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Recensione: Interstellar di Christopher Nolan

Buongiorno a tutti! Eccoci qui con la mia ultima recensione per quest’anno 2014. Spero che i film proposti finora vi siano interessati altrimenti ci rivediamo l’anno prossimo con altri film emozionanti! Per concludere, vorrei sottoporvi una pellicola che è uscita nelle sale il mese scorso e una settimana fa ho avuto la fortuna di vedere al cinema: “Interstellar”.

Un piaga sta uccidendo i raccolti della Terra, da diversi decenni l’umanità è in crisi da cibo e quasi tutti sono diventati agricoltori per supplire a queste esigenze. La scienza è ormai dimenticata e anche ai bambini viene insegnato che l’uomo non è mai andato sulla Luna, si trattava solo di propaganda. L’ex astronauta Cooper, mai andato nello spazio e costretto a diventare agricoltore, scopre grazie all’intuito della figlia che la NASA è ancora attiva in gran segreto, che il pianeta Terra non si salverà, che è comparso un warmhole vicino Saturno in grado di condurli in altre galassie e che qualcuno deve andare lì a cercare l’esito di tre diverse missioni partite anni fa. Forse una di quelle tre ha scoperto un pianeta buono per trasferire la razza umana e in quel caso è già pronto un piano di evacuazione. Andare e tornare è l’unica maniera che Cooper ha di dare un futuro ai propri figli.


  • Titolo: Interstellar
  • Titolo originale: Interstellar
  • Regia: Christopher Nolan
  • Durata: 169min
  • Anno: 2014
  • IMDB

Quando uno pensa a Nolan, pensa a grandiose ambientazioni, inquadrature efficaci e studiate per esaltare l’azione. Dopo i grandi successi come ‘The prestige’, ‘Inception’ e la trilogia di ‘Batman’, con questo film Nolan si riconferma regista di gran talento e fama.
Il punto di forza del film sono appunto le scenografie spettacolari che permettono di vivere appieno l’avventura che il regista ci propone. La cosa del film che mi ha colpito più di tutto sono i silenzi spaziali. Mi spiego meglio: ci sono dei momenti in cui viene ripreso lo spazio e vi è l’assenza totale di rumori, anche quando esplode qualcosa. Questo silenzio assordante è strano e assurdo, decisamente un’idea geniale. É un espediente di grande impatto sul pubblico e mi è piaciuto un sacco.

Per quanto riguarda la trama, intrigante e affascinante si, ma troppo. Nel senso che secondo me ha abusato di trovate fanta-scientifiche perché un po’ ci sta ma sono troppe cose insieme e alla fine del film, ti trovi li seduto sulla sedia e ti chiedi: “Ma che cosa è successo??” Hai tipo una sensazione di sbandamento e senti il bisogno di chiarire le idee. Ma alla fine non puoi che ammettere che è stato davvero un gran film.
Un po’ mi ha lasciato di stucco il personaggio interpretato da Matt Damon, che per la prima volta ho visto recitare un ruolo perfido. Il suo personaggio è un tale infame, mentre lui bellino, che boh, ti lascia un che di amaro in bocca.

Detto questo, il film merita di essere visto perché è davvero un’ottimo connubio tra scenografie, musiche e recitazione. Preparatevi perché 2h e 40 di film vanno affrontati con una serie di snack a portata di mano per poter sempre tenere alto il livello di concentrazione!


Recensione: Come l’acqua per gli elefanti di Francis Lawrence

Eccomi di nuovo qui! Mi dispiace aver dovuto saltare una settimana ma gli esami mi hanno assorbita a tal punto che non ce l’ho fatta. In questi momenti vorrei davvero poter usare la tecnica della moltiplicazione, così mentre una me studia, l’altra guarda film, legge libri e fumetti. La sessione invernale non perdona purtroppo e mette a dura prova la nostra capacità di organizzare la giornata tra studio, hobby etc. Nonostante sia quasi Natale ormai, non vi propongo oggi un film natalizio; purtroppo a me non piacciono particolarmente, nel senso che si, sono carini ma scontati e pieni di cliché. Quindi, il film che ho pescato dal mio hard-disk questa volta è: “Come l’acqua per gli elefanti”.


 

  • Titolo: Come l’acqua per gli elefanti
  • Titolo originale: Water for elephants
  • Regia: Francis Lawrence
  • Durata: 120 min
  • Anno: 2011
  • IMDB

Jacob Jankowski viaggia leggero. Ad un passo dalla laurea in veterinaria, ha infatti appena perso tutto: genitori, speranze, casa, sogni. La maniglia a cui si aggrappa per caso e per destino è quella del treno del Benzini Brothers Circus, una strampalata combriccola di imbonitori, mangiatori di fuoco, donne cannone e animali esotici tra i quali scoprirà i pericoli di un luogo sospeso, ma pur sempre abitabile. Il racconto di questa turbolenta redenzione è affidato al lungo flash back di un Jacob, ora novantenne, che ripercorre con la mente le acrobazie del suo numero più rischioso: l’amore per Marlena . Un amore proibito, perché si dà il caso che lei sia la moglie del sadico direttore del circo, oltreché inarrivabile vedette dello show.

