reading challenge 2015

Recensione: Il circo della notte di Erin Morgenstern

Eccoci qui finalmente con la recensione di questo capolavoro. In realtà è un po’ che è lì scritta che aspetta, ma non ero ancora convinta e in calendario dei post di aprile era abbastanza pienotto. Ma è giunto il suo momento. Spero che lo abbiate adorato o lo adoriate tanto quanto me.
il circo della notte
Titolo: Il circo della notte
Titolo originale: The Night Circus
Autore: Erin Morgenstern
Editore: Rizzoli
Disponibile in italiano:
Goodreads

Appare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l’insegna in bianco e nero che dice: “Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all’aurora”. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l’umana fantasia dispiega l’infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l’uno dall’altra: l’amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

 

Dubito che sarò in grado di scrivere qualcosa che renda onore alla bellezza e alla magia di questo libro. Nel momento in cui ho girato l’ultima pagina, tra una lacrima e un sorriso, ho deciso che avrei subito cominciato a consigliarlo al mondo intero. Direi che è ufficialmente entrato a far parte dei miei libri preferiti.
Sono dell’idea che si possa riassumere tutto il libro dicendo che è il racconto di un sogno. Un sogno non sempre felice, anzi, ma da cui non vorresti mai svegliarti. Che vorresti ricominciare da capo appena finito, o raccontarlo a tutti.

Il circo arriva inaspettato.
Nessun annuncio lo precede, niente volantini né affissioni o cartelloni, nessuna menzione sui giornali. Spunta così, semplicemente, dove ieri non c’era.
I tendoni svettano a strisce bianche e nere, niente oro né cremisi. Nessun colore, eccetto quello degli alberi e dell’erba dei campi intorno. Strisce bianche e nere contro il cielo grigio. Innumerevoli tende di varie forme e dimensioni incastonate in un mondo incolore e circondate da una recinzione di ferro battuto. Perfino i lembi di terra visibili tra i tendoni sono in bianco e nero, di polvere o pittura, o altre astuzie da circo.
Ma non è aperto al pubblico. Non ancora. Bastano poche ore perché si sparga la voce. Nel pomeriggio la notizia ha già fatto il giro delle città vicine. Il passaparola è più efficace della parola fatta di inchiostro, o dei punti esclamativi su manifesti e locandine. È una notizia insolita e d’effetto, la brusca apparizione di un circo misterioso. La gente resta di stucco alla vista dei tendoni più alti. Osserva rapita l’orologio appena al di là dell’inferriata, che nessuno sa descrivere con precisione. Sull’insegna nera e bianca appesa all’entrata si legge:

Apre al Crepuscolo
Chiude all’Aurora

La narrazione scorre su più piani temporali, spesso incrociati tra loro senza un filo logico troppo evidente. In più ci sono dei capitoli ‘senza tempo’ che descrivono le varie parti del circo. Sono forse quelle le più magiche, quelle che lasciano più spazio all’immaginazione. In quei capitoli mi sono ritrovata a chiudere gli occhi e provare ad immaginare di essere lì, in questo o in quel tendone, circondata dalla magia che permea tutto ‘le Cirque des Reves’, il Circo dei Sogni.
D’altronde, chi non desidererebbe visitare il Dedalo della Nube, un tendone pieno di nuvole eteree e luminescenti sulle quali tuffarsi, o avere un Albero dei Desideri, per alimentare il proprio desiderio con la forza di quelli degli altri. E il Giardino di Ghiaccio, pieno allo stesso tempo di amore e tristezza. In ogni sua descrizione, in ogni suo aspetto, il circo sembra davvero un grande sogno, pieno di profumi e gioia. L’unica cosa che manca sono i colori, qui è tutto bianco, nero e grigio. Tranne i tocchi di rosso portati dai reveurs, i sognatori, i veri amanti del circo.

In tutta questa bellezza, il circo nasconde però un grande segreto. Qualcosa che lo tiene in piedi e gli permette di sopravvivere, ma che allo stesso tempo lo mette sempre più in pericolo, minacciando tutti coloro che vi lavorano e che, in qualsiasi modo, vi sono legati.

