Buongiorno lettori. Nuova settimana e noi iniziamo con una nuova recensione. Una super anteprima che troverete in libreria da domani, 12 febbraio. Si tratta di Non era vero, il nuovo romanzo di Clare Mackintosh.
Vi dico subito che non sono rimasta soddisfattissima di questo libro. Avevo letto, lo scorso anno, So tutto di te di questa autrice e posso dire che sia stato uno dei più bei libri del 2018. Le aspettative erano quindi altissime, ma purtroppo non sono state pienamente soddisfatte. Intendiamoci, Non era vero è una bella lettura non appena si supera un inizio lento e un filo confusionario, ma mi aspettavo qualcosa di diverso.
Non era vero è un thriller in cui qualsiasi convinzione vi facciate nel corso della lettura viene puntualmente smontata e vi porta a dire…beh, in effetti si poteva anche capire. Eppure non l’avete capito. In questo senso la Mackintosh si conferma eccezionale. La sua scrittura è piacevole e ricca di dettagli che portano il lettore ad essere convinto di aver capito tutto per poi ribaltare la situazione con semplicità, senza che i fatti appaiano forzati.
In Non era vero troviamo un utilizzo ben fatto del doppio POV, una struttura che ci permette di conoscere, come era stato anche in So tutto di te, sia la storia della protagonista principale/causa scatenante degli avvenimenti, sia quella del detective coinvolto. Anche qui, oltre ai due POV principali, troviamo dei capitoli in prima persona raccontati dal colpevole, capitoli che sembrano quasi impersonali, che aumentano la confusione del lettore e che lo spingono inevitabilmente a cercare una conclusione dopo l’altra.
Anna Johnson ha 26 anni e una figlia di pochi mesi avuta da Mark. Lui è stato il suo primo terapeuta, conosciuto circa un anno prima. Anna ha perso entrambi i genitori a distanza di pochi mesi e la polizia ha archiviato entrambi i casi come suicidi. Un anno esatto dopo la scomparsa della madre, Anna riceve un biglietto che la fa dubitare di ciò che ha sempre creduto. E se non si fossero veramente suicidati?
È qui che entra in gioco il protagonista del secondo POV: Murray Mackenzie. Murray è un detective in pensione, innamorato del suo lavoro, passa le sue giornate al banco dell’accettazione della stazione di polizia come civile. La sua nostalgia per le indagini lo porta a prendere Anna sul serio e ad impegnarsi per scoprire qualcosa di più sul caso per passarlo poi, in un secondo momento, alla squadra ufficiale.
Ho apprezzato come l’autrice abbia inserito in maniera forte la storia personale di Murray, il suo matrimonio con Sarah, una donna che soffre di disturbo borderline di personalità e che lui ama profondamente. I problemi con la moglie, il suo sconforto nel sentirsi inutile e nel non essere in grado di farla stare meglio lo portano ad attaccarsi al lavoro, a cercare di rendersi utile lì. Mi è piaciuto molto il modo in cui l’autrice ha analizzato i sentimenti di questo protagonista.
Non era vero è un thriller che, passati i primi capitoli di lenta confusione, si fa leggere velocemente. La seconda metà l’ho divorata ed ho apprezzato la capacità della Mackintosh di intrecciare storie e dettagli senza lasciare nulla al caso e attribuendo un senso anche alle cose che sembrano non avere importanza. Non posso dire che non mi sia piaciuto e mi sento di consigliarvelo se avete voglia di una storia particolare e ben costruita. Semplicemente, se come me avete amato So tutto di te, potreste trovarvi davanti un libro diverso da come ve lo aspettate.