Buongiorno!
Mi dispiace non aver postato la scorsa settimana, ma ero via. Purtroppo sto leggendo pochissimo e quindi il Teaser l’ho tirato fuori dallo stesso libro che ha usato Kia la scorsa settimana, cioè quello che stiamo leggendo tutte insieme per la rubrica ‘Tanti is meglio che one’.
I capitoli della settimana scorsa mi sono piaciuti molto e spero di poter continuare presto la lettura. Intanto vi lascio con un altro spezzone, decisamente meno allegro di quello postato da Kia.
Io lavoravo alla cartolina di un mulino ad acqua con un paesaggio montano sullo sfondo. Messaggi cifrati, al suo interno, non ce n’erano di sicuro.
Rita mi si avvicinò, gli occhi animati da un’idea. «E se ti raccontassi che ho sentito dire che un gruppetto di artisti sta cercando di documentare quello che succede realmente qui?… Alcuni colleghi, nello studio accanto al nostro, fanno anche dei quadri per sé… e poi li nascondono all’interno del ghetto. Qualcuno mi ha detto che hanno perfino dei contatti con dei non ebrei particolarmente sensibili, fuori, che vogliono farli pubblicare all’estero.»
Spalancai gli occhi. «Non ti credo. Si rischia la vita.»
Giusto tre settimane prima un blocco intero aveva subito un’irruzione perché di lì era uscita una lettera, poi intercettata, che conteneva tre parole proibite: «Muoio di fame».
«Pensa a cosa ci farebbero se trovassero disegni, che so, delle brande di legno piene di mezzi scheletri, dei mucchi di cadaveri che vediamo tutti i giorni» dissi io, scettica. Proprio quel mattino avevo scansato una donna morta appena fuori dal portone del blocco. Tutti quelli che morivano durante la notte venivano messi fuori della porta e portati via la mattina dopo.
«Tu non correresti il rischio, Lenka?» Rita levò un sopracciglio. «Io sì, ne sono certa. Non avrei il minimo dubbio.»Capitolo 28 – UN GIORNO SOLO, TUTTA LA VITA di Alyson Richman