yimou zhang

Recensione: La città proibita di Yimou Zhang

Buongiorno a tutti! Il film di questa settimana l’ho scelto un po’ a caso tra quelli che dovevo vedere e alla fine ho pescato questo film cinese consigliatomi tempo fa da un’amica. Diciamo che non è il classico film che uno vorrebbe vedere per passarsi una serata easy, ma vabbé, ecco lo stesso la recensione.

la città proibita
Titolo: La Città Proibita
Titolo originale: Man cheng jin dai huang jin jia
Regia: Yimou Zhang
Anno: 2006
Durata: 111 min
IMDB

Cina, tarda dinastia Tang, decimo secolo. Alla vigilia delle festività del Chong Yang, dei fiori dorati riempiono il palazzo imperiale. L’imperatore ritorna inaspettatamente a casa assieme al suo secondogenito, il principe Jai. La ragione ufficiale è quella di celebrare le festività con la sua famiglia, ma considerando i rapporti freddi che intercorrono tra lui e la sofferente imperatrice questa sembra soltanto una scusa. Per molti anni, l’imperatrice e il principe ereditario Wan, il suo figliastro, hanno avuto una relazione sentimentale. Sentendosi in trappola, il principe Wan sogna di scappare dal palazzo con il suo amore segreto Chan, la figlia del dottore imperiale.

 

Il film racconta degli intrighi che si svolgono all’interno della famiglia imperiale dell’antica Cina. Tutti si stanno preparando alla festa dei Crisantemi e la famiglia si ritrova riunita dopo tempo. Purtroppo siamo ben lontani dall’assistere ad una pacifica riunione familiare, gli animi dei presenti sono tutti turbati dagli intrecci familiari che veniamo a scoprire durante il film. L’Imperatrice è malata e vuole che il secondogenito diventi l’erede al trono della Cina, il primogenito (nato da una precedente consorte dell’Imperatore) ha diverse relazioni amorose non proprio legali diciamo, il terzogenito non se lo fila nessuno e questo sarà motivo di successiva ribellione contro il padre. Ma tutti questi conflitti interni non devono trasparire in quanto l’Imparatore ribadisce (e comanda) che la famiglia imperiale deve essere d’esempio per tutto il paese e che quindi tutti loro devono seguire le regole che governano il mondo.

La storia raccontata mi ha un po’ ricordato “Beautiful” solo ambientato in un posto e luogo totalmente diversi. Onestamente è un po’ pesantuccio guardare un film del genere perchè uno dice “miseria, possibile che le cose non potessero essere risolte in maniera diversa?”. Anche perché la fine di questo film mi ha lasciato (e se lo guarderete probabilmente vi lascerà) veramente con un amaro in bocca.

Detto questo, il film comunque merita di essere visto perchè le scenografie e i costumi sono davvero spettacolari. Riproducono nel minimo dettaglio tutto lo splendore e la ricchezza della famiglia imperiale. Le riprese alternano ambientazioni sontuose a primi piani dei personaggi davvero intensi, il tutto accompagnato dalle musiche tradizionali cinesi che accentuano quella nota grave della situazione.

Spero di non avervi scoraggiato troppo nel guardare questo film perché, nonostante tutto, secondo me di essere visto una volta (ecco una, né più né meno).

rating 3
annafirma

Recensione: La strada verso casa di Yimou Zhang

Buongiorno a voi!

Ormai anche settembre sta per finire e io mi avvicino sempre più al mio ventiduesimo compleanno (anche se in realtà mi sento ancora giovane e arzilla). Questa volta provo a scrivere la recensione da cellulare visto che il mio internet proprio stasera ha deciso di non funzionare. Ero molto indecisa come al solito su che film guardare, ma poi ho ritrovato questo film cinese che avevo scaricato tempo fa e di cui ne avevo sentito parlare bene.

la strada verso casa
Titolo: La strada verso casa
Titolo originale: Wo de fu qin mu qin
Regia: Yimou Zhang
Anno: 1999
Durata: 89 min
IMDB

Per la prima volta dopo molti anni, l’uomo d’affari Luo Yusheng si reca a Sanhetun, il villaggio nel nord della Cina dove è nato, perché suo padre è morto all’improvviso e Yusheng vuole stare vicino a sua madre. Nell’attesa del funerale di suo padre Yusheng rivive la tormentata storia d’amore dei suoi genitori, la costruzione della scuola dove suo padre lavorava come maestro.

 

Il film racconta di questo uomo che dopo molti anni torna al villaggio dove è nato per partecipare al funerale del padre. Qui incontra la madre che vuole per il defunto marito una cerimonia degna di lui. Il film ha una struttura ben definita: inizia raccontando del presente, tornando al passato per concludere di nuovo con il tempo attuale.

La cosa particolare e originale è che le immagini riguardanti il presente sono in bianco e nero, mentre i ricordi del passato sono a colori. Forse perché i ricordi del padre sono ancora vivi nel cuore della madre, mentre un presente in cui lui non c’è più è triste. Probabilmente non è questo il motivo, ma mi piace pensarla così.

