Buongiorno. Lunedì ho dato l’ultimo esame di questa interminabile sessione estiva e ieri, prima di iniziare a studiare per l’ultimo (!!!!!) esame di settembre, sono stata tutto il giorno spiaggiata al lago a prendere il sole con la Mon. La mancanza di connessione ha fatto slittare il Teaser a oggi. Mi dispiace ma non ce l’ho proprio fatta. Quindi, considerando che ormai non è più un vero Teaser Tuesday, ho deciso anche di scegliere io stessa il passo da proporvi, optando per una parte che ho trovato parecchio divertente. Aggiungo che ieri sera ho anche finito il libro, quindi a breve arriverà anche la recensione.
teaser tuesday

Tutto a un tratto Jamie si piegò in avanti e mi afferrò il polso, tenendomi il braccio a mezz’aria.
«Che cosa stai facendo?» domandai, spaventata.
«Che cos’hai fatto tu, Sassenach?» mi chiese, di rimando, con lo sguardo fisso sotto il mio braccio.
«Mi sono rasata», replicai orgogliosa. «O, piuttosto, mi sono fatta la ceretta. Louise aveva chiamato la sua servante aux petits soins – la sua estetista personale, capisci? –
a casa sua, oggi pomeriggio, sicché me la sono fatta fare anch’io.»
«La ceretta?» Jamie spostò lo sguardo piuttosto sconvolto sul candelabro accanto alla brocca, poi di nuovo su di me. «Ti sei messa della cera nelle ascelle?»
«Non quel tipo di cera lì», lo rassicurai. «Cera d’api profumata. L’estetista l’ha scaldata e poi me l’ha spalmata sotto il braccio. Una volta raffreddata, la tiri via in un unico strappo», spiegai, sussultando al ricordo, «e buonanotte ai suonatori.»
«I suonatori di mia conoscenza non approverebbero mai simili condotte», ribatté severamente Jamie. «Perché diavolo hai fatto una cosa del genere?» Scrutò da vicino il punto in questione, sempre tenendomi il polso all’aria. «Non è dol… dolo… tciuù!»
Mi lasciò cadere la mano e indietreggiò rapidamente.
«Non è doloroso?» domandò, con il naso di nuovo sepolto nel fazzoletto.
«Be’, un pochino», ammisi. «Ne vale la pena, però, non credi?» domandai, sollevando entrambe le braccia come una ballerina e girandomi lentamente sulle punte. «È la prima volta da mesi che mi sento del tutto pulita.»
«Ne vale la pena?» ripetè, un po’ stordito. «Cosa c’entra la pulizia con il fatto di strapparsi tutti i peli da sotto le braccia?»
Mi resi conto con un certo ritardo che nessuna delle donne scozzesi da lui conosciute usava alcuna forma di depilazione. Oltretutto Jamie non era mai entrato in contatto sufficientemente intimo con una parisienne di alto rango per sapere che molte di loro, invece, lo facevano. «Be’», dissi, comprendendo all’improvviso le difficoltà che un antropologo si trova ad affrontare quando cerca di interpretare le più eccentriche usanze di una tribù primitiva. «Si sente molto meno odore», suggerii.
«E cos’è che non va con il tuo odore?» sbottò con veemenza. «Almeno odoravi come una donna, non come un dannato giardino di fiori. Cosa pensi che io sia, un uomo o un calabrone? Potresti darti una lavata, Sassenach, in modo che io non debba continuare a starti a tre metri di distanza?»
Presi un panno e cominciai a pulirmi il busto. Madam Laserre, l’estetista di Louise, mi aveva applicato olio profumato su tutto il corpo: mi augurai che venisse via in fretta. Era sconcertante vedermi indugiare Jamie tutto intorno, appena fuori dal raggio olfattivo, a guardarmi con occhi torvi come un lupo che accerchiasse la preda.
Voltate le spalle per immergere il panno nel catino, buttai lì con disinvoltura:
«Ehm, mi sono fatta depilare anche le gambe».
Gettai una breve occhiata dietro la spalla. Lo shock iniziale stava ora cedendo il passo a un totale smarrimento.
«Le tue gambe non avevano nessun odore», protestò. «A meno che tu non abbia sguazzato nello sterco di vacca fino al ginocchio.»
Mi girai e mi tirai su la gonna, tendendo la gamba per mettere in mostra le curve delicate dello stinco e del polpaccio.
«Ma così sono tanto più carine», gli feci notare. «Tutte belle lisce, non come quelle di King Kong lo scimmione.»
Si guardò le proprie ginocchia ricoperte di peluria, offeso.
«Sarei una scimmia, io?»
«Non tu, io!» ribattei, sull’orlo dell’esasperazione.
«Le mie gambe sono molto più pelose di quanto lo siano mai state le tue!»
«Be’, per forza: tu sei un uomo!»
Inspirò a fondo come se fosse sul punto di rispondere, ma poi espirò senza dire nulla, scuotendo la testa e borbottando qualcosa tra sé in gaelico. Si buttò a peso morto sulla poltrona e si rilassò contro lo schienale fissandomi con gli occhi socchiusi e bofonchiando di tanto in tanto una parola sottovoce. Decisi di non chiedere la traduzione.

Capitolo 11 – L’AMULETO D’AMBRA (Outlander #2) di Diana Gabaldon

divisore dx

l'amuleto d'ambraScozia, 1945. Claire Randall, infermiera militare, attraversa un magico cerchio druidico e, misteriosamente, si trova catapultata nelle Highlands del 1743, straniera in una terra dilaniata dalla guerra e dalle faide dei clan rivali. È il 1968 e dopo vent’anni di silenzio durante i quali Claire non ha svelato a nessuno il suo segreto, torna con la figlia Brianna, una splendida ragazza dai capelli color del rame, alla Collina delle Fate, il luogo incantato dove è cominciata la sua avventura. Qui cerca il coraggio di raccontarle il suo viaggio nel tempo e il suo amore per un guerriero scozzese che in un’altra vita e in un’altra epoca l’aveva conquistata. E sarà nel tentativo di ritrovare il suo amato che Claire si ritufferà nelle vertigini di un passato che dalle terre desolate e solitarie della Scozia l’aveva portata sino alla sfarzosa corte di Versailles. Ma il cammino che dovrà percorrere sarà lungo e non privo di ostacoli e di sorprese…

kia firma

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