Buongiorno lettori!
Al momento sono in ferie e a godermi una sciata, la prima della stagione, ma non potevo non lasciarvi il Teaser Tuesday. Parliamo di un libro che mi hanno regalato circa quattro anni fa e che non avevo ancora preso in mano. Onestamente non mi ispirava. Alcuni post su instagram di una ragazza che seguo e la curiosità si è accesa. Eccomi quindi qui ad iniziare Dio di illusioni.

teaser tuesday

La neve sulle montagne si stava sciogliendo e Bunny era già morto da molte settimane prima che arrivassimo a comprendere la gravità della nostra situazione. Era già morto da dieci giorni quando lo trovarono, sapete. Fu la più grande battuta della storia del Vermont-polizia dello Stato, FBI, persino un elicottero dell’esercito; il college chiuse, la fabbrica di colori a Hampden serrò i battenti, la gente veniva dal New Hampshire, dal nord dello Stato di New York, addirittura da Boston.
È difficile credere che il semplice piano di Henry potesse aver funzionato tanto bene, nonostante tali eventi imprevisti. Non avevamo l’intenzione di nascondere il corpo dove non potesse essere trovato: invero non l’avevamo nascosto per nulla, bensì semplicemente lasciato dov’era precipitato, nella speranza che qualche sfortunato viandante vi incespicasse, prima che si accorgessero della sua scomparsa. Era una storia che si raccontava da sola, semplicemente e bene: le pietre smosse, il corpo in fondo al burrone con il collo rotto, e le strisciate fangose dei tacchi a segnare il tragitto della caduta; un incidente durante un’escursione, niente di più, niente di meno. E la cosa sarebbe rimasta in questi termini – lacrime sommesse e piccolo funerale –, non fosse stato per la neve che cadde quella notte; il bianco manto ricoprì senza lasciar trasparire la minima traccia, e dieci giorni più tardi, quando venne finalmente il disgelo, la polizia di Stato, l’FBI e tutti coloro che, dal paese, avevano preso parte alla ricerca, videro che erano andati in su e in giù sul suo corpo fino a che la neve gli si era indurita attorno come ghiaccio.

È difficile credere che un tal trambusto abbia avuto luogo a causa di un atto di cui io fui parzialmente responsabile; e ancor più difficile credere di aver vissuto quei momenti – le macchine fotografiche, le uniformi, le torme che brulicavano sulle pendici di Mount Cataract, nere come formiche in una zuccheriera – senza incorrere in un briciolo di sospetto. Ma aver attraversato quei momenti è una cosa, uscirne, disgraziatamente, si è dimostrato un altro paio di maniche; e sebbene una volta abbia pensato di aver lasciato quel burrone per sempre, in un pomeriggio di aprile di tanto tempo fa, ora non ne sono così sicuro. Ora tutta quella gente che cercava Bunny è andata via, la mia vita è ritornata tranquilla; e io sono giunto a capire che sebbene per anni potevo aver immaginato di essere altrove, in realtà sono stato sempre lassù in cima, presso i solchi fangosi delle ruote nell’erba nuova, dove il cielo è cupo sopra i fiori di melo che ondeggiano alla brezza, e il primo freddo della neve caduta quella notte è già nell’aria.
«Cosa fate quassù?» disse Bunny sorpreso, quando ci trovò tutti e quattro ad aspettarlo.
«Be’, stiamo cercando nuove felci» rispose Henry.
E dopo restammo a parlottare sottovoce tra i cespugli – un’ultima occhiata al corpo e un’ultima occhiata intorno, né chiavi né occhiali perduti, avete tutto? –; ci avviammo quindi attraverso il bosco in fila indiana, mentre io mi giravo a guardare oltre i virgulti che chiudevano il sentiero alle mie spalle. Ricordo la via del ritorno, e i primi solitari fiocchi di neve che arrivavano errando tra i pini; ricordo l’allegria mentre ci si stipava in macchina e si riprendeva la strada come una famiglia in vacanza, con Henry che guidava tutto teso tra le buche e gli altri appoggiati ai sedili anteriori, a chiacchierare come bambini; ricordo anche troppo bene la lunga e terribile notte che mi attendeva, e le lunghe terribili giornate e notti che seguirono: ho solo da darmi un’occhiata alle spalle perché tutti questi anni svaniscano, e io lo riveda di nuovo dietro di me, il burrone che mi sorge incontro, verde e nero tra i virgulti, un’immagine che non mi abbandonerà mai.
Suppongo che a un certo punto, nella mia vita, avrei potuto narrare un gran numero di storie, ma ora non ve ne sono altre. Questa è l’unica storia che riuscirò mai a raccontare.

Prologo – Dio di illusioni di Donna Tartt

divisore dx

dio di illusioni coverUn piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall’università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un’élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.

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