Nessun personaggio viene descritto completamente, di tutti conosciamo qualche particolare che ci rimane impresso. Su ognuno, comunque, rimane un’aura di mistero. Vediamo i personaggi come attraverso un vetro appannato, o come se li avessimo incontrati in sogno e, al risveglio, non ci rimanessero che ricordi frammentati e confusi. Di qualcuno ci vengono descritti gli abiti, di altri il comportamento, o il carattere o qualche caratteristica fisica, ma nessuno viene descritto con precisione. Anche questo particolare contribuisce a dare un’aura magica al libro e a tutto il racconto.

E poi, vogliamo parlare dell’immensa bellezza della storia d’amore racchiusa nel libro e nel circo? Una di quelle storie che fanno venire i lucciconi, di quelle che non dovrebbero esistere e per questo sono ancora più forti e continuano a crescere. Come se per i protagonisti non esistesse null’altro, quando invece dovrebbero prendere le distanze, perché sanno che non potrebbero, che si faranno del male.

Non è mai semplice. L’altra persona diventa lo specchio della tua vita, la definizione di te stesso. Si fa necessaria come l’aria. Poi si aspettano che il vincitore riesca ad andare avanti facendone a meno.

Perchè Marco e Celia sono addestrati per una sfida che dovrebbe dimostrare l’inferiorità di uno dei due in maniera definitiva. E invece si innamorano, come se fossero gli unici al mondo ed è la forza del loro amore che mette in serio pericolo il difficile equilibrio del circo.

Ho pianto per loro? Sì, perché sono una parte bellissima di questo sogno, la punta di romanticismo che era necessaria per far fare le scintille a questo libro.

E poi ci sono i gemelli che, sinceramente, ho adorato. Loro che nascono insieme al circo e crescono conoscendo praticamente solo quello. Non si capisce, in realtà, se siano più loro a influenzare il circo o il circo a influenzare loro.

E Bailey, che vediamo crescere nel corso del libro, così come cresce il suo amore per il circo e per la magia che questo è in grado di trasmettergli.

Ma in generale tutti i personaggi hanno un ruolo fondamentale, anche chi sembra meno importante si scopre avere un ruolo che è invece necessario per il presente o il futuro del circo.

Non meno importante è il fatto che quando dico che questo libro mi ha presa ed emozionata come pochi riescono a fare, non parlo solo della storia in sè, ma anche del modo in cui è scritto. È magico anche quello. E se la traduzione è così – e di solito ci perde – posso solo immaginare la magia dell’originale.

Si domanda se il poema del circo potrebbe mai essere imbottigliato. Beve un sorso, posa il bicchiere. Si appoggia allo schienale della sedia e ricambia con fermezza lo sguardo dell’uomo in grigio. Prendendo tempo come se disponesse di tutto il tempo del mondo e dell’universo dal giorno in cui le favole significavano più di oggi, ma forse meno di quanto significheranno in futuro, fa un lungo respiro, e sciogliendo il nodo di parole che ha nel cuore le lascia scivolare giù dalle labbra senza sforzo. “Il circo arriva inaspettato.”

rating 5

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Recensione: Con un poco di zucchero di Chiara Parenti

Ed eccoci qui, all’ultima delle tre recensioni che abbiamo pensato per i festeggiamenti. Manca solo una settimana alla sorpresa, non siete curiosi?
Vi ricordo inoltre che avete ancora due settimane per partecipare al giveaway e che le entries relative alle condivisioni le potete raccogliere anche più di una volta.

Detto questo, buttiamoci nella recensione. Il libro di oggi è ‘Con un poco di zucchero’ di Chiara Parenti.

con un poco di zucchero
Titolo: Con un poco di zucchero
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
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A trent’anni suonati Matteo Gallo, aspirante scrittore senza soldi e senza speranze, è costretto a vivere con la sorella Beatrice e “loro”, Rachele e Gabriele, i due scatenatissimi nipotini. Nessuna delle tate finora ingaggiate è riuscita a domarli. Ma ecco che, come per magia, un pomeriggio di fine settembre, un forte vento che spazza le nubi dal cielo porta tata Katie.
Beatrice e i suoi bambini restano subito incantati da questa ragazza inglese un po’ stravagante e scombinata, che fa yoga, mangia verdure, va pazza per i dolci… e che con le sue storie fantastiche e i suoi giochi incredibili è in grado di cancellare l’amaro della vita. Matteo invece cercherà (o crederà) di sottrarsi al suo influsso: ma sarà tutto inutile, perché Katie compirà su di lui la magia più grande. Quella dell’amore.
Dall’autrice del romanzo rivelazione dell’estate 2014 “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” una nuova, divertente e supercalifragilistichespiralidosa storia d’amore, che fa rivivere il mito di Mary Poppins.