A prima vista il film può sembrare una semplice commedia romantica, ma in realtà ha una storia drammatica e vissuta alle spalle che da robustezza alla trama del film. Jacob si ritrova a lavorare in questo circo, alle dipendenze di August, che nonostante le apparenze si rivela essere un uomo squilibrato che non si fa scrupoli a maltrattare le persone e gli animali del suo circo. Chistoph Waltz riesce a dare una forte caratterizzazione al personaggio di August, tanto da renderlo un perfetto infame. Ma siccome lui è il boss, non è semplice opporsi ai suoi ordini.

The whole thing’s illusion, Jacob, and there’s nothing wrong with that. It’s what people want from us. It’s what they expect.

Ebbene sì, guardando il film, ci rendiamo conto che la grandiosità e la magia del circo è solo una sorta di illusione, perché alle spalle tutti si fanno in quattro per poter tenersi stretto un lavoro che spesso non è gratificante. Jacob però se la passa un po’ meglio e grazie alla sua posizione di veterinario del circo, riesce ad avvicinarsi alla bellissima star Marlena. Fin dal loro primo incontro, si può notare un’intesa immediata che si traduce nei loro sguardi intensi e nel modo così naturale di parlare e confidarsi l’uno con l’altra. Galeotta in questo caso è stata Rosie, un bellissimo esemplare di elefantessa che avvicinerà i due, costretti a inventare un nuovo numero con questo animale.

Purtroppo è difficile guardare Jacob (interpretato da Robert Pattinson) e non pensare al vampiro della saga di Twilight; di conseguenza uno non riesce a godersi pienamente il film perché non riesce a inquadrare come si deve il protagonista della storia. Reese Whiterspoon invece, è semplicemente incantevole. Con i capelli biondi e la pelle bianca ceramica, sembra una bambola e la sua presenza ha un che di fatato in contrasto con l’ambiente sporco e polveroso in cui è immersa.

Capitare su quel treno si rivelerà un colpo di fortuna o sfortuna per Jacob? Riusciranno lui e Marlena ad ottenere un lieto fine, o la durezza della vita soffocherà il loro amore? Per scoprirlo prendetevi un po’ di tempo per immergervi nel passato e vivere una storia d’amore d’altri tempi.


Recensione: The Artist di Michel Hazanavicius

Buongiorno a tutti! Ho appena realizzato che è già dicembre e sono quasi due mesi che il nostro blog ha preso vita… miseria, il tempo vola! Sembra ieri che decidevamo i colori per il titolo e l’immagine di rating (meno male che alla fine siamo riuscite a trovare dei dolcissimi cupcakes altrimenti a quest’ora avremmo delle tartarughine).
Questa volta, ho voluto fare uno strappo alla regola e ho scelto per voi un film che da un po’ si nascondeva nel mezzo della mia infinita lista di film (infinita perché ci saranno segnati almeno un centinaio di film e ogni volta che ne depenno uno, ne aggiungo come minimo altri tre). Il film in questione s’intitola “The Artist”.


  • Titolo: The Artist
  • Titolo originale: The Artist
  • Regia: Michel Hazanavicius
  • Anno: 2011
  • Durata: 100 min
  • IMDB

Hollywood 1927. George Valentin è un notissimo attore del cinema muto. Un giorno, all’uscita da una prima, una giovane aspirante attrice lo avvicina e si fa fotografare sulla prima pagina di Variety abbracciata a lui. Di lì a poco se la troverà sul set di un film come ballerina. È l’inizio di una carriera tutta in ascesa con il nome di Peppy Miller. Carriera che sarà oggetto di una ulteriore svolta quando il cinema sonoro prenderà il sopravvento e George Valentin verrà rapidamente dimenticato.

Il film, in bianco e nero, non parla solo del cinema muto ma è esso stesso un film muto. Prima di continuare, é bene che sappiate che io e i film in bianco e nero e i film muti non andiamo proprio d’accordo; li ho sempre trovati noiosi e non sono mai riuscita a guardarli per più di una decina di minuti. L’unica eccezione è stato Schindler’s List (grande capolavoro) che però era solo bianco e nero.

