reading challenge 2015

Recensione: L’amore non è mai una cosa semplice di Anna Premoli

Buongiorno! Prima recensione del 2016, so che ne ho già pubblicata una quest’anno – e siamo alla metà di gennaio – ma questa è la prima che scrivo nel nuovo anno. In più si tratta dell’ultimo libro letto nel 2015, che mi ha anche permesso di finire la Reading Challenge di Goodreads. La smetto di dare i numeri e arrivo al dunque. Il libro di cui vi voglio parlare oggi è ‘L’amore non è mai una cosa semplice’ di Anna Premoli.

l'amore non è mai una cosa semplice
Titolo: L’amore non è mai una cosa semplice
Autore: Anna Premoli
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lavinia desiderava tanto insegnare, ma dopo la maturità si è lasciata convincere dai genitori e si è iscritta a Economia. Ormai al suo quinto anno alla Bocconi, si trova coinvolta in un insolito progetto: uno scambio con degli ingegneri informatici del Politecnico. Lo scopo? Creare una squadra con uno studente mai visto prima, proprio come potrebbe capitare in un ambiente di lavoro. Peccato che Lavinia non abbia alcun interesse per il progetto. E che, per sua sfortuna, si trovi a far coppia con un certo Sebastiano, ancor meno intenzionato di lei a collaborare. E così, quando la fase operativa ha inizio e le sue amiche cominciano a lavorare in tandem, Lavinia è sola. Ma come si permette quel tipo assurdo – a detta di tutti un fuoriclasse dell’informatica – di piantarla in asso, per giunta senza spiegazioni? Lavinia non ha scelta: non lo sopporta proprio, ma se vuole ottenere i suoi crediti all’esame, dovrà inventarsi un modo per convincerlo a collaborare… Ma quale?

 

Che dire? 320 pagine – che sembrano meno – da leggere tutte d’un fiato. Inverosimile e assurda come storia? Assolutamente sì. Dolce e romantica? Altrettanto assolutamente sì. Quindi ve lo consiglio in maniera spassionata. L’importante è partire senza l’aspettativa di un libro che vi rivoluzionerà la vita. Ma non è nemmeno il suo scopo.

Quella raccontata è la storia di due ragazzi che sono come il giorno e la notte. L’obiettivo di lei è piacere a tutti, quello di lui andare a lavorare nella Silicon Valley e andare controcorrente per partito preso. Per lei la tecnologia sono i social network e, se proprio serve, Google. Lui è un nerd, oserei dire quasi senza speranza e se ne frega di qualsiasi giudizio esterno. Lei adora gli aperitivi con le amiche nei locali più ‘in’ sui Navigli. Lui passa i weekend a fare giochi di ruolo dal vivo. Possono andare d’accordo? No. Si innamoreranno? Leggete il libro.

Ma certo, come non ho fatto a pensarci prima. Tutta colpa della mia mente limitata. «Fammi indovinare ancora: niente Windows sui tuoi PC».
Seb solleva un angolo della bocca in quello che deve essere un mezzo sorriso. «Chiaro…».
«Bensì Linux?», domando richiamando alla memoria quel poco di conoscenze che ho nel campo.
Lui scrolla le spalle rabbrividendo. «Per carità, ti sembro davvero uno da Linux?».
In tutta sincerità lui per primo mi sembra un grosso sistema chiuso, impenetrabile e inaccessibile peggio di Apple, Google e Microsoft messi insieme, ma lo conosco da troppo poco tempo perché mi possa permettere di confidargli qualcosa di simile. «Non so. Per chi mi hai preso, un’esperta informatica?».
Se non altro la mia domanda retorica lo fa scoppiare a ridere.