Altro libriccino da leggere per tirarci su il morale in quella mezza giornata di sconforto che sono sicura capiti a tutte. Perché è certo che almeno un sorriso ve lo strapperà: vi dirò la verità, io ho riso parecchio.

Quando leggiamo il titolo, la prima cosa che ci viene in mente è Mary Poppins e, in realtà, tutta la storia ruota intorno a questa figura. Katie Baker arriva con il vento, con un ombrello che continua a volarle via dalle mani e con una borsa a forma di papera.
Devo ammettere che Katie non è, per me, una persona facile da capire e a cui relazionarsi. Sono una persona piuttosto scontrosa e pessimista e personaggi come lei, allegri, solari e sempre felici, mi fanno venire il nervoso, perché io non riesco ad essere così. Io sono un po’ come Matteo, l’altro protagonista, all’inizio del libro. Matteo vive con la sorella Beatrice e i nipotini, da lui soprannominati “Gli hobbit”. Non sa esattamente cosa fare della sua vita dopo essere stato sfrattato dal suo appartamento e avendo un blocco dello scrittore che sembra non avere fine. È pessimista, cinico e sarcastico, un amore insomma. Il suo sogno è riuscire a terminare il romanzo che sta scrivendo per poi raggiungere il suo amico Simone a Londra che, a giudicare dalle chiamate tra i due, se la sta spassando alla grande. Tutta la sua energia viene spesa per tentare, ovviamente inutilmente, di raggiungere questo obiettivo.

Alzo le mani, disarmato. «Oh, certo!» sbuffo risentito. «Se per eccentrica intendi passivo-aggressiva come il Krakatoa in eruzione, allora sì, è solo un po’ eccentrica!»

Come si diceva, Tata Katie è l’esatto opposto di Matteo.
Vive su una nuvoletta, in una bolla di serenità e gioia insieme ai suoi cincillà. Ha un grande amore per la vita ed è convinta che praticamente nulla possa andare storto se ci si mette buona volontà e tanta gioia nel farlo. Con il suo sorriso e la sua positività, conquista da subito Rachele e Gabriele, i due terremoti. Anche Bea viene attratta da subito da questo ‘raggio di sole’ che arriva nella sua vita portando la serenità che aveva perso da quando il marito se ne era andato.
Insomma, Katie riesce a farsi amare da tutti e tenta in tutti i modi di infondere la sua positività anche allo scontrosissimo Matteo.

Gli hobbit sono meravigliosi. Dolcissimi e pieni di fantasia, assecondano Katie in ogni sua idea e partecipano ad ogni avventura o gioco con entusiasmo e gioia. Beatrice, anche se sviluppata poco e meno presente di tutti gli altri, impara tante cose dalla tata e riesce a trovare la strada per essere felice. Ci sono molti personaggi secondari, come Irina, la tata che ha preceduto Katie, andata a lavorare per il vicino di casa, oppure Tobia Adorato, nominato così tante volte e causa di parecchi equivoci. Sono personaggi poco sviluppati, un po’ come era successo negli altri due libri che abbiamo recensito, ma ognuno di loro ha caratteristiche e personalità ben distinguibili che li rendono interessanti.

La prendo, la sollevo da terra stringendola forte e lei mi abbraccia stretta. Quando ci baciamo, è davvero una magia.
E poi si alza il vento.

