Buongiorno!
Il libro di cui vi lascio un breve estratto oggi è ‘4321’ di Paul Auster. In teoria lo sto leggendo con un gruppo di lettura, ma non sto riuscendo a stare dietro alle scadenze. Spero di recuperare magari nelle prossime settimane, altrimenti andrò avanti a leggerlo per conto mio. Il libro è molto intrigante, ma non semplice da seguire.
Le eventuali informazioni che il giovane Ferguson riuscí ad apprendere sui nonni paterni provenivano quasi esclusivamente da sua madre, Rose, per molti anni la piú giovane delle tre cognate Ferguson di seconda generazione, che a loro volta le avevano ricevute in gran parte da Millie, la moglie di Lew, una donna che aveva il gusto del pettegolezzo e che era sposata con un uomo assai meno introverso e assai piú loquace di Stanley o Arnold. Quando Ferguson aveva diciott’anni, sua madre gli riferí una delle storie di Millie, presentandogliela come una semplice diceria, un’ipotesi non accertata che poteva essere attendibile – ma anche infondata. Stando a quanto Lew aveva raccontato a Millie, o a quanto Millie diceva che lui le avesse raccontato, c’era stato un quarto figlio, una bambina nata tre o quattro anni dopo Stanley, nel periodo in cui la famiglia si era stabilita a Duluth e Ike cercava lavoro come marinaio semplice sui Grandi Laghi, una serie di mesi in cui la famiglia aveva vissuto in estrema povertà, e siccome Ike non c’era quando Fanny diede alla luce la bambina, siccome il posto era il Minnesota ed era inverno, un inverno particolarmente gelido in un posto particolarmente freddo, e siccome la casa in cui abitavano era riscaldata solo da una stufa a legna, e siccome giravano cosí pochi soldi che Fanny e i ragazzi erano ridotti a vivere con un pasto al giorno, il pensiero di dover accudire un altro figlio l’aveva talmente riempita di terrore che aveva affogato la neonata nella vasca da bagno.
Stanley parlava poco dei genitori con suo figlio, ma non parlava tanto nemmeno di se stesso. Ferguson faticò a formarsi un’immagine chiara di suo padre da bambino, o da ragazzo, o a qualunque età, se non a partire da quando suo padre sposò Rose due mesi dopo aver compiuto trent’anni. Da alcuni commenti estemporanei che a volte salivano alla bocca del padre, Ferguson riuscí a dedurre quanto segue: che Stanley era stato spesso preso in giro e maltrattato dai fratelli maggiori, che essendo il minore dei tre e quindi quello che aveva trascorso la parte piú piccola della sua infanzia con il padre ancora in vita era quello piú attaccato a Fanny, che era stato un alunno diligente, che alle superiori giocava come estremo nella squadra di football e correva i quattrocento per la squadra di atletica, che il suo talento per l’elettronica lo aveva portato ad aprire un negozietto di radioriparazioni l’estate dopo aver preso il diploma nel 1932 (giusto un bugigattolo in Academy Street, Newark centro, diceva lui, sí e no un banchetto da lustrascarpe), che a undici anni era rimasto ferito all’occhio destro durante un assalto materno a colpi di scopa (che lo aveva parzialmente reso cieco e quindi inabile al servizio militare durante la seconda guerra mondiale), che detestava il diminutivo Sonny e lo abbandonò non appena lasciata la scuola, che adorava ballare e giocare a tennis, che non aveva mai detto una parola contro i fratelli, per quanto lo trattassero stupidamente o con disprezzo, che da bambino dopo la scuola consegnava i giornali a domicilio, che aveva preso in seria considerazione l’idea di studiare legge ma ci aveva rinunciato per mancanza di fondi, che a vent’anni aveva fama di sciupafemmine e usciva con un gran numero di giovani ebree senza la minima intenzione di sposarne una, che aveva fatto diverse puntatine a Cuba negli anni Trenta, quando L’Avana era la capitale del vizio dell’emisfero occidentale, che la sua piú grande ambizione era quella di diventare un magnate, un uomo ricco come Rockefeller.
Capitolo 1- 4321 di Paul Auster