nonostante la distanza e le difficoltà di entrambi. La spontaneità e la purezza di questi sentimenti riescono a sciogliere e scaldare qualsiasi cuore, parola di spettatore.

A questo punto devo citare la frase ricorrente in tutto il film, tratta da una poesia di Paul Valéry, Le cimetière marin: “Le vent se lève, il faut tenter de vivre” che tradotta sarebbe: si alza il vento, bisogna tentare di vivere. Questa frase ci incoraggia a non avere paura di vivere, ma di sfruttare il vento e spiccare il volo per inseguire i nostri sogni.

Un film che mi ha tenuto incollata al grande schermo per tutta la sua durata, mi ha fatta emozionare e commuovere per la sua capacità di trasportarti all’interno di una storia spettacolare. A mio parere Miyazaki è un mago dell’animazione perché riesce sempre a creare questa forte connessione tra lo spettatore e i protagonisti dei suoi film attraverso un modo di raccontare semplice e diretto, ma allo stesso tempo coinvolgente.