Buongiorno!
Sono in una settimana un po’ strana, in cui non riesco a leggere molto. Spero di riprendere. Intanto vi lascio l’inizio del primo capitolo del libro scelto per la nostra Lettura di Gruppo. Non ho ancora letto molto, ma queste prime pagine mi sembrano un’ottima partenza.
Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo di uomo che indica le persone che non gli piacciono un po’ come se fossero dei topi d’appartamento e il suo indice una torcia della polizia. È in piedi davanti al banco di uno di quei negozi frequentati da patiti d’informatica che guidano auto giapponesi. Ove osserva il commesso per un bel pezzo prima di agitargli davanti al naso una scatola bianca di medie dimensioni.
«Dunque, questo sarebbe un… aaiPadd?» vuol sapere.
Il commesso, un giovane dall’indice di massa corporea a una sola cifra, sembra a disagio. Sta evidentemente lottando contro l’impulso di strappare di mano la scatola a Ove.
«Sì, esatto. Un iPad. Ma sarebbe meglio che non lo scuotesse in quel modo…»
Ove osserva la scatola quasi fosse di un genere estremamente inaffidabile. Come se guidasse una Vespa con addosso una tuta da ginnastica fucsia, e avesse urlato a Ove: “Ciao, amico!” e poi avesse cercato di vendergli un orologio.
«Mm. Quindi è un computer?»
Il commesso annuisce. Poi tentenna un momento e fa un rapido cenno con il capo.
«Sì… cioè, è un iPad. C’è chi lo chiama “tablet”, chi “tavoletta per navigare su Internet”. Ci sono diversi modi di vederla…»
Ove guarda il commesso come se gli avesse appena parlato al contrario.
«Ah!»
Il commesso annuisce, esitante.
«Eh, sì.»
Ove sbatacchia di nuovo la scatola.
«E va bene?»
Il commesso si gratta la testa.
«Ma certo… Cioè, sarebbe a dire?»
Ove sospira e inizia a sillabare le parole lentamente, come se il commesso avesse problemi di udito.
«Va-be-ne? È un buon computer?»
Il commesso si gratta il mento.
«Be’… sì… è ottimo. Ma dipende dal tipo di computer che le serve.»
Ove gli lancia un’occhiata truce.
«Mi serve un computer! Un normale computer!»
Tra i due uomini cala un silenzio lungo alcuni istanti. Il commesso si schiarisce la voce.
«Vede, in realtà questo non è un normale computer. Forse per lei sarebbe meglio un…»
Fa una pausa, cercando un termine con cui immagina che l’uomo davanti a lui possa avere una qualche familiarità. Poi si schiarisce di nuovo la voce.
«Un laptop?»
Ove scuote il capo con foga e si sporge minaccioso sul banco.
«No, non voglio un CAVOLO di lapptopp. Voglio un computer!»
Il commesso fa un cenno di assenso.
«Un laptop è un computer.»
Ove lo fissa offeso e punta con ostentazione il suo indice-torcia sul banco.
«Lo so perfettamente!»
Il commesso annuisce di nuovo.
«Okay…»
Un uomo che si chiama Ove
compra un computer che non è un computer- L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman