3 cupcakes

Recensione: Il Piccolo Principe di Mark Osborne

Rieccomi qui! Sempre in giro ma non mi dimentico mai di voi e ogni sera controllo il blog. Il tempo per guardare film cerco di ritagliarlo e appena possibile provo a scrivere una recensione in italiano corretto. Questa settimana ce l’ho fatta ed il film che ho visto è il film di animazione basato sul libro del ‘Piccolo Principe’.

il piccolo principe
Titolo: Il Piccolo Principe
Titolo originale: The Little Prince
Regia: Mark Osborne
Anno: 2015
Durata: 108 min
IMDB

Un vecchio ed eccentrico aviatore e la sua nuova vicina di casa: una bambina molto matura trasferitasi nel quartiere insieme alla madre. Attraverso le pagine del diario dell’aviatore e i suoi disegni, la bambina scopre come molto tempo prima l’aviatore fosse precipitato in un deserto e vi avesse incontrato il Piccolo Principe, un enigmatico ragazzino giunto da un altro pianeta. Le esperienze dell’aviatore e il racconto dei viaggi del Piccolo Principe in altri mondi contribuiscono a creare un legame tra l’aviatore e la bambina che affronteranno insieme una straordinaria avventura, alla fine della quale la bambina avrà imparato ad usare la sua immaginazione e a ritrovare la sua infanzia.

 

Premetto che il libro l’avevo letto alle superiori ma voglio essere onesta con voi, quindi non arrabbiatevi, ma quando ho iniziato il film non ricordavo davvero niente del libro. Quindi non sono in grado di fare paragoni troppo specifici ma diciamo che il film racconta di questa bambina e di come lei viene a conoscere il Piccolo Principe. Si tratta infatti di una bambina inquadrata con la vita pianificata nel dettaglio dalla madre. Quando si trasferiscono, vicino a loro abita un vicino di casa davvero stravagante. È proprio questo vecchietto che diventa amico della bambina e le farà leggere la storia del Piccolo Principe.

Il resto non posso svelarvelo però devo dire che il film non mi è dispiaciuto, anzi. L’animazione 3D questa volta è affidata ad uno studio franco-canadese, quindi a prima vista potrà sembrare strana, essendo tutti abituati ai film Disney, Pixar, Dreamworks, ma nonostante ciò, è allo stesso tempo valida ed efficace.

Il film rispetta il messaggio che il libro vuole trasmettere, ovvero è importante che non ci dimentichiamo del bambino che ognuno di noi era una volta diventati adulti. Provo a spiegare meglio il concetto che ho in testa: significa sapersi emozionare e stupire per le cose semplici che ci sono nella vita, ma anche, a volte, guardare la realtà con gli occhi innocenti di un bambino. Il rischio di essere presi dalla freneticità e ordinarietà della vita è spesso inevitabile, ma è bene che riusciamo sempre ad apprezzare le piccole cose della vita. Questo è quello che personalmente il film mi ha trasmesso ma sono curiosa di sapere cosa voi (che abbiate letto il libro o visto il film) ne pensate.

3 cupcakes
anna firma

Recensione: Deal Breakers di Laura Lee

Ormai mi conoscete, a Gennaio non dò mai il meglio di me in fatto di libri letti e recensioni. Ammetto anche di essere stata un po’ scostante negli ultimi mesi, ma immagino sia arrivato il momento di smetterla di scusarmi e cercare di cambiare le cose.
Tendo a non fare mai propositi per il nuovo anno perché i miei desideri e i miei obiettivi cambiano di continuo, come se fossi ancora una bambina, ma per questo 2016 ho voluto fare dei propositi riguardo al blog: essere più organizzata, scrivere più recensioni e leggere più libri trovati su Netgalley. Eccomi qui, quindi, con Deal Breakers.

deal breakers
Titolo: Deal Breakers (Dealing with love #1)
Autore: Laura Lee
Editore: LAN Fiction LLC
Disponibile in italiano: No
Goodreads

How were they supposed to know that one night would change everything?

Devyn has life all mapped out. She just needs to accomplish one more thing before graduating college and becoming a full-fledged adult—lose her virginity. And who better to assist her than her best friend, Riley?

Riley is the self-proclaimed king of fling. His college years have been filled with meaningless hookups until the one night that ruined him for all other women. The one night he spends with his best friend, Devyn. Right before he screws it all up.

Balls to the wall, baby!

Now five years later, Riley is determined to atone for his mistakes and prove that he can be the man that Devyn deserves. Little does he know that Devyn’s been keeping a secret from him all these years. A big secret. Now he has to figure out how to win back the only girl he’s ever loved while navigating the pitfalls of her unexpected revelation.

Deal Breakers is filled with lots of laughs, a sexy romance, and an overflowing swear jar.