Ho iniziato a parlarvi di questo libro sostenendo che la storia sia in un certo modo inverosimile e assurda. Vi spiego il motivo. Lei, Lavinia, la protagonista. In poco più di 300 pagine passa da essere la figlia e ragazza modello, che sorride sempre, piace a tutti, non contraddice mai i suoi genitori e non è in grado di fare una scelta all’essere una ragazza ‘normale’, convinta delle sue scelte e di quello che vorrà fare nella vita. Si stacca dai genitori, comincia a capire che ha una spina dorsale e – concedetemi l’espressione – la usa.
Diciamo che nel complesso il suo cambiamento non è nemmeno lontanamente avvicinabile alla realtà. Però – ormai lo sappiamo – nei libri tutto è possibile.

LOL
Ehhh??? Anche questo è linguaggio binario?
Lui mi risponde con una sigla diversa.
ROFL
Sto iniziando a comprendere che comunicare sarà molto, molto complicato. Tra linguaggi noti solo a lui e sigle strampalate, la strada si preannuncia in salita.
Provo a inserire su internet le sigle e scopro che si tratta di due termini slang derivati dall’arcaico ambiente internet Usenet. Una roba da veri nerd, a quanto pare. In ogni caso, la traduzione è “sto morendo dal ridere” e “mi sto rotolando sul pavimento dal ridere”.
Visto che mi ha lanciato il guanto di sfida, rispondo a tono.
ROFLMAO
Il significato è più o meno lo stesso, ma ancora più enfatizzato.
La sua risposta è quasi immediata.
Felice di sapere che Wikipedia funzioni tanto bene.

La scintilla che fa partire il cambiamento è Seb, il quasi ingegnere informatico con cui è costretta a collaborare per un progetto interuniversitario che le porterà dei crediti extra.
Lui è strano, chiuso in sé stesso, indaffaratissimo e concentrato solo sui computer e sul suo lavoro. Oltre che, ovviamente, sul suo sogno di lavorare nella Silicon Valley.
Il finale è chiaro fin dal titolo, e ogni pagina che giriamo ci chiediamo quando potremmo iniziare ad avere gli occhi a cuoricino.

Che altro dire? La Premoli – secondo me – è andata a segno anche questa volta, sfornando un libro moooolto leggero ma altrettanto piacevole e, in certi casi, anche divertente.
Do ‘solo’ 4 cupcakes perché i 5 li tengo per i romanzi che mi sconvolgono durante la lettura lasciandomi in adorazione per parecchio tempo. Volendo ponderare i voti non mi sento di dare la votazione piena a una storia così.
Valutazione relativa solo al suo genere? 5 cupcakes con la panna, ragazzi. Senza ombra di dubbio.

rating 4

kiafirma

Recap Challenge 2015!

Buongiorno a voi e “Happy New Year”! A inizio anno scorso avevamo lanciato la Reading e la Movie Challenge da completare entro il 2015 ed ora, ad anno concluso tiriamo le somme. Ci abbiamo provato a riuscire a finire la challenge ma alla fine l’unica che ce l’ha fatta sono stata io (Anna) perché effettivamente leggere cinquanta libri probabilmente porta via più tempo che vedere cinquanta film (vorrei sottolineare però che tre quarti dei film che ho visto duravano tutti due ore). Tra l’altro ieri ho visto la pubblicità dei famigerati ‘libri distillati’ , ovvero best-seller tagliati per poter essere letti nel tempo di un film ma la cosa non mi ha convinto troppo. Tornando a noi, qui sotto vedete il recap dei nostri punteggi con i link relativi alle relative challenge 🙂

2015 Reading Challenge

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Score: 36/50
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Score: 23/50

2015 Movie Challenge

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Score: 50/50

Penso di parlare a nome di tutte e tre dicendo che è stata una sfida davvero interessante! Ognuna di noi ha avuto la scusa giusta per leggere quel libro/vedere quel film che aveva in lista da tempi immemori e sicuramente siamo state spinte ad allargare i nostri orizzonti per riuscire a trovare un libro/film che potesse rientrare nelle categorie stabilite! A questo punto direi che ci meritiamo un piccolo applauso:
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La Chiara e la Monica mi comunicano dalla regia che loro faranno una Reading Challenge ma stavolta con meno punti. Vi ricordo inoltre la nostra iniziativa per trascorrere un grande 2016 insieme: la Book Jar Challenge 2016 (se volete partecipare siete sempre in tempo, bast solo comunicarci la vostra mail 😉 )
Detto ciò vogliamo ringraziarvi per il vostro supporto e augurarvi di cuore un Buon Inizio Anno da tutto lo staff Ikigai (adoro chiamarci così)!
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anna firma

