Buondì!
Ho divorato questo libro nel giro di un giorno credo e devo dire che mi è piaciuto un sacco. Un po’ meno movimentato dei tre libri precedenti, ma è un buon inizio per una nuova storia. Vi lascio un pezzettino per incuriosirvi, ma se non conoscete il mondo di Hyperversum vi consiglio di iniziare dal primo libro, non ve ne pentirete.
Sulla gradinata coperta apparvero i servi che dovevano accogliere gli spettatori importanti e la damigella corse a dire qualcosa alla sua signora. Elodie de Ponthieu prese congedo dal suo innamorato, a malincuore. Si coprì di nuovo il viso con il velo e si allontanò, non senza essersi voltata per un ultimo gesto di saluto. Laurent de Bar rimase a guardarla sparire oltre la gradinata, con un sorriso felice, poi tornò in fretta tra i padiglioni.
«Gli conviene correre. È già in ritardo per aiutare mio padre ad armarsi» considerò Marc.
«Avrà messo in conto di prendersi una strigliata per la sua scappatella. Come te» lo punzecchiò Alex.
«Chi, Laurent? Impossibile. Mai disobbedito in vita sua. Di sicuro ha chiesto a mio padre il permesso di assentarsi.»
In effetti, ce l’ha la faccia di uno che non sgarra mai, ammise Alex tra sé.
Intanto la gente arrivava in massa verso la lizza, portando con sé i menestrelli, i giocolieri e gli ambulanti che offrivano le loro merci dalle ceste. I primi ospiti nobili cominciarono a prendere posto sulla gradinata, scortati dai servi. Nel campo di terra battuta della lizza i giudici e i valletti controllavano ancora una volta che il terreno fosse privo di buche. Tre servi si erano accostati allo scudo del Falco e armeggiavano sulla parete a cui era appeso.
All’improvviso, Marc emise un’esclamazione sommessa. I servi appendevano un nuovo scudo in mezzo agli altri: un blasone blu con i pesci e le croci d’oro, identico a quello del conte di Bar, ma attraversato in alto da una striscia dentellata di colore rosso.
«Il lambello» disse Marc e sulle sue labbra si disegnò un sorriso sincero. «Laurent è diventato cavaliere.»
«Il tuo amico non è più scudiero? Lo capisci da quel simbolo?» domandò Alex, incuriosita. Da qualche parte, forse al raduno fantasy, aveva sentito dire che i giovani cavalieri, eredi di casato, portavano sul blasone un simbolo particolare, che li distingueva dal padre o dal legittimo detentore del titolo nobiliare, fintanto che questi era ancora in vita.
«Mio padre deve avergli conferito l’investitura domenica» continuò Marc, troppo assorbito dalla vista di quel nuovo blasone per pensare alla curiosità di Alex. «Ecco perché Elodie gli ha dato il pegno. Oggi Laurent farà il suo primo torneo da cavaliere.» Guardava la parete degli scudi, struggendosi di desiderio, e Alex intuì il suo pensiero prima ancora che fosse pronunciato a voce.
«Darei qualsiasi cosa per vedere anche il mio falco con il lambello su quella parete.» Marc tacque a lungo, prima di aggiungere: «A volte penso che non lo vedrò mai».
«Perché dici così?» Alex era colpita dal tono triste e inusuale.
Marc si appoggiò con i gomiti alla staccionata. «Non sono come mio padre né come il mio tutore. Non sono il cavaliere che vorrebbero. Mi sforzo, ma presto o tardi finisco per fare qualcosa che disapprovano e li deludo in qualche modo. Anche ora: non dovrei essere qui, lo so, eppure ho trasgredito gli ordini e mi sembrava un’idea innocua quando mi è venuta. È per cose come queste che mio padre non mi riterrà mai degno di lui.»
«Cavolate» sbottò Alex. «Non puoi essere la fotocopia di tuo padre. Lui può dire quello che vuole.»
Marc la guardò perplesso.
«Tu sei tu, non puoi essere identico a lui» chiarì Alex, evitando altre parole troppo moderne. «Non può farti a sua immagine e somiglianza. Non avrai tutti i suoi pregi, ma nemmeno tutti i suoi difetti. Come può decidere se sei peggio o meglio di lui? Deve accettarti per quello che sei, punto e basta.»
«Che discorso profondo» commentò Marc, e non era sarcastico.
Alex si sentì a disagio sotto il suo sguardo, all’improvviso tanto serio. «Be’, se non ti ho convinto, possiamo tornare subito al monastero di cui mi parlavi. In fondo, tuo padre non ti ha ancora visto» borbottò.
«E perderci il torneo proprio adesso che sta per iniziare?» L’espressione di Marc impiegò meno di un secondo per illuminarsi con il consueto sorriso da impunito. «Stai scherzando?!»
Alex non rispose, ma sorrise e si riappoggiò alla staccionata.
Capitolo 10 – HYPERVERSUM NEXT di Cecilia Randall