Eccomi qui. Avrei dovuto fare il teaser la settimana scorsa ma ero al mare e preparare il post da telefono è sempre un’impresa, quindi ho passato il turno alla Mon. Nonostante si ancora in ferie, (ultimo giorno, sigh) ho trovato il modo per fare il mio post.
Al momento sto leggendo il libro che Anna e Mon mi hannno regalato lo scorso anno per il compleanno *scappa a nascondersi per il clamoroso ritardo*. Si tratta di ‘La ragazza che hai lasciato’ di Jojo Moyes e l’unico motivo per cui ho aspettato così tanto è che si tratta di un cartaceo piuttosto sostanzioso e quindi scomodo da avere sempre in borsetta. Adesso, con le vacanze, è giunto il suo turno. Sono a metà e mi sta piacendo molto. Vi farò sapere qualcosa alla fine.
Circondata dalla gente gioiosa che ballava, dalle risate e dal cielo azzurro e luminoso, cominciai a rilassarmi. Edouard mi parlò con estrema gentilezza: mi chiese della mia vita prima di trasferirmi a Parigi e dell’ambiente di lavoro, interrompendosi di tanto in tanto per mettere la sigaretta all’angolo della bocca e urlare “Bravi!” all’orchestrina, applaudendo con le sue mani grandi.
Conosceva quasi tutti. Persi il conto del numero di persone che si fermarono per salutare o per offrirgli da bere: artisti, negozianti, donne istruite. Mi sembrava di stare con un membro della famiglia reale. Peccato che li vedessi mentre mi guardavano di sottecchi, domandandosi cosa ci facesse un uomo che avrebbe potuto avere Mistinguett con una come me.
“Le mie colleghe sostengono che lei se la intende con le puttane di Pigalle.” Non potei fare a mano di dirglielo: ero curiosa.
“Confermo. E molte di loro sono un’ottima compagnia.”
“Le ritrae?”
“Quando possono concedermi un po’ del loro tempo.” Rispose con un cenno del capo a un uomo che l’aveva salutato sfiorandosi il cappello. “Sono delle ottime modelle. Di solito non sono per niente imbarazzate a mostrare il proprio corpo.”
“Al contrario di me.”
Notò che ero arrossita. Dopo una breve esitazione, posò la mano sopra la mia, come per scusarsi. Mi fece arrossire ancora di più. “Mademoiselle” disse dolcemente. “Quei ritratti rappresentano il mio fallimento, non il suo. Ho…” Modificò il suo approccio. “Lei ha altre qualità. Mi affascina. Sono poche le cose che la intimidiscono.”
“Sì” concordai. “Credo proprio di sì.”
Mangiammo pane, formaggio e olive, le migliori che avessi mai assaggiato. Lui bevve del pastis, scolando ogni bicchierino con rumoroso gusto. Il pomeriggio scorreva lentamente. Le risate si fecero più forti, i drink più frequenti. Mi concessi due piccoli bicchieri di vino e cominciai a divertirmi. Là, per strada, in quella giornata tiepida, non ero più la forestiera di provincia, la commessa del penultimo gradino della scala sociale. Ero solo una dei tanti festaioli che si godeva le celebrazioni della presa della Bastiglia.
E poi Edouard spinse avanti il tavolo e si alzò, mettendosi di fronte a me. “Balliamo?”
Non riuscii a trovare un motivo per dire di no. Presi la sua mano e mi lascia trascinare in quella marea di corpi. Non ballavo da quando avevo lasciato St Peronne. Ora sentivo la brezza che mi vorticava intorno alle orecchie, il peso della sua mano sulla schiena, i miei zoccoli insolitamente leggeri. Profumava di tabacco, di anice, e di qualcosa di virile che mi lasciò senza fiato.
Non so cosa mi spinse a farlo. Non avevo bevuto molto, perciò non potevo dare la colpa al vino, nè al fatto che lui fosse particolarmente attraente o che sentissi la mancanza di un uomo nella mia vita.
“Mi ritragga di nuovo” dissi.
Lui di fermò e mi fissò esterrefatto. Non potevo biasimarlo: ero io la prima ad essere confusa.
“mi ritragga di nuovo. Oggi. Adesso.”
Edouard non disse nulla. Tornò al tavolo, prese il tabacco e sgusciammo tra la folla, L’una dietro l’altro, lungo le strade brulicanti, fino al suo studio.Capitolo 4 – LA RAGAZZA CHE HAI LASCIATO di Jojo Moyes