Recensione: L’Ultimo Elfo di Silvana De Mari

Visto che settimana scorsa sono riuscita magicamente a scrivere qualcosa che somigliasse a una recensione, questa settimana, finito un altro libro, ho deciso di riprovare. Il libro di cui vi parlo oggi è ‘L’ultimo elfo’ di Silvana De Mari.

l'ultimo elfo
Titolo: L’ultimo elfo
Autore: Silvana De Mari
Editore: Salani
Disponibile in italiano:
Goodreads

In una landa desolata, annegata da una pioggia torrenziale, l’ultimo Elfo trascina la propria disperazione per la sua gente. Lo salveranno due umani che nulla sanno dei movimenti degli astri e della storia, però conoscono la misecordia, e salvando lui salveranno il mondo. L’elfo capirà che solo unendosi a esseri diversi da sé – meno magici ma più resistenti alla vita – non solo sopravviverà, ma diffonderà sulla Terra la luce della fantasia.

 

Quella di oggi, comunque, non sarà tanto una recensione obiettiva ma un elogio al libro in questione. Penso che sia questo il libro che più degli altri mi ha legata in maniera assoluta alla lettura. Fin da quando mi è stato letto, da piccola, l’ho adorato. E da allora, almeno una volta all’anno, puntualmente lo rileggo. Ogni volta scopro nuove sfaccettature, nuove emozioni. Ogni volta che lo leggo mi ritrovo a ridere, emozionarmi, commuovermi, piangere e chiudere il libro con un sorriso ebete in faccia. Un misto di soddisfazione e pace interiore insomma.

‘L’ultimo elfo’ è il primo libro dell’omonima serie che si compone di 4 libri: ‘L’ultimo orco’, ‘Gli ultimi incantesimi’ e ‘L’ultima profezia del mondo degli uomini’. Devo dire la verità, tutta la serie è molto molto bella, ma questo primo volume in particolare trovo sia davvero un capolavoro.

Fin dai primi capitoli scopriamo che ciò che è dentro la testa dell’elfo – Yorshkrunsquarkljolnerstrink – è anche fuori. I suoi sentimenti vanno quindi a condizionare ciò, ma soprattutto chi, gli sta intorno. E in un certo senso, secondo me, condiziona anche chi sta leggendo il libro, facendo immedesimare ulteriormente il lettore nella sua storia.

«Qualcuno può spiegarmi cosa è successo e perché siamo ancora vivi e in buona salute?» chiese il cacciatore.
Sajra aveva il sorriso saggio della persona che ha capito: «Quello che è dentro la testa del piccolo viene fuori ed entra nella testa di chi lo ascolta» spiegò. «Quando Yorsh è disperato per noi è insopportabile, e quando ha paura comincia a venirci il panico, ma comunque continuiamo a pensare. Con le menti… semplici quello che il piccolo dice è una specie di inondazione: gli riempie la testa. Lui ha detto ‘bello’ e
‘buoni’ e loro si sono… come dire… adattati alla definizione».
«Menti semplici?» chiese Monser.
«Menti semplici» confermò lei.

Conosciamo l’elfo quando è ancora un bambino, un cucciolo, uno nato da poco e sta per morire di fame e freddo in una landa desolata dalla pioggia e ricoperta di fango. In un mondo dove gli elfi sono odiati da tutti perché ritenuti pericolosi e malvagi. Per fortuna Yorsh incontra un uomo e una donna che, nonostante le sue origini non-umane, decidono di aiutarlo e salvarlo dal mondo che lo circonda. Della trama non vi dico altro altrimenti vi rovino la sorpresa.