Uscito nelle sale nel 2011, questo film crea un degno contrasto con i film 3D che vengono proiettati contemporaneamente. Se mi concedete il termine, lo definirei come una ventata di vintage all’interno dell’ambiente cinematografico. Al contrario di ogni mia aspettativa, il film non mi ha annoiato, anzi è riuscito a farmi ridere e simpatizzare con le emozioni dei protagonisti. Quando la recitazione è muta, ecco che la capacità espressiva di un attore diventa fondamentale. Può succedere che se uno marca in maniera eccessiva le espressioni, la sensazione dello spettatore sia quella di un’interpretazione finta e sgradevole. Questo non è il caso, gli attori sono molto capaci e riescono a raccontarci senza troppi formalismi la storia di questo artista e senza accorgertene ti ritrovi nel bel mezzo degli anni Venti. Personalmente adoro lo stile di quegli anni, dall’abbigliamento alle macchine, ma più di tutto i cappelli delle signore (si mi piacciono i cappelli e ne ho uno simile ai loro di cui vado fiera).

Altro elemento essenziale sono le musiche, molto belle e fedeli allo stile del film, che aiutano a trasmettere appieno le emozioni delle scene. Solo in due scene ci sono dei veri e propri rumori ma non vi dico quali perché vorrei incuriosirvi riguardo il film. L’assenza di dialoghi mi ha fatto riflettere su quante cose riusciamo a comunicare anche senza usare le parole. Quando si dice che uno sguardo o un gesto valgono più di mille parole: è proprio vero. Solo ogni tanto compaiono dei cartelli con trascritte le frasi chiavi dei ‘dialoghi muti’ più lunghi.

Questo film ha rappresentato per me una sorta di scommessa che si è trasformata in una bella scoperta. Caratterizzato da uno stile elegante e suggestivo, lascia lo spettatore contento e piacevolmente stupito grazie ad un quasi inaspettato finale!


Recensione: Resta anche domani di R.J. Cutler

L’altro giorno la mia coinquilina mi ha chiesto se potevamo guardare insieme il film ‘“If I stay”. Mi sono guardata il trailer e sembrava un film carino quindi l’altra sera, dopo un’intensa giornata di studio, l’abbiamo visto.

La storia è molto semplice e ruota attorno alla 17enne Mia Hall la cui vita cambia in un istante dopo un tragico incidente. Durante il coma, lei vive un’esperienza extra-corporea che le permette di vedere la famiglia e gli amici mentre lei è sul letto d’ospedale. Mia rievoca tutti i suoi ricordi mentre si trova a dover decidere se svegliarsi in una realtà diversa da quella che si era immaginata o semplicemente spegnersi.


  • Titolo: Resta anche domani
  • Titolo originale: If I stay
  • Regia: R.J. Cutler
  • Anno: 2014
  • Durata: 107 min
  • IMDB


L’impressione che il trailer mi ha dato è stata quella di un film strappalacrime ma devo dire che né io né la mia coinquilina ci siamo commosse. Ammetto che ho pianto per molto meno, ma il film in generale non mi ha convinto. Partendo da un finale che ti lascia letteralmente cadere le braccia, il tutto sembrava un po’ finto. Forse perché gli attori protagonisti erano giovani o perché il ruolo non era nelle loro corde, ma non sono riuscita a entrare nella storia come di solito mi capita. Probabilmente mi ero fatta delle aspettative troppo alte su una storia che non voleva essere troppo sofisticata e toccante. Nonostante le potenzialità della trama, non so come spiegarlo, nel risultato finale qualcosa è andato storto.

Ma nonostante ciò, ci sono di momenti molto piacevoli e divertenti. Secondo me il più divertente è quando Adam, il ragazzo di Mia, la riaccompagna a casa per il coprifuoco e i genitori di lei spuntano fuori dalla finestra intromettendosi tra i due, in maniera decisamente buffa. Diciamo che i suoi genitori sono dei veri e propri personaggi, due ex-rocker che hanno creato una figlia amante della musica classica che suona il violoncello e su questa cosa si scherza molto nel film. Neache farlo apposta Adam suona in una band rock e i due, che a prima vista sembrano uno l’opposto dell’altra, sono veramente adorabili.

Il personaggio che più mi è piaciuto e che mi ha trasmesso emozioni è il nonno di Mia. Non compare spesso durante il film, ma ogni volta lui dà i consigli giusti alla nipote e la sua presenza è rassicurante. C’è un punto in cui lui è affianco al suo letto in ospedale e le dice: “Se non vuoi restare, sai, ti capisco” e qui veramente ti verrebbe voglia di essere lì a dare un abbraccio a questo povero vecchietto.

“Non dovrei soffrire così tanto. Mi rendo conto adesso che morire è facile. È vivere che è difficile.” Riuscirà Mia a trovare la forza per svegliarsi? Qualcosa per cui vale la pena vivere nonostante la situazione in cui si risveglierà sarà tutt’altro che facile da affrontare? Non andate a vedere su Wikipedia la trama ma fate le persone oneste e prendetevi un’oretta e mezza per guardare il film e scoprirlo, augurandovi che almeno a voi scenda una lacrima.