Un narratore ci racconta come molti anni prima i genitori del protagonista si sono conosciuti. Lei era la ragazza più bella del villaggio e lui il nuovo maestro arrivato da Shangai, ma la loro non è stata certo una storia facile. Mi faceva sorridere come lei faceva di tutto per farsi notare, come cucinare qualcosa di buono durante i lavori di costruzione della scuola o farsi trovare “casualmente” lungo la strada per cui passava il maestro: effettivamente tutte noi ragazze almeno una volta abbiamo fatto qualcosa del genere per farci notare dal tipo che ci piaceva. Ma la cosa bella della loro storia è che si tratta di un amore delicato e genuino, ma allo stesso tempo forte e saldo. Mi è piaciuto che i lunghi anni prima che i due possano stare insieme non abbiano scalfito il loro amore.

Cosa colpisce del film non sono solo i colori, ma anche la musica tipica cinese che ti coccola e ti guida all’interno della storia. La strada verso casa è la strada che dalla loro casa porta alla scuola, dove tutta la storia ha avuto inizio e che per l’ultima volta la donna vuole percorrere insieme al marito. Una storia che probabilmente abbiamo già visto, ma che che sa coinvolgere ed emozionare lo spettatore grazie alle sue atmosfere tipicamente orientali.

  rating 3.5

anna firma

Recensione: La locanda della felicità di Yimou Zhang

Buongiorno a tutti! Ultimamente, causa studio, il tempo scarseggia sempre e quindi questa recensione nasce durante un viaggio in macchina. Sono però sempre felice di potervi raccontare qualcosa riguardo i film che vedo. Quello di questa settimana fa parte di quella serie di film asiatici che una mia amica mi ha consigliato di vedere. Se un po’ di tempo fa ne avevorecensito uno coreano, oggi invece ve ne propongo uno cinese: “La locanda della felicità”.

la locanda della felicità
Titolo: La locanda della felicità
Titolo originale: Xing fu shi guang
Regia: Yimou Zhang
Anno: 2000
Durata: 102 min
IMDB

Nel corso della sua vita Zhao, pensionato povero, non ha mai avuto molta fortuna con le donne. Poi un giorno incontra una vedova che attrae la sua attenzione. Per non farsi lasciare un’altra volta le fa credere di essere ricco. Ma i problemi vengono a galla quando la donna inizia a parlare di matrimonio. Alla consueta richiesta di denaro tutti gli amici di Zhao scappano. A Li invece viene un’idea: rimettere in sesto un vecchio autobus, ribattezzarlo “La locanda della felicità” e ospitare a pagamento coppiette in cerca di intimità.

 

È un film semplice, che vuole raccontare una vicenda quotidiana che coinvolge una serie di personaggi alquanto bizzarri. Zhao, uno squattrinato alla disperata ricerca di una moglie, dopo vari tentativi con donne magre miseramente falliti, decide di frequentarsi con una matrona molto in carne, nella speranza che questa volta vada meglio. Ma, ovviamente, le donne vanno corteggiate e, senza soldi, il nostro protagonista non può fare molto. Insieme ad un amico decidono quindi di aprire la locanda della felicità. Rimettono a posto un vecchio autobus abbandonato in un parchetto, dove le coppiette possono trovare uno spazio per loro.

Grazie a questa idea, la storia sembra procedere per il meglio (lui in realtà le racconta un mondo di frottole per riuscire a conquistarla) e la donna lo invita a cena da lei per fargli conoscere suo figlio. Se arrivati a questo punto del film trovate insopportabile lei, vi avviso che non è nulla se paragonata con il suo “adorato bambino”. Questo perché il suddetto bambino è un ciccione scortese e viziato che non ha rispetto per gli altri. Ma, oltre a lui, scopriamo esserci una ragazza, acquisita dal matrimonio precedente. La cosa che fa male, è vedere la signora e il figlioletto approfittarsi di lei e maltrattarla perché è cieca. Per darle una mano, Zhao si “offre volontariamente” di darle impiego presso il suo hotel (la locanda intendiamoci).

Niente però va nel verso giusto e, quando lui perde tutto, si ritrova a dover mantenere questa ragazza. Da qui in poi capiamo che, in fondo, Zhao è una persona dal cuore grande, perché fa di tutto per prendersi cura della ragazza con l’aiuto dei suoi amici. Le dà un tetto, le compra un vestito nuovo e le crea una sala dove le fa credere di poter accogliere gli ospiti dell’hotel. Lei invece è così dolce e tenera che non si può fare a meno di volerle bene.

Il film è una specie di tragicomica, nel senso che ci sono molti momenti esilaranti, ma la risata ha spesso un retrogusto amaro. Ciò su cui il regista vuole focalizzare la nostra attenzione, non è tanto questa fantomatica storia d’amore assurda e fin da subito senza speranza, ma quanto un amore incondizionato può cambiare la tua vita inaspettatamente. Infatti, assistiamo ad un profondo cambiamento che sconvolge il protagonista, da persona irresponsabile e trascurata a una sorte di padre premuroso.

Ho un debole per i film in cui si raccontano storie assurde e problematiche dove i buoni sentimenti vengono messi in risalto, come appunto avviene in questo. Ma questi buoni sentimenti riceveranno il loro meritato happy ending o no? Causa la nostra politica anti-spoiler non posso rivelarvi niente, posso solo dirvi che il finale forse vi turberà un po’, ma secondo me ci sta.

rating 3.5

anna firma