Quello che vi posso dire è però che l’autrice, in questo libro, riesce a inserire di tutto. Ci sono parti divertenti, che fanno proprio ridere, parti che fanno pensare molto e parti che invece commuovono proprio. La descrizione dei luoghi viene intrecciata ai sentimenti e all’azione in modo da essere dettagliata ma senza diventare noiosa.

Il drago sembrava seccato.
Era veramente vecchio e non è facile decifrare l’espressione di un drago, soprattutto se è un drago molto vecchio e se è la prima volta che se ne incontra uno, però era evidente quanto fosse seccato.

È un libro per bambini, d’accordo, ma sono dell’idea che, se letto da – o ad – un bambino, sia semplicemente una bellissima storia con un giusto tocco di magia e azione e un bel finale. Ma per una persona più adulta si fa molto più profondo ed è in grado anche, nel suo piccolo, di far pensare.

«Sai accendere un fuoco senza esca?»
«Sìiiiiiiiiiiiiiiiiii».
«Perché non me lo hai detto?»
«Tu non chiestuto».
«Ti ho chiesto se avevi dei poteri!»
«Sì. Io risponduto: parlato grandi poteri: respirare, mangiare, stare vivo. Il fuoco accenduto è un piccolo potere. Basta alzare temperatura e fuoco nasce. Tutti sapere fare questo».

Consiglio questo libro a tutti, anche a chi non ama il fantasy, perché comunque la componente non è esagerata. È un libro piacevole, dolce e profondo allo stesso tempo. Io lo adoro, spero sia così anche per voi.

rating 5
kia firma

That moment when tanti is meglio che one: Un giorno solo, tutta la vita #4

E siamo arrivate alla fine di questa avventura. È con gli occhi a cuoricino che vi dico che sono super felice per come è andata. Il tempo a nostra disposizione era poco, eppure l’unico ‘problema’ è stato quello di aver mandato le domande alle ragazze non proprio con troppo anticipo. Abbiamo comunque sempre concesso loro almeno 24 ore. 😉

Devo dire che è stato davvero emozionante condurre questa avventura, vedendo la voglia delle ragazze di partecipare, il loro entusiasmo nel prendere parte ad ogni nostra follia mettendoci un sacco di impegno e buona volontà nonostante, me ne rendo, gli impegni di ognuna.

Quando abbiamo chiesto alle ragazze se avevano voglia di una lettura di gruppo e Karen subito ha proposto il libro, eravamo spaventate ed emozionate allo stesso tempo. Nonostante avessimo appena finito un’esperienza simile leggendo ‘La ragazza del treno’, questa si è mostrata da subito più impegnativa. Prima di tutto più lunga. Gestire 4 settimane di lettura, mantenendo viva la condivisione e coinvolgendo sia le partecipanti che qualche esterno è tutt’altro che semplice. Eppure, se anche con qualche mancanza, credo proprio di poter considerare riuscita quest’impresa. Ci sono delle cose da migliorare, senza dubbio, ma mi ritengo assolutamente soddisfatta. Le idee che mi sembravano folli e senza speranza sono molto piaciute.

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Qui potete trovare quello che ci siamo inventate nelle settimane precedenti:
Settimana 1 (domande alle partecipanti + trama)
Settimana 2 (citazioni preferite + Terezin)
Settimana 3 (intervista a coppie – grazie Chiara per l’idea)

Posso solo aggiungere che non vedo l’ora di replicare. Con nuove idee e magari con qualche partecipante in più.

Prima di passare alla ‘puntata’ di oggi volevo ringraziare davvero di cuore Cristina, Karen, Rachele e Veronica, e naturalmente la mia Mon, per la loro entusiastica partecipazione e per avermi fatto compagnia in queste 4 settimane. Spero parteciperete anche alla prossima avventura. 

Per questa ultima settimana, avendo finito il libro, abbiamo chiesto alle ragazze di scrivere un piccolo pensiero sul libro e/o su questa lettura di gruppo, quello che passava loro per la testa e avevano voglia di condividere con il mondo. Ovviamente, in fondo trovate anche i nostri pensieri. Buona lettura!