I received this book as an ARC through Netgalley in exchange for an honest review.

È un libricino corto corto che non ha grandi pretese, ma regala delle ore decisamente piacevoli. Si apre con Riley (per colpa di una serie tv che guardo ero convinta fosse una femmina) che, mentre si reca a lezione, vede quella che, secondo la sua opinione, sarà la donna della sua vita.

Il libro finirebbe subito, però, se per lei fosse lo stesso. Veniamo quindi catapultati in una storia piena di cliché che però riesce a intrattenere il lettore perché, per una volta, priva dei terribili drammi che caratterizzano questa categoria di libri.

Devyn è stupenda, bionda, magra e intelligente. Come bonus ama lo sport, le piace la birra e non capisce il bisogno di determinate ragazze di farsi le unghie o di andare al centro commerciale a fare shopping. Insomma, il sogno di ogni uomo, no? Peccato che Dev, come affettuosamente la chiama Riley, non sia alla ricerca di un ragazzo e snobbi il nostro protagonista circa alla quarta pagina. Finisce qui il mio racconto sulla trama del libro, anche perché nella sinossi qui sopra già viene detto abbastanza.

Riley e Devyn sono perfetti l’uno per l’altra e non potrebbe essere altrimenti. Si completano, sono totalmente a loro agio tra di loro e, anche quando tutto sembra finito, pare che il loro legame sia comunque più forte.

Se mi è piaciuta così tanto, perché ho dato solo 3 cupcake a questo libro? La risposta è semplicemente che non è possibile dargliene di più. Se mi chiedessero di valutare il romanzo in questione dimenticando di aver letto altri libri prima o come se fosse l’unico libro su questa terra, forse e dico forse, sarebbe arrivato alle 4 stelline.

Ho trovato la storia carina, ma niente che non avessi mai letto. Il problema più grande, oltre ai cliché e alla facilità con cui tutto si risolve è, secondo me, il fatto che sia tutto un po’ poco descrittivo e frettoloso. È come se l’autrice avesse fretta di arrivare al finale.

Tutto sommato però, se vi piacciono i romanzi semplici, romantici e con due protagonisti che iniziano dall’essere migliori amici e piano piano, desiderano di più l’uno dall’altra, ve lo consiglio davvero.

rating 3
mon firma

Recensione: Megane di Naoko Ogigami

Buongiorno! Il Natale si avvicina, Michael Bublè ormai è diventato la colonna sonora dei nostri giorni e la preparazione fisica ai pranzi di Natale sta avendo inizio. In questo periodo sto recuperando tutti gli Star Wars e tra un film e l’altro e mi guardo qualche filmetto orientale come quello di oggi. ‘Megane’ (letteralmente ‘occhiali’) è della stessa regista giapponese Naoko Ogigami di cui avevo recensito un po’ di tempo fa Yoshino’s Barber Shop (la recensione la trovate qui).

Megane
Titolo originale: Megane
Regia: Naoko Ogigami
Anno: 2007
Durata: 106 min
IMDB

Taeko an stressed out career woman leaves her stressed out life in the city for an island vacation. The vacation does not become what expected, as everyone on the island are rather strange.

 

Il film è decisamente particolare e chi non si è mai approcciato al cinema orientale potrebbe trovarlo un po’ senza senso. Ammetto che anche ripensandoci molte volte dopo averlo visto devo ancora effettivamente capire la scelta del titolo. Il film parla di quest’insegnante, Taeko, che si rifugia per le vacanze in quest’isola sperduta del Giappone, talmente remota che i telefoni non prendono. Qui Taeko fa conoscenza con i pochi della locanda, ovvero il proprietario Yuji, una donna anziana di nome Sakura che gestisce un baracchino di granite lungo la spiaggia e Haruna, una giovane insegnate di biologia e quotidiana frequentatrice della locanda. Venendo dalla grande città, Taeko fa fatica a capire le abitudini della gente del posto che è molto cordiale e la invitano sempre a partecipare alle attività quotidiane come, ad esempio, i “merci exercises” ovvero esercizi di aerobica mattutini in riva al mare per ringraziare del nuovo giorno. Il resto del film si concentra principalmente sull’interazione di questi personaggi e sul come trascorrono le giornate in questa isoletta.

Il film ha un ritmo abbastanza lento che riflette l’atmosfera pacata e surreale che traspare dal susseguirsi di inquadrature di paesaggi dai colori pastello o da scene in cui i protagonisti sono impegnati nelle attività più banali quali il mangiare, la pesca, etc. Uno dei principali passatempi è quello che Yuji e Sakura chiamano “twilighting”, ovvero fermarsi a contemplare l’orizzonte riflettendo su qualcosa. Sono il proprietario della locanda e l’anziana donna a spiegare a Taeko che è proprio questo “fermarsi a osservare l’orizzonte” che attira le persone in quel luogo, dove non c’è molto altro da fare. Ma in tutto ciò, Haruna osserva che a Taeko non riesce molto bene il “twilighting” perché è ancora troppo presa dai ritmi della città e perché si fa mille problemi per le cose più semplici, non riuscendo a capire come gli altri riescano a sentirsi soddisfatti e appagati nel loro quotidiano.