Tata Katie, insomma, fa parecchie magie e sconvolge la vita di chiunque la incontri. Matteo impara che c’è qualcosa di più importante dell’avere successo e tante modelle intorno, che a volte, per ottenere la felicità, bisogna lottare per la persona che si ama (e indossare tutine colorate aderenti) e che forse basta veramente solo un po’ di zucchero per rendere tutto più semplice.

rating 3.5

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Recensione: L’importanza di chiamarsi Cristian Grei di Chiara Parenti

Eccoci al secondo appuntamento con i libri di Chiara Parenti. State participando al giveaway? Avete ancora un paio di settimane per condividerlo e tentare di vincere uno di questi meravigliosi libri.
Quello che vi presento oggi è l’ultimo libro scritto da Chiara e giuro, ho riso per metà del tempo.

l'importanza di chiamarsi cristian grei
Titolo: L’importanza di chiamarsi Cristian Grei
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
Goodreads

L’amore è un gioco. Ti va di giocare con me?

Cristian Grei ha trentadue anni e una sola, acerrima nemica: E.L. James, che con le sue “50 Sfumature” gli ha rovinato la vita. Tutte le donne, infatti, appena sentono il suo nome, vedono in lui un dominatore in 3D e l’incarnazione delle più proibite fantasie erotiche. Ma se vivi a Prato, fai il becchino nell’agenzia di onoranze funebri di famiglia e sei ipocondriaco, avere il nome “uguale” a quello del più grande amatore di tutti i tempi, che si sposta in elicottero ed è a capo di un’azienda leader mondiale,può creare una costante e fastidiosissima ansia da prestazione.

Solo Antonella, l’amica di sempre, è in grado di divertirsi giocando con lui e tenere a bada le sue mille ansie, ma soprattutto è disposta ad amarlo per quello che è realmente.

Cristian Grei riuscirà finalmente a capire che è lei la donna giusta? E soprattutto sarà “pronto a riceverla”?

 

Avete presente “50 Sfumature di Grigio”? Che vi sia piaciuto o meno, se avete un minimo di senso dell’umorismo non potrete non apprezzare questo libro.
Il nostro protagonista è semplicemente adorabile e assurdo. Le sue avventure, o meglio, disavventure, con le donne sono esilaranti e Chiara è riuscita a rendere benissimo il terrore che Cristian (mi raccomando, senza l’”H”) prova per coloro che hanno letto il libro di E. L. James. Qualunque ragazzo si sentirebbe fortunato a essere rincorso da branchi di ragazze in cerca del nuovo dominatore, ma il povero Cristian va in ansia da prestazione e, alla fine, dopo vari appuntamenti rovinati, ha deciso che la tattica migliore è la fuga. Lavora nell’azienda di famiglia come becchino, ma non è soddisfatto. Ha una passione per la medicina e nel tempo libero sviluppa videogiochi.

L’altra protagonista è Antonella, migliore amica di Cristian, medico, alta più o meno un metro e una mela e da anni perdutamente innamorata di lui. Ho adorato Antonella dalle prime pagine, perché è simpatica, sarcastica e il suo rapporto con Cristian è invidiabile. I due insieme scherzano, ridono, si prendono in giro, si cercano in ogni momento e, se non avessero introdotto la parte romantica, sarebbero stati la definizione perfetta di “migliori amici”. Essendo io una delle poche (tra quelli che conosco) persone a credere nell’amicizia tra un uomo e una donna, mi sarei accontentata di vederli rimanere amici ma, leggendo questa storia, non si può fare altro che desiderarli insieme.

Le ragazze che ci vengono presentate come possibili interessi amorosi per Cristian, infatti, sono delle specie di demoni in gonnella. Scapperei anche io le incontrassi per strada. Nel momento in cui ci viene rivelato che Antonella è innamorata da anni del suo amico, si inizia a tifare per loro e a sbattere la testa contro il muro quando uno dei due, arrivato ad un passo dal confessare i proprio sentimenti all’altro, si tira indietro.

Si china su di me e mi abbraccia da dietro. Mi stringe la vita in un modo così dolce, così affettuoso, che io mi sciolgo in una cascata di emozione pura. “Però non mi fa più male il cuore, da quando ci sei tu” mi sussurra nell’orecchio, poi mi dà un piccolo bacio sulla guancia che mi fa perdere il controllo.

Il libro è breve e la storia semplice, ma risulta impossibile staccare gli occhi dalla pagine perché si vuole assolutamente scoprire come si svilupperà. Antonella dovrà fare una scelta importante e tremendamente difficile che cambierebbe la sua vita e quella di Cristian per sempre. È una storia d’amore basata su equivoci e coincidenze, dal nome di Cristian, a quello che ha portato i due ad essere amici, alle varie situazioni in cui sono coinvolti.
È un libro che ti fa pensare alle conseguenze di alcune semplici azioni o parole, ai danni che un equivoco può creare e ti fa capire che, a volte, correre dei rischi fa bene, perché potrebbero portare qualcosa di buono.

Se volete una storia leggera, ma divertente, correte a procurarvelo o partecipate al Giveaway per la possibilità di vincere uno dei libri di Chiara e ricordate: “Mr Grei è pronto a ricevervi”.

rating 4

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Recensione: Tutta colpa del mare di Chiara Parenti

Hola!
Prima di lasciarvi la recensione di oggi, riempio un po’ la pagina raccontandovi cosa ci siamo inventate per festeggiare il sesto mese del nostro piccolo blog – così nel frattempo si riempie un po’ la pagina e mi passa il panico.
Sono stati sei mesi bellissimi, pieni di impegni tra i quali siamo – più o meno – riuscite a incastrare post, collaborazioni e challenges.

Quindi una piccola ‘festa’ ci sembra d’obbligo. In un periodo pieno di studio e di provette, in cui io e la Mon riusciamo leggere fino a un certo punto, i libri più leggeri e divertenti hanno la meglio. Per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro sesto mese a un’autrice italiana i cui libri, fino all’altro ieri, si trovavano nelle nostre TBR.

Stiamo parlando di Chiara Parenti, che tra il resto si è resa disponibilissima di fronte al nostro titubante approccio via mail. Grazie alla sua pazienza il 23 aprile – giorno del complimese – ci sarà una sorpresa proprio qui sul blog.

Ma, prima del 23, ci sono altri tre giovedì – compreso oggi – in cui posteremo le recensioni dei suoi tre libri della collana YouFeel.

Non ho ancora finito. Già, c’è un’altra sorpresa. Un giveaway: il nostro primo giveaway.
Abbiamo deciso di mettere in palio un e-book di Chiara Parenti a scelta del vincitore e una giftcard Amazon da 5€. Dopo un po’ di giri su internet, tra il resto, siamo anche riuscite a scoprire che possiamo inserire anche noi i form Rafflecopter. Il giveaway apre oggi e terminerà una settimana dopo il CompliMese, ovvero il 30 aprile.

Credo di avervi detto tutto, quindi torniamo a noi e alla recensione di oggi. “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” è il primo libro scritto da Chiara Parenti. Era un po’ che ne sentivo parlare e lo avevo infilato nella TBR. Settimana scorsa, vuoi la stanchezza e l’ansia pre-esami, vuoi la geniale – pffff – idea per festeggiare questi sei mesi, l’ho preso in mano. L’ho letteralmente divorato in una serata; lo so, avrei dovuto dormire, altrimenti poi divento nervosa, ma ne è valsa la pena.

 

tutta colpa del mare
Titolo: Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
Goodreads

Il mare, il ritorno del primo amore e troppi mojito: gli ingredienti perfetti per sconvolgerti la vita.

Mood: Ironico

Lettura consigliata agli astemi – perché cambino idea! La vita di Maia Marini procede a vele spiegate verso la felicità: un fidanzato appartenente a una prestigiosa famiglia, un lavoro presso una delle più rinomate agenzie di comunicazione di Milano, tre amiche splendide con cui trascorrere il weekend per festeggiare l’addio al nubilato di Diana, la futura cognata! Peccato che la meta prescelta sia la Versilia, dove Maia ha passato le vacanze fino all’estate dei 16 anni. Ritornare nei luoghi in cui ha lasciato il cuore e rivedere Marco, il primo amore, la manda in tilt. Così decide che qualche mojito non potrà farle male… e anzi l’aiuterà. Il mattino dopo, però, Maia non ricorda niente. Non ha idea di cosa abbia combinato durante quel folle venerdì notte. In compenso, però, lo sanno i suoi 768 amici di Facebook. Cercando di ricucire una situazione compromettente e compromessa in ogni settore della sua vita, Maia si troverà a porsi una domanda fondamentale: e se invece che la fine di tutto, fosse solo un nuovo inizio? Perché se è vero che l’alcol fa fare pazzie, è altrettanto vero che a volte aiuta a fare la cosa giusta!

 

Le prime pagine mi hanno fatto venire un po’ d’ansia, in quanto ci si ritrova subito catapultati in mezzo alla storia e la prima impressione è la stessa di quando si è ad una festa in cui tutti si conoscono, tranne te. Ma sono tutti molto “amichevoli”, quindi ci si trova molto presto a proprio agio. Le particolarità dei vari personaggi, ciò che li caratterizzerà durante la storia, vengono definite da subito. Per tornare alla metafora della festa, avete presente quando stringete la mano a diverse persone di fila? Farete sicuramente fatica a ricordare i nomi, ma qualcosa di ognuno vi resterà impresso.

Tancredi De Bernardinis è il nome del mio capo, anche se ai più è noto come “Ciccio Cianuro”. Sono centodieci chili di malvagità concentrati in un metro e settanta centimetri di prepotenza.

La trama in sé non ha grandi pretese, ma scorre leggera e lineare per quelle 130 pagine che, arrivati in fondo, vi sembreranno sicuramente troppo poche. In quasi ogni pagina mi sono ritrovata il sorriso sulle labbra e alla fine è quasi arrivata anche la lacrimuccia – ma io non faccio testo, sono un caso umano -.
Resta comunque il fatto che è impossibile non innamorarsi di Maia e Marco. La loro è una storia d’amore in un certo senso scontata, ma non per questo meno bella, romantica e densa di emozioni. È Maia stessa a raccontarla, alternando immagini passate e presenti. Nelle prime troviamo una Maia giovane, piena di voglia di vivere e di scoprire il mondo e sè stessa. Nel presente conosciamo una protagonista completamente diversa, che si costringe ad accettare quella vita che era convinta di volere e che si autoconvince di continuo di essere felice. Una ragazza che rinnega silenziosamente ogni giorno il suo amore per il mare, per le uova fritte e per il ping pong. La Maia – presente non ha più nulla di quello che era una volta, non è più ‘Apetta’ e si nasconde dietro al lavoro che le occupa ogni momento della giornata.

Marco, invece, è rimasto lo stesso sognatore di quando aveva 17 anni. Sembra quasi che non sia cresciuto, che non abbia ambizioni per il futuro. In quindici anni, non è cambiato per niente, rimanendo sempre gentile e disposto a qualunque cosa per aiutare un amico. È ironico, divertente ed estremamente dolce e, soprattutto, follemente innamorato di Maia.
È lui ad avere successo dove tutte le amiche della ragazza avevano fallito: farle capire che quella che sta vivendo non è vita e che, a volte, quello che hai desiderato per anni può non renderti felice come avresti pensato.

Il resto dei personaggi è meno descritto e sicuramente meno sviluppato, ma comunque ben distinti. Ho adorato la Madre, futura suocera di Maia, che più o meno è la reincarnazione di Hitler vestita di verde acido. Non risulta più simpatico il fidanzato della ragazza, Lapo (no, spiegatemi che nome è, vi prego), che vive per compiacere sua madre. Tutto è fatto in funzione della Madre, quindi Maia si ritrova a doversi nutrire solo di riso e suoi derivati – rigorosamente provenienti dalla fabbrica di famiglia – e a lavorare per un uomo che non sopporta solo perché amico della Madre.

Con Lapo non usiamo certo tutta questa attrezzatura quando facciamo sesso. Anzi, non usiamo alcun tipo di attrezzatura. O meglio non facciamo sesso. No, scherzo, quello lo facciamo. Gli ho anche dato un nomignolo per i momenti di intimità: The Flash. Ma questo lo so solo io.

Libri come questo, per quanto semplici, elevano le aspettative di una ragazza alle stelle per cui, ogni possibile candidato come moroso, si ritroverà a dover competere con ragazzi di carta, come Marco. È il dilemma di chi legge romance: si tenderà sempre a paragonare i ragazzi di carne con quelli di carta. Però, alla fine, chi non desidererebbe un Marco tutto per sè? Un ragazzo che nelle conchiglie sente la voce del mare, che crede nel lieto fine e che, per questo, dopo anni attende ancora la sua principessa di cui è follemente innamorato?

rating 4

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