Cristina
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“Un giorno solo, tutta la vita” è un libro di una delicatezza assurda. Incontri Lenka e la sua famiglia quando è ancora piccola. Scopri che è circondata d’amore, quello dei genitori, quello della sorella, della tata e delle amiche. Ed è grazie ad una delle sue due migliori amiche che lei, e noi, incontriamo Josef. E, come spesso accade, si innamorano. Vivono il loro primo amore in una Praga tormentata, divisa tra bellezza e paura del futuro. Entrambi ebrei e con la guerra ormai alle porte decidono di ufficializzare la loro storia. Sfortunatamente il matrimonio dura poco, Lenka e Josef sono costretti a separarsi. Ma con la promessa di ritrovarsi un giorno. La lontananza, e una burocrazia un pochino imprecisa, cercano di non far avverare il sogno dei due sposi. il destino invece tifa per loro.
Ho definito questo libro delicato per come tratta le scene più crude, più angoscianti e deprimenti. C’è sempre una sorta di poesia di fondo, una forza, che fa commuovere ma che spinge a sperare, a credere. Non ho pianto, lo ammetto, ma mi sono commossa innumerevoli volte. È uno di quei libri da leggere a casa, mentre fuori piove. Consigliatissimo.
Però adesso lasciatemi dire due cose:
1. Sono sicurissima che le informazioni fossero difficilmente reperibili, ma, poretti che sfiga! Si credono morti a vicenda! Non solo uno, tutti e due!
2. Si incontrano al matrimonio dei nipoti. Questo è proprio il destino che li vuole riunire, è evidente! Quante probabilità c’erano?!

Karen
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The lost wife è un inno all’amore, alla speranza, alla vita. A Lenka e Josef è sufficiente un incontro, uno scambio di sguardi per capire di aver trovato quello che non sapevano ancora di star cercando.
“You hear in the person you’re destined to love the sound of those yet to be born.”
Lo scenario in cui sono costretti a vivere, però, va frantumandosi giorno dopo giorno, fino a quando sono posti di fronte ad una scelta straziante che segnerà il corso della loro vita.
E’ impossibile non sentirsi travolti dalla loro storia e dalle emozioni che emergono fin dalle prime pagine. Il tema è particolarmente delicato, la maggior parte degli eventi si svolgono durante la Seconda Guerra Mondiale, ma le parole diventano pura poesia nelle mani della Richman. Ci sono molti autori che hanno il talento di saper raccontare una storia, ma si contano quelli che riescono a comporre un’opera di così tanta bellezza.
“In my old age, I have come to believe that love is not a noun but a verb. An action. Like water, it flows to its own current, If you were to corner it in a dam, true love is so bountiful it would flow over. Even in separation, in death, it moves and changes. It lives within memory, in the haunting of a touch, the transience of a smell, or the nuance of a sigh. It seeks to leave a trace like a fossil in the sand, a leaf burned into baking asphalt.”

Rachele
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Quando Kia e Mon mi hanno chiesto di unirmi a loro nella lettura non sapevo se ce l’avrei mai fatta. I miei impegni sono tanti e il tempo poco, ma ho accettato. La lettura di gruppo mi piace molto e non volevo rinunciarci.
Il libro alla fine l’ho divorato, forse la seconda settimana è quella che mi è piaciuta di meno perché più descrittiva, di racconto. Invece a me piacciono i fatti, l’azione, l’ansia.
Comunque, i personaggi, sia principali che non, sono tutti fantastici, secondo me tutti rimangono nel cuore. Adoro Lenka, un po’ meno Josef, adoro la tata di Lenka, Rita e tutti quelli che sono comparsi nel libro. Anzi no, tutti no, i cattivoni delle SS non mi piacciono per nulla, mi chiedo sempre come cavolo facevano ad andare dormire tranquilli, o come facevano ad avere la coscienza pulita.
La storia è scorrevole e gli ultimi 15 capitoli ho pianto, non dico tutto il tempo, ma quasi. Questi libri a me piacciono, mi segnano e mi insegnano un sacco di cose, e sempre di più il rispetto per gli altri, l’essere gentili, avere un cuore grande. Il mondo è così difficile e duro che non dovrebbe esserci la malvagità, ma purtroppo mi rendo che c’è sempre stata e va solo a peggiorare.
Quindi quando leggo questi libri mi prometto sempre di leggerne di altri altrettanto belli, di consigliarli a tutti e sopratutto di non riempire la mia mente e cuore con cattiverie gratuite, malignità, ma essere sempre amorevole con tutti per riequilibrare un po’ il mondo e, almeno io, sentirmi in pace e serena con me stessa.
Il mio consiglio? Leggete questo libro!