Nonostante a prima vista il film possa sembrare noioso, devo dire che invece è molto divertente, non perché comico ma piuttosto perché ci sono delle scene e alcune reazioni dei personaggi che sono davvero inaspettate. Una delle tante, per esempio, è quella in cui Taeko si sveglia la mattina e si trova in camera Sakura in ginocchio che le sorride (un po’ in maniera inquietante) e le da il buongiorno; penso che se fosse toccato a me le avrei lanciato qualcosa. Ma come in altri film orientali, alla fine di tutto si nasconde sempre un piccolo insegnamento, che in questo caso consiste nell’apprezzare le piccole cose di ogni giorno e la vita stessa che molte volte diamo per scontato. Piano piano veniamo cullati da questa realtà calda e tranquilla e invitati a prenderci del tempo per noi stessi. Ed è a questo punto che osservare l’oceano e fare degli esercizi di aerobica diventano un momento importante e speciale della giornata.

rating 3
anna firma

Recensione: Sul lago dorato di Mark Rydell

Ciao a tutti! Stavo riguardando il blog l’altro giorno e mi sono accorta che devo ancora completare la mia Movie Challenge e ho deciso di spuntare la voce che dice ‘un film che ama tua madre’. Ook, prima di chiederle uno dei suoi film preferiti ero un pochino in ansia perché non sapevo cosa aspettarmi e soprattutto a quanti anni fa risaliva il film xD. Ma tutto sommato è andata bene e il film come avrete notato dal titolo è “Sul lago dorato”.

sul lago dorato
Titolo: Sul Lago Dorato
Titolo originale: On Golden Pond
Regia: Mark Rydell
Anno: 1981
Durata: 109 min
IMDB

I coniugi Thayer, un’anziana coppia, lasciano la città e si ritirano nella loro casa sul Lago Dorato. Norman sta per compiere ottanta anni e per festeggiarlo arriva la figlia, divorziata, con il suo nuovo fidanzato, un dentista, e suo figlio. I rapporti tra Norman e la figlia non sono stati mai buoni. La giovane coppia riparte lasciando dai Thayer il giovane figlio del dentista, un ragazzo irrispettoso, che è offeso perché è stato lasciato al Lago Dorato con i due vecchi.

Cosa mi è piaciuto del film sono le musiche che molto spesso fanno da sottofondo a delle inquadrature del lago molto suggestive. Il film procede con un ritmo lento nella prima parte, si concentra molto a descrivere l’ambientazione e la storia dei protagonisti. Conosciamo quindi questa coppietta bizzarra composta da Norman, un vecchietto smemorato, dai modi un po’ bruschi ma che nasconde un grande cuore e da sua moglie Ethel, una signora molto solare e gentile. I due insieme si divertono un sacco a punzecchiarsi a vicenda.

Man mano che entriamo nella routine dei due coniugi scopriamo che hanno una figlia, Chelsea, con la quale Norman ha un rapporto conflittuale che emerge quando la figlia va a trovarli per lasciargli il figlio per un paio di settimane. Da qui inizia la parte divertente e interessante del film: vediamo questo ragazzino di città che deve convincersi ad adattarsi ad un altro stile di vita. Norman decide di portalo a pesca ed è proprio grazie a questa attività che i due stringono un forte legame. Non mancano di certo battute divertenti, colpi di scena.

Questo film ha vinto ben tre premi Oscar, due dei quali sono stati vinti dai due attori che interpretano Norman ed Ethel. Nonostante il film possa sembrare apparentemente calmo e pacato, la recitazione dei due è veramente intensa e riesce ad arrivare allo spettatore tanto che non riesci a non affezionartici. Vediamo anche una giovane e bellissima Jane Fonda, nei panni di Chelsea, che si conferma già allora come attrice molto in gamba.

Sul lago dorato è una storia semplice ma diretta, in cui vediamo rappresentato il rapporto conflittuale tra genitori (in questo caso il padre) e figli. Quello che secondo me il regista vuole dirci alla fine è che molto spesso basta aprirsi e parlarne per risolvere le incomprensioni e che, lasciarle irrisolte nel tempo, non fa altro che complicare le cose.

Un classico del cinema americano degli anni ’80 che nonostante il passare del tempo rimane sempre un bel filmetto da vedere in una di quelle serate in cui si vuole fare qualcosa di tranquillo.

rating 3

anna firma