Buongiorno 🙂
Oggi vi voglio incuriosire con un libro uscito qualche giorno fa che sembra davvero carino. Qualcuno l’ha già letto? Lo leggerete?

sfiorami adesso cover
Titolo: Sfiorami adesso
Autore: Camilla D’Amore
Data di pubblicazione: 25 luglio 2017
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Elise Evans combatte la solitudine curando il proprio giardino e lavorando nella libreria della cittadina inglese in cui vive. Tutto cambia quando il suo cammino incrocia quello di Sefron Wyler, il suo schivo e taciturno, nuovo vicino.
Sin dal loro primo sguardo tra i due scocca una scintilla ma sarà il ritrovamento di un vecchio diario a unirli: assieme seguiranno le tracce di un amore bellissimo, segnato da un infausto destino, sbocciato cinquant’anni prima all’ombra degli stessi giardini che divide le loro case.
La storia degli innamorati sfortunati sembra destinata a ripetersi.
Nonostante il sentimento che sta fiorendo in Elise e Sefron, su di loro aleggia lo spettro di un segreto. Lui, infatti, custodisce un tormento nel cuore. Qualcosa che ha interrotto la sua carriera di violinista e ha messo in pausa la sua vita.
Nonostante ciò, Sefron ed Elise si scoprono irresistibilmente avvinti da un amore inaspettato. Ma quando il passato tornerà, Sefron sarà costretto a compiere un’ardua scelta.

 

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Estratto

L’unico suono nella stanza era il fruscio della matita sulla carta.
La grafite rincorreva una linea, sfaldandosi per strada.
Poi incontrò il bordo della finestra.
E si fermò.
Elise sollevò il foglio dal vetro e lo tenne in alto, briciole di sole che tramontava diffondevano un chiarore soffuso nella stanza.
Mentre osservava l’ultimo pezzo della sua collezione, però, colse un movimento nella finestra della casa di fronte. C’era una figura dietro il vetro, si vedeva un profilo, si scorgeva appena.
Appoggiò foglio e matita sulla scrivania ma quando si avvicinò per guardare meglio, i suoi occhi le restituirono solo un’assente oscurità.
Aggrottò la fronte, la sera calava velocemente così andò ad accendere l’abat-jour sul comodino. Sprigionò ombre colorate ma nessuna di esse riuscì a scalfire il buio in cui era la casa accanto.
Doveva essersi sbagliata. Chiaramente, non c’era nessuno.
Spense la lampada e uscì sul pianerottolo, chiudendo accuratamente la porta.

Dalla radio sopra il frigorifero provenivano le note di una canzone americana.
Elise immerse tre biscotti al cioccolato nella tazza piena di latte, spingendoli giù con la punta del cucchiaio e li guardò riempirsi di crepe, sfaldarsi in tanti morbidi pezzettini. Ne prese qualcuno, odiava quando diventavano troppo molli.
«Tesoro? Altro caffè?» cinguettò sua madre, la caffettiera a pois in una mano e un cornetto nell’altra. Mangiava sempre in piedi. Elise controllò che avesse legato i capelli col foulard: quando non lo faceva c’era burrasca in arrivo.
Bene: la fascia colorata le avvolgeva il capo come un cerchietto.
Suo padre che leggeva una rivista sul fai da te, annuì e sollevò la propria tazza. Il caffè la riempì fino alla linea blu. Quella striscia era una specie di barometro.
Poi guardò sua nonna, l’ultimo membro della famiglia. Lei invece si affidava alle stelle.
Era seduta sul divano, la tappezzeria a fiori piena di pieghe sotto le gambe accavallate, fasciate dai jeans. Sfiorava le carte astrali che teneva sul tavolo di fronte a lei mentre le consultava. Elise non ci aveva mai capito un’acca di quella roba ma lei sembrava ricavarci insegnamenti di vita quotidiana. L’astrologia era il suo mantra.
«Oggi posso permettermi di osare» annunciò, alzandosi e aprendo la biscottiera sul ripiano accanto al lavandino. Lì c’erano i pezzi da novanta, gli Oreo. Ne afferrò una mezza dozzina.
«Flora! Sapete che vi faranno salire la glicemia, non dovreste esagerare!» esclamò sua madre.
«Mercurio in transito la pensa diversamente».
Suo padre, abituato a quelle scene, non batté ciglio. Elise sorrise e prima che potesse impedirlo, dalle labbra prese vita la domanda che aveva continuato a ronzarle in testa per tutta la notte. Le era sembrato di sentirla mentre dormiva, come un formicolio sottopelle.
«Si è trasferito qualcuno nella casa accanto?»
Un certo silenzio accolse quell’uscita.
La nonna la guardò, stupita.
«Lo saprei se fosse così».
Lo disse come se dovesse inculcare in testa un concetto semplice ad una ritardata.
«Mi è parso di vedere qualcuno dalla finestra della mia stanza, ieri sera» continuò Elise.
Sua madre, finalmente seduta, diede un morso al cornetto.
«Non saprei, tesoro».
Non sapeva mai niente. Viveva nel suo mondo e basta.
«Papà?»
Suo padre abbassò l’orlo della rivista e la guardò attraverso gli occhiali da lettura.
«Non ho visto nessuno nell’ultima settimana».
Lui quantificava il tempo diversamente. Usciva di casa solo il sabato e la domenica, quando doveva lavorare ai suoi mobili. Gli altri giorni lo faceva più di rado, solo se doveva usare materiali nocivi. Il resto del tempo, restaurava quelli e anche se stesso.
Elise bevve ciò che restava del latte e scese dallo sgabello, posando tazza e cucchiaio nel lavandino. Diede un bacio alla nonna, che aveva ricominciato a dividere Oreo.
«Sole o pioggia?»
Lei si leccò il pollice. Essere consultata le piaceva.
«Oggi sarà una giornata incerta, tesoro».
«Allora mi porterò un ombrello» concluse, sistemando la lunga treccia sulla camicetta a righe. Mentre andava in corridoio e infilava il cappotto rosso, si guardò allo specchio: aveva un po’ esagerato con il mascara.
«Vado al lavoro!» annunciò.
Il solito silenzio distratto la salutò, come sempre. Ma lei non se la prendeva più. In quella casa ognuno viveva nel suo mondo. Da un po’ ci stava provando anche lei.
Uscì e si mise in cammino.
La cittadina di Mills era una delle più pittoresche dell’Inghilterra del sud.
Elise la amava. Le piaceva tutto l’anno, soprattutto in autunno, quando avvertiva i tappeti di foglie scricchiolare sotto gli stivali, il profumo delle caldarroste invadeva le strade e l’acqua profumava in maniera diversa. Mills si tingeva come un acquerello e mostrava scorci da cartolina.
Viali di alberi pieni di rosso, giallo e terra: sembravano pennellate. Il freddo le coloriva le guance e poteva inaugurare sciarpe e cappotti particolari.
Quando piovigginava, cominciavano a spuntare gli ombrelli, i suoi preferiti erano quelli a spicchi arcobaleno o con le stampe di dipinti famosi. L’autunno era la stagione perfetta per leggere sotto l’ippocastano in giardino, una tazza di tè accanto e una sdraio. Non la tirava fuori nemmeno d’estate. Sua madre diceva che aveva le idee confuse. Non che nella sua famiglia qualcuno le avesse chiare.

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