Veronica
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Quando ho letto la trama del libro, credevo di leggere della storia d’amore di Lenka e Josef e del suo sopravvivere al tempo e gli orrori dell’Olocausto. Invece non è stato così, o almeno non solo. Quello che mi rimarrà a mente di questo libro sono due cose:la prima in assoluto è la voce che l’autrice ha dato ai milioni di ebrei imprigionati nel campo di Terezin con le loro storie drammatiche e strazianti; però allo stesso tempo non ha impedito loro di trovare un po’ di gioia grazie alla musica e al disegno. E proprio grazie al disegno, i prigionieri sono riusciti a documentare a costo della vita le ingiustizie e le misere condizioni umane degli abitanti di Terezin.
La seconda cosa è Lenka, che vive l’esperienza delle segregazione e della deportazione senza mai pentirsi della scelta che ha fatto, ma anzi cercando il calore e il conforto della sua famiglia fino alla fine.
Aggiungo solo una cosa: ma secondo voi, non era meglio lasciare il titolo originale? Spiega meglio tutto il libro no? Un giorno solo, tutta la vita che significa? The lost wife invece rende tutta la disperazione di Josef.

Mon
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Sono mesi che non riesco a scrivere nulla di concreto su un libro, ma questa settimana tocca ai commenti e quindi ci provo.
Non sono un amante dei romanzi/libri/film ambientati durante il periodo nazista, un po’ perché è un argomento che mi turba tantissimo a livello emotivo e un po’ perché proprio non mi piace come periodo, ma quando Karen ha proposto questo romanzo, non ho saputo dire di no.
Sapevo che il romanzo avrebbe avuto una fine più o meno positiva, se non da “e vissero per sempre felici e contenti” e quindi mi sono buttata nella lettura con in mente l’idea di un lieto fine.
Sono contentissima di averlo letto perché un tema delicato come quello dei campi di concentramento e della guerra è stato trattato con una delicatezza sconcertante, pur non risparmiando descrizioni crude e avvenimenti poco felici. Mi ha fatto scoprire cose che non sapevo, come l’esistenza di disegni e poesie scritte dai bambini all’interno del campo o di cori veri e propri che cantavano opere per intrattenere un minimo le persone o semplicemente per provare a ribellarsi un po’.
I personaggi mi sono piaciuti tutti e ognuno di loro viveva nella mia mente mentre leggevo. Vedevo Lenka e Josef innamorarsi lentamente, vedevo la loro felicità il giorno del matrimonio e la paura nel momento in cui si sono dovuti separare. Ho vissuto con Lenka e la sua famiglia ogni passo verso il campo e ogni cosa sopportata all’interno di esso.
Sto cercando di non spoilerare nulla, ma è complicato perché ci sarebbe così tanto da dire su quello che accade ai protagonisti. La storia di Lenka è quella che turba di più forse, ma è Josef quello che fa riflettere di più. Il racconto della sua vita, la sua capacità di stare accanto ad una donna che, come lui, ha perso tutto nella vita, il suo amore incondizionato per figli e nipoti mi ha dato la sensazione di voler far riflettere il lettore sulla vita a tutti i costi. Ad un certo punto, mentre leggevo di Lenka, mi chiedevo come potessi io, a volte, lamentarmi della mia vita, quando ci sono persone che hanno vissuto orrori simili e sono riuscite, seppur con i fantasmi a tormentarli, ad andare avanti.
Insomma, una storia meravigliosa, ambientata in un periodo terribile che riesce però a regalare emozioni fortissime. Un libro decisamente da leggere e ricordare.

Kia
rating-45
Siamo arrivati in fondo, ed è ora che anche io esprima il mio pensiero su questo libro visto che finora vi ho detto solo cosa penso di questa fantastica esperienza di lettura di gruppo.
Che dire del libro? L’argomento, quello dello sterminio nazista e dei campi di concentramento, lo si vede ormai un po’ in tutte le salse. Questo può essere visto sia come un bene che come un male. Nel primo caso perché anche i romanzi aiutano a non dimenticare quello che è stato, perché se anche i fatti vengono romanzati i fatti storici rimangono quelli, qualcosa di vero c’è e sicuramente ci rimmarrà in testa. Il lato negativo è semplicemente che qualcuno si potrebbe anche stufare di sentire sempre la ‘stessa storia’, vedendo quello che è successo come qualcosa in un certo senso meno importante di quello che è realmente. Una specie di inflazione per intenderci. Per questo di solito tendo a selezionare con cura quali romanzi ambientati in questo periodo storico voglio leggere. Quando Karen ha proposto questo libro, già solamente leggendo la trama mi sono commossa. E quindi è stato un ‘Sì’ senza nessuna esitazione.
Fin dai primi capitoli ho amato un po’ tutti i personaggi, nel bene e nel male. Nella prima parte del libro ho trovato che Josef fosse meglio caratterizzato, probabilmente perché la sua storia, nei salti temporali del doppio POV, lo vede già più adulto, più maturo e con più vita sulle spalle. Le sue riflessioni mi hanno fatta pensare fin dalle prime pagine e ci sono stati del passaggi che ho davvero amato. Non a caso le citazioni un po’ di tutte vengono da sue riflessioni. Lenka all’inizio è più ragazzina, e la sua leggerezza viene forse resa maggiormente da questa differenza rispetto al marito. Lei ha vissuto meno, in un certo senso ha meno da trasmettere e raccontare, e per questo il suo personaggio non è così profondo. Verso la metà del libro, per ovvi motivi, cresce anche lei, diventando, soprattutto negli ultimi capitoli – almeno secondo me – molto simile a Josef ed Amalia.
Devo dire la verità, i personaggi mi sono piaciuti un po’ tutti. La mamma di Lenka per la sua forza fino in fondo, per l’affetto che dimostra non solo alla sua famiglia ma anche a Lucie e a sua figlia. La sorella di Lenka, che per quasi tutto il libro resta piuttosto in secondo piano, si riscatta dando esempio della sua tenacia verso la fine del libro. E ovviamente Josef e Lenka, il primo per il suo amore sconfinato. Non solo per Lenka ma per la vita. Per la sua forza, per il suo voler bene ad Amalia nonostante tutto, per il suo cercare di farla stare bene, per il suo amore per figli e nipoti. Lenka per la sua forza di volontà, che riesce a trasmettere a chi le sta intorno, per il suo amore per la famiglia che sormonta qualsiasi cosa. Per la sua fiducia nella vita, quella che la tiene in piedi fino all’ultimo, fino alla liberazione. Quella stessa fiducia che prova a trasmettere agli altri, aiutandoli fino al limite del possibile, mettendo in gioco tutta sè stessa.
Non ho pianto durante la lettura, ma più di una volta mi sono trovata con gli occhi lucidi. Il libro è tanto profondo quanto bello, duro e triste allo stesso tempo. L’ho adorato, così come ho adorato leggerlo con questo fantastico gruppo di ragazze potendolo commentare in ogni momento. E ve lo consiglio davvero.

Ed eccoci arrivati proprio in fondo a questa esperienza, sperando di aver coinvolto, nel limite del possibile, anche voi lettori occasionali. E magari di avervi invogliati a partecipare